Buonasera, a mio marito piace bere, soprattutto il vino, lo tollera abbastanza in quanto beve da una
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Buonasera, a mio marito piace bere, soprattutto il vino, lo tollera abbastanza in quanto beve da una vita, se capita che andiamo a mangiare fuori al ristorante con bevande incluse o a casa di amici o cerimonie ecc lui esagera e diventa brillo, assume un atteggiamento infantile e poco responsabile e così litighiamo, a volte per fortuna si regola altre volte no. Non ammette che è alcolista quindi non si fa aiutare, se glielo faccio presente lui si arrabbia. Credo che il bere troppo nel tempo gli abbia provocato bipolarismo, schizzofrenia ansia e molto altro, cose che lui non ammette di avere. Ho paura che la sua salute mentale peggiori e che gli venga anche quella fisica. Solo dopo 24 anni di matrimonio inizio a dare colpa al vino, prima credevo che i suoi comportamenti bipolari fossero dovuti al carattere e alle difficoltà che ha dovuto superare da ragazzino sino ad oggi, ma dopo oggi mi viene il dibbio che sia colpa del vino. Abbiamo bisticciato (è andato via di casa, sta dormendo in macchina stanotte) perchè io, al ristorante,gli ho tolto il vino e i digestivi davanti perchè stava esagerando e poi ovviamente sono usciti fuori tutti gli altri problemi che abbiamo.Non so davvero cosa fare.
Gentilissima signora, capisco la sua sofferenza e il senso di impotenza. Chi è dipendente, in questo caso dall'alcol, non si rende conto di esserlo e attribuisce la colpa a fattori esterni. Lei ha capito ma non riesce a convincere il suo partner a farsi curare, forse gli eventi di questo ultimo periodo potrebberlo metterlo nelle condizioni di maggiore consapevolezza. Di solito situazioni precarie e di indigenza sbloccano e orientano verso la scelta di voler vivere. Non si senta in colpa per ciò che non può fare, suo marito deve prendere consapevolezza di avere un problema e accettare di farsi curare. Buone cose
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Buonasera signora, può intanto chiedere aiuto per sé stessa, per affrontare questa situazione sicuramente non facile, imparare a comunicare con suo marito e imparare a leggere i suoi comportamenti.
Può così aiutare sé stessa, e lui
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Salve,
Consiglio di contattare uno psicologo per capire come affrontare la situazione al meglio.
In seconda battuta, quando le acque saranno più calme, un nutrizionista per migliorare la situazione del marito e depurare l'organismo.
Saluti,
Dott Stefano Carrara
Biologo nutrizionista e massaggi per il benessere
Cavenago di brianza e Rho
Anche online
Consiglio di contattare uno psicologo per capire come affrontare la situazione al meglio.
In seconda battuta, quando le acque saranno più calme, un nutrizionista per migliorare la situazione del marito e depurare l'organismo.
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Dott Stefano Carrara
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Il mio consiglio sarebbe di suggerire alla moglie di far trovare al marito un aiuto professionale per l'alcolismo. È fondamentale cercare un professionista specializzato nelle dipendenze, come ad esempio un terapeuta formato a trattare L’alcolismo, che potrebbe fornire consulenza e suggerimenti per aiutare il marito a gestire la dipendenza. Inoltre, lei, singolarmente, potrebbe lavorare con la moglie per aiutarla a comprendere le cause sottostanti del suo timore per la salute del marito e offrire supporto emotivo durante questo momento difficile.
Buongiorno, mi dispiace ma consiglio di seguire un sert, a mio avviso privato (di solito è gratuito) oppure di iniziare una terapia rivolta alla soluzione delle dipendenze come EMI o EMDR. Trovo più efficace in questo caso l'approccio EMI integrato con stimolo avversivi rispetto all'assunzione di bevande alcoliche.
