Esperienze

Il mio percorso si può dire che sia iniziato quando ero ancora piccola: mi resi conto di essere profondamente affascinata da ciò che ascoltavo, osservavo e ancora di più dalle storie che mi venivano raccontate.
La mia formazione inizia così: facendomi spettatrice dell’Altro e osservando ciò che mi succedeva attorno.
La scelta di studiare psicologia all’università è stata presa nel modo migliore in cui si possono prendere le scelte: ascoltandosi nel profondo, seguendo la pancia. Era una spinta non razionale.

Quando pensavo che la psicologia mi avesse già dato tutto quello che un amore ti può dare, torno a innamorarmi nuovamente e questa volta della psicoterapia della Gestalt.
Attualmente mi sto specializzando in psicoterapia presso l’istituto Kairos a Mestre e mi formo quotidianamente per poter svolgere questo lavoro, così delicato e difficile, e poter accompagnare i miei pazienti per un pezzo di strada anche quando, spesso, una strada si fatica a vederla.
La strada la si può vedere e altrimenti costruire, se la si guarda in due.

L’obiettivo comune di un percorso sarà quello di riscoprire la direzione verso cui la persona desidera andare e soprattutto il modo per arrivarci, attraverso un lavoro sulla consapevolezza di ciò che si sente e la riscoperta della propria autenticità.
Nella mia stanza le strategie e le soluzioni non saranno preconfezionate ma ricercate a partire dal significato che insieme sperimenteremo.
Altro
Esperto in:
  • Psicologia clinica
  • Psicoterapia
  • Psicologia sportiva
  • Psicoterapia della Gestalt

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tutto bene, sono molto contento. ambiente sicuro e confortevole.

Z
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la dottoressa mi ha messo a mio agio. per me è importante un ambiente protetto e l ho trovato sia in termini di ascolto che di disponibilità.

M
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Mi sono trovato benissimo nel nostro percorso di circa un anno. Elessandra è gentile, disponibile ed è stata la persona giusta per dare una svolta a questo periodo difficile della mia vita. Ironica ma sempre professionale mi ha insegnato a riprendere in mano la mia vita, seguendomi soprattutto nel percorso scuola e relazionale.

Dott.ssa Elessandra Chiomento

E' stato un bellissimo percorso di crescita, per entrambi!
Sono onorata di averti potuto accompagnare fino a qui!
Grazie a te!

G
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Mi sono sentita subito ascoltata e compresa dalla dottoressa che ha dimostrato grande empatia e professionalità.
La consiglio!

Dott.ssa Elessandra Chiomento

Sono lieta che si sia sentita ascoltata con me! Grazie mille!

C
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Competente e professionale. Mi sono sentita accolta e ascoltata, ha trattato con cura e delicatezza ciò che portavo senza far mancare la forza e la decisione nel sostenermi.
Grazie

Dott.ssa Elessandra Chiomento

La delicatezza e la forza sono due facce della stessa medaglia... Grazie di cuore per queste parole!

L
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Presso: Studio Ca' Dolce consulenza psicologica

Elessandra è una professionista competente e precisa. Ascolta con grande attenzione e disponibilità. Consigliata!

Dott.ssa Elessandra Chiomento

Sono grata di questa recensione!

M
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Molto simpatica, empatica, professionale, ti ascolta ed è molto disponibile per qualsiasi cosa. Ti fa sentire a tuo agio.

Dott.ssa Elessandra Chiomento

Grazie Margherita per queste parole!

B
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Presso: Studio Ca' Dolce sostegno psicologico

La Dottoressa Chiomento è una professionista che lavora con passione e dedizione. Oltre ad essere capace, chiara e puntuale, si prende cura dei suoi pazienti con estrema empatia e rispetto. Un’ottima persona con cui costruire un rapporto di fiducia e crescita personale.

Dott.ssa Elessandra Chiomento

Grazie di cuore per queste parole!

