Conosco una persona che, dopo aver attraversato la chemioterapia, ha sentito la propria mente cambia
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Conosco una persona che, dopo aver attraversato la chemioterapia, ha sentito la propria mente cambiare, affievolirsi, e la sua memoria farsi molto labile fino a dimenticare parole e la propria data di nascita.
Dalla malattia è passato del tempo e adesso le cose sono un po' migliorate, grazie agli sforzi di questa signora, eppure la difficoltà resta e anche il senso di avere una mente lenta e difettosa.
Le mie richieste sono diverse.
Per iniziare, vorrei avere da voi un piccolo parere su questa situazione. Essendo io totalmente digiuna dell'argomento, non so quale siano gli studi riguardo a ciò che è accaduto alla mia amica.
Volevo inoltre:
- consigli su testi da leggere sull'argomento (di ogni genere, da quelli tecnici a quelli filosofici, in ogni caso adatti anche agli inesperti), sia sulla memoria in generale, sia sugli effetti della malattia/terapia sulla mente, sia testi che siano utili a un miglioramento del rapporto con la memoria e a un passo avanti nel suo funzionamento
- consigli su interventi concreti da suggerirle (esercizi, consulti, terapie)
- consigli sull'approccio relazionale a questo suo lato delicato
Insomma qualsiasi evidenza, prospettiva e in generale direzione che possa essere utile ad aiutarla.
Grazie molte!
Dalla malattia è passato del tempo e adesso le cose sono un po' migliorate, grazie agli sforzi di questa signora, eppure la difficoltà resta e anche il senso di avere una mente lenta e difettosa.
Le mie richieste sono diverse.
Per iniziare, vorrei avere da voi un piccolo parere su questa situazione. Essendo io totalmente digiuna dell'argomento, non so quale siano gli studi riguardo a ciò che è accaduto alla mia amica.
Volevo inoltre:
- consigli su testi da leggere sull'argomento (di ogni genere, da quelli tecnici a quelli filosofici, in ogni caso adatti anche agli inesperti), sia sulla memoria in generale, sia sugli effetti della malattia/terapia sulla mente, sia testi che siano utili a un miglioramento del rapporto con la memoria e a un passo avanti nel suo funzionamento
- consigli su interventi concreti da suggerirle (esercizi, consulti, terapie)
- consigli sull'approccio relazionale a questo suo lato delicato
Insomma qualsiasi evidenza, prospettiva e in generale direzione che possa essere utile ad aiutarla.
Grazie molte!
Gentile, se vuole può contattarmi e procedere con un appuntamento così da poterne parlare meglio e consigliarla in merito al caso descritto.
Saluti,
dott. Andrea de Lise
Saluti,
dott. Andrea de Lise
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Buongiorno :-)
Innanzitutto, in bocca al lupo alla sua amica per una totale e rapida ripresa.
Ci sono molti testi su questi argomenti, uno recente che mi viene in mente è "I 10 pilastri per un cervello efficiente" a cura del Dott. Iannoccheri.
Il principio generale è quello di fare attività piacevoli innanzitutto, non devono essere forzature altrimenti viene attivata la risposta da stress ed andiamo a danneggiare piuttosto che stimolare.
A livello relazionale, consiglio l'ascolto senza giudizio. Solitamente siamo portati a dare molti consigli, specialmente quando vogliamo aiutare le persone. In realtà, questo potrebbe innescare un "sentirsi giudicati/sbagliati". Meglio ascoltare e riformulare i discorsi detti dalla persona, piuttosto che rispondere con cose come "Io al tuo posto farei, direi, ecc."
L'altra idea che mi sento di suggerire è accompagnare la persona a ricordare che è molto più della sua malattia! Fate le cose che facevate anche prima, scherzate, ridete, parlate di altro. Parli anche lei della sua vita e consenta alla sua amica di fare l'amica, ossia di partecipare alla sua vita, non la escluda temendo di caricarla eccessivamente.
Infine, la domanda che non dovrebbe mai mancare: "Come ti senti oggi? Cosa posso fare per aiutarti a stare meglio?"