Tanti auguri, Omar
Tanti auguri, Omar
Buongiorno Signora, capisco il suo senso di frustrazione e impotenza. Nella domanda parla principalmente di suo marito e io mi sono chiesta quanto la preoccupazione per lui prende spazio nella sua vita? Probabilmente troppo. Le consiglio quindi in primo luogo di rimettere se stessa al centro della sua vita e di chiedere l'aiuto di uno psicoterapeuta per fare un percorso individuale che l'aiuti a trovare nuove risorse per affrontare questa situazione sicuramente dolorosa. Per quanto riguarda suo marito ha sicuramente bisogno di un aiuto, ma se lui non acquisisce consapevolezza di avere un problema e non decide di farsi aiutare difficilmente i suoi tentativi saranno efficaci. Lei non può guarirlo purtroppo, può accompagnarlo nella presa di consapevolezza, ma non si faccia divorare da questo compito. Può chiedere aiuto al SerD per questo e lasciare però che suo marito scelga per se stesso.
In bocca al lupo
Dott.ssa Rossana Meloni
In bocca al lupo
Dott.ssa Rossana Meloni
Gentile signora, è comprensibile il suo senso di confusione e disperazione. Deve capire però che se suo marito non si mette nella posizione di ammettere di avere un problema e chiedere aiuto, potrà fare ben poco per lui. Può fare invece molto per se stessa, Spesso i familiari dei dipendenti preoccupandosi a tempo pieno del proprio caro, dimenticano di prendersi cura di sè, andando in sofferenza. Tornare a focalizzarsi su Sè stessa, ritrovare la propria persona e il proprio equilibrio, non solo le permette di stare meglio ma paradossalmente può essere di aiuto all'altro. Tutte le persone con una dipendenza hanno difficoltà a percepire i propri confini. Rimarcando i suoi, può aiutarlo a capire cosa è non-Sè e cosa è Sè.
Per lei può essere di aiuto individuare uno psicoterapeuta che la faccia ritrovare, per lui una volta che chiede aiuto, può rivolgersi al SerD territoriale, uno psicoterapeuta e cercare i gruppi di auto aiuto Alcolisti Anonimi nella sua zona.
Buon lavoro.
Dott. Luigi Giorgetti
Per lei può essere di aiuto individuare uno psicoterapeuta che la faccia ritrovare, per lui una volta che chiede aiuto, può rivolgersi al SerD territoriale, uno psicoterapeuta e cercare i gruppi di auto aiuto Alcolisti Anonimi nella sua zona.
Buon lavoro.
Dott. Luigi Giorgetti
Gentile signora, le consiglio di parlarne con il medico di famiglia, una figura che di solito può indicarvi i passi migliori da fare nel vostro territorio per essere supportati ed aiutati.
Cordiali saluti,
Dr. Francesco della Gatta
Cordiali saluti,
Dr. Francesco della Gatta
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Buongiorno, comprendo quanto possa essere difficile gestire questa situazione, soprattutto perché quando ci si trova di fronte ad una dipendenza spesso è difficile riconoscere di aver bisogno di aiuto. Finché suo marito non prenderà consapevolezza di ciò, purtroppo sarà difficile fornirgli un aiuto concreto. Provi a parlargli in un momento di tranquillità, facendogli comprendere che il suo intento non è accusarlo, ma aiutarlo. Insieme potreste rivolgervi al vostro medico di base che sicuramente potrà indicarvi il centro più idoneo nel vostro territorio. Non trascuri neanche sé stessa...se ne sente il bisogno intraprenda un percorso psicologico per imparare a gestire le sue emozioni che immagino saranno tante e difficili in un momento come questo. In bocca al lupo, le auguro il meglio. Dott.ssa Cristiana Danese psicologa
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Gentile signora. Le dipendenze, definite come ogni attività che si continua a fare anche se fa male (alcol, fumo, droga, shopping, sesso, lavoro, etc), sono la conseguenza di traumi in tenera età - come lei descrive, suo marito ha avuto un'infanzia difficile. Il dolore emotivo causato da abusi, violenza, abbandono, diventa gestibile solo con l'aiuto di queste "soluzioni" non-funzionali. Solo i professionisti specializzati in trauma potrebbero aiutare la comprensione e l'elaborazione del trauma evolutivo. Consiglierei di iniziare con un percorso di terapia di coppia, utile a entrambi per prendere consapevolezza dei disagi che il comportamento di ognuno ha sull'altro e possibili modi per migliorare la comprensione reciproca.
