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Esperienze

Il colloquio psicologico è un momento di incontro prezioso, uno spazio protetto e riservato privo di giudizi in cui ci si può concedere l'ascolto e la parola, è un momento di cura verso se stessi ma anche di consapevolezza e crescita personale che permette di acquisire nuovi e importanti strumenti per fronteggiare periodi di crisi o difficoltà di diversa natura. In questo contesto le persone hanno la possibilità di esprimere le proprie preoccupazioni, le proprie emozioni e il proprio vissuto.
Il nostro approccio si focalizza sull’unicità dell’individuo, della sua storia e delle sue relazioni nei suoi diversi contesti di vita. Il mio intervento è rivolto a bambini, adolescenti e adulti in forma singola, familiare o di coppia.
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Aree di competenza principali:

  • Psicologia clinica

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Perugia

Via Francesco Briganti 129, Perugia 06126

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Prestazioni e prezzi

  • Colloquio psicologico

    Da 50 €

  • Consulenza online

    Da 50 €

  • Colloquio di coppia

    Da 50 €

  • Colloquio familiare

    Da 50 €

  • Colloquio individuale

    Da 50 €

21 recensioni

Tutte le recensioni contano e non possono essere rimosse o modificate dai dottori a proprio piacimento. Scopri come funziona il processo di moderazione delle recensioni. Per saperne di più sulle opinioni
  • L

    Io e il mio compagno abbiamo intrapreso un percorso di terapia con il Dottor Alunni in un momento di grande difficoltà nella nostra relazione. Fin dai primi incontri ci siamo sentiti ascoltati, accolti e mai giudicati.

    Il dottore ci ha aiutato a migliorare la comunicazione, a comprendere meglio i nostri bisogni e a gestire i conflitti in modo più costruttivo. Ogni seduta è stata un passo avanti nella consapevolezza e nella connessione reciproca.

    Apprezziamo molto la sua professionalità, empatia e capacità di mediazione, ha saputo creare uno spazio sicuro in cui entrambi potevamo esprimerci liberamente.

     • Perugia colloquio di coppia  • 

    Dr. Federico Alunni

    Vi ringrazio di cuore per le vostre parole. È stato un piacere accompagnarvi in questo percorso e vedere i progressi che avete costruito insieme con impegno e sensibilità.


  • L

    Sono andata dal dottor Alunni in un momento di difficoltà generale, mi ha accompagnata in modo accogliente e professionale in un percorso per me veramente importante. Consiglio vivamente

     • Perugia colloquio psicologico  • 

    Dr. Federico Alunni

    Grazie per essersi affidata.


  • D

    Mi sono trovato molto bene e a mio agio. È stato il primo incontro.

     • Bastia Umbra colloquio psicologico  • 

    Dr. Federico Alunni

    Grazie Domenico


  • G

    È un professionista molto competente, con una passione autentica e sincera per il suo lavoro. Non si limita a fornire risposte scontate, ma guida verso nuove prospettive, aiutando ad ampliare lo sguardo e a scoprire possibilità inaspettate. Offre spunti di riflessione profondi e mai banali, che aprono la mente a nuove idee in modo costruttivo.

     • Perugia colloquio psicologico  • 

    Dr. Federico Alunni

    Grazie di cuore


  • M

    Come prima visita, mi sono trovata subito a mio agio con il Dott.
    Lui è arrivato puntualissimo e mi ha ascoltato senza interrompermi. Solo alla fine ha espresso le sue impressioni che mi sono sembrate efficaci. Grazie

     • Bastia Umbra colloquio psicologico  • 

    Dr. Federico Alunni

    Grazie per la sua recensione. Sono contento che si sia sentita a suo agio e ascoltata durante il nostro incontro


  • G

    Professionale e preciso, mi ha lasciato tutto il tempo per esprimere le mie emozioni. Mi sono sentito accolto e capito.

     • Bastia Umbra colloquio psicologico  • 

    Dr. Federico Alunni

    Grazie per averle condivise con me


  • S

    Professionalità e affidabilità. Ambiente tranquillo e piacevole.

     • Perugia colloquio individuale  • 

    Dr. Federico Alunni

    Grazie mille


  • E

    A seguito degli ultimi incontri ho deciso di spendere alcune parole sull'empatia, sulla sensibilità e sulla professionalità del dottor Federico. Tali doti hanno fatto la differenza nel nostro percorso. Al termine delle sedute ho spesso la sensazione che i miei pezzi abbiano trovato un ordine emotivamente stabile.

