salve, sono una ragazza di 19 anni e da quasi un anno soffro di un disturbo alimentare restrittivo.

7 risposte
salve, sono una ragazza di 19 anni e da quasi un anno soffro di un disturbo alimentare restrittivo. è iniziato in modo subdolo, dove tutto sembrava essere facile e paradisiaco. con il tempo è andato peggiorando fino ad arrivare a digiunare per due giorni di fila spezzando il digiuno con un pasto e basta. nelle ultime settimane il mio corpo ha cominciato a reagire con attacchi di fame assurdi non appena metto qualcosa in bocca, dove mangio fino a stare male, episodi a cui rispondo continuando a digiunare nel giorno successivo in un tentativo di “resettare” il disastro del giorno prima, ripetendo poi il cerchio all’infinito, risentendone a livello mentale e fisico con problemi di stomaco vari.
vorrei provare a guarire ma l’aumento di peso mi spaventa tantissimo. c’è qualche modo per renderlo il più lento possibile e meno invasivo? grazie mille
Buongiorno, per guarire da un disturbo del comportamento alimentare o comunque per risolvere un "cattivo rapporto con il cibo e con il corpo" non serve/basta aumentare di peso, o meglio, il mero aumento del peso in sè non è la soluzione (bisognerebbe poi valutare il peso di partenza, il peso naturale e tutta la storia del peso).
Per uscire da "cerchio infinito" è necessario farsi seguire da un professionista che accanto ad una dieta equilibrata consigli anche una terapia cognitivo-comportamentale che aiuti a ricostruire un sano rapporto con cibo e corpo, per sentirsi davvero bene. Cambia il focus, dal peso alla salute/al benessere.
Spesso l'attività del dietista/nutrizionista può essere integrata, se necessario e in accordo con il paziente, da quella dello psicologo.

Rimango a disposizione, un caro saluto. Dtt.ssa Nicolò Martina.

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Ciao, fa parte delle richieste organiche assumere cibo, quindi privartene porta necessariamente il tuo corpo a richiederne tanto, per compensare quello che non hai introdotto per giorni. Non risolvi il problema basandoti solo sulla forza di volontà e mettendo in gioco la mente razionale perchè tu sai già che questa non è la strada giusta ma non riesci ad uscire dal circolo vizioso. Emerge infatti la paura che interrompendo l'alternanza di digiuno e abbuffate aumenti il rischio di crescere troppo.
Cosa fare? Innanzitutto chiediti a cosa ti serve veramente quello che stai facendo, qual'è il bisogno mentale che stai cercando di soddisfare.
Poi lavora cercando di ascoltare il tuo corpo, cosa ti chiede durante i vari momenti della giornata e come si sente dopo aver ricevuto quello che gli hai dato.
Il lavoro va fatto gradualmente e con una adeguata guida da parte di un dietista/nutrizionista esperto. Come dice la collega spesso è necessario integrare una psicoterapia.
Se hai bisogno di aiuto e credi che io te lo possa dare ti basta contattarmi.
Dr.ssa Maria Alberghini
Un rapporto conflittuale con il cibo di per sé nasconde quasi sempre un disagio emotivo ben più profondo. Io ti consiglio vivamente di non soffermarti unicamente sul peso, perchè ti limiteresti ad osservare solo la punta dell'iceberg. I consigli nutrizionali vanno benissimo ma sarebbe opportuno, come già sottolineato dalle colleghe, un percorso che includa anche la psicoterapia. Un caro saluto. Dott.ssa Patrizia Del Console.
Ciao. Ti consiglio con tutto il cuore di rivolgerti il prima possibile ad un team di professionisti della salute che coinvolga sia un nutrizionista che uno psicologo. Sicuramente sia il digiuno che le abbuffate sono comportamenti non salutari per non dire rischiosi.
Se hai bisogno di consigli contattami.
Parlane anche con i tuoi genitori.
In bocca al lupo per tutto
Buongiorno
a differenza dei miei colleghi che giustamente fanno passare il messaggio fondamentale che l'assunzione di cibo e una dieta sana e bilanciata sono essenziali per continuare a vivere... io cosi su due piedi ti direi che forse devi capire ha portato a creare queste dinamiche dentro la tua testa, nei tuoi ragionamenti.
Non è semplice, anzi è difficilissimo complicatissimo e durissimo... ma è FONDAMENTALE. Cerca di trovare uno psicologo che possa collaborare con il tuo medico curante e anche un dietista/nutrizionista/dietologo che con l'aiuto dello psicologo non solo ti darà una dieta ma verranno create quelle piccole impalcature che ti libereranno da questa piccola prigionia che senza volerlo ti sei creata e che non è mai cosi scontato uscirne se non si hanno gli aiuti giusti.
Ovviamente resto a disposizione per qualsiasi aiuto... se vedi che il quadro non migliora (perchè se hai scritto qui vuol dire che consapevolezza del problema c'è) valuta anche le strutture pensate unicamente per questa tipologia di disturbo. A todi in umbria c'è un posto molto valido si chiama "palazzo Francisci"
Ciao. Il primo consiglio che posso darti è quello di chiedere aiuto rivolgendoti ad un'equipe di professionisti specializzati nel trattamento dei DCA.
Per spiegare quanto da te descritto, questa è una dinamica molto comune con cui si sviluppa nel tempo un disturbo alimentare. La fase che hai vissuto all'inizio è stata quella che gli studiosi definiscono la "luna di miele"con il disturbo, in cui tutto ti è sembrato facile perchè il DCA è stato in grado di silenziare i bisogni del corpo. Essendo però l'essere umano "programmato" per sopravvivere, il corpo ha poi dovuto mettere in moto nel tempo il meccanismo dell'abbuffata per assicurarsi l'energia necessaria al suo funzionamento.
Per spezzare questo circolo vizioso, come già spiegato dai colleghi, è innanzitutto fondamentale capire, con il supporto di un* psicoterapeuta, quali sono i fattori scatenanti e di mantenimento del disturbo ed in parallelo effettuare un percorso alimentare che miri a ristabilire un rapporto equilibrato con il cibo, basato sulla comprensione e sull'accoglienza delle esigenze del corpo e non per forza con un obiettivo in termini di peso.
I due percorsi si completano e rendono più efficace l'intervento terapeutuco.
Rimango a disposizione per dubbi o necessità.
Dott.ssa Veronica Scalvini
Dovrebbe rivolgersi ad un centro specifico per i disturbi del comportamento alimentare o cercare un collega nutrizionista che lavori assieme a psicoterapeuti e medici che abbiano formazione specifica in tale ambito. Quello che descrive è un abitudine alimentare che sul lungo periodo non sosterrà un buono stato di salute e tali abitudini rappresentano solo l'effetto di qualcosa di radicato più a fondo.
Spero che ciò possa motivarla per chiedere aiuto.

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