Quali sono i sintomi del feocromocitoma?

Endocrinologia • 15 marzo 2017 • Commenti:

Il feocromocitoma è una patologia tumorale piuttosto rara, con un’incidenza stimata attorno ai 2 casi per milione. Esso coinvolge le cosiddette cellule cromaffini, localizzate principalmente nella midollare dei surreni, due ghiandole poste sopra i reni responsabili della produzione di alcuni ormoni importanti per il corretto funzionamento dell’organismo.

Il feocromocitoma può originare da cellule cromaffini presenti anche in altre parti del corpo, come ad esempio nella vescica o nella zona del mediastino (che circonda il cuore), ma la maggior parte dei casi di questa patologia interessa una o, più raramente, entrambe le ghiandole surrenali.

Si tratta di norma di un tumore benigno che pertanto tende a non diffondersi nel resto dell’organismo.

Segni e sintomi del feocromocitoma

Da un punto di vista clinico, il feocromocitoma è caratterizzato da una notevole variabilità delle manifestazioni.

Tra i sintomi di feocromocitoma riportati nella letteratura medica i più frequenti sono:

  • ipertensione;

  • palpitazioni;

  • mal di testa;

  • iperidrosi (cioè l’eccessiva produzione di sudore);

  • ansia.

Altri sintomi possono includere dolore toracico, pallore, tremore e calo ponderale. Meno frequenti, infine, sono i disturbi a carico dell’apparato gastrointestinale, che possono includere nausea, vomito e dolori addominali, nonché le alterazioni del metabolismo glucidico. I sintomi possono manifestarsi in modo spontaneo oppure essere scatenati da sforzi fisici particolarmente intensi o stress emotivi.

Nonostante uno dei segni diagnostici caratteristici sia il manifestarsi di crisi ipertensive, in alcuni pazienti affetti da feocromocitoma la pressione sanguigna non presenta alterazioni degne di nota.

Questi sintomi possono essere associati o meno tra loro e la loro scarsa specificità tende a rendere difficile la diagnosi di feocromocitoma. Data la natura delle manifestazioni della malattia, quindi, è impossibile diagnosticare il feocromocitoma sulla base dei sintomi o dell’esame obiettivo del paziente, ma è necessario ricorrere ad analisi di laboratorio e ad alcuni esami strumentali.

Anche a causa delle gravi potenziali conseguenze delle crisi ipertensive, che possono provocare un ictus o un infarto, approfondire le cause dei sintomi per giungere a una corretta diagnosi e quindi a una terapia adeguata è di grande importanza per la salute e l’aspettativa di vita del paziente.

Come si può giungere alla diagnosi di feocromocitoma

Una delle conseguenze del feocromocitoma è l’aumento nel sangue delle catecolamine, ormoni prodotti dalle ghiandole surrenali. I sintomi di cui abbiamo appena parlato sono normalmente provocati proprio dal rilascio nel sangue di una quantità eccessiva di questi ormoni.

Questo meccanismo è alla base del fatto che i sintomi del feocromocitoma si manifestino in modo occasionale, anche se possono essere aggravati da particolari farmaci (per esempio dai comuni antistaminici) o da sostanze stupefacenti (come la cocaina) o anche da un’alimentazione che tenda a causare il rialzo della pressione arteriosa (sale, caffè, ecc.).

Per questo motivo, tra i test per il feocromocitoma che possono essere prescritti dal medico ci sono specifiche analisi del sangue e delle urine, per controllare eventuali alterazioni dei livelli delle catecolamine (adrenalina e noradrenalina) e dei loro metaboliti.

In seguito, la presenza di un feocromocitoma può essere confermata per mezzo di esami strumentali come una tomografia assiale computerizzata (TAC) o una risonanza magnetica (NMR) che confermino la presenza di formazioni neoplastiche nelle zone interessate. Le cellule tumorali possono essere evidenziate anche per mezzo di specifici esami di medicina nucleare (come la PET) che prevedono un’iniezione in vena di un mezzo di contrasto radioattivo.

Una volta diagnosticato e localizzato il tumore, la terapia del feocromocitoma è di norma chirurgica e nella maggior parte dei casi è risolutiva, data la natura generalmente benigna di questa patologia. Nei casi in cui la rimozione chirurgica non sia possibile, i farmaci utilizzati per inibire la proliferazione del feocromocitoma appartengono di norma alla classe degli alfabloccanti.

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