Spero di essere stata d'aiuto, se ha piacere di ulteriori informazioni non esiti a contattarmi.
Felice giornata,
Monica Manzoni
Innanzitutto, in bocca al lupo alla sua amica per una totale e rapida ripresa.
Ci sono molti testi su questi argomenti, uno recente che mi viene in mente è "I 10 pilastri per un cervello efficiente" a cura del Dott. Iannoccheri.
Il principio generale è quello di fare attività piacevoli innanzitutto, non devono essere forzature altrimenti viene attivata la risposta da stress ed andiamo a danneggiare piuttosto che stimolare.
A livello relazionale, consiglio l'ascolto senza giudizio. Solitamente siamo portati a dare molti consigli, specialmente quando vogliamo aiutare le persone. In realtà, questo potrebbe innescare un "sentirsi giudicati/sbagliati". Meglio ascoltare e riformulare i discorsi detti dalla persona, piuttosto che rispondere con cose come "Io al tuo posto farei, direi, ecc."
L'altra idea che mi sento di suggerire è accompagnare la persona a ricordare che è molto più della sua malattia! Fate le cose che facevate anche prima, scherzate, ridete, parlate di altro. Parli anche lei della sua vita e consenta alla sua amica di fare l'amica, ossia di partecipare alla sua vita, non la escluda temendo di caricarla eccessivamente.
Infine, la domanda che non dovrebbe mai mancare: "Come ti senti oggi? Cosa posso fare per aiutarti a stare meglio?"
Spero di essere stata d'aiuto, se ha piacere di ulteriori informazioni non esiti a contattarmi.
Felice giornata,
Monica Manzoni
Gentile, nel 50% dei casi la chemioterapia può comportare deficit nei domini cognitivi come la memoria, l'attenzione ed il linguaggio. Valutare e quantificare la gravità di tali deficit è molto importante, specialmente per porre diagnosi differenziale con altre patologie di matrice organica.
I trattamenti cognitivi a disposizione sono molteplici e dipendono in primis dal tipo di diagnosi che viene formulata e dai domini cognitivi coinvolti. Per qualsiasi informazione ulteriore non esiti a contattarmi.
Cordialità
I trattamenti cognitivi a disposizione sono molteplici e dipendono in primis dal tipo di diagnosi che viene formulata e dai domini cognitivi coinvolti. Per qualsiasi informazione ulteriore non esiti a contattarmi.
Cordialità
Gentilissima, si usa l'espressione "chemobrain" per far riferimento ai cambiamenti cognitivi che possono manifestarsi durante e dopo i trattamenti di chemioterapia; tali cambiamenti possono interessare diverse funzioni cognitive (attenzione, memoria, ragionamento etc) e possono manifestarsi con diversi livelli di gravità. Proprio in virtù di questa variabilità, è opportuno eseguire in primis una valutazione neuropsicologica che consente di avere un quadro esaustivo delle difficoltà cognitive presenti e sulla base dei risultati ottenuti, si procede pianificando un training cognitivo specifico.
Resto a disposizione per ulteriori informazioni. Saluti.
Resto a disposizione per ulteriori informazioni. Saluti.
Buongiorno Gentile Signora, il leggero obnubilamento descritto potrebbe anche essere l'espressione di una forma depressiva secondaria, ovvero conseguente alla grave patologia della sua amica. La vicinanza, intesa come presenza, è comunque un sostegno valido per chi ha vissuto un esperienza dolorosa come un tumore. Per rinforzare le strategie mnesiche si possono fare diversi tipi di esercizi e la bibliografia è sterminata. Se volesse invece ricevere una valutazione delle mantenute o perse abilità della memoria potrà ricorrere alla valutazione neuropsicologica con test specifici. Resto a disposizione. Francesca Chiara Ignoni
Salve,
la chemio può dare effetti collaterali anche a livello cognitivo che a volte possono essere recuperati nel tempo successivo alla terapia.
Sarebbe importante però analizzare se queste caratteristiche siano distaccate dalla chemio.
