Salve, vorrei avere un parare con voi professionisti nel settore. A volte capita che ho delle condiz

10 risposte
Salve, vorrei avere un parare con voi professionisti nel settore. A volte capita che ho delle condizioni di salute simili a quelle di mio padre, ad esempio se lui ha msl di testa c'è l'ho anch'io, se ha della spossatezza c'è l'ho anch'io..ecc. Esiste questa specie di connessione tra genitori e figli?
Dott.ssa Camilla Persico
Psicologo, Sessuologo, Neuropsicologo
Carrara
Buongiorno. In effetti esistono dinamiche complesse tra genitori e figli: alcuni tratti comportamentali e schemi di pensiero possono essere influenzati sia dalla genetica che dall'ambiente familiare, tuttavia, è fondamentale considerare che non tutte le connessioni tra le condizioni di salute possono essere spiegate solo da fattori genetici poiché la percezione di sintomi simili potrebbe anche essere influenzata da fattori psicologici, come l'attenzione verso tali sintomi e la consapevolezza di essi. Un caro saluto, dottoressa Camilla Persico

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Dott.ssa Sara Marchesi
Sessuologo, Psicologo, Neuropsicologo
Vimercate
Buongiorno, è possibile esistano fattori genetici che spieghino tipologie di sintomi comuni, ma è molto probabile che se tali condizioni avvengano simultaneamente esistano dei fattori psicologici e ambientali che possano meglio spiegare tale percezione. Per andare più nello specifico bisognerebbe capire meglio le vostre dinamiche ambientali e familiari. Resto a disposizione!
Dott.ssa Giulia Zucchini
Psicologo, Neuropsicologo, Psicoterapeuta
Trieste
Salve, la connessione genetica c'entra poco. C'entra la suggestionabilità sopratutto se vivete assieme, in gergo è chiamata follie a deux (follia a due) quando due persone vicine non geneticamente ma fisicamente condividono le stesse patologie psichiche. Le consiglierei una psicoterapia cognitiva per sapere come far fronte a tutto ciò.
Un caro saluto.
Dott. Andrea De Lise
Psicologo, Neuropsicologo, Psicoterapeuta
Napoli
Gentile, in questo caso la connessione genetica non penso abbia un ruolo, o sicuramente non preponderante. Sicuramente bisogna analizzare il suo rapporto con suo padre, e l'ambiente familiare, così da capire cosa ci porta a provare contemporaneamente gli stessi sintomi
A disposizione, se necessario
Saluti,
dott. Andrea de Lise
Dr. Michele Scala
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova
è plausibile che alcuni sintomi comuni possano essere attribuiti a fattori genetici, tuttavia è probabile che vi siano anche influenze psicologiche e ambientali che contribuiscono a questa percezione. Per comprendere meglio la situazione, sarebbe utile esplorare più approfonditamente le dinamiche familiari e ambientali che potrebbero influenzare la vostra esperienza. Per affrontare queste questioni in modo efficace, potrebbe essere utile intraprendere una terapia breve strategica con uno psicologo. Questo tipo di terapia si concentra sull'identificare i modelli di pensiero e comportamento e fornire strumenti pratici per affrontare tali problemi. Resto a disposizione per ulteriori approfondimenti o chiarimenti, se necessario.

Dott. Ivan De lucia
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Ovada
Gentile,
È interessante notare che ciò che descrive può essere comune in molte famiglie. La connessione tra genitori e figli può manifestarsi in vari modi, sia a livello fisico che emotivo. Fattori genetici, ambientali e relazionali possono influenzare la salute e il benessere di entrambi.
La possibilità di avvertire sintomi simili a quelli di un genitore potrebbe derivare da una combinazione di eredità genetica e di modelli comportamentali appresi. Inoltre, il coinvolgimento emotivo e l’attenzione alle condizioni di salute dei familiari possono scatenare reazioni somatiche, amplificando il senso di benessere o malessere nell’ambito della relazione.
Per comprendere meglio questa connessione e come affrontare eventuali preoccupazioni relative alla sua salute, la invito a prenotare una consulenza con me. Insieme, possiamo esplorare le sue esperienze e lavorare su strategie per gestire queste sensazioni legate alla sua relazione con suo padre. Sarò lieto di offrirle il supporto di cui ha bisogno.
Cordialmente,

Dott. Ivan De Lucia
Dott.ssa Maria Cristina Genovese
Psicologo clinico, Neuropsicologo, Psicologo
Gela
Salve gentile utente. la risposta è si, cioè a volte potrebbe esserci una certa connessione tra condizione di salute tra genitori e figli, se vuole approfondire questo mal di testa che avete entrambi non esitate a contattare uno psicologo o psicoterapeuta, per risalire le cause di questo mal di testa e trovare un adeguato trattamento. Dottoressa Maria Cristina
Dott.ssa Laura Manzini
Psicologo, Neuropsicologo, Psicologo clinico
Magenta
Buongiorno. La domanda che pone tocca aspetti non solo biologici, ma anche psicologici e relazionali, offrendo spunti di riflessione che intrecciano neuroscienze, legami familiari e dinamiche interpersonali.

Dal punto di vista neuroscientifico, ciò che descrive potrebbe essere spiegato con diversi meccanismi. Esistono basi genetiche per alcune predisposizioni fisiche: ad esempio, se suo padre è più incline a mal di testa o spossatezza, lei potrebbe avere una simile sensibilità ereditata, che si attiva in condizioni specifiche. Ma oltre all’elemento biologico, ciò che lei descrive sembra andare oltre il puro fattore genetico. Potremmo parlare di risonanza empatica, un fenomeno per cui le emozioni, le sensazioni e persino gli stati fisici di chi ci è vicino, specialmente di chi amiamo, risuonano dentro di noi.

