Buonasera, ho persovla mia mamma quasi tre mesi fa. Stava male da una settimana: nausea forte e ina
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Buonasera, ho persovla mia mamma quasi tre mesi fa.
Stava male da una settimana: nausea forte e inappetenza. Quando ha iniziato ad avere il respiro molto corto mi sono spaventata e ho chiamato il cardiologo per farle fare una visita. La mia mamma era iatrofobica, nell'arco della sua vita (73 anni) ha visito i medici pochissime volte proprio perché ne aveva una grande fobia. Ebbene quando le ho detto che in giornata sarebbe passato il cardiologo lei si è agitata tantissimo dicendomi che in realtà si sentiva meglio ma a quella notizia le è venuta un'ansia e agitazione fortissima. Per calmarla ho disdetto l'appuntamento con il cardiologo ma 3 giorni dopo è venuta a mancare, presumibilmente un infarto. Non mi do pace: penso che quella notizia ha finito di aggravare la sua situazione, magari se non si fosse agitata così tanto forse si sarebbe ripresa. Oppure se non mi fosso lasciata convincere a disdire e fosse stata visitata magari a quest'ora sarebbe ancora con noi. Insomma sono molto confusa e spesso penso di essere stata la causa di un qualcosa di irreparabile
Stava male da una settimana: nausea forte e inappetenza. Quando ha iniziato ad avere il respiro molto corto mi sono spaventata e ho chiamato il cardiologo per farle fare una visita. La mia mamma era iatrofobica, nell'arco della sua vita (73 anni) ha visito i medici pochissime volte proprio perché ne aveva una grande fobia. Ebbene quando le ho detto che in giornata sarebbe passato il cardiologo lei si è agitata tantissimo dicendomi che in realtà si sentiva meglio ma a quella notizia le è venuta un'ansia e agitazione fortissima. Per calmarla ho disdetto l'appuntamento con il cardiologo ma 3 giorni dopo è venuta a mancare, presumibilmente un infarto. Non mi do pace: penso che quella notizia ha finito di aggravare la sua situazione, magari se non si fosse agitata così tanto forse si sarebbe ripresa. Oppure se non mi fosso lasciata convincere a disdire e fosse stata visitata magari a quest'ora sarebbe ancora con noi. Insomma sono molto confusa e spesso penso di essere stata la causa di un qualcosa di irreparabile
Non sei la causa della morte di tua madre. Hai fatto del tuo meglio in una situazione difficile, cercando di proteggerla e rispettare la sua fobia dei medici. Il senso di colpa che provi è comune nel lutto, ma nasce dal bisogno di dare un senso a ciò che è successo, anche quando non c’erano soluzioni perfette. Hai agito per amore, non per negligenza. Se questi pensieri ti tormentano, parlarne con un professionista può aiutarti a elaborare il dolore e perdonarti. Meriti comprensione e cura.
A disposizione
Mariella Bellotto
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Buonasera. Le direi di non badare a quanto possa realmente aver causato il problema di sua madre, non già perché sia colpevole o meno, piuttosto perché almeno parte di questo sentimento può riguardare altro, da un punto di vista psicologico può essere successo che un altro contenuto riguardante lei stessa stia trovando rappresentazione nel senso di colpa, un po' come avviene con le fobie in un certo qual modo: l'angoscia è altrove ma la minaccia è percepita su tutt'altro (esempio i ragni). Può altrimenti essere solo il residuo del lutto stesso; la invito ad un incontro con uno psicologo, potrà capire meglio il senso di quel che sta provando
Buongiorno, prima di tutto mi dispiace molto per il lutto che ha subito. A mio parere le potrebbe essere di aiuto iniziare un supporto psicologico per riuscire ad elaborare questo doloroso evento. Se avesse bisogno sono a sua disposizione in presenza o online, per una terapia di tipo relazionale integrata, con il supporto di varie tecniche personalizzate in base al paziente, ai suoi bisogni ed obiettivi con evidenza scientifica. Dott.ssa Susanna Scainelli
Gentilissima,
leggendo le sue parole si percepisce con grande chiarezza quanto sia stata profonda e dolorosa questa esperienza. La perdita di una madre è sempre uno strappo lacerante, ma lo diventa ancor di più quando accade all’improvviso, lasciando spazio a mille interrogativi, rimorsi e “se”.