Credo sia necessario compiere approfondimenti neuropsicologici per capire la causa dei deficit di memoria.
La sua amica dovrebbe perciò esporre i suoi dubbi all'oncologo che saprà di certo consigliarle un professionista col quale approfondire la diagnosi.
Cordiali saluti.
la chemio può dare effetti collaterali anche a livello cognitivo che a volte possono essere recuperati nel tempo successivo alla terapia.
Sarebbe importante però analizzare se queste caratteristiche siano distaccate dalla chemio.
Credo sia necessario compiere approfondimenti neuropsicologici per capire la causa dei deficit di memoria.
La sua amica dovrebbe perciò esporre i suoi dubbi all'oncologo che saprà di certo consigliarle un professionista col quale approfondire la diagnosi.
Cordiali saluti.
Gentile,
I cambiamenti cognitivi che descrive sono noti in letteratura come "chemo brain" o "chemofog", un fenomeno documentato che può manifestarsi con difficoltà di memoria, attenzione, velocità di elaborazione e funzioni esecutive. Alcuni studi hanno evidenziato come la chemioterapia possa avere effetti diretti sul sistema nervoso centrale, contribuendo a una sensazione di "mente affaticata" anche a distanza di tempo dai trattamenti. Le cause esatte non sono ancora del tutto chiarite, ma si ipotizza che anche l’impatto psicologico della malattia e dei trattamenti possa amplificare questi effetti.
Le consiglio un breve articolo divulgativo sul tema chemobrain che può trovare sul sito di IPSICO e non sapendo dove è collocata geograficamente le segnalo anche che è stato attivato un apposito ambulatorio all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano.
Per quanto riguarda letteratura più corposa, in italiano non è presente molto, ma se legge in inglese le segnalo:
- Chemo Brain: How Cancer Therapies Can Affect Your Mind, and What You Can Do About It di Ellen Clegg
- Your Brain After Chemo di Dan Silverman
In italiano, per un approfondimento più generale le consiglio:
- L’arte di ricordare tutto di Joshua Foer (su tecniche e strategie per allenare la memoria)
- Le guarigioni del cervello di Norman Doidge (sulla capacità di recupero del cervello).
Infine, non posso esimermi dal consigliarle di suggerire a questa persona di contattare uno specialista in neuropsicologia. Una buona valutazione neuropsicologica e l'impostazione di un trattamento di riabilitazione cognitiva potrebbero portare miglioramenti, o comunque, permettere di trovare delle strategie adattive per la vita quotidiana.
Spero che questo mio contribuito le sia utile.
Resto a disposizione per qualsiasi informazione aggiuntiva,
Cordialmente,
Virginia Flori
I cambiamenti cognitivi che descrive sono noti in letteratura come "chemo brain" o "chemofog", un fenomeno documentato che può manifestarsi con difficoltà di memoria, attenzione, velocità di elaborazione e funzioni esecutive. Alcuni studi hanno evidenziato come la chemioterapia possa avere effetti diretti sul sistema nervoso centrale, contribuendo a una sensazione di "mente affaticata" anche a distanza di tempo dai trattamenti. Le cause esatte non sono ancora del tutto chiarite, ma si ipotizza che anche l’impatto psicologico della malattia e dei trattamenti possa amplificare questi effetti.
Le consiglio un breve articolo divulgativo sul tema chemobrain che può trovare sul sito di IPSICO e non sapendo dove è collocata geograficamente le segnalo anche che è stato attivato un apposito ambulatorio all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano.
Per quanto riguarda letteratura più corposa, in italiano non è presente molto, ma se legge in inglese le segnalo:
- Chemo Brain: How Cancer Therapies Can Affect Your Mind, and What You Can Do About It di Ellen Clegg
- Your Brain After Chemo di Dan Silverman
In italiano, per un approfondimento più generale le consiglio:
- L’arte di ricordare tutto di Joshua Foer (su tecniche e strategie per allenare la memoria)
- Le guarigioni del cervello di Norman Doidge (sulla capacità di recupero del cervello).