Grazie per la domanda. Ho seguito e seguo tuttora casi come questo e per esperienza ho potuto constatare che quando il diretto interessato non intende sottoporsi ai possibili trattamenti (es. alcolisti anonimi, psicoterapia, ecc.) è comunque possibile fare la differenza agendo sul resto del nucleo familiare o su uno soltanto dei membri sani della famiglia. In altre parole, se lei acquisisce gli strumenti pratici per stare meglio, per sentirsi più sicura e avere più energia, il suo comportamento diviene più adeguato nelle varie situazioni che si possono verificare nella relazione con la persona che è nel problema. In genere l'insieme dei cambiamenti che si producono nella persona sana della famiglia trasformano la relazione e spesso si riesce a stanare la persona dipendente che a quel punto vuole stare bene anche lei. La invito a contattarmi per ulteriori informazioni e per fissare un appuntamento senza impegno da parte sua. Grazie. Saluti, dott. Alessandro Gambugiati
tutte le dipendenze hanno radici profonde che hanno avuto a che fare con infanzie difficili, il bere tra l'altro indica una ricerca dell'oblio e dello stordimento rispetto ad un dolore difficilmente domabile. Forse l'approccio potrebbe partire da un "credo che tutto quello che hai dovuto superare da ragazzino ti abbia provocato molto dolore ma non credo sia questa la via per liberarsene, prova a chiedere l'aiuto di qualcuno che possa aiutarti a superare quei brutti momenti"
Forse facendo appello al ragazzino che ha sofferto ed indicandogli una via d'uscita potrebbe farlo riflettere.
Forse facendo appello al ragazzino che ha sofferto ed indicandogli una via d'uscita potrebbe farlo riflettere.
Buongiorno a lei.
La maggior parte delle persone nel corso della vita ha assunto alcol e questo non è un comportamento patologico. Tuttavia il consumo di eccessive quantità di alcol viene considerato un disturbo quando comporta una compromissione del comportamento psico-sociale dell’individuo o quando si manifesta una dipendenza (ossia l’incapacità a rimanere sobri).
In questi casi si parla di abuso alcolico e di alcolismo.
Da un punto di vista psicologico, chi soffre di alcolismo può manifestare alterazioni della personalità e sviluppo di aggressività. Inoltre può evidenziarsi un deterioramento nelle capacità cognitive (memoria, attenzione, concentrazione, astrazione etc.).
L'alcol inoltre per le sue proprietà "rilassanti", spesso viene utilizzato come “terapia impropria” da coloro che soffrono di forte stress, disturbi d’ansia, depressione o anche patologie psichiatriche più gravi come il DOC, la schizofrenia e il disturbo bipolare.
Anche essere stati vittime di traumi nell’infanzia è un fattore che facilità lo sviluppo di una dipendenza alcolica così come lo è sviluppare un disturbo di personalità. In questi casi quindi l’alcol può essere ricercato come terapia impropria per ridurre sintomi psicologici negativi.
In situazioni simili una corretta terapia farmacologica ed un intervento psicologico adeguato potrebbero scongiurare la comparsa di comportamenti da abuso oppure rieducare il soggetto abusante ad un corretto stile di vita con la disassuefazione.
Fondamentale quindi per il soggetto alcolista, per iniziare un percorso di cura, è quello di accettare l’alcolismo come un problema che non può più gestire da solo.
Tuttavia smettere di bere non si risolve solo con la disassuefazione. È necessario lavorare sulla prevenzione alle ricadute ed affrontare i problemi psicologi correlati all’abuso alcolico, altrimenti il periodo di astinenza può risultare inutile.
Esistono terapie farmacologiche che possono aiutare un alcolista a smettere di bere( tra queste uno dei farmaci più conosciuti è il disulfiram ovvero Antabuse).
Una volta che la fase acuta è terminata è importante passare alla riabilitazione il prima possibile. Ossia iniziare un percorso di cure psicologiche per lavorare sul disturbo da dipendenza e su tutti gli aspetti (emotivi, cognitivi e affettivi) che mantengono il disturbo. Nello specifico è inoltre possibile affiancare ad una psicoterapia individuale anche un percorso di terapia di gruppo.
