Salve,Sono una ragazza di 28 anni, attualmente in cura con PAROXETINA

9 risposte
Salve,
Sono una ragazza di 28 anni, attualmente in cura con PAROXETINA da 6 mesi per un disturbo ossessivo-compulsivo.
Due settimane fa ho avuto un episodio di emicrania con Aura per cui la neurologa dell’ospedale in cui mi hanno portata, mi ha prescritto un Triptano (RELPAX) da prendere ovviamente solo nel momento dell’inizio dell’aura, per eventuali prossimi episodi.
Alla neurologa ho riferito di prendere Paroxetina quotidianamente ma nel foglietto illustrativo del Relpax ho letto che è sconsigliato prenderlo insieme ad un farmaco SSRI come la Paroxetina perché insieme potrebbero provocare la sindrome serotoninergica.

La neurologa che mi ha fatto la visita quando ho avuto l’attacco di emicrania con aura non mi ha informato di questo, perciò volevo capire se posso stare tranquilla o se invece è necessario che faccia di nuovo presente questa cosa, almeno al mio medico di base.

Specifico che gli attacchi di emicrania con aura ce li ho davvero raramente, l’ultimo mi era venuto ben 2 anni fa.

Purtroppo però quando mi capita, l’aura è molto forte con perdita di sensibilità di uno degli arti, offuscamento visivo, disturbi del linguaggio e nello scrivere, vertigini. Perciò il triptano potrebbe aiutarmi.
Allo stesso tempo la psichiatra che mi ha in terapia non se la sente di sospendermi la Paroxetina proprio perché ha cominciato adesso a fare l’effetto anti depressivo. Che ne pensate?


Grazie mille
Dr. Alessio Fogliamanzillo
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Casagiove
Lei si sta riferendo alla dicitura: "Prima di prendere Relpax, informi il medico se sta assumendo alcuni medicinali (comunemente chiamati SSRI* o SNRI**) per la depressione o altri disturbi mentali. Questi medicinali possono aumentare il rischio di sviluppare la sindrome serotoninergica
se usati assieme ad alcuni medicinali per l’emicrania. Consulti la sezione 4 'Possibili Effetti Indesiderati' per avere più informazioni sui sintomi della sindrome serotoninergica"
Le sue preoccupazioni sono fondate tuttavia il medico ha l'ultima parola quindi le rispondo di farlo presente e di assicurarsi che per lui/lei il beneficio dell'assunzione superi il potenziale rischio

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Dott.ssa Francesca Chiara Ignoni
Psicologo clinico, Neuropsicologo, Psicoterapeuta
Mesagne
Buonasera, il quadro clinico è complesso ed i protagonisti menzionati sono davvero tanti. Credo sia importante dare tutte le informazioni al suo medico, per poter creare un quadro globale ed univoco della situazione attuale ed organizzare un piano terapeutico efficace per tutta la sintomatologia descritta. Resto a disposizione

Francesca Chiara Ignoni
Dott.ssa Chiara Stella Turchetta
Psicologo, Neuropsicologo, Psicologo clinico
Frascati
Carissima, mi sentirei di dirle di contattare la neurologa a cui si e rivolta e che le ha prescritto il farmaco. E’ molto probabile che, dato il suo quadro generale, abbia preso in considerazione anche la terapia farmacologica che già stava assumendo e ritenuto possibile assumerli entrambi. Tuttavia, considerati i suoi dubbi fondati le suggerisco di contattarla.

Un caro saluto
Dr Chiara Stella Turchetta
Dr. Fabrizio Ioppolo
Psicoterapeuta, Neuropsicologo, Psicologo clinico
Pomezia
Buonasera
In questa fase deve rivolgersi in via prioritaria al suo MMG e allo psichiatra/neurologo di riferimento. Successivamente, (con un approccio multimodale), Le consiglio di iniziare una psicoterapia personale.
Cordialità
Dott.ssa Giulia Zucchini
Psicologo, Neuropsicologo, Psicoterapeuta
Trieste
Salve,
la crisi serotoninergica è una crisi molto dibattuta in psichiatria, spesso confusa con altre patologie (meningite, delirium.. etc ) spesso, ma non ancora accertato, interessa i recettori 5ht1A che in questo caso interessano proprio i farmaci da lei elencati.
Tuttavia spesso, anche se le crisi insorgono all'improvviso, questi farmaci devono essere presi più che sporadicamente ( come lei riferisce nel caso dei farmaci per l'emicrania).
Purtroppo, ripeto, sono poche le evidenze scientifiche, io le consiglierei comunque di chiedere chiarimenti sia alla neurologa sia allo psichiatra e, personalmente chiederei una sostituzione del farmaco per l'emicrania siccome col farmaco per il DOC ci si trova bene.
Esistono molti farmaci per emicranie con aurea che non sono SSRI.
Quelli SSRI li lascerei come ultimo scoglio.

Spero di esserle stata utile.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Camilla Persico
Psicologo, Sessuologo, Neuropsicologo
Carrara
Salve,

Comprendo la sua preoccupazione riguardo alla possibile interazione tra la Paroxetina, il farmaco che sta assumendo per il disturbo ossessivo-compulsivo, e il Triptano (RELPAX) prescritto per gli episodi di emicrania con aura. È importante prendere in considerazione la sicurezza e l'efficacia dei farmaci che si assumono, specialmente quando si tratta di possibili interazioni.

La sindrome serotoninergica è una condizione potenzialmente grave che può verificarsi quando si assumono farmaci che influenzano i livelli di serotonina nel corpo. Come ha correttamente notato, l'assunzione concomitante di farmaci SSRI come la Paroxetina e Triptani come il Relpax può aumentare il rischio di questa sindrome, ed è comprensibile che questo sollevi delle preoccupazioni, specialmente considerando la gravità dei sintomi che lei sperimenta durante gli attacchi di emicrania con aura.