Infine, non posso esimermi dal consigliarle di suggerire a questa persona di contattare uno specialista in neuropsicologia. Una buona valutazione neuropsicologica e l'impostazione di un trattamento di riabilitazione cognitiva potrebbero portare miglioramenti, o comunque, permettere di trovare delle strategie adattive per la vita quotidiana.
Spero che questo mio contribuito le sia utile.
Resto a disposizione per qualsiasi informazione aggiuntiva,
Cordialmente,
Virginia Flori
La situazione che lei descrive è molto delicata e al contempo molto comune tra le persone che hanno affrontato trattamenti oncologici, in particolare la chemioterapia. In ambito neuroscientifico, questo fenomeno è spesso indicato con il termine chemobrain o chemofog, e si riferisce a un insieme di difficoltà cognitive che possono emergere durante o dopo il trattamento. Queste difficoltà includono riduzione della memoria, rallentamento dei processi mentali, difficoltà di concentrazione e senso di confusione. Si tratta di un'esperienza reale, validata da numerosi studi, che può avere un impatto profondo sull'identità personale e sul senso di efficacia, in particolare per chi è stato abituato a contare sulla propria lucidità mentale. Dal punto di vista psicoterapeutico adleriano, è fondamentale riconoscere che il vissuto di questa persona va ascoltato senza minimizzazioni e che il cambiamento cognitivo percepito va compreso anche nella sua dimensione emotiva e relazionale. La mente che “si affievolisce” può diventare, simbolicamente, l’espressione di una ferita esistenziale che chiede di essere accolta e reintegrata in una nuova narrazione di sé, non più centrata sull’efficienza ma sulla possibilità di una rinnovata coerenza interiore. Il senso di lentezza e difetto che lei riferisce è spesso aggravato da aspettative autoimposte, e in tal senso può essere utile promuovere un atteggiamento gentile verso di sé, che non coincida con la rinuncia ma con una diversa modalità di valorizzare le proprie risorse.
Per quanto riguarda i testi da leggere, consiglierei per un approccio accessibile ma informato: "The Brain Fog Fix" di Mike Dow e "Your Brain After Chemo" di Dan Silverman e Idelle Davidson, entrambi capaci di spiegare i meccanismi alla base dei cambiamenti cognitivi post-chemioterapia in modo semplice ma scientificamente solido. Sul versante della memoria in generale, "Moonwalking with Einstein" di Joshua Foer offre una riflessione piacevole e stimolante sul funzionamento della memoria, anche per i non addetti ai lavori. Se desidera approfondire la relazione mente-corpo in modo filosofico e insieme pratico, "Il cervello anarchico" di Enzo Soresi è una lettura affascinante che esplora le influenze delle emozioni e dell’ambiente sulla plasticità cerebrale. Infine, per un approccio psicologico e relazionale, può essere molto utile "Il coraggio di non piacere" di Ichiro Kishimi e Fumitake Koga, che introduce i principi psicologici adleriani in modo narrativo e stimolante.
Per quanto riguarda gli interventi pratici, le consiglio di suggerire alla sua amica attività quotidiane che stimolino la neuroplasticità, come piccoli esercizi di memoria (es. rievocare a fine giornata tre cose nuove apprese), di attenzione o giochi cognitivi strutturati (ce ne sono diversi disponibili anche online). Anche la lettura ad alta voce, la scrittura di un diario o la narrazione di storie personali possono essere esercizi terapeutici efficaci.
Sul piano clinico, la signora potrebbe rivolgersi ad neuropsicologo per una valutazione cognitiva e per un eventuale avvio di un percorso di riabilitazione neurocognitiva mirata, ma la scelta è personale.
