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SCREENING SINDROME METABOLICA
Se si soffre di Sindrome Metabolica è particolarmente importante curare l’alimentazione, seguendo poche ma cruciali regole. Una dieta varia ed equilibrata, infatti, contribuisce a ridurre i rischi per la salute e a migliorare la qualità della vita.
La sindrome metabolica non è una malattia singola, ma un insieme di condizioni, come l’aumento della circonferenza addominale, l’ipertensione, l’alterazione della glicemia e del profilo lipidico, che aumentano il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari. Si tratta di una condizione molto diffusa, spesso silenziosa, ma che può essere tenuta sotto controllo con le giuste abitudini.
Tra i pilastri fondamentali della prevenzione e della gestione della sindrome metabolica c’è l’adozione di uno stile di vita sano, in particolare a tavola. Una dieta equilibrata, abbinata a un’attività fisica regolare, può davvero fare la differenza nel migliorare la qualità della vita e ridurre i rischi per la salute. In questo articolo sono raccolti 7 consigli operativi per impostare l’alimentazione ideale in caso di sindrome metabolica.
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Cosa mangiare per contrastare la Sindrome metabolica
La parola d’ordine è varietà. Una dieta sana per chi soffre di sindrome metabolica deve essere bilanciata e ricca di nutrienti protettivi. Via libera quindi a:
frutta e verdura: almeno 5 porzioni al giorno, per un apporto costante di fibre, vitamine e antiossidanti;
cereali integrali: avena, farro, orzo e pane integrale aiutano a controllare la glicemia grazie all’alto contenuto di fibre;
proteine magre: prediligere pesce, carni bianche, legumi e uova, limitando le carni rosse;
grassi buoni: come quelli dell’olio extravergine di oliva e della frutta secca, ricchi di acidi grassi insaturi e fitosteroli.
Quali cibi evitare
Alcuni alimenti aumentano il rischio cardiovascolare e vanno limitati drasticamente. Tra questi:
snack e bevande zuccherate;
grassi saturi contenuti in insaccati, salsicce, frattaglie, burro, margarina e formaggi stagionati e cremosi;
fritture di ogni tipo;
alcolici, che incidono negativamente sul controllo glicemico e sulla pressione arteriosa.
Ridurre l’introito calorico
Un calo dell’apporto calorico giornaliero, anche solo del 30%, può avere effetti benefici sulla riduzione del peso corporeo, sull’insulino-resistenza e sulla pressione arteriosa. Ovviamente, il taglio calorico va personalizzato in base al proprio fabbisogno e concordato con un professionista.
Ridurre il carico glicemico dei singoli pasti
Non tutti i carboidrati sono uguali. In caso di sindrome metabolica, è utile preferire carboidrati a basso indice glicemico (come quelli contenuti in legumi, verdure, cereali integrali) e abbinarli sempre a proteine, fibre e grassi. Questo accorgimento rallenta l’assorbimento del glucosio e previene i picchi glicemici dopo i pasti.
Ridurre l’apporto disodio
Il sodio (comunemente conosciuto come sale) ha un impatto diretto sulla pressione arteriosa. E chi soffre di sindrome metabolica ha spesso anche problemi di ipertensione. Per questo motivo è consigliato:
ridurre drasticamente l’uso del sale in cucina;
limitare gli alimenti industriali e conservati, che spesso ne contengono grandi quantità.
Ridurre l’assunzione di grassi
I grassi non vanno demonizzati ed eliminati completamente dalla dieta. È importante, però, limitarli, soprattutto i grassi saturi (di origine animale) e trans (presenti nei prodotti da forno industriali e nei cibi fritti). Anche alcuni grassi vegetali, come quelli contenuti in margarine non selezionate, vanno limitati. I grassi buoni (come quelli dell’olio extravergine d’oliva) vanno invece usati con moderazione.
Fare regolare attività fisica
Oltre all’alimentazione, l’attività fisica è il secondo pilastro di uno stile di vita utile a contrastare la Sindrome Metabolica. Aiuta, infatti, a controllare il peso corporeo e a rinforzare la massa muscolare, con conseguente:
miglioramento della sensibilità all’insulina;
riduzione della pressione arteriosa e del colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo cattivo);
aumento del colesterolo HDL (cosiddetto colesterolo buono).
Si consigliano almeno 150 minuti a settimana di attività fisica. Anche in questo caso, però, è necessario farsi seguire da uno specialista in medicina dello sport.
Visita l’ambulatorio malattie metaboliche della Clinica Nuova Itor
01/07/2025