Anoressia: cause, sintomi, cura

Psicoterapia • 26 settembre 2015 • Commenti:

L’anoressia è una delle manifestazioni più note e frequenti di disturbo alimentare nell’ultimo ventennio, tanto da rappresentare una vera e propria emergenza per la salute a causa degli effetti devastanti sulla vita delle persone. In molti paesi occidentali si parla dell’anoressia (e della bulimia) come di una vera e propria epidemia che non fa distinzioni di classi sociali e razze.

Se non trattata in tempo ed affrontata con la giusta attenzione, questo che si presenta come un disordine alimentare, può diventare una condizione permanente e nei casi più gravi condurre alla morte, che solitamente avviene per suicidio o arresto cardiaco.

Anoressia: i sintomi

L’anoressia è una condizione patologica nella quale si entra quando una persona interrompendo o riducendo la propria alimentazione, scende sotto l’85% del normale peso per la propria età, altezza e peso.

Durante l’anoressia ci si rifiuta di assumere cibo, a causa dall’intensa paura di acquistare peso e diventare grassi, nonostante questa percezione risulti spesso infondata, dato che riguarda persone che già sono sotto peso.

Spesso una persona anoressica dapprima comincia ad evitare ogni genere di cibo ritenuto grasso, per concentrarsi su alimenti sani e poco calorici, poi rivolge questa attenzione morbosa verso il proprio corpo dal momento che questo viene percepito e vissuto in modo inalterato.

La persona anoressica diventa così ossessionata dal cibo che la propria vita finisce con l’essere totalmente incentrata sulla questione alimentare, impedendo di provare interesse e entusiasmo verso qualsiasi altra cosa. Infine, tutti i soggetti affetti da anoressia si rifiutano di ammettere la propria patologia.

Anoressia: le cause

Non sono state ancora del tutto spiegate le cause dell’anoressia, dato che secondo i più illustri pareri queste possano essere estremamente soggettive e variabili. Tra i fattori più rilevanti, possono essere menzionati l’eredità e numerose variabili sociali. Tra questi ultimi, soprattutto, il desiderio di essere magri ruota attorno al modello proposto dalla società occidentale.

L’anoressia spesso si presenta in concomitanza con altre patologie, come la depressione e l’ansia; sono infatti i fattori sociali quelli più profondi di questa terribile, soprattutto familiari.

Le possibilità che all’interno di una famiglia si presenti un caso di anoressia quando:

• I genitori trasmettono al figlio le proprie paure per l’obesità e si interessano molto di tutto quello che riguarda le diete;

• I genitori controllano troppo i figli, concentrandosi solo sui loro successi;

• I genitori non sono capaci di mostrare le proprie emozioni, tendendo a controllarle e sopprimerle;

• I genitori evitano la spontaneità nel mostrare le emozioni;

• i genitori si assegnano i figli: uno dei figli è della madre, l’altro del padre;

• Fattori biologici;

Se in famiglia nella precedente generazione si è presentata l’anoressia o un altro disturbo psichico, allora la probabilità che si presenti nel figlio è molto superiore rispetto ad una persona che in famiglia non ha mai avuto casi simili.

Anoressia: le cure

In tutti i casi in cui si sospetta la patologia bisogna rivolgersi ad un medico, che può fornire informazioni fondamentali e spesso evitare che la patologia arrivi ad uno stadio nel quale il soggetto diventa irrecuperabile.

Anche se talvolta la presenza di un clima familiare favorevole possa costituire un punto di partenza per un miglioramento, se dopo 10 settimane non si avvertono miglioramenti, diventa raccomandabile l’ospedalizzazione, che risponde ad un duplice obiettivo:

  • stabilizzare le condizioni mediche per gestirne le complicazioni;

  • intraprendere un percorso terapeutico che possa interrompere il circolo vizioso che ha determinato il disturbo;

Anche la terapia cognitivo-comportamentale viene raccomandata, per modificare nei pazienti la percezione che spesso hanno di loro stessi.

La terapia si compone di tre parti:

  • normalizzare il peso corporeo;

  • migliorare l’immagine di sé ed i rapporti interpersonali;

  • concludere la terapia in modo da prevenire le ricadute;

Nonostante la ricerca scientifica sia andata molto avanti nel tempo, non sono stati dimostrati benefici dall’uso di farmaci. L’unica eccezione può essere rappresentata dal ricorso agli antidepressivi se dopo il raggiungimento di un adeguato peso corporeo, permangono la depressione e i pensieri ossessivo-compulsivi. Soltanto in modo occasionale è possibile utilizzare le benzodiazepine, sostanze che servono a trattare l’ansia e sono spesso utilizzate come calmanti.

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