Il SERT (Servizio per le Tossicodipendenze) è un servizio pubblico del Sistema Sanitario Nazionale dedicato alla cura, alla prevenzione alla riabilitazione delle persone che hanno problemi derivanti dall'abuso di sostanze psicoattive, come ad esempio droghe e alcool, in grado di generare dipendenza.
Le visite sono gratuite, non c'è bisogno della prescrizione medica e sono ad accesso libero negli orari e nei giorni stabiliti da ciascuna azienda sanitaria. I SerT forniscono diagnosi, effettuano prestazioni volte ad orientare il paziente ed a supportarlo psicologicamente anche attraverso terapie.
Un caro saluto.
La maggior parte delle persone nel corso della vita ha assunto alcol e questo non è un comportamento patologico. Tuttavia il consumo di eccessive quantità di alcol viene considerato un disturbo quando comporta una compromissione del comportamento psico-sociale dell’individuo o quando si manifesta una dipendenza (ossia l’incapacità a rimanere sobri).
In questi casi si parla di abuso alcolico e di alcolismo.
Da un punto di vista psicologico, chi soffre di alcolismo può manifestare alterazioni della personalità e sviluppo di aggressività. Inoltre può evidenziarsi un deterioramento nelle capacità cognitive (memoria, attenzione, concentrazione, astrazione etc.).
L'alcol inoltre per le sue proprietà "rilassanti", spesso viene utilizzato come “terapia impropria” da coloro che soffrono di forte stress, disturbi d’ansia, depressione o anche patologie psichiatriche più gravi come il DOC, la schizofrenia e il disturbo bipolare.
Anche essere stati vittime di traumi nell’infanzia è un fattore che facilità lo sviluppo di una dipendenza alcolica così come lo è sviluppare un disturbo di personalità. In questi casi quindi l’alcol può essere ricercato come terapia impropria per ridurre sintomi psicologici negativi.
In situazioni simili una corretta terapia farmacologica ed un intervento psicologico adeguato potrebbero scongiurare la comparsa di comportamenti da abuso oppure rieducare il soggetto abusante ad un corretto stile di vita con la disassuefazione.
Fondamentale quindi per il soggetto alcolista, per iniziare un percorso di cura, è quello di accettare l’alcolismo come un problema che non può più gestire da solo.
Tuttavia smettere di bere non si risolve solo con la disassuefazione. È necessario lavorare sulla prevenzione alle ricadute ed affrontare i problemi psicologi correlati all’abuso alcolico, altrimenti il periodo di astinenza può risultare inutile.
Esistono terapie farmacologiche che possono aiutare un alcolista a smettere di bere( tra queste uno dei farmaci più conosciuti è il disulfiram ovvero Antabuse).
Una volta che la fase acuta è terminata è importante passare alla riabilitazione il prima possibile. Ossia iniziare un percorso di cure psicologiche per lavorare sul disturbo da dipendenza e su tutti gli aspetti (emotivi, cognitivi e affettivi) che mantengono il disturbo. Nello specifico è inoltre possibile affiancare ad una psicoterapia individuale anche un percorso di terapia di gruppo.
Il SERT (Servizio per le Tossicodipendenze) è un servizio pubblico del Sistema Sanitario Nazionale dedicato alla cura, alla prevenzione alla riabilitazione delle persone che hanno problemi derivanti dall'abuso di sostanze psicoattive, come ad esempio droghe e alcool, in grado di generare dipendenza.
Le visite sono gratuite, non c'è bisogno della prescrizione medica e sono ad accesso libero negli orari e nei giorni stabiliti da ciascuna azienda sanitaria. I SerT forniscono diagnosi, effettuano prestazioni volte ad orientare il paziente ed a supportarlo psicologicamente anche attraverso terapie.
Un caro saluto.
Purtroppo in questi casi se suo marito non vuole farsi aiutare non si può fare molto. Posso solo consigliarle di trovare uno spazio con un terapeuta dove poterne parlare e condividere le sue emozioni così da non essere sopraffatta da questi eventi. il rischio che oltre al malessere di suo marito si ampli anche il suo.