Vorrei dirle con fermezza che non è colpa sua. La iatrofobia di sua madre era una condizione reale, una paura profonda che probabilmente l’ha accompagnata per gran parte della vita. Lei, da figlia, si è trovata a gestire una situazione molto complessa, cercando di rispettare la sua volontà e al tempo stesso tutelare la sua salute. E in questo tentativo ha fatto qualcosa di estremamente umano: ha cercato di tranquillizzarla, di non farla sentire forzata, di darle un po’ di pace. Lo ha fatto per amore.
Purtroppo, quando si verifica un evento tragico, è normale che la mente cerchi risposte, che si interroghi su ogni scelta, che analizzi ogni dettaglio alla ricerca di un colpevole. Ma spesso quel senso di colpa che ci travolge non è collegato a reali responsabilità, bensì alla difficoltà di accettare qualcosa che non possiamo più cambiare.
In momenti così dolorosi, un percorso psicologico può essere molto utile, perché permette di rielaborare il lutto, distinguere ciò che è realmente accaduto da ciò che la mente ci racconta, e soprattutto trovare uno spazio sicuro dove poter affrontare le emozioni che altrimenti rischiano di logorarci in silenzio.
Le sue domande, la sua sofferenza, il suo bisogno di capire… meritano ascolto e rispetto.
Se sente che questo peso sta diventando troppo difficile da portare da sola, non esiti a chiedere aiuto. Ci sono professionisti pronti ad accompagnarla, con delicatezza e competenza, nel percorso che sta affrontando.
Le sono sinceramente vicino.
Un caro saluto.
leggendo le sue parole si percepisce con grande chiarezza quanto sia stata profonda e dolorosa questa esperienza. La perdita di una madre è sempre uno strappo lacerante, ma lo diventa ancor di più quando accade all’improvviso, lasciando spazio a mille interrogativi, rimorsi e “se”.
Vorrei dirle con fermezza che non è colpa sua. La iatrofobia di sua madre era una condizione reale, una paura profonda che probabilmente l’ha accompagnata per gran parte della vita. Lei, da figlia, si è trovata a gestire una situazione molto complessa, cercando di rispettare la sua volontà e al tempo stesso tutelare la sua salute. E in questo tentativo ha fatto qualcosa di estremamente umano: ha cercato di tranquillizzarla, di non farla sentire forzata, di darle un po’ di pace. Lo ha fatto per amore.
Purtroppo, quando si verifica un evento tragico, è normale che la mente cerchi risposte, che si interroghi su ogni scelta, che analizzi ogni dettaglio alla ricerca di un colpevole. Ma spesso quel senso di colpa che ci travolge non è collegato a reali responsabilità, bensì alla difficoltà di accettare qualcosa che non possiamo più cambiare.
In momenti così dolorosi, un percorso psicologico può essere molto utile, perché permette di rielaborare il lutto, distinguere ciò che è realmente accaduto da ciò che la mente ci racconta, e soprattutto trovare uno spazio sicuro dove poter affrontare le emozioni che altrimenti rischiano di logorarci in silenzio.
Le sue domande, la sua sofferenza, il suo bisogno di capire… meritano ascolto e rispetto.
Se sente che questo peso sta diventando troppo difficile da portare da sola, non esiti a chiedere aiuto. Ci sono professionisti pronti ad accompagnarla, con delicatezza e competenza, nel percorso che sta affrontando.
Le sono sinceramente vicino.
Un caro saluto.
Ciao, mi dispiace davvero tanto per la tua perdita e per tutto il dolore che stai vivendo in questo momento. Quello che racconti è straziante e avere dubbi e sensi di colpa dopo un evento del genere è una reazione umana molto comune — non significa che tu sia responsabile.
Hai preso una decisione pensando al benessere immediato di tua mamma, cercando di calmarla e di rispettare la sua paura dei medici: hai agito con amore e con l’intento di proteggerla. I problemi cardiaci acuti e gli infarti spesso si manifestano in modo imprevedibile e tragico, e non è possibile sapere con certezza se una visita in più avrebbe cambiato l’esito. Questo tipo di “se” è doloroso ma raramente corrisponde a una responsabilità reale.
Hai preso una decisione pensando al benessere immediato di tua mamma, cercando di calmarla e di rispettare la sua paura dei medici: hai agito con amore e con l’intento di proteggerla. I problemi cardiaci acuti e gli infarti spesso si manifestano in modo imprevedibile e tragico, e non è possibile sapere con certezza se una visita in più avrebbe cambiato l’esito. Questo tipo di “se” è doloroso ma raramente corrisponde a una responsabilità reale.
