Esperienze
Sono laureata in Neuroscienze e Riabilitazione Neuropsicologica e ho conseguito due Master di II livello in "Neuropsicologia forense e criminologia clinica" ed in "Counseling psicologico e tecniche di coaching".
L'obiettivo del mio lavoro è accompagnarti a comprendere la motivazione che ti ha portato a chiedere aiuto, partendo dal riconoscimento della problematica e dall'individuazione di obiettivi condivisi, ed a costruire insieme un percorso di crescita che ti permette di trovare o riscoprire le tue risorse e di entrare in contatto con le tue emozioni ed i tuoi bisogni per poter agire nel mondo in modo spontaneo e coerente ai tuoi valori e bisogni personali.
Lavoro con adolescenti, adulti e genitori. Per quanto riguarda l'intervento con i genitori, svolgo consulenze in particolare nell'ambito della perinatalità (dal pre-nascita al post-nascita fino ai primi anni di vita), delle separazioni/divorzi, della relazione tra genitori e figli per facilitare i genitori ad affrontare le conflittualità ritrovando il loro ruolo di guida amorevole, un senso di fiducia delle proprie capacità e autostima.
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GM
La dottoressa oltre a essere professionalmente preparata è molto disponibile. Ho fatto diversi incontri e mi trovo sempre meglio
Alice
Ho intrapreso il mio percorso con la dottoressa Pipia per problemi di ansia. Fin da subito mi sono sentita capita e accolta, sento che mi sta aiutando tanto nel gestire e accettare i momenti di forte ansia.
La consiglio vivamente!
G.M.
Il percorso con la dottoressa mi è stato di grande aiuto, l'ho sentita molto empatica, mi sono sentita a mio agio e compresa. E' stata un'esperienza di crescita personale e autoesplorazione, ora sono davvero serena
F. G.
Empatia, ascolto e comprensione. La Dott.ssa Pipia sa come fare sentire a proprio agio anche i bambini.
L. G
Molto professionale e attenta ai problemi che le vengono esposti. Ho iniziato un percorso con lei e mi sto trovando molto bene.
C.S.
La dott.ssa Pipia è dotata di grande capacità di ascolto e competenza. Ho iniziato con lei un percorso un anno fa e devo dire che sono molto soddisfatta dei risultati. La dott.ssa è stata in grado di sostenermi in modo molto
professionale in un momento in cui non stavo bene e avevo bisogno di qualcuno che mi ascoltasse e aiutasse.
La consiglio
SP
Ringrazio molto la dottoressa per la cura e l'attenzione che dedica durante i colloqui.
Ho iniziato un percorso con lei e sono molto soddisfatta degli strumenti che mi sta dando per superare le mie difficoltà.
A.P.
Devo dire che è stato molto bello e molto meglio di quello a cui ormai avevo fatto abitudine. Ho avuto vari primi colloqui ma con la dott.ssa Miriana mi sono trovato veramente a mio agio (io che non riesco a parlare di me). Son stato contento di tutto: dall’accoglienza, all’empatia dimostrata e al sincero interesse dimostratomi. Mi sono dilungato perché spero possa essere d’aiuto e supporto ad altre persone come con me.
Risposte ai pazienti
ha risposto a 3 domande da parte di pazienti di MioDottore
Salve Dottori, il mese scorso ho ricevuto una diagnosi di disturbo d'ansia di malattia, ma purtroppo non riesco totalmente a fidarmi della diagnosi e ho paura ci sia qualcosa di ben più grave sotto.
Ho paura delle malattie da tantissimi anni, ma questa paura non mi ha mai debilitato come dopo che si è spostata sulle malattie mentali, il tutto dopo i suicidi di alcuni ragazzi nel mio paese.
Ho avuto paura della depressione come malattia e mi comportavo come mi comportavo per le malattie fisiche, ovvero ricerche di rassicurazione, ricerche su Google, sfoghi in famiglia ecc, con la differenza che la malattia mentale è ancor più "somatizzabile", da quando poi ho iniziato a pensare ad una persona che conosco con doc, che sta malissimo, ho iniziato ad avere paura del doc, robe e pensieri mai avuti prima, ora li ho e ho paura anche io di poter avere ossessioni, compulsioni del doc, con la paura principalmente di fare la stessa fine del ragazzo che conosco e che mi raccontò tutti i suoi sintomi, la sua vita ecc.