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Risposte ai pazienti

ha risposto a 3 domande da parte di pazienti di MioDottore

Buongiorno, sono un ragazzo di 29 che da 7 anni soffre di "problematiche legate all'ansia".
Volutamente, le definisco "problematiche" perché non vorrei influenzare il vostro giudizio usando termini più tecnici e definiti.

In sostanza, dal 2017 quando ho avuto delle crisi di panico molto forti durante un viaggio in treno con persone che conoscevo da poco, non mi sono più ripreso.
Poche settimane prima, per motivi personali ho abbandonato una "compagnia di amici" cui ero legato, non escludo possa aver influito).
Per mesi, ho attuato l'evitamento di tutte le situazioni che ritenevo a rischio, arrivando ad una condizione di aver azzerato quasi completamente i miei rapporti sociali, rimanendo sempre chiuso in casa.
Dopo mesi, mi convinco ad andare privatamente da una psicologa, traendone nessun beneficio dopo un anno. Con questa psicologa parlavamo soprattutto dei miei sogni notturni e della mia vita infantile.
Oltre alla psicologa, ho avuto a che fare con 2 psicoterapeuti-medici di base, che mi hanno consigliato di leggere "L'idiota di Dostoevskij" per dirmi che "non devo avere l'ansia"; e uno "psichiatra" (senza offesa per la categoria medica) che mi ha prescritto della "Pappa Reale" per risolvere il problema.

Dopo un anno, un minimo di attività sociale e universitaria l'ho dovuta fare, ma ad un prezzo disumano di sofferenze e di ansie anticipatorie che non mi hanno fatto vivere bene il 2018.

Arrivati al 2019, tra mille sofferenze che solo chi ha gli attacchi di panico può comprendere, mi viene per fortuna diagnosticata una malattia degenerativa, la Sclerosi Multipla. Finalmente vengo preso un minimo sul serio dai medici e comprendono che non sono matto, ma ho un problema di base da analizzare.

Tra il 2019 e il 2021, inizio alternatamente con 2 nuove psicologhe una terapia, improntata soprattutto sulla terapia cognitivo comportamentale, ma il beneficio è davvero minimo.


Nell'ottobre del 2020, dopo l'obbligata quarantena che mi ha costretto come molti in casa per dei mesi senza uscire, arrivata l'estate con la possibilità di uscire, semplicemente esplodo dall'ansia, non riuscendo ad andare fuori casa da solo a livelli molto più gravi rispetto al pre-pandemia.

Provo quindi ad andare nuovamente da uno psichiatra, questa volta presso il primario dell'ospedale più importante della mia città.
Lì, oltre che ad aver ricevuto la conferma di non essere matto, mi viene confermato che sia una grande vergogna del sistema sanitario nazionale che io mi sia dovuto ridurre in una situazione di sofferenze così gravi, prima che un medico mi rigirasse d'urgenza presso uno psichiatra.
Con questo psichiatra, e la clinica psichiatrica ospedaliera dove lavora, la situazione vede dei TIMIDI ma INSUFFICIENTI miglioramenti iniziando ad assumere degli antidepressivi.

Dal 2020 a oggi, ne ho dovuti cambiare molti, poiché tutti poco efficaci e aventi effetti collaterali importanti.
Ho assunto: 1) paroxetina 2) sertralina 3) citalopram 4) pregabalin 5) duloxetina 6) un medicinale a base di erbe di cui non ricordo il nome 7) Quetiapina 8) Depakin 9) Laroxyl 10) Pramipexolo (e potrei starmene dimenticando alcuni).

Al momento assumo pramipexolo + Laroxyl + Pregabalin.
Con questo mix riesco a malapena ad andare a lavorare, non mi permette di avere una vita normale.

Inoltre, causa effetti collaterali dovrò interrompere pure il Laroxyl e spero sostituirlo con qualcosa di efficace.

I sintomi fisici che ho durante un attacco di panico, nonché la cosa che più temo e che mi fa avere l'ansia anticipatoria, è la chiusura dello stomaco/nausea. (Oltre a tutti quelli più classici e frequenti che non sto ad elencare).

