Esperienze

È fondamentale, allora, chiedersi: per quale motivo il malessere si manifesta proprio in questo momento? Che cosa è cambiato nella vita di una persona? Perché quelle strategie, che hanno sempre funzionato in passato, ora sono fonte di sofferenza?
Ecco perché le prime sedute di un percorso avranno una finalità "diagnostica"; l'obiettivo non è tanto quello di ottenere un'etichetta, ma aiutare la persona a comprendere che cosa abbia perturbato il suo precedente stato di equilibrio, quali siano le sue risorse, quali sono le strategie che possiede e che sono ancora utili e quali quelle che è necessario cambiare.
L’obiettivo di un processo diagnostico è infatti non solo individuare le aree problematiche, ma anche far emergere gli aspetti di resilienza, intesa come la capacità di un individuo di superare i momenti di crisi con nuove competenze. La resilienza, come il percorso di psicodiagnosi e di sostegno, è un processo in cui la persona coinvolta assume una posizione attiva che è finalizzata a una crescita personale.
Formazione ed esperienze:
Mi sono laureata nel 2019 in “Psicologia clinica e neuropsicologia del ciclo di vita” all’Università di Milano-Bicocca con una tesi dal titolo “Il trauma complesso tra disregolazione emotiva, dissociazione e intelligenza: uno studio empirico“.
Dopo l'abilitazione professionale, ho perfezionato la mia formazione seguendo un master in Psicodiagnostica e uno in Psicotraumatologia, entrambi organizzati dallo Studio Associato RiPsi.
Dal 2023 sono in formazione presso la scuola di Specializzazione in Psicoterapia cognitivo-comportamentale in ambito clinico e forense - CBT.Academy di Torino.
Parallelamente, ho seguito un Corso biennale in Consulente Sessuale, organizzato dal Centro Clinico Crocetta di Torino.
Ad oggi lavoro come psicologa in ambito clinico e forense, soprattutto in ambito civile, nelle valutazioni di danno biologico di natura psichica e come Consulente Tecnico di Parte nelle separazioni/divorzi conflittuali.
Inoltre collaboro con l’Università della Valle d’Aosta, un'esperienza che mi permette di coniugare la mia passione per lo studio, la formazione e il rigore scientifico con l’attività clinica. Sono infatti fortemente convinta che ricerca e pratica professionale siano due realtà che si influenzano e si arricchiscono a vicenda.
Esperto in:
- Psicologia clinica
- Psicologia cognitiva
- Psicologia forense
- Psicologia giuridica
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Colloquio psicologico clinico • 65 €
Consulenza psicologica (descrizione) • 65 € +39 Altro
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ha risposto a 1 domande da parte di pazienti di MioDottore
Buongiorno,
sono il padre di un bambino di 7 anni che presenta notevoli problemi alimentari. Mangia solo quattro alimenti in tutto ed è molto selettivo, persino con i dolci: non mangia torte né pasticcini. Solitamente decide se qualcosa gli piace o meno solo guardandola, senza nemmeno assaggiarla. Se non è lui a voler provare un alimento, non c’è verso di convincerlo.
A pranzo o a cena so già cosa vorrà mangiare, senza alcun margine di cambiamento. È una situazione davvero frustrante, anche perché preparare sempre e solo queste quattro cose diventa pesante. E quando dico quattro non è un’esagerazione: pasta in bianco, pasta al pesto, riso allo zafferano e pastina. Persino con la pizza: non la mangia, devo fargli la focaccia liscia senza nulla sopra, e guai se è un po’ troppo “scura”. Non dico che deve essere cruda, ma poco ci manca.
Siamo stati dal pediatra, ovviamente, e abbiamo fatto gli esami del sangue. È risultato avere il ferro basso, quindi gli è stato prescritto un integratore, ma non ci sono stati cambiamenti significativi. Sapendo però di amici e conoscenti con figli che hanno problemi simili, quasi ci si sente sollevati: non è l’unico e sembra una situazione comune. Questo, però, ci ha portato ad “adattarci” un po’, sperando che col tempo la situazione migliorasse da sola.
Ora, però, sto iniziando a temere che non si risolva completamente. Forse migliorerà, ma temo che il problema non cambi radicalmente senza un aiuto mirato.
A questo punto vorrei capire meglio cosa fare e da chi portarlo. Mi rivolgo a voi per un consiglio: qual è il professionista giusto per affrontare questa situazione?
Grazie
Manuel
Buongiorno Manuel,
Grazie della condivisione. Posso immaginare la sua preoccupazione, come papà, nel vedere Suo figlio che affronta alcune difficoltà con il cibo. La situazione deve essere frustrante sia emotivamente (non è facile scontrarsi ogni giorno con la sofferenza del proprio figlio) sia dal punto di vista pratico (preparare a ogni pasto cibi diversi per tutti, nel lungo termine, può sovraccaricare tutto il sistema familiare).
Penso che chiedere aiuto a un professionista sia una buona idea per aiutare sia Lei che Suo figlio a comprendere meglio che cosa sta succedendo e per cercare insieme una soluzione. Data la situazione, io suggerirei una visita da un/una neuropsichiatra infantile (NPI). Se ne esiste uno nella Sua zona, potrebbe provare a rivolgersi a un centro specializzato in disturbi della nutrizione e dell'alimentazione nell'infanzia, dove solitamente si lavora in équipe (tra cui NPI, psicologo, dietista).
Sperando di esserLe stata utile,
Cordiali Saluti
d.ssa Eleonora Centonze

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