Non mi fido della diagnosi che mi è stata posta perché comunque il medico faceva riferimento all'ossessività, però dicendomi che io sto bene e che se proprio voglio posso assumere una blanda terapia, ma che a differenza di altri casi, nel mio caso non è strettamente necessaria.
Cosa ne pensate? Possibile che un disturbo possa scoppiare per la sola paura di averlo?
Dalle informazioni che leggo mi sembra molto importante per Lei in questo momento chiarire la sua situazione emotiva, anche legata all'individuazione di una diagnosi corretta. Ricevere una diagnosi di un disturbo psichico può essere il primo passaggio per prendere consapevolezza delle proprie problematiche e per poterle poi affrontare, possibilmente con l'aiuto di un esperto. Può succedere, in alcune occasioni, che si faccia fatica ad accettare un certo tipo di diagnosi per svariati motivi soggettivi (ad es., paura di non averne il controllo, temere di non avere le capacità di trovare risorse e alternative funzionali). Se il suo bisogno è quello di sbrogliare questa matassa, è possibile ipotizzare di chiedere una seconda valutazione psicodiagnostica, in modo da avere il parere di un altro professionista che potrebbe concordare o meno con la valutazione del collega. In ogni caso, le suggerisco di riflettere circa l'inizio di un percorso di psicoterapia o supporto psicologico poiché, al di là dell'etichettamento diagnostico e della ricerca di una causa di sofferenza, potrebbe esserle di aiuto sviscerare questo dolore e questa paura che emerge in relazione agli avvenimenti del suo racconto (dopo esser venuto a conoscenza dei suicidi nel paese, dopo aver iniziato a pensare alla persona con doc). Come suggeriscono alcuni maestri di psicoterapia, comprendere "cosa" e "come" di quel che accade dentro di sé e nel mondo esterno e non il "perché" permette di aprire la propria visione a prospettive differenti, di scoprire nuove cose di sé in contatto con gli altri e di costruire un'immagine più integrale possibile della realtà.
Salve, vorrei un consulto per trovare uno spunto di riflessione più approfondito. Ho 39 anni e due figli. Sia io che mio marito desideriamo un altro figlio, ma non riusciamo a prendere una decisione. Nel senso che c'è il desiderio ma l'incapacità di fare la scelta pratica. Questo maggiormente da parte mia. Da cosa potrebbe dipendere questa ambivalenza? Vi ringrazio.
Gentilissima utente, la ringrazio per la sua domanda e per essersi esposta con un tema delicato legato al diventare genitori poiché è spesso accompagnato da condizionamenti culturali, giudizi e sensi di colpa. Quello che ho compreso dalle sue parole è la presenza di un'ambivalenza rispetto al diventare nuovamente mamma: da una parte desidera l'arrivo di un figlio, dall'altra non sente le risorse e le capacità per affrontare questo nuovo viaggio. L'ambivalenza dei vissuti è una caratteristica presente in tutte le relazioni d'amore, anche quella tra un genitore ed un figlio, e soprattutto è presente nel modo in cui ogni persona si vive la propria genitorialità, attuale e futura. Se da una parte si sente il desiderio, l'appagamento e la soddisfazione dell'essere genitori, dall'altra è necessario fare i conti con i cambiamenti che ne derivano, così come con i sentimenti difficili, come il rifiuto, il senso di impotenza e la rabbia. Questa ambivalenza è legittima e necessaria, il percorso difficoltoso è riconoscere ed accettare la co-esistenza di entrambe queste parti di sé, comprendere a pieno le motivazioni della loro esistenza, conoscendo e attraversando nel profondo le emozioni che le caratterizzano, e solo in seguito cercare di integrare queste due visioni per sentire qual è la risposta più coerente con l'idea che si ha di se stessi e del partner. Potrebbe esserle utile un percorso di consulenza psicologica o psicoterapia per trovare dentro di lei la risposta alla domanda che pone, non esiste una risposta universale perché questa dipende dalla propria storia ed esperienza.
La saluto cordialmente.
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