     • Perugia colloquio psicologico  • 

    Dr. Federico Alunni

    Grazie per la recensione Emma e per l'impegno impiegato nel percorso che stiamo affrontando.


  • F

    Persona tranquilla, attenta ai particolari ti mette subito a tuo agio

     • Bastia Umbra colloquio individuale  • 

    Dr. Federico Alunni

    Grazie mille


  • A

    Mi sono trovato benissimo e ti mette subito a tuo agio è una persona super professionale

     • Perugia colloquio psicologico  • 

    Dr. Federico Alunni

    Grazie Alessio


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Risposte ai pazienti

ha risposto a 42 domande da parte di pazienti di MioDottore

Mia figlia, I liceo, sta riscontrando grosse difficoltà nelle prove scritte dove è sola col suo foglio bianco. Negli orali invece nessun problema, perché viene guidata e riesce a concentrarsi, prendendo ottimi voti. Si impegna molto e ci tiene alla scuola, i professori ci parlano di una ragazzina partecipe, capace e diligente, ma che spesso è assorta nei suoi pensieri. Non mostra ansia, ma solo un pò di frustrazione per le insufficienze nelle prove scritte.
Potrebbe valer la pena approfondire con uno psicologo e capire se si tratta di adhd inattentivo?

Buonasera. Da ciò che descrive, sua figlia appare come una ragazza impegnata, capace e motivata, che in molte situazioni mostra ottime competenze. Il fatto che negli orali riesca a rendere molto bene e che gli insegnanti la vedano partecipe e diligente è un elemento importante: indica che molte risorse ci sono già e che fanno fatica ad esprimersi solo in un contesto specifico, quello della prova scritta.
È come se sua figlia funzionasse molto meglio in situazioni guidate, strutturate e interattive, e facesse più fatica da solo davanti al foglio. Queste difficoltà potrebbero dipendere da un modo di concentrarsi più ‘interno’, oppure da qualche fatica nell’organizzare le idee e dare avvio al compito. A volte potrebbe riguardare anche un metodo di studio ancora da adattare alle richieste del liceo, o un temperamento più introspettivo, come se appunto avesse bisogno di un po’ di guida per partire. In alcuni casi, anche un profilo attentivo di tipo "inattentivo" potrebbe presentarsi in questo modo.
"L’ADHD inattentivo" di cui parla, però, non si valuta osservando solo un ambito (le verifiche scritte): servono segnali presenti in più contesti della vita quotidiana e nel tempo. Inoltre non sempre il “pensare molto” o l’essere assorti corrisponde a un disturbo: può essere semplicemente il suo modo di funzionare, oggi un po’ messo alla prova dalla richiesta crescente del liceo.
Sarebbe interessante capire da chi parte questa richiesta, cioè da lei o da sua figlia?
Approfondire con uno psicologo potrebbe essere molto utile, soprattutto se l’obiettivo non è “incasellarla in un’etichetta”, ma comprendere meglio come funziona lei, quali strategie la supportano e cosa invece la blocca. Una valutazione psicologica o neuropsicologica può chiarire il profilo attentivo, ma anche offrire indicazioni su metodo di studio, gestione del compito scritto e modalità per rendere più accessibile la prestazione. Perché, come vede, anche solo con queste brevi righe della sua richiesta si potrebbero fare molte ipotesi. Ci sarebbero inoltre tantissime altre aree da indagare come ad esempio il contesto familiare, sociale e tra pari.
In ogni caso, non è detto che ci sia un disturbo: a volte basta lavorare su alcune abilità specifiche, sostenendola nei passaggi dove fa più fatica, per vedere cambiamenti importanti.

Dr. Federico Alunni

Buonasera,
ho una relazione da 8 anni, di cui 6 di convivenza.
All'inizio era tutto perfetto, poi nel 2021 lui ha avuto una fase depressiva lieve (non diagnosticata) a causa di scelte di vita drastiche (cambiare lavoro, lasciando la ditta di famiglia).
Ne parlavamo insieme e gli davo la sicurezza di esserci e condividere la sua decisione, però non ho capito fino a che punto lui fosse "giù".
La cosa si è riversata sul rapporto: ha smesso di guardarmi, toccarmi, parlarmi, essere affettuoso ed io mi sono comportata in maniera egoriferita, pensando che il problema fosse con me. Dopo due anni di alti e bassi, finalmente ha ammesso che forse il problema era questo, che non avevo avuto empatia e le reazioni che lui si aspettava.
In quei due anni, rapporti intimi rari (uno ogni 3 mesi?) e mancanza di complicità: sottolineo che reagivo al suoi muri...facendo muro.
Abbiamo deciso di prenderci una pausa a natale 2024: ma siamo riusciti fondamentalmente a stare separati per un mese...abbiamo riprovato e all'inizio sembrava andasse tutto bene, poi lui ha riavuto un distacco...io l'ho sentito e ho reagito anche in quel caso facendo muro, nonostante cercassi di lavorare su di me, con anche un percorso con una psicologa, che è molto servito in realtà.
E così tutto è tornato di nuovo come prima.
Ad agosto ho deciso di proporgli la terapia di coppia, perchè lui ormai era apatico, non sentiva il bisogno neanche di abbracciarmi, toccarmi, guardarmi...io mi sentivo sempre più stanca e trasparente e lui aveva delle reazioni affettive solo quando ero ormai distrutta.
Siamo a dicembre e nulla è cambiato, ho lottato, ho sofferto, ho provato a recuperare tutto, ma era come combattere contro i mulini a vento.
Perchè se una persona è cosi, non mi lascia?
Perchè quando mi avvio verso un distacco, lui reagisce come una persona affettuosa che è quello che spero torni ad essere tenendomi legata ad una speranza che ad oggi, forse, non ho più?
Adesso la psicologa ci ha prescritto un periodo da coinquilini, perche a quanto pare tutto quello che facevo gli metteva ansia: se gli davo attenzioni, gli mettevo pressione, se non lo consideravo in modo eccessivo, lo sentiva come un rimprovero e si sentiva quindi, sotto pressione.
In questo periodo se avesse sentito il bisogno di stare con me doveva chiederlo, doveva sentirne il bisogno.
Cosi non è stato.
Io mi sono spenta.
è finita vero?
così perfetti sulla carta...ma totalmente incompatibili nella realtà.

Buongiorno, grazie per la condivisione. La situazione che descrive sembra essere molto dolorosa e non parla di un colpevole, ma di un incastro relazionale che nel tempo si è irrigidito.
Dopo la fase di fragilità depressiva di lui, la coppia sembra aver costruito come una danza ricorrente: da una parte il ritiro emotivo e l’apatia, dall’altra il tentativo di avvicinamento che, non trovando risposta, si trasforma in difesa, chiusura, “fare muro”. Entrambi avete reagito per proteggervi, ma queste protezioni si sono sommate fino a creare distanza. In questo senso, non è che lei non abbia avuto empatia o che lui non abbia voluto impegnarsi: vi siete incontrati in momenti diversi, con bisogni diversi e linguaggi affettivi non più sincronizzati.
La domanda che lei pone – “perché se è così non mi lascia?” – è centrale. Certe volte chi si ritira affettivamente non lo fa perché non prova più nulla, ma perché non riesce a stare nel legame senza sentirsi inadeguato o sotto pressione. Il fatto che lui torni affettuoso quando lei si avvicina al distacco indica che il legame, per lui, è ancora significativo; tuttavia, sembra riattivarsi solo nella paura della perdita, non nella quotidianità della relazione. Questo crea in lei una speranza intermittente, che tiene insieme la coppia ma al prezzo di un grande logoramento emotivo. Ma questa è solo un'ipotesi, una possibile lettura basata su quello che lei sente di lui e che ha scelto di condividere.
Il periodo “da coinquilini” proposto in terapia va letto come un tentativo di abbassare l’attivazione del sistema: qualunque gesto, affettuoso o distante, veniva vissuto da lui come pressione. Ma il fatto che, in questo spazio, non emerga spontaneamente il suo desiderio di avvicinamento è un dato importante, non una colpa di nessuno. Lei non si è spenta perché ha smesso di amare, ma perché per troppo tempo è rimasta in attesa di un segnale che non arrivava.
È comprensibile chiedersi se “è finita”. Più che una risposta definitiva, oggi sembra esserci una verità relazionale: questa coppia, così com’è strutturata ora, non riesce più a nutrire entrambi. Sulla carta siete "compatibili", ma nella vita quotidiana i vostri modi di stare nel legame producono sofferenza e solitudine.
La domanda forse non è se lui cambierà, ma se lei se la sente di continuare a stare in una relazione in cui il contatto affettivo arriva solo quando è sul punto di perdersi. A volte il dolore più grande non è la fine di una storia, ma il restare troppo a lungo in un legame che non riesce più a riconoscerci.
Qualunque decisione prenderà, non sarà una sconfitta: sarà una scelta di tutela di sé, dopo aver provato a lungo, con impegno e responsabilità.

Dr. Federico Alunni
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