Per quanto riguarda la relazione con lei, è prezioso che ci sia una presenza empatica e rispettosa, capace di contenere senza forzare. Il consiglio è quello di evitare correzioni o richiami alla “normalità”, e piuttosto valorizzare i progressi, anche minimi, sottolineando le capacità mantenute o recuperate. Le domande aperte e le conversazioni lente, senza ansia di prestazione, possono offrire un clima relazionale rassicurante in cui sentirsi liberi di esprimere anche la frustrazione o la tristezza. Ricordi: non si tratta solo di “funzioni” da recuperare, ma di dignità da salvaguardare.
Resto a disposizione per ulteriori approfondimenti o indicazioni. Grazie a lei per l’attenzione e la sensibilità che ha voluto condividere.
Per quanto riguarda i testi da leggere, consiglierei per un approccio accessibile ma informato: "The Brain Fog Fix" di Mike Dow e "Your Brain After Chemo" di Dan Silverman e Idelle Davidson, entrambi capaci di spiegare i meccanismi alla base dei cambiamenti cognitivi post-chemioterapia in modo semplice ma scientificamente solido. Sul versante della memoria in generale, "Moonwalking with Einstein" di Joshua Foer offre una riflessione piacevole e stimolante sul funzionamento della memoria, anche per i non addetti ai lavori. Se desidera approfondire la relazione mente-corpo in modo filosofico e insieme pratico, "Il cervello anarchico" di Enzo Soresi è una lettura affascinante che esplora le influenze delle emozioni e dell’ambiente sulla plasticità cerebrale. Infine, per un approccio psicologico e relazionale, può essere molto utile "Il coraggio di non piacere" di Ichiro Kishimi e Fumitake Koga, che introduce i principi psicologici adleriani in modo narrativo e stimolante.
Per quanto riguarda gli interventi pratici, le consiglio di suggerire alla sua amica attività quotidiane che stimolino la neuroplasticità, come piccoli esercizi di memoria (es. rievocare a fine giornata tre cose nuove apprese), di attenzione o giochi cognitivi strutturati (ce ne sono diversi disponibili anche online). Anche la lettura ad alta voce, la scrittura di un diario o la narrazione di storie personali possono essere esercizi terapeutici efficaci.
Sul piano clinico, la signora potrebbe rivolgersi ad neuropsicologo per una valutazione cognitiva e per un eventuale avvio di un percorso di riabilitazione neurocognitiva mirata, ma la scelta è personale.
Per quanto riguarda la relazione con lei, è prezioso che ci sia una presenza empatica e rispettosa, capace di contenere senza forzare. Il consiglio è quello di evitare correzioni o richiami alla “normalità”, e piuttosto valorizzare i progressi, anche minimi, sottolineando le capacità mantenute o recuperate. Le domande aperte e le conversazioni lente, senza ansia di prestazione, possono offrire un clima relazionale rassicurante in cui sentirsi liberi di esprimere anche la frustrazione o la tristezza. Ricordi: non si tratta solo di “funzioni” da recuperare, ma di dignità da salvaguardare.
Resto a disposizione per ulteriori approfondimenti o indicazioni. Grazie a lei per l’attenzione e la sensibilità che ha voluto condividere.
Salve,
Che bella e profonda domanda — si sente molto rispetto e affetto nelle sue parole.
La situazione che descrive è reale, riconosciuta in letteratura scientifica, e tocca un aspetto ancora poco conosciuto ma di grande impatto umano: ciò che viene chiamato “chemobrain” o “chemofog”, cioè la nebbia cognitiva post-chemioterapia.
Dopo la chemioterapia (ma anche dopo radioterapia, interventi, o lunghi periodi di stress e infiammazione sistemica), molte persone riferiscono difficoltà di memoria, attenzione, linguaggio e velocità mentale. Non è un sintomo immaginario: studi neuropsicologici e di neuroimaging mostrano modificazioni temporanee nelle connessioni tra aree frontali e ippocampali, una sorta di “rallentamento” nella rete che regola la concentrazione e l’apprendimento.
A questo si sommano fattori emotivi e biologici: stanchezza cronica, insonnia, ansia da ricaduta, senso di perdita del proprio corpo e delle proprie funzioni. Tutto questo contribuisce a far percepire la mente come “lenta” o “difettosa”.
