Salve, Premetto che il mio quesito è frutto di molta confusione, preoccupazione e grande senso di i
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Salve,
Premetto che il mio quesito è frutto di molta confusione, preoccupazione e grande senso di impotenza. A mio padre 87enne è stato diagnosticato un tumore alla prostata a seguito di una Rmn multiparametrica ed esplorazione rettale. Il psa è intorno a 6 nonostante l'assunzione di un farmaco a base di Dutasteride. È presente anche una forte infezione urinaria da E. Coli. L'urologo che ritiene che il tumore sia maligno all'85%, non consiglia alcuna biopsia, a forte rischio infezione e peggioramento della sua qualità di vita, vista l'età e problemi di aritmia e vasculopatia cronica, e l'attesa... Poi al momento opportuno (quale??) iