Faringite streptococcica: causa, sintomi, diagnosi e trattamento

Medicina Generale • 19 dicembre 2016 • Commenti:

La faringite streptococcica, conosciuta anche come mal di gola o tonsillite da streptococco, è un’infiammazione della faringe la cui causa è un preciso batterio: lo streptococco del gruppo A.
Dalla faringe, l’infezione si estende spesso alle tonsille e talvolta anche alla laringe.
La faringite streptococcica è contagiosa e può essere trasmessa semplicemente per vicinanza, veicolata tramite droplets (goccioline di saliva che fuoriescono involontariamente dalla bocca) attraverso uno starnuto, un colpo di tosse, oppure condividendo gli stessi alimenti.
Non sorprende, quindi, che questa patologia sia responsabile di circa il 30% dei mal di gola nei bambini e del 15% negli adulti.

Quali sono i sintomi di faringite streptococcica?

L’incubazione del batterio dura dalle 24 alle 72 ore, perciò la comparsa dei sintomi avviene solitamente entro i primi tre giorni dal contagio.
La sintomatologia della faringite streptococcica varia notevolmente da persona a persona, ma è comunque possibile stabilire un elenco generico di sintomi e segni attribuibili alla patologia:

  • febbre improvvisa e superiore ai 38°C;
  • gola dolorante e arrossata, spesso con tracce di pus tonsillare di colore bianco;
  • linfonodi cervicali dolenti e tumefatti;
  • mal di testa, cefalea;
  • dolore o impaccio nella deglutizione;
  • nausea e vomito;
  • eruzione cutanea puntiniforme di colore rosso sul palato.

La malattia può presentarsi solo con alcuni dei sintomi elencati, rendendo quindi non semplice differenziarla da mal di gola di altra natura. Se non si ha una remissione dei sintomi entro 48 ore dall’insorgenza è opportuno consultare il medico.

Possibili complicanze a cui prestare attenzione

Nel caso in cui la tonsillite non venga trattata o non si noti una remissione della sintomatologia entro qualche giorno, è necessario rivolgersi al medico per scongiurare il rischio d’insorgenza di alcune complicanze, quali:

  • febbre reumatica, una malattia infiammatoria acuta a carico di articolazioni, cuore e pelle;
  • glomerulonefrite post-infettiva, una pericolosa infezione dei reni;
  • scarlattina, una malattia infettiva contagiosa caratterizzata da febbre e sfoghi cutanei;
  • psoriasi guttata, una condizione che si manifesta con eruzione cutanea;
  • mastoidite, una patologia infettiva che colpisce l’orecchio medio;
  • ascesso peritonsillare, un’infezione contraddistinta da un accumulo di pus attorno alle tonsille.

Come viene effettuata la diagnosi di faringite streptococcica?

La diagnosi di faringite streptococcica può incontrare alcune difficoltà a causa della sua sintomatologia piuttosto generica.
Faringite virale e mononucleosi sono, ad esempio, due patologie per le quali effettuare una diagnosi differenziale risulta importante.

Il primo approccio diagnostico, effettuabile in seguito a una semplice anamnesi e ad un esame obiettivo, può consistere nell’utilizzo dei cosiddetti “criteri di Centor”.
Sfruttando questi cinque criteri clinici, ognuno del valore di un punto, è possibile calcolare la probabilità che l’infezione in corso sia effettivamente faringite streptococcica:

  • febbre superiore ai 38°C,
  • tosse assente,
  • ingrossamento dei linfonodi cervicali,
  • gonfiore o essudato tonsillare,
  • età inferiore ai 15 anni (essendo una patologia con netta prevalenza pediatrica).

Il gold standard, ovvero la procedura diagnostica più affidabile per la diagnosi di faringite streptococcica, è la coltura di microrganismi anche se esiste la possibilità di effettuare un esame microbiologico più veloce, chiamato test rapido di rilevamento dell'antigene o RADT, il quale però ha una sensibilità minore rispetto alla coltura vera e propria.
In presenza di una coltura positiva ed in assenza di sintomi non è detto che il paziente abbia bisogno di ricevere un trattamento: una buona porzione della popolazione è infatti portatrice sana dello streptococco di gruppo A.

Trattamento e comportamenti utili

La faringite streptococcica può risolversi spontaneamente entro qualche giorno, ma una terapia antibiotica può accorciare i tempi di guarigione, ridurre la contagiosità e prevenire eventuali complicanze come ascessi o febbre reumatica. Risulta fondamentale però, prima di sottoporre il paziente a una cura a base di penicillina o amoxicillina, effettuare una valutazione dei possibili effetti collaterali per stabilire se valga la pena o meno intervenire farmacologicamente.
Per un’efficace terapia antibiotica è importante che il paziente la porti a termine, senza interromperla non appena inizia la remissione dei sintomi: un comportamento di questo genere può dar luogo a spiacevoli ricadute e a fenomeni di antibiotico-resistenza.

Oltre alla terapia farmacologica, esistono alcuni facili accorgimenti che possono aiutare a velocizzare la guarigione dalla faringite streptococcica:

  • restare a riposo per consentire al proprio corpo di combattere l’infezione;
  • mangiare cibi facili e poco dolorosi da ingerire (brodi, zuppe, passati, yogurt...) e alimenti freddi che anestetizzino la gola;
  • utilizzare un umidificatore a freddo, da pulire ogni giorno per evitare accumuli di batteri;
  • assumere pastiglie per il mal di gola, o eventualmente antidolorifici da banco;
  • fare dei gargarismi più volte al giorno con acqua salata;
  • bere molti liquidi per tenere la gola lubrificata, favorendo quindi la deglutizione e prevenendo la disidratazione;
  • evitare il contatto con fumi irritanti, provenienti da sigarette o prodotti chimici per la pulizia.

La tonsillectomia, cioè l’asportazione chirurgica delle tonsille, è una strategia utilizzata per prevenire la faringite streptococcica nelle persone soggette a continue infezioni: i vantaggi di questa tecnica sembrano però essere minimi, data la progressiva diminuzione di recidive che avviene in ogni caso con l’avanzare degli anni.

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