Rimango a disposizione,
Dott.ssa Casumaro Giada
Rimango a disposizione,
Dott.ssa Casumaro Giada
Buongiorno sig.ra. intanto sono spiaciuta per la sua situazione, ma la invito a riflettere tra la distanza che passa tra "a mio marito piace bere" a "non ammette che è alcolista". La seconda definizione è un'etichetta diagnostica di alcolismo e la dovrebbe fare uno specialista dove lei sicuramente potrebbe sostenere suo marito ad andare. L'alcolismo è una patologia che può diventare cronica e recidivante e pericolosa perchè può portare gravi sintomi fisici e psicologici e sociali. E’ un disturbo caratterizzato dall’incapacità, da parte del bevitore, di astenersi dal consumare alcolici, anche in grandi quantità sviluppando tolleranza, astinenza e dipendenza.
Per fare diagnosi occorre una raccolta di informazioni precise che uno specialista può fare, non è detto sia il caso di suo marito.
Però spesso dietro alle dipendenze sottostanno altre problematiche non risolte, che lei in qualche modo intravede come anche le difficoltà psicologiche e relazionali che affrontate quando accade ("poi ovviamente sono usciti fuori tutti gli altri problemi che abbiamo."). Sostenga suo marito nel prendere consapevolezza, poi nel percorso, potete cercare anche gruppi di alcolisti anonimi nella vostra zona. Cordiali saluti Dott.ssa Cristina Finocchiaro
Per fare diagnosi occorre una raccolta di informazioni precise che uno specialista può fare, non è detto sia il caso di suo marito.
Però spesso dietro alle dipendenze sottostanno altre problematiche non risolte, che lei in qualche modo intravede come anche le difficoltà psicologiche e relazionali che affrontate quando accade ("poi ovviamente sono usciti fuori tutti gli altri problemi che abbiamo."). Sostenga suo marito nel prendere consapevolezza, poi nel percorso, potete cercare anche gruppi di alcolisti anonimi nella vostra zona. Cordiali saluti Dott.ssa Cristina Finocchiaro
Dott. Francesco Paolo Coppola (Napoli colloqui on line ed in presenza) capisco quanto possa essere difficile quando i problemi familiari sembrano dipendere da qualcun altro. È naturale pensare che una terapia potrebbe aiutare tuo marito – e forse è così – ma la terapia è un percorso che funziona solo se nasce da una scelta personale e autentica.
Non possiamo forzare nessuno a cambiare, né accompagnarlo “per mano” se non è pronto.
Il punto di partenza, invece, sei tu.
Quando inizi a lavorare su te stessa, a chiarire i tuoi vissuti, i tuoi limiti e i tuoi bisogni, qualcosa cambia anche nella relazione.
Non perché l’altro cambi, ma perché tu inizi a vedere con più lucidità, più forza, più libertà interiore.
A volte, è proprio quando una persona smette di voler “salvare l’altro” che inizia il vero cambiamento – per sé e, talvolta, anche per chi le sta vicino.
Se vuoi iniziare da te, io ci sono.
Con rispetto,
Non possiamo forzare nessuno a cambiare, né accompagnarlo “per mano” se non è pronto.
Il punto di partenza, invece, sei tu.
Quando inizi a lavorare su te stessa, a chiarire i tuoi vissuti, i tuoi limiti e i tuoi bisogni, qualcosa cambia anche nella relazione.
Non perché l’altro cambi, ma perché tu inizi a vedere con più lucidità, più forza, più libertà interiore.
A volte, è proprio quando una persona smette di voler “salvare l’altro” che inizia il vero cambiamento – per sé e, talvolta, anche per chi le sta vicino.
Se vuoi iniziare da te, io ci sono.
Con rispetto,
Gentile utente, descrive problematiche che potrebbe portare in un percorso di psicoterapia, che la può aiutare nel fornirle uno spazio dove cercare chiarezza.
Cordiali saluti
Dott. Daniele Gallucci
Cordiali saluti
Dott. Daniele Gallucci
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