Dott.ssa Marialfonsa Fontana Sartorio

Psicoterapeuta, Psicologo Altro

Cassano Magnago 2 indirizzi

Tempo medio di risposta:

Esperienze

Promuovere il benessere psicologico dell'individuo, della coppia e della famiglia; operando, in ambito
professionale, per migliorare la capacità delle persone di comprendere sé stesse e gli altri.

Aree di competenza principali:

  • Psicoterapia

Indirizzi (3)

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7 V. Rosnati, Cassano Magnago

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STUDIO PRIVATO

Viale Romagna 47, Milano

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Prestazioni e prezzi

  • Consulenza online

    93 €

  • Psicoterapia


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ha risposto a 6 domande da parte di pazienti di MioDottore

Domande su terapia di coppia

Buongiorno a tutti, da circa due settimane e mezzo il mio (ormai ex) ragazzo ha deciso di andarsene di casa dopo quasi 5 anni di convivenza. Non è la prima volta che succede anche se le altre volte, dopo 2/3 giorni, con qualche scusa o in preda all'alcol si rifaceva vivo e piano piano tornavamo assieme. Stavolta invece è diverso, nonostante l'ultimo periodo fosse 'tranquillo' (tanto che mi parlava di andare di qui e di là in estate e altre cose) un venerdì andiamo a pranzo in compagnia di amici e quello stesso giorno mi disse che aveva chiesto a un'agente immobiliare di fargli sapere se avesse trovato una casa (riferito per entrambi) in una zona in cui ci sarebbe piaciuto abitare del paese (questo per far capire fino in ultimo com'era). Fatto sta che dopo il pranzo che è andato tutto bene, lui era arrivato a un certo grado alcolico, entra in macchina con me e comincia ad impazzire (sarò chiara, il suo 'smatto' era dovuto a una palese astinenza da droga per cui voleva andare a tutti i costi a prenderla), io lo porto alla sua macchina, lui va a fare quel che deve e ognuno finisce la giornata per i fatti suoi. Il giorno dopo ammette questa cosa ma rigira la colpa su di me, che se si è innervosito sarà stato per un accumulo di volte precedenti (discussioni sempre legate all'uso frequente che ho scoperto che fa e a due suoi amici che si mettevano di continuo in mezzo a noi ogni giorno, turbando parecchio (almeno per me, lui li giustificava sempre) le nostre giornate), dunque anche il sabato ognuno per i fatti suoi. La sera ovviamente ulteriore discussione e la domenica prende su tutto e va via di casa trattandomi come fossi una nullità nonostante provassi a parlargli piangendo come una matta perchè stavo davvero male per questo. L'ho contattato solo una volta i primi giorni per poter parlare in modo tranquillo ma lui ha detto che se è venuto a parlarmi è stato solo per cortesia ( 'solo cortesia' dopo quasi 5 anni di convivenza e fino al giorno prima era tutto normale), che si è stufato delle discussioni, che vedo il problema della droga più grande di quello che è, che ho da ridire anche sui suoi amici ecc..da li più niente, non l'ho più cercato, mi ha chiamata per due o tre volte la sera che era parecchio ubriaco dicendo dapprima che si era sbagliato e gli erano partite le chiamate e poi per continuare a dirmi che non vuole più avere a che fare con me, di non cercarlo (ma io non l'ho mai più cercato), che non dobbiamo sentirci ecc..poi mi ha bloccato su whatsapp, mi ha chiamato la sera dopo (sempre ubriaco) per dirmi che il bloccarmi è stato un gesto di 'stizza' ma che (ancora) non vuole più avere a che fare con me. Da quest'ultima chiamata di sabato sera sono ancora bloccata. Io mi chiedo perchè? Come si cancellano in un giorno quasi 5 anni quando fino a un minuto prima parlavi di una casa? Perchè trattarmi così e riversare su di me le colpe del fatto che c'erano discussioni sempre per quei due motivi concludendo che 'a me non va mai bene niente' quando di base si parla di cose pesanti come droga o rapporti malati con certe persone? Inoltre lavoriamo assieme, e il suo atteggiamento ad oggi è freddissimo, non mi saluta, ogni volta che passo o mi vede comincia a cantare e fischiettare ad alta voce, a volte si presenta in posti vicinissimi al mio paese dove, per dove è tornato lui ora ad abitare, sarebbe solo che scomodo e mi manda in bestia questa cosa. Son quasi 3 settimane che è successo il tutto e anche se mi sto rivolgendo a un terapista, mi sento davvero a pezzi.
Grazie in anticipo per chi risponderà

Forse deve chiedersi come mai resta in un rapporto di coppia dove il suo partner continua a maltrattarla e a svalutarla. Più che una terapia di coppia le consiglio una terapia singola dove lei può cercare di chiarirsi le motivazioni che l' hanno portata a legarsi a un partner così problematico e maltrattante, continuando a rimanere in una relazione così poco soddisfacente .