Buonasera,
innanzitutto mi dispiace molto per la perdita di sua mamma. Quello che racconta trasmette quanto lei le fosse vicina e quanto abbia cercato di proteggerla e rassicurarla, anche in un momento difficile. È naturale, dopo un lutto così doloroso, porsi domande, ripensare a ogni dettaglio e chiedersi se si sarebbe potuto fare qualcosa di diverso. Questo fenomeno si chiama “senso di colpa retrospettivo” ed è molto frequente nei familiari che si prendono cura dei propri cari.
È importante però ricordare che non è stata lei la causa della malattia né dell’esito. Sua mamma aveva una condizione di salute che, da come descrive, stava già peggiorando. L’agitazione per la visita e la decisione di disdire l’appuntamento non sono responsabilità che possono cambiare il decorso di una malattia cardiaca acuta. Purtroppo gli infarti possono essere improvvisi e talvolta fatali anche con cure tempestive.
Il fatto che lei oggi si senta confusa e piena di pensieri di colpa è comprensibilissimo, ma non significa che abbia realmente sbagliato: significa che sta vivendo un lutto e cercando di dare un senso a un evento traumatico.
Per prendersi cura di sé in questo momento potrebbe essere utile un percorso di supporto psicologico o neuropsicologico, per elaborare il lutto e lavorare su questi vissuti di colpa, così da alleggerire il peso emotivo che sente addosso. Non è sola, e questo tipo di sofferenza può essere affrontato e trasformato.
Quello che emerge dalle sue parole è che lei ha agito per il bene di sua mamma, cercando di rispettare le sue paure e allo stesso tempo di aiutarla. Questo è un gesto d’amore, non una colpa.
Dott.ssa Cecilia Scipioni, Psicologa esperta in Neuropsicologia
innanzitutto mi dispiace molto per la perdita di sua mamma. Quello che racconta trasmette quanto lei le fosse vicina e quanto abbia cercato di proteggerla e rassicurarla, anche in un momento difficile. È naturale, dopo un lutto così doloroso, porsi domande, ripensare a ogni dettaglio e chiedersi se si sarebbe potuto fare qualcosa di diverso. Questo fenomeno si chiama “senso di colpa retrospettivo” ed è molto frequente nei familiari che si prendono cura dei propri cari.
È importante però ricordare che non è stata lei la causa della malattia né dell’esito. Sua mamma aveva una condizione di salute che, da come descrive, stava già peggiorando. L’agitazione per la visita e la decisione di disdire l’appuntamento non sono responsabilità che possono cambiare il decorso di una malattia cardiaca acuta. Purtroppo gli infarti possono essere improvvisi e talvolta fatali anche con cure tempestive.
Il fatto che lei oggi si senta confusa e piena di pensieri di colpa è comprensibilissimo, ma non significa che abbia realmente sbagliato: significa che sta vivendo un lutto e cercando di dare un senso a un evento traumatico.
Per prendersi cura di sé in questo momento potrebbe essere utile un percorso di supporto psicologico o neuropsicologico, per elaborare il lutto e lavorare su questi vissuti di colpa, così da alleggerire il peso emotivo che sente addosso. Non è sola, e questo tipo di sofferenza può essere affrontato e trasformato.
Quello che emerge dalle sue parole è che lei ha agito per il bene di sua mamma, cercando di rispettare le sue paure e allo stesso tempo di aiutarla. Questo è un gesto d’amore, non una colpa.
Dott.ssa Cecilia Scipioni, Psicologa esperta in Neuropsicologia
Gentile utente,
mi dispiace profondamente per la perdita di sua madre e per il dolore che sta vivendo. È naturale che, in situazioni così traumatiche e improvvise, emergano pensieri di colpa e di “avrei potuto fare diversamente”. Questi pensieri fanno parte di un normale processo di lutto: quando perdiamo una persona cara, soprattutto in circostanze incerte, la mente cerca una spiegazione e finisce spesso per puntare il dito contro se stessi.
Da ciò che racconta, lei ha agito con grande premura e amore, cercando di tutelare sua madre, rispettando allo stesso tempo le sue paure profonde. Non ha causato lei l’evento che è accaduto: un infarto (presumibile) è un evento acuto, spesso imprevedibile, e non c’è alcuna certezza che una visita tempestiva avrebbe potuto modificarne l’esito.
Questa sofferenza che prova, con i dubbi e i sensi di colpa, è purtroppo una componente comune del lutto complicato. Parlare con un professionista, come uno psicologo, può aiutarla a elaborare la perdita, dare un senso a ciò che è accaduto e alleggerire questo peso emotivo che ora sente così opprimente.