Data la complessità della situazione, ritengo sia importante che comunichi questa preoccupazione sia alla sua neurologa che alla sua psichiatra. È fondamentale garantire una comunicazione aperta e trasparente con entrambi i professionisti che la seguono. Potrebbero essere necessarie alcune considerazioni e valutazioni specifiche per decidere il corso d'azione più appropriato per lei.

È comprensibile che desideri un sollievo efficace dai sintomi dell'emicrania con aura, ma è altrettanto importante garantire la sua sicurezza e il suo benessere generale, di conseguenza potrebbe essere utile esplorare altre opzioni di trattamento per gestire gli episodi di emicrania con aura che siano sicure da assumere insieme alla Paroxetina. Il suo medico di base potrebbe essere una risorsa preziosa per discutere queste opzioni e ottenere una consulenza aggiuntiva.


Resto a disposizione per eventuali chiarimenti o ulteriori domande, anche online

Cordiali saluti,

Dott.ssa Camilla Persico
Dr. Michele Scala
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova
Gentile,

Comprendo la sua preoccupazione riguardo all'uso combinato di Paroxetina e Relpax. È importante che lei esprima questi dubbi al suo medico di base e alla psichiatra che la segue, affinché possano valutare con precisione il rischio di sindrome serotoninergica e decidere il miglior approccio terapeutico. È possibile che possano suggerirle una strategia sicura per gestire entrambi i trattamenti. Non esiti a richiedere ulteriori chiarimenti e monitoraggio.

Cordiali saluti,
Dott. Michele Scala
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Dott.ssa Cecilia Scipioni
Psicologo, Neuropsicologo
Casalgrande
Buongiorno,
capisco bene la sua preoccupazione: sta gestendo due farmaci che agiscono su sistemi cerebrali diversi, e la paura di possibili interazioni è legittima.

La paroxetina, come SSRI, aumenta i livelli di serotonina nel cervello, mentre il Relpax (eletriptan), che appartiene alla classe dei triptani, ha un’azione mirata sui recettori della serotonina per ridurre il dolore dell’emicrania. Tecnicamente, l’associazione dei due farmaci può aumentare, anche se raramente, il rischio di una condizione chiamata sindrome serotoninergica, che si manifesta con sintomi come agitazione, tremori, sudorazione intensa, rigidità muscolare o alterazioni della pressione e del battito cardiaco. Tuttavia, questo rischio è piuttosto basso, soprattutto se i triptani vengono assunti solo occasionalmente, come nel suo caso, e sotto indicazione medica, per episodi molto rari.

Detto questo, è comunque importante informare il medico curante e la psichiatra: loro possono valutare insieme la frequenza degli attacchi, la dose da usare e le possibili alternative. In molte situazioni cliniche, i medici ritengono accettabile utilizzare il triptano per pochi episodi sporadici, monitorando eventuali sintomi insoliti, piuttosto che sospendere l’antidepressivo, soprattutto se è appena cominciata a dare beneficio.

Quindi, per rispondere alla sua domanda: può stare relativamente tranquilla, ma è importante non assumere il triptano senza prima averne discusso di nuovo con i suoi medici, e tenere sotto controllo eventuali sintomi sospetti dopo l’assunzione. Inoltre, avere un piano chiaro su quando e come assumere il triptano e sapere quali segnali di allarme osservare, rende la situazione più sicura e meno ansiogena.

In sintesi, la combinazione non è generalmente vietata in casi di uso occasionale, ma richiede consapevolezza e supervisione medica.
Resto a disposizione, saluti
Dott. Ivan De lucia
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Ovada
Gentile, Grazie per aver condiviso la sua domanda. Capisco bene il timore legato alla possibile interazione tra triptani e Paroxetina, soprattutto dopo aver letto il foglietto illustrativo. È importante però chiarire un punto essenziale dal punto di vista delle competenze: la valutazione del rischio farmacologico e della compatibilità tra Relpax e un SSRI spetta esclusivamente al medico, perché richiede competenze specifiche che uno psicologo cognitivo-comportamentale non può sostituire. Posso però offrirle un orientamento chiaro sul piano psicologico e clinico generale. L’associazione tra triptani e SSRI è segnalata come potenzialmente a rischio, ma la sindrome serotoninergica è un evento raro e, quando un neurologo prescrive un triptano conoscendo l’assunzione di Paroxetina, significa che ha valutato che in quel caso il beneficio supera il rischio. Il fatto che i suoi episodi di aura siano molto sporadici è un elemento ulteriore che il medico considera nella prescrizione. Ciò che può fare ora — ed è la scelta più equilibrata — è informare il suo medico di base o la psichiatra, non per allarmarsi, ma per avere una conferma personalizzata. Questo la aiuterà a ridurre l’ansia anticipatoria e a gestire con maggiore sicurezza eventi che, quando accadono, le risultano molto invalidanti. Dal punto di vista psicologico, inoltre, convivere con il timore di un attacco di aura e con la paura degli effetti dei farmaci può aumentare sensibilità ai sintomi e reattività ansiosa: un percorso cognitivo-comportamentale può aiutarla a modulare questa parte e a gestire meglio l’impatto emotivo degli episodi. Se desidera, possiamo fissare un consulto per approfondire questi aspetti e offrirle strumenti specifici per migliorare la gestione psicologica sia dell’OCD sia dell’ansia legata alla componente neurologica. Un cordiale saluto, Dott. Ivan De Lucia

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