In sintesi finale: io sono morto da 7 anni (si. Sono morto. Non è vivere questo).
Dalla clinica psichiatrica non mi sento preso sul serio (e glielo ho anche detto) poiché per darmi un farmaco nuovo impiegano DIVERSI MESI ad alzare anche di poco il dosaggio e anche se gli dico che non sto bene mi dicono di continuare ugualmente con lo stesso dosaggio (una volta mi hanno anche detto di abbassare un dosaggio di una medicina, sebbene gli avessi appena detto di essere in peggioramento...)

Ciliegina sulla torta, le benzodiazepine provate fino ad ora non mi fanno minimamente effetti positivi, se non darmi un po' di sonnolenza.

Che cosa posso fare?
A livello psicologico, la terapia cognitivo comportamentale è stata inutile e non ritengo che provare una quarta psicologa possa essere un consiglio intelligente o utile.

A livello di farmaci, non so cosa pensare. Se anche fossi farmaco resistente in generale, non dovrei trovare alla lunga una molecola a cui sono debole?

Cosa mi consigliate?

Io non posso vivere con queste atroci sofferenze ancora a lungo. Lo ho anche detto ai vari psichiatri della clinica, ma non ne sembrano minimamente interessati.
Avevo 22 anni quando ho smesso di vivere... mi sono perso quelli che dovrebbero essere gli anni migliori della vita. Mi sono perso un sacco di amici, conoscenti, opportunità di vita e lavorative.
Non ce la faccio più, vi prego salvatemi, datemi qualsiasi consiglio o informazione che possa essermi anche solo vagamente utile!

Buongiorno,
dalle sue parole mi arriva moltissima sofferenza e in parte anche paura di non riuscire a stare meglio.
Sarà da approfondire che significato ha il suo isolamento, da cosa la sta in realtà proteggendo e cosa Le stanno dicendo gli attacchi di panico (il sintomo esiste per dirci qualcosa).
Cosa stava succedendo nella sua vita quando tutto è cominciato? Cosa succede subito prima che accada?
Nella situazione che mi descrive Le consiglierei di abbinare a una buona terapia farmacologica un percorso di psicoterapia.
È importante trovare uno psichiatra che possa seguirla con costanza e in maniera assidua almeno fino a che non avrà trovato la terapia che possa darle un po' di sostegno.
Senza questo grande appoggio, una psicoterapia non riuscirebbe a essere trasformativa. Mi sento di dirLe però che il percorso non sarà breve ma non farlo non porterebbe di certo a dei giovamenti. Per cui non si scoraggi se i risultati non si vedono i primi tempi, a volte anche dopo tanti mesi si ha l'impressione di essere fermi e di non star andando verso un miglioramento. Non so dopo quanto interrompeva le sue precedenti terapie ma ci tenevo a specificarlo.
Per qualsiasi domanda rimango a disposizione,
Dottoressa Elessandra Chiomento.

