Cosa succede durante un attacco di panico?

Psicoterapia • 19 gennaio 2017 • Commenti:

Un attacco di panico, o attacco d’ansia, è un episodio improvviso di ansia o paura intensa, caratterizzato sia da sintomi sia emotivi che fisici.

Una crisi di panico, di per sé, è una sorta di falso allarme inviato dal cervello al resto dell’organismo, che segnala una situazione di estremo pericolo, potenzialmente fatale, in situazioni non pericolose. In questo modo, quello che è un potente meccanismo di autoconservazione si trasforma in un disturbo potenzialmente distruttivo.

Cos’è un attacco di panico

I sintomi di un attacco di panico possono essere molteplici, ad esempio: difficoltà respiratorie, tachicardia, palpitazioni, brividi o vampate, vertigini, tremori, stordimento, oppressione o dolore al petto, nausea, senso di derealizzazione e depersonalizzazione (alterata percezione dell’ambiente e di sé), parestesie (intorpidimento di mani e piedi), forte angoscia e crisi di pianto.

La durata media di una crisi può variare tra 10 e 20 minuti circa.

Affinché si possa parlare di un attacco d’ansia, non è necessario che siano presenti tutti questi sintomi. Sia l’esatta sintomatologia che la frequenza degli attacchi sono soggettivi e, in alcuni casi, si può andare incontro anche a crisi che presentano solo una minima parte dei segni di un attacco di panico più comuni.

Nella maggior parte di persone, un attacco di panico può essere un’esperienza del tutto occasionale nella vita, magari innescata da situazioni concomitanti casuali. Tuttavia, in una percentuale significativa di casi, gli attacchi tendono a ripetersi nel tempo, con una frequenza che può essere anch’essa assai variabile sia da persona a persona che a seconda dei periodi.

L’esperienza di una crisi di panico è estremamente sconvolgente per la persona che ne è colpita e non si dimentica facilmente. Questa caratteristica, soprattutto nei casi in cui gli attacchi si ripetono a distanza di tempo relativamente breve, tende a innescare un circolo vizioso fatto di paura di un nuovo attacco e di comportamenti di evitamento delle situazioni potenzialmente “a rischio” di scatenarne uno. Questa situazione caratterizza il cosiddetto disturbo d’ansia sociale (o fobia sociale) e il suo risultato, purtroppo, spesso è una notevole riduzione della qualità della vita sia della persona colpita sia di coloro che le stanno accanto.

Chi entra in questo circuito potenzialmente distruttivo può andare incontro anche a un disturbo agorafobico e tendere quindi a evitare tutte le situazioni che non è in grado di controllare. In questo modo, finisce a non uscire più di casa, o per lo meno non da solo, evita di guidare o viaggiare su mezzi pubblici e via dicendo. Questo perverso meccanismo, quindi, oltre che sulla vita sociale in genere, tende a influire anche su quella familiare e affettiva.

Cosa provoca gli attacchi di panico

Il primo attacco di panico può insorgere con maggiore probabilità in un periodo stressante, legato a un evento che ne diventa il catalizzatore. Esso può essere relativo alla vita familiare e di relazione, come un matrimonio, una separazione o un grave lutto, ma anche a problemi di altra natura (per esempio di lavoro o economici) o ancora avere un’origine traumatica (casi di violenza).

La situazione in cui si verifica il primo attacco spesso presenta caratteristiche agorafobiche ovvero è dominata dall’angoscia di non potersi sottrarre a essa o ricevere aiuto. Per esempio, la persona colpita può trovarsi alla guida di un veicolo, su un mezzo pubblico o in un luogo affollato.

Alcuni fattori di stress fisico e emotivo, come il rumore, il caldo, luci intense o intermittenti e le sensazioni generate da sostanze psicoattive, possono costituire specifici elementi in grado di scatenare sia la prima crisi d’ansia che quelle successive.

Come affrontare un attacco d’ansia

Di fronte a un attacco di panico, proprio o di altri, la prima cosa utile è riconoscerlo. Bloccare un attacco di panico in corso è molto difficile, così come tentare di contrastarlo resistendo alla crisi può essere controproducente.

È però possibile fare in modo di ridurre gli effetti e la durata della crisi o addirittura evitarne l’esplosione, riducendo la pressione con semplici accorgimenti.

A seconda dei sintomi e della situazione in cui la crisi si è scatenata, può essere utile ad esempio:

  • ridurre l’illuminazione ambientale;
  • far circolare aria fresca, per esempio aprendo una finestra;
  • ridurre i rumori (spegnere musica o televisione);
  • mettersi in una posizione confortevole, senza sdraiarsi se sono presenti difficoltà respiratorie e senso di asfissia;
  • avere vicino una persona o un oggetto che possono svolgere una funzione rassicurante.

Riducendo anche per breve tempo la pressione, in molti casi è possibile far regredire o tenere sotto controllo i primi segni di una crisi di panico incombente.

Esperto

Vuoi un suggerimento medico? Contatta i nostri dottori!

Trova subito un dottore »

Commenti: (0)