Inquinamento da metalli pesanti e patologie connesse: Il supporto della medicina olistica

Esperto Paolo TagliabueMedicina Generale • 4 novembre 2016 • Commenti:

Per troppo tempo la medicina convenzionale si è occupata di “distruggere farmacologicamente” la malattia senza pensare a “ricostruire” l’organismo (compromesso dallo sviluppo della malattia e dagli effetti collaterali delle terapie convenzionali) inteso nella sua totalità.

In questa prospettiva si avverte l’esigenza di un approccio di tipo integrato, una terapia anticancro ad ampio spettro che preveda la possibilità far convivere due approcci terapeutici diversi: uno che combatte la malattia dall’esterno, cioè attraverso metodologie di tipo chirurgico-farmacologico, uno dall’interno, attraverso i sistemi di regolazione propri dell’organismo, limitando il più possibile le condizioni per la crescita del tumore.

Esistono inoltre delle patologie anche molto gravi di tipo degenerativo legate ad un evento patologico spesso misconosciuto quale l’intossicazione lenta e progressiva da metalli pesanti. vengono normalmente considerati metalli pesanti i seguenti elementi:

ferro, argento, alluminio, cadmio, bario, cobalto, berillio, manganese, cromo, molibdeno, mercusio, rame, nichel, piombo, titanio, stagno, vanadio, zinco, tallio, zinco e alcuni metalloidi con proprietà similari a quelle dei metalli pesanti (come selenio, bismuto e arsenico).

Inquinamento da metalli pesanti e patologie connesse

Quando si parla di inquinamento da metalli pesanti, normalmente però ci si riferisce a quattro di questi elementi, che sono i maggiori responsabili dei danni ambientali, ossia: il mercurio, il cadmio, il piombo e l’alluminio.

La loro tossicità è elevata sia per l’uomo che per tutte le specie viventi perché si legano con le strutture cellulari in cui si depositano, ostacolando lo svolgimento di determinate funzioni vitali, per cui gli organismi spesso non sono in grado di eliminarli dal loro interno.

Mercurio

Un eccessiva quantità di mercurio è causa di gravi intossicazioni, con sintomi quali: nervosismo, ansia, perdita di memoria e depressione e persino effetti paralizzanti e, talvolta, mortali.

La dose di concentrazione di questo metallo aumenta lungo la catena perché gli organismi non sono capaci di smaltirlo.

Stesso discorso vale per gli altri metalli tossici.

Cadmio

Il cadmio è presente nell'ambiente a causa del diffuso utilizzo di fertilizzanti chimici, dell'utilizzo da parte di aziende produttrici di batterie e Semiconduttori, a causa del fumo di sigarette e di inceneritori di materiali plastici e gommosi.

È ritenuto responsabile dell’insorgere di ipertensione, disturbi gastrointestinali e disturbi dell’apparato riproduttivo, di diverse forme tumorali e di aterosclerosi.

Piombo

Il piombo che si riversa nell’ambiente soprattutto da scarichi industriali e dalla combustione di carburanti come la benzina tradizionale, ha effetti negativi sia sulle ossa, poiché viene incorporato in esse in sostituzione del calcio, Inoltre al piombo si fa risalire l’insorgenza di disturbi cerebrali e di forme più o meno gravi di depressione.

Alluminio

L’alluminio, molto utilizzato per la realizzazione di utensili da cucina, si diffonde nell’ambiente e  nell’organismo umano anche tramite farmaci antiacidi di uso comune.

Il principale effetto di una eccessiva concentrazione di alluminio nei tessuti biologici è la comparsa di disturbi neurologici, che possono degenerare nel morbo di Alzheimer nei casi più gravi (l’alluminio si deposita infatti prevalentemente nel cervello umano).

Tutti i metalli pesanti tossici, inoltre, possono penetrare la placenta e causare gravi malformazioni al feto o improvvisi aborti spontanei.

L’unico esame chimico in grado di accertare intossicazioni da metalli pesanti non gravi è il mineralogramma, analisi di laboratorio che si può effettuare su una piccola quantità di annessi cutanei (capelli, peli ascellari, peli pubici, unghie).

L’accumulo di metalli pesanti è infine una delle cause della formazione di Radicali Liberi, molecole chimiche molto pericolose per il nostro tessuto cellulare, tanto da essersi guadagnate l'appellativo di “killer cellulari”.

Esiste dunque una terapia per eliminare dal nostro organismo i metalli pesanti?

Certamente: si chiama TERAPIA CHELANTE!

La terapia chelante

La TERAPIA CHELANTE è una terapia che utilizza delle sostanze chimiche (soprattutto EDTA, acido etilendiaminotetraacetico) per “chelare”, e cioè “afferrare, i metalli velenosi e poi portarli fuori dall’organismo.

L’EDTA è una sostanza abbastanza innocua e naturale a dispetto del nome complicato.

Si tratta di una sostanza simile all’aceto, che non viene assimilata ma del tutto eliminata dall’organismo, insieme alle sostanze tossiche chelate.

La terapia chelante è di diffuso utilizzo negli Stati Uniti, Germania e Svizzera. Consente di chelare l’eccesso di calcio nei vasi sanguigni, dove forma a volte delle vere e proprie incrostazioni. Ciò consente di prevenire infarti, malattie arteriosclerotiche e ictus. 

Si effettua per infusione venosa lenta, da 1 a 3 volte alla settimana e con dosaggi variabili in rapporto alle caratteristiche della malattia e della normalità o meno della funzione del rene, dato che il chelato (edta stesso + il metallo legato all’edta) viene eliminato per il 95-98% attraverso il rene.

Un ciclo comprende da venti a trenta fleboclisi somministrate a giorni alterni o meno frequentemente.

La terapia chelante non presenta controindicazioni particolari quando ben eseguita, ma richiede una efficiente funzionalità renale: il prodotto viene infatti completamente eliminato per via renale nel corso di 24 ore.

È quindi controindicato il suo utilizzo nei casi di grave insufficienza renale ed epatica e in generale in organismi già troppo indeboliti.

Può comportare anche una perdita di minerali in traccia utili e benefici e per questo è necessario assumere durante la terapia specifici integratori alimentari, che di norma sono introdotti attraverso la stessa flebo di chelazione.

Oggi la Terapia Chelante è effettuata anche in Italia, non solo per la prevenzione dell’aterosclerosi ma anche nei casi di intossicazioni da metalli pesanti, in quanto l’EDTA è in grado di chelare piombo, ferro, cadmio, alluminio e altri metalli pesanti, oltre al calcio.

Nei casi in cui un accumulo di metalli pesanti venga evidenziato da un Mineralogramma, lo specialista può decidere di suggerire al paziente di sottoporsi a Terapia Chelante.

Esperto

Paolo Tagliabue chirurgo plastico, medico di medicina generale, internista Dr.

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