Psicoterapia: fatti e miti

Psicoterapia • 5 novembre 2015 • Commenti:

Intorno alla psicoterapia si sono creati molti miti. Sebbene i servizi terapeutici sono sempre più comuni, persistono ancora le valutazioni negative della terapia stessa e delle persone che ne usufruiscono. Vale la pena dunque esaminare alcuni miti riguardanti la terapia ed avvicinare il sapere nell’ambito del lavoro del terapeuta.

Mito 1. Dallo psicoterapista vanno solo le persone con disturbi seri.

Sì, alla terapia partecipano solo le persone, a cui è stata diagnosticata ad esempio una depressione, schizofrenia o un disturbo d’ansia. Ma gli studi terapeutici vengono frequentati anche da persone che non hanno ricevuto questo tipo di diagnosi. Sempre più persone vogliono aiutare se stessi a migliorare il loro comfort di vita. Sono le persone che hanno problemi con il sonno, stress, incontrano difficoltà nel lavoro, provano lo spegnimento professionale, combattono con i problemi dell’unione, provano emozioni negative nelle relazioni familiari o che semplicemente vogliono lavorare sulla realizzazione degli obiettivi di vita (personali o professionali). Dunque, la terapia può servire sia alle persone che sperimentano delle difficoltà serie che a persone che hanno bisogno di migliorare il loro stato d’animo o di fare qualcosa affinché nella loro vita siano soddisfatti i bisogni importanti per loro.

Mito 2. Il terapeuta dirà come risolvere i problemi.

Questa convinzione discende da un modello medico. Quando andiamo da un medico, ci aspettiamo che dopo la presentazione dei sintomi eseguita da noi, lo specialista ci prescriva una cura adeguata, grazie alla quale i sintomi spariranno. Tale riflessione non riguarda però la terapia. Qui le decisioni e la determinazione del piano d’azione avviene in base alla collaborazione tra il cliente ed il terapeuta. Non riceveremo dunque una ricetta pronta da parte del terapeuta, ma egli ci accompagnerà nel processo di decidere, sarà il nostro supporto e ci allargherà la prospettiva per vedere meglio se stessi ed il mondo, grazie a ciò acquisteremo la possibilità di fare delle scelte sempre più giuste.

Mito 3. La terapia deve durare tanto.

Ovviamente, in alcuni trattamenti si calcola che una persona che frequenta la terapia, è obbligata a frequentare le sessioni per molto tempo, ma negli approcci della terapia a breve termine, questo presupposto non c’è. Nelle correnti come ad esempio la terapia concentrata sulle soluzioni, il numero di incontri viene stabilito ogni volta con il cliente. Non esiste un piano di turno prefissato, adeguato a tutti i clienti.

Mito 4. La terapia consiste nel raccontare la propria infanzia.

È una cosa vera se si tratta della terapia psicodinamica. Ma negli altri approcci, la concentrazione sull’infanzia non è indispensabile ed in alcuni casi anche richiesta. In tante correnti si prefigge che in particolare è importante la determinazione dello scopo della terapia. Se le dispute sul passato in qualche modo possono aiutare ad avvicinarci a questo scopo, allora possiamo parlarne. Ma la realizzazione dello scopo terapeutico non deve per forza significare di parlare dell’infanzia. Possiamo benissimo parlare del presente o del futuro preferito. Le conversazioni nello studio del terapeuta devono essere utili alla persona consultata e non – all’ambito tematico prefissato.

Mito 5. Durante la sessione psicoterapeutica si parla sempre di questioni difficili.

Può capitare che durante una terapia sperimentiamo delle emozioni difficili, non è però basilare per la sua efficacia. Alcuni degli approcci terapeutici si basano sul lavoro con il cliente concentrato sulle sue risorse, lati forti, capacità e competenze. Ovviamente a volte durante una terapia abbiamo bisogno di piangere e lamentarci – il che ci permette di liberare delle emozioni negative e porterà un sollievo immediato nella sofferenza. Di regola è solo uno degli elementi che possono apparire durante una sessione. Il senso della terapia non è rivivere gli stati negativi, ma cambiare la nostra vita, il nostro modo di pensare, il nostro modo di fare. Nello studio terapeutico parleremo dunque anche della nostra forza, dei momenti in cui ce la caviamo, quando sperimentiamo emozioni positive e grazie a ciò elaborare dei modi affinché la nostra vita sia più soddisfacente.

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