Le neuroscienze hanno dimostrato che siamo esseri profondamente connessi attraverso i nostri cervelli sociali. Un esempio calzante è dato dai neuroni specchio, un gruppo di cellule cerebrali che ci permettono di comprendere e vivere empaticamente l’esperienza dell’altro, come se fosse la nostra. Questi neuroni non si attivano solo quando osserviamo le azioni altrui, ma anche quando percepiamo stati emotivi e fisici. Questo potrebbe spiegare perché, nel legame unico tra genitori e figli, lei si sente "sintonizzato" sullo stato di salute di suo padre: il suo cervello potrebbe interpretare i segnali comportamentali o emotivi (anche sottili e non consapevoli) come un “riflesso” nel suo stesso corpo.

Dall’approccio adleriano, invece, questa connessione potrebbe avere un significato ancora più profondo. Alfred Adler parlava della cooperazione inconscia e dell’interdipendenza nei legami familiari. La famiglia è un sistema in cui, consciamente o inconsciamente, cerchiamo di contribuire o alleviare il peso di chi amiamo. È possibile che, attraverso un’interpretazione inconscia, lei senta il desiderio di condividere l’esperienza di suo padre, come per affermare: “Siamo insieme in questo.” Questa potrebbe essere una forma di lealtà invisibile, una modalità con cui ci sintonizziamo sulle difficoltà o i dolori dell’altro per dimostrare empatia, amore e appartenenza.

Ma attenzione: queste connessioni, per quanto affascinanti, non devono portarla a dimenticare l’importanza di distinguere tra ciò che è "suo" e ciò che appartiene all’altro, anche se quell’altro è suo padre. Questo confine è cruciale per la sua salute emotiva e fisica. Domandarsi, ad esempio, se questi stati condivisi siano più frequenti in momenti di stress o preoccupazione, potrebbe aiutarla a comprendere meglio il funzionamento di questa dinamica. È possibile che la "condivisione" di sintomi emerga anche da un forte desiderio di protezione o preoccupazione nei confronti di suo padre.

Cosa fare, dunque, con questa consapevolezza? Provi a utilizzare questa sensibilità come una risorsa, non un peso. Essere empatici e connessi è un dono, ma richiede di ricordare a sé stessi di non caricarsi oltre misura delle emozioni o dei sintomi altrui. Potrebbe giovarle praticare tecniche di consapevolezza o visualizzazione: immagini, ad esempio, di restituire gentilmente ciò che non le appartiene, mantenendo intatta la sua vicinanza emotiva.

Infine, la invito a vedere questa connessione non come qualcosa di strano o limitante, ma come una testimonianza della profonda umanità che permea i legami più autentici. Il segreto sta nel trasformare questa connessione in una fonte di forza, non di preoccupazione.

Resto a disposizione per ulteriori approfondimenti e la ringrazio per questo stimolo
Dott.ssa Cecilia Scipioni
Psicologo, Neuropsicologo
Casalgrande
Buongiorno,

quello che descrive è un fenomeno che molte persone sperimentano, e in realtà può avere diverse spiegazioni del tutto naturali. Non si tratta di una vera e propria “connessione” fisica tra genitori e figli, ma piuttosto di una combinazione di fattori emotivi, empatici e psicologici. Quando siamo molto legati a una persona — come nel rapporto genitore-figlio — tendiamo a essere molto sensibili ai suoi stati fisici ed emotivi. Questo porta a una sorta di risonanza empatica, per cui, inconsciamente, il nostro corpo e la nostra mente possono “sintonizzarsi” con i sintomi o le sensazioni dell’altro.

Inoltre, in famiglia si condividono spesso abitudini, ritmi di vita, alimentazione e livelli di stress: quindi può succedere che, se vostro padre ha mal di testa per un cambiamento climatico, stanchezza o tensione, anche lei, vivendo nello stesso contesto, possa manifestare qualcosa di simile. In altri casi, l’ansia o la preoccupazione per la salute di un familiare può far emergere nel corpo sensazioni analoghe, come se il suo sistema emotivo volesse “partecipare” al malessere dell’altro.

Non è quindi nulla di anomalo o patologico, ma piuttosto una manifestazione della vicinanza affettiva e della sensibilità personale. Se però dovesse accorgersi che questa “risonanza” la fa stare in ansia o le provoca un disagio persistente, potrebbe essere utile parlarne in uno spazio psicologico, per imparare a gestire meglio l’impatto emotivo che le condizioni di salute dei suoi cari possono avere su di lei.

Un caro saluto, resto a disposizione per approfondire se desidera capire meglio come mantenere un equilibrio sano tra empatia e benessere personale.
Dott.ssa Luna Brocco
Psicologo clinico, Neuropsicologo, Psicologo
Carmagnola
Capisco bene la tua domanda: quando noti che alcuni sintomi compaiono sia in te che in tuo padre, può sembrare che ci sia una sorta di “connessione” diretta. In realtà, ciò che descrivi è un fenomeno abbastanza comune, ma non indica un legame fisico o biologico immediato tra i vostri sintomi.
Possono però esserci tre spiegazioni plausibili:
1. Fattori genetici e familiari
2. Iper-attenzione e sensibilità ai segnali
3. Ansia e identificazione emotiva

Questo fenomeno non significa che ci sia qualcosa che non va.
È semplicemente il risultato di: predisposizione familiare, attenzione ai segnali corporei,
empatia e legame emotivo.

Se però questi episodi ti generano ansia o preoccupazione, parlarne con un professionista può aiutarti a capire meglio il funzionamento della tua mente e a gestire eventuali ipersensibilità fisiche.

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