Dott.ssa Elessandra Chiomento

Buongiorno Dottori,
sono un ragazzo di 31 anni. Ho sofferto intorno ai 20 anni di disturbo d'ansia con una fase, seppur breve, con tratti depressivi. Ho curato con successo il tutto con 10 gg di citalopram, terapia che ho continuato negli anni (precisamente 8 anni, dal 2015 ad oggi) non dandomi effetti collaterali e anzi dandomi sensazione di benessere. In questi anni mi sono realizzato nella mia autonomia, mi sono laureato e ho acceso un mutuo per acquistare un piccolo appartamento, ho viaggiato nonostante le difficoltà legate all'ansia, mi sono creato una buona cerchia di amici, insomma non mi mancherebbe niente e mi sentivo abbastanza felice e soddisfatto.
Purtroppo a maggio di quest'anno ha fatto capolino una forma di DOC con ossessioni aggressive che mi facevano stare molto molto male e così ho subito intrapreso un percorso di psicoterapia cognitivo comportamentale, oltre che aumentare il citalopram a 15 gocce su prescrizione della struttura psichiatrica che mi aveva seguito all'epoca dei disturbi d'ansia.
Questo DOC mi ha portato quest'estate allo sviluppo di una forma depressiva, certi giorni molto invalidante, che mi ha tolto davvero il piacere di tante cose. Nonostante la grande fatica, sono partito per una vacanza di una settimana al mare ad agosto con due amici, occasione nella quale - contrariamente alle mie previsioni - ho sperimentato giornate di umore decisamente migliore. Mi sentivo più sereno e spensierato e quasi non mi pareva vero. Tornato alla base, gradualmente, l'umore è tornato un po' giù, seppur non ai livelli bassi come prima e fatico tutt'ora a riscoprire il piacere di vivere la quotidianità. Non mi abbatto e cerco tutti i giorni di vivere un presente sereno e di nuovo soddisfacente e sto cercando di sperimentare nuove esperienze, praticando un nuovo sport, prenotando quel viaggio che tanto bramavo, pensando al futuro. Ecco, in questo momento faccio fatica a pensare a un futuro soddisfacente, mi sento come fermo e faccio fatica a provare piacere per quelle cose che prima mi piacevano. Il malessere profondo della depressione non lo avverto più, ma fatico a trovare soddisfazione in cose che so per certo che me ne dovrebbero dare.
Sto lavorando molto sul vivere il presente con la terapeuta e io so che la vita sa essere bella, perché l'ho sperimentato sulla mia pelle, ma certi giorni è come se non sapessi come fare per tornare a essere felice, ho paura di scoprire che le nuove attività che sto programmando di abbracciare non mi piacciano. Una voce dentro di me mi dice che la strada è quella giusta e che ci vuole tempo, dall'altra però guardo l'oggi e lo trovo un po' vuoto di piacere: vedere gli amici che mi hanno sempre fatto stare bene ora è un po' meno piacevole; pensare al futuro è complicato perché non so come vedermici. Mi sento come già arrivato e a un binario cieco. Io ho sempre goduto della mia quotidianità, dei piccoli piaceri della giornata, non ho mai fatto voli pindarici troppo in là, ma ora ho smarrito questa capacità di vivere con piacere anche quelle attività che mi facevano sentire progettuale e pieno di entusiasmo.

Sono in fiducia con la mia terapeuta e infatti questo vuole solo essere un messaggio di sfogo momentaneo, non di ricerca di altri pareri che disconfermino il nostro lavoro. Vorrei solo capire da altri professionisti se tutto questo è risolvibile, perché a volte a me sembra di no. Mi sento meglio rispetto a due mesi fa, ma non bene. Cosa mi manca? Non lo so. Sono alla ricerca di nuove emozioni piacevoli, ma a volte mi sembra di lottare contro i mulini a vento. Vivo alla ricerca di quella miccia che mi faccia cambiare la prospettiva: ogni tanto mi capita che accada, ma è un qualcosa di estemporaneo. Vorrei prolungare quegli attimi di ritrovato buon umore, progettualità e positività!

Grazie molto per la lettura

Caro utente, i sintomi depressivi sono come una lente che si interpone tra noi e la realtà, una lenta grigia che ci distorce il piacere delle cose e appiattisce tutto,come se tutto fosse sotto una nube. Gli stessi farmaci (ne parli pure con lo psichiatra per capire se questo potrebbe essere il caso) hanno talvolta come effetto collaterale un appiattimento delle emozioni.
Quello che mi sento di evidenziarLe è che sta dimostrando delle grandi risorse personali. Un esempio è la vacanza con gli amici che, seppur con estrema fatica, Lei è riuscito a fare. Si aggrappi fortemente a queste piccole esperienze di vitalità che Le danno la direzione verso cui andare. Il percorso terapeutico che sta affrontando ha bisogno di tempo ed è sicuramente lo spazio entro cui trovare piano piano sempre più "micce" che la accendano. Se non saranno micce, saranno tenui fuocherelli. Talvolta il piacere di fare le cose sta nell'apprezzare anche il terpore senza "fuochi d'artificio".
Sperando di esserLe stata d'aiuto, cordialmente,
Dott.ssa Elessandra Chiomento


Dott.ssa Elessandra Chiomento
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