La buona notizia è che la plasticità cerebrale è straordinaria: con esercizio, stimolazione cognitiva e serenità emotiva, la memoria può migliorare, spesso molto più di quanto ci si aspetti.
Letture consigliate
Le suddivido per area, così può scegliere in base alla sensibilità della sua amica o alla sua curiosità:
a. Testi divulgativi sulla memoria e la mente
Il cervello infinito – Norman Doidge (un classico sulla neuroplasticità, accessibile ma rigoroso)
La memoria emotiva – Vittorio Gallese e altri autori italiani, sul legame tra emozione e ricordo
La fabbrica dei ricordi – Douwe Draaisma (filosofico e poetico insieme)
b. Sul “chemobrain” e il recupero cognitivo post-terapia
Your Brain After Chemo – Dan Silverman & Idelle Davidson (in inglese, ma molto chiaro)
Chemobrain: How Cancer Therapies Can Affect Your Mind – Ellen Clegg (breve e divulgativo)
La mente dopo il cancro – Maria Gabriella Rumiati (italiano, orientato alla riabilitazione cognitiva)
c. Testi più riflessivi o filosofici sul tema della memoria
Il libro della memoria e dell’oblio – Paul Ricoeur (La memoria, la storia, l’oblio)
La memoria del corpo – Catherine Malabou (filosofia e neuroscienze intrecciate)
La memoria del bene – Salvatore Natoli (breve, molto umano)
Interventi concreti e strategie
a. Riabilitazione cognitiva
Può essere utile un consulto neuropsicologico presso un centro di riabilitazione o un ambulatorio oncologico, per una valutazione del profilo cognitivo e la creazione di un programma personalizzato di esercizi su memoria, attenzione e linguaggio.
Gli strumenti usati possono essere:
training su computer (programmi come HappyNeuron, BrainHQ, Lumosity — se usati con costanza e supervisione);
esercizi su carta (ricordare brevi liste, riassumere un testo, ricostruire eventi in ordine cronologico);
attività quotidiane che stimolino mente e senso: leggere ad alta voce, cucinare seguendo ricette, scrivere un diario, imparare una canzone nuova.
b. Approccio mente-corpo
La memoria migliora se si lavora anche sulla regolazione fisiologica: camminate regolari, sonno di qualità, respirazione lenta, yoga dolce o tai chi. Tutto ciò riduce il cortisolo e sostiene la funzione ippocampale.
c. Supporto psicologico
Un percorso con una psicologa specializzata in neuropsicologia o psico-oncologia può aiutare a reintegrare la propria identità dopo la malattia. Spesso le persone sentono di “non essere più le stesse”, e lavorare sul senso di continuità personale è parte della guarigione.
L’approccio relazionale
Il suo ruolo, come amica, è prezioso.
La cosa più utile che può fare è non correggere, non accelerare, ma accompagnare.
Ecco alcuni piccoli gesti efficaci:
quando lei dimentica qualcosa, non la metta in imbarazzo (“te l’avevo detto”), ma semmai ripeta con naturalezza, aiutandola a ricostruire il contesto (“Sì, era quel giorno in cui…”);
valorizzi i piccoli progressi (“oggi ti vedo più lucida, te ne rendi conto anche tu?”);
la inviti ad attività cognitive leggere ma piacevoli: parole crociate, film, racconti brevi da commentare;
e soprattutto, le trasmetta che la sua mente non è difettosa, ma in convalescenza, proprio come un corpo dopo un grande intervento.
Saluti
Che bella e profonda domanda — si sente molto rispetto e affetto nelle sue parole.
La situazione che descrive è reale, riconosciuta in letteratura scientifica, e tocca un aspetto ancora poco conosciuto ma di grande impatto umano: ciò che viene chiamato “chemobrain” o “chemofog”, cioè la nebbia cognitiva post-chemioterapia.
Dopo la chemioterapia (ma anche dopo radioterapia, interventi, o lunghi periodi di stress e infiammazione sistemica), molte persone riferiscono difficoltà di memoria, attenzione, linguaggio e velocità mentale. Non è un sintomo immaginario: studi neuropsicologici e di neuroimaging mostrano modificazioni temporanee nelle connessioni tra aree frontali e ippocampali, una sorta di “rallentamento” nella rete che regola la concentrazione e l’apprendimento.
A questo si sommano fattori emotivi e biologici: stanchezza cronica, insonnia, ansia da ricaduta, senso di perdita del proprio corpo e delle proprie funzioni. Tutto questo contribuisce a far percepire la mente come “lenta” o “difettosa”.
La buona notizia è che la plasticità cerebrale è straordinaria: con esercizio, stimolazione cognitiva e serenità emotiva, la memoria può migliorare, spesso molto più di quanto ci si aspetti.
Letture consigliate
Le suddivido per area, così può scegliere in base alla sensibilità della sua amica o alla sua curiosità:
a. Testi divulgativi sulla memoria e la mente
Il cervello infinito – Norman Doidge (un classico sulla neuroplasticità, accessibile ma rigoroso)
La memoria emotiva – Vittorio Gallese e altri autori italiani, sul legame tra emozione e ricordo
La fabbrica dei ricordi – Douwe Draaisma (filosofico e poetico insieme)
b. Sul “chemobrain” e il recupero cognitivo post-terapia
Your Brain After Chemo – Dan Silverman & Idelle Davidson (in inglese, ma molto chiaro)
Chemobrain: How Cancer Therapies Can Affect Your Mind – Ellen Clegg (breve e divulgativo)
La mente dopo il cancro – Maria Gabriella Rumiati (italiano, orientato alla riabilitazione cognitiva)
c. Testi più riflessivi o filosofici sul tema della memoria
Il libro della memoria e dell’oblio – Paul Ricoeur (La memoria, la storia, l’oblio)
La memoria del corpo – Catherine Malabou (filosofia e neuroscienze intrecciate)
La memoria del bene – Salvatore Natoli (breve, molto umano)
Interventi concreti e strategie
a. Riabilitazione cognitiva
Può essere utile un consulto neuropsicologico presso un centro di riabilitazione o un ambulatorio oncologico, per una valutazione del profilo cognitivo e la creazione di un programma personalizzato di esercizi su memoria, attenzione e linguaggio.
Gli strumenti usati possono essere:
training su computer (programmi come HappyNeuron, BrainHQ, Lumosity — se usati con costanza e supervisione);
esercizi su carta (ricordare brevi liste, riassumere un testo, ricostruire eventi in ordine cronologico);
attività quotidiane che stimolino mente e senso: leggere ad alta voce, cucinare seguendo ricette, scrivere un diario, imparare una canzone nuova.
b. Approccio mente-corpo
La memoria migliora se si lavora anche sulla regolazione fisiologica: camminate regolari, sonno di qualità, respirazione lenta, yoga dolce o tai chi. Tutto ciò riduce il cortisolo e sostiene la funzione ippocampale.
c. Supporto psicologico
Un percorso con una psicologa specializzata in neuropsicologia o psico-oncologia può aiutare a reintegrare la propria identità dopo la malattia. Spesso le persone sentono di “non essere più le stesse”, e lavorare sul senso di continuità personale è parte della guarigione.
L’approccio relazionale
Il suo ruolo, come amica, è prezioso.
La cosa più utile che può fare è non correggere, non accelerare, ma accompagnare.
Ecco alcuni piccoli gesti efficaci:
quando lei dimentica qualcosa, non la metta in imbarazzo (“te l’avevo detto”), ma semmai ripeta con naturalezza, aiutandola a ricostruire il contesto (“Sì, era quel giorno in cui…”);
valorizzi i piccoli progressi (“oggi ti vedo più lucida, te ne rendi conto anche tu?”);
la inviti ad attività cognitive leggere ma piacevoli: parole crociate, film, racconti brevi da commentare;
e soprattutto, le trasmetta che la sua mente non è difettosa, ma in convalescenza, proprio come un corpo dopo un grande intervento.
Saluti
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