Dott.ssa Marialfonsa Fontana Sartorio

Domande su Ansia

Buonasera gentili dottori, sono una donna di 34 anni e non ho il dono della sintesi ma provo a riassumere:
- Circa 2 anni fa (luglio 2023) a seguito dell'assunzione di un Aulin per forti dolori mestruali, mi sento di svenire e chiamo il PS, registrano un calo pressorio e fortissima ansia inquadrato in ospedale come "sindrome vaso vagale". E' è stato l' inizio di un calvario personale a cui è seguito un periodo (settimane) molto difficili tra ansia e altri momenti di panico con accesso in PS, periodo contraddistinto da fortissima debolezza, vertigini, inappetenza (persi 5 kg in un mese), ansia, controllo spasmodico di pressione e sintomi corporali, farmacofobia. Tutti problemi a me non del tutto ignoti negli anni antecedenti ma mai gestiti in questa forma acuta e concentrata. Escluse dai medici consultati cause organiche/neurologiche, mi sono avviata ad un percorso psicoterapeutico con una psichiatra che, in primis, mi ha aiutato a ripristinare il rapporto con il cibo (prescrivendomi per circa 3/4 mesi Levopraid) e poi ha iniziato a conoscermi con un pò di incontri di psicoterapia.
- E' stato un periodo tosto, di circa 4 mesi che mi ha segnata profondamente e durante il quale nonostante la sofferenza non ho perso la voglia di combattere, di comprendere cosa stesse accadendo e di svolgere le mie amate attività seppure costantemente animata da una inspiegabile paura sopratutto di sentirmi male, quindi di stare da sola e morire inassistita. Non riuscivo ad accettare quanto mi stesse accadendo, ero sempre stata una lavoratrice energica, punto di riferimento per i vicini, entusiasta con gli altri, problem solver, instancabile, sportiva e operativa. Piano piano ho iniziato a riconoscere le mie sofferenze, a dare uno sguardo più attento alle mie emozioni - forse prima poco attenzionate (lutto paterno dopo oltre 15 anni di malattia oncologica, problemi di gestione familiare e distanza geografica da essa). La psichiatra ha identificato ansia generalizzata e disturbo di panico che si concretizzavano principalmente in paure ipocondriache connesse principalmente a tumori e paura di non farcela a superare le difficoltà e sopratutto farmacofobia specie con riguardo agli antidepressivi (mai del tutto sconfitta ...nonostante - per seguire le indicazioni della terapeuta - mi sia decisa poi ad assumerne).
- A Novembre 2023 accetto di prendere Brintellix che inizio ad assumere gradualmente fino ad arrivare, nel giro di 2 mesi, ad un dosaggio di 15 gocce che ho assunto poi fino a luglio 2024 quando ho iniziato sempre su indicazione della terapeuta, migliorati i sintomi, a scalare 1 gcc al mese fino a febbraio 2025, 8 gcc, di cui ancora oggi proseguo l'assunzione.
- Insomma è trascorso 1 anno di terapia farmacologica, nel corso del quale ho avuto con la psichiatra sporadici incontri di psicoterapia (1 al mese o ogni due mesi in base alle sue disponibilità) e per mia scelta e suo consiglio mi sono aperta alla scoperta della mindfullness nella quale ho trovato qualche giovamento quanto meno nella capacità di rallentare e vivere maggiormente il presente senza badare troppo al dopo. Globalmente ho percepito - tra alti e bassi- di aver recuperato la mia vita, l'ansia e il panico si sono ridotti tanto e forse i mesi in cui sono stata meglio sono stati gennaio/febbraio 2025 (ero a dosaggio 9/10 gcc) ma nutrivo anche la forte speranza che la cura avesse finalmente fatto effetto e che presto me ne sarei liberata grazie anche alla nuove risorse apprese grazie alla psicoterapia con la psichiatra (tipo cognitivo comportamentale) e alla meditazione.
- Da circa 20 giorni / 1 mese (diciamo aprile 2025) mi sento di nuovo sottotono, i pensieri intrusivi sulla salute sono tornati una costante giornaliera, ho avuto 2/3 attacchi di panico contraddistinti da paura di sentirmi male e morire (che ho gestito con respirazione senza andare in PS) e sopratutto è tornata una grande spossatezza fisica, accompagnata da nausea e come una sorta di "mal d'auto" a giorni alterni con bruciore di stomaco. Sono tornata con il medico di base a indagare motivi organici per sicurezza, abbiamo escluso gravidanza e, dalle prime analisi generali, malattie specifiche (in attesa ancora di alcuni esami residuali di pancreas e fegato in questi giorni). A breve avrò di nuovo l'incontro con la psichiatra che non vedo da 2 mesi e che vorrò aggiornare.
- Tuttavia, percepisco un generale sentimento di sfiducia verso la problematica ansia, mi chiedo se dovrò vivere tutta la vita così con alti e bassi e, a volte, non so che risposte darmi, può essere l'ansia a farmi sentire così? Può essere una conseguenza della riduzione del farmaco (seppure la dose attuale sia stata impostata 3 mesi fa? è il problema di fondo che torna a fare capolino?) Devo cambiare professionista visto che è spesso poco reperibile e mi vede ogni due mesi? Dovrei invece intensificare la psicoterapia che è sempre stata abbastanza sporadica? (mai più di 1 incontro al mese)... Il periodo che sto vivendo è di forte stress e aspettative (matrimonio alle porte, problemi nell'ambiente di lavoro).
Spero in un vostro punto di vista perché onestamente i miei unici riferimenti sono il medico di base (che - mi spiace affermarlo - ma si comporta spesso come un mero burocrate ed esegue quanto gli chiedo più che dirmi lui cosa fare) e questa psichiatra di cui ho avuto e vorrei avere ancora tanta fiducia e che mi ha sempre invitata a rispettare gli spazi terapeutici - cosa che ho sempre fatto - ma che, non posso negare, di percepire talvolta come assente. Mi chiedo se non faccia male a consultare un altro parere... Grazie a chiunque abbia avuto la pazienza di leggere.

Jung disse che un dolore è più sopportabile se si da un senso ad esso. Forse è proprio questo che lei va cercando: capire il significato di tutto quello che sta vivendo. Credo che potrebbe esserle utile una psicoterapia più costante

Dott.ssa Marialfonsa Fontana Sartorio
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