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Pazienti con assicurazione sanitaria e pazienti senza assicurazione sanitaria
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Punteggio generale
La dott.ssa Camplone è una professionista attenta e disponibile, dotata di grande empatia e capacità comunicativa. Non ho ancora completato il mio percorso, ma ho piena fiducia in lei al momento.
Fantastico percorso che mi sta aiutando molto a superare momenti difficili e sbrogliare vecchi problemi e demoni
Mi sono sentito ascoltato e capito. La dottoressa e' molto empatica, e brava. La consiglio tantissimo!
Psicologa super professionale, sensibile, empatica ed eccellente. Utilizza metodi efficaci e studiati diretti a far sbloccare nel paziente blocchi emotivi e per poter lavorare nella rimodulazione cognitiva totale, inoltre aiuta anche a fare enfatizzare le potenzialità personali cosa fondamentale per procedere con successo.
Attenta e sensibile, la dottoressa Camplone mi ha aiutata a sbloccare un problema di comunicazione che avevo con mio figlio adolescente. In una singola seduta, grazie alla sua esperienza professionale e alla sua personale empatia, la dottoressa è riuscita a riaprire un canale comunicativo che rischiava di prosciugarsi senza che alla base ci fossero reali problemi. Grazie Sabrina!
Ritengo la dottoressa Camplone una psicoterapeuta molto attenta e disponibile. Sempre pronta ad aiutare il paziente a superare i malesseri che lo affliggono. Dalla mia esperienza posso dire che è stata una fonte di forza che mi ha aiutato ad acquisire la consapevolezza necessaria per superare i miei momenti peggiori.
Bellissima e profonda esperienza di conoscenza del se' e dell' altro nell' affrontare problematiche difficilmente risolvibili senza un aiuto professionale.Massima disponibilita',puntualita' e cortesia.
ha risposto a 9 domande da parte di pazienti di MioDottore
Soffro dall'adolescenza (anni ormai) di un disturbo ansioso, distimia, dpd e leggeri tratti borderline (questa diagnosi è l'ultima e unica che mi è stata comunicata). Il mio problema principale è il lavoro non riesco manco a cercarlo. Ho fatto varie terapie, inconcludenti. Da 5 anni con i pochi soldi guadagnati seguo una terapia psicoanalitica con una terapeuta con cui mi trovo bene, ma che in 5 anni non ci sono state molte iniziative da parte mia a cambiare. Vivo con i miei genitori che sono parte del problema, ma essendo dipendente non riesco a staccarmi. Dopo anni ho deciso di prendere un farmaco per alleviare qualche sintomo. Ho deciso dal tempo del lockdown di prendermi una pausa di riflessione dalla terapia. Sto molto male. Ho letto parecchi articoli positivi sulla tcc, e già ai tempi volevo farla, ma avendo iniziato con il ssn non era possibile scegliere.
Non so se ricominciare perché l'impasse dura da mesi ma allo stesso modo se vado in terapia non ho poi la forza di trovarmi un lavoro o anche essere positiva. Cambiare terapia mi porterebbe a ricominciare tutto da capo r io non mi fido facilmente. Ho tante resistenze. In questo periodo più che ragionare ho i sintomi tipici della distimia e ansia a livelli molto alti segno che di una psicoterapia c'è bisogno.
Ma quale? Sono passati tanti anni eppure nulla cambiato davvero, ma la terapeuta è l'unica persona che mi è stata vicino in questi anni, visto che la mia famiglia non capisce la mia sofferenza.
Cosa posso fare?
Spesso le persone confondono la psicoterapia con il sostegno psicologico, nella prima si avvia un percorso nel quale si concorda uno o più obiettivi terapeutici e, periodicamente, ci si confronta per verificare l'efficacia del percorso ed inserire eventuali "aggiustamenti" nella rotta che si sta seguendo. e che è chiara sia allo psicoterapeuta che al cliente.
La sua esperienza somiglia più ad una sorta di "navigazione a vista" nella quale, più si va avanti, più si consolida un senso di insicurezza che rischia di renderla dipendente dalla relazione terapeutica.
Personalmente, invito sempre i miei clienti fina dalla prima seduta ad esprimere qualsiasi dubbio o perplessità, altrimenti non sarà possibile promuovere un vero e proprio processo di empowerment (recupero del potere personale).
Pertanto la invito a parlare con la specialista che la segue e verificare se ci sono le condizioni per una ridefinizione del contratto terapeutico, al fine di creare le condizioni favorevoli per una prosecuzione del percorso terapeutico oppure definirne la conclusione.
Qualora decida si concludere la psicoterapia attualmente sospesa, non si tratta di iniziare da capo e di fidarsi completamente dal primo colloquio, ma al contrario, di partire dalla sua consapevolezza del "qui ed ora" e di costruire gradualmente un'alleanza terapeutica.
Con l'emergenza Covid 19, sono state attivate molte iniziative sia da parte degli Ordini professionali sia da parte di organizzazioni di volontariato, che offrono servizi di aiuto psicologico a condizioni agevolate.
Pertanto la invito a fare una ricerca nel suo territorio di residenza al fine di individuare eventuali alternative.
Salve, per vari motivi, arrivo al punto, ho 40 e un tot, ho chiuso una esperienza di psicoterapia, perché come dire, ho scoperto sulla mia pelle, che chi mi seguiva non poteva supportarmi, peccato abbia investito dieci mesi. Ora, o chiudo del tutto e lo farebbero in tanti o mi si paventa una nuova ed ultima possibilità, costruttiva stavolta. Ho sempre saputo che il farmaco può supportare ma la psicoterapia risolve la causa. Ora scopro da parte del mio ex terapeuta, che posso al momento, solo lavorare sugli attivatori. Il punto è, esiste una psicoterapia che non lavori sulle cause, se esse mi tirano fuori paure panico ecc e mi limitano, ove non c erano prima o non così disturbanti?
Io credevo che il sintomo si lavorasse alla base della causa. Parrebbe di no. Io al momento che sono una che si è sempre mossa, andata in giro, ho come dire paura della paura e non voglio più averne.
Sono sul litorale romano.
Leggendo qui e li, forse la Tcc che però non approcci sull'evoluzionismo...una strategica breve suppongo. Grazie
"ho come dire paura della paura e non voglio più averne".
Gent.le Sig.ra,
in altre parole vorrebbe mettere un bavaglio a quelle emozioni che stanno cercando di dirle qualcosa. In questo modo non fa altro che rinviare il momento in cui si prenderà il rischio, nello spazio protetto della relazione terapeutica, di guardarle in faccia.
Le consiglio di chiarire con il suo psicoterapeuta, per identificare aspetti costruttivi e aspetti insoddisfacenti di questa esperienza per verificare se è dvvero il caso di interromperla.
Al di là degli orientamenti, la differenza in termini di efficacia in un percorso terapeutico deriva anche dal modo in cui vengono affrontate le resistenze al processo di cambiamento, rispettivamente dallo psicoterapeuta e dalla persona.
Spero di averle offerto uno spunto di riflessione che possa esserle utile in seduta.
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