Non è sola, e non è colpevole: sta vivendo un dolore che merita comprensione e supporto.
Un caro saluto,
Dott. Michele Scalese – Psicologo
mi dispiace profondamente per la perdita di sua madre e per il dolore che sta vivendo. È naturale che, in situazioni così traumatiche e improvvise, emergano pensieri di colpa e di “avrei potuto fare diversamente”. Questi pensieri fanno parte di un normale processo di lutto: quando perdiamo una persona cara, soprattutto in circostanze incerte, la mente cerca una spiegazione e finisce spesso per puntare il dito contro se stessi.
Da ciò che racconta, lei ha agito con grande premura e amore, cercando di tutelare sua madre, rispettando allo stesso tempo le sue paure profonde. Non ha causato lei l’evento che è accaduto: un infarto (presumibile) è un evento acuto, spesso imprevedibile, e non c’è alcuna certezza che una visita tempestiva avrebbe potuto modificarne l’esito.
Questa sofferenza che prova, con i dubbi e i sensi di colpa, è purtroppo una componente comune del lutto complicato. Parlare con un professionista, come uno psicologo, può aiutarla a elaborare la perdita, dare un senso a ciò che è accaduto e alleggerire questo peso emotivo che ora sente così opprimente.
Non è sola, e non è colpevole: sta vivendo un dolore che merita comprensione e supporto.
Un caro saluto,
Dott. Michele Scalese – Psicologo
Buonasera, la ringrazio per aver condiviso qualcosa di così doloroso. Perdere una persona cara, soprattutto la propria mamma, è un’esperienza che lascia un vuoto profondo, e capisco quanto possa essere difficile convivere con l’idea di aver potuto fare diversamente.
In quel momento ha fatto del suo meglio, con le informazioni e le risorse che aveva. Nessuno di noi può prevedere con certezza ciò che accadrà, e le decisioni che prendiamo in situazioni così delicate nascono sempre dal desiderio di prendersi cura, non certo di fare del male. Forse, più che cercare risposte definitive, può essere importante ora dare spazio al dolore, e piano piano permettersi di accogliere la perdita senza giudicarsi. Non deve affrontare tutto questo da sola: si può per trovare un modo di stare accanto a questo dolore e, nel tempo, dargli un significato più gentile verso di sé. Un abbraccio
In quel momento ha fatto del suo meglio, con le informazioni e le risorse che aveva. Nessuno di noi può prevedere con certezza ciò che accadrà, e le decisioni che prendiamo in situazioni così delicate nascono sempre dal desiderio di prendersi cura, non certo di fare del male. Forse, più che cercare risposte definitive, può essere importante ora dare spazio al dolore, e piano piano permettersi di accogliere la perdita senza giudicarsi. Non deve affrontare tutto questo da sola: si può per trovare un modo di stare accanto a questo dolore e, nel tempo, dargli un significato più gentile verso di sé. Un abbraccio
Gentile, Grazie per aver condiviso la sua domanda. Quello che sta vivendo è un dolore profondissimo, e il senso di colpa è una reazione psicologica molto comune dopo una perdita improvvisa, soprattutto quando si è stati coinvolti nelle decisioni degli ultimi giorni. È importante però distinguere ciò che si sente da ciò che è realisticamente accaduto. Sua madre aveva una forte iatrofobia e la sua reazione di agitazione non è stata provocata da lei, ma dalla sua storia di paura dei medici. Lei, trovandosi in una situazione complessa, ha cercato di proteggerla e tranquillizzarla con le risorse che aveva in quel momento. Inoltre, non esistono elementi concreti che possano far pensare che l’agitazione o la disdetta della visita abbiano determinato l’esito. Un infarto può insorgere anche in presenza di cure, controlli e interventi tempestivi. Non è qualcosa che lei avrebbe potuto prevedere o evitare. In terapia cognitivo-comportamentale lavoriamo proprio su questi pensieri autoaccusatori, che mantengono il dolore e impediscono di elaborare il lutto. Il fatto che lei si stia interrogando così tanto dimostra amore, non responsabilità. Se lo desidera, possiamo fissare un consulto per aiutarla a rimettere ordine tra emozioni, pensieri e fatti, e accompagnarla in un percorso che le consenta di ritrovare sollievo senza questo peso ingiusto. Un cordiale saluto, Dott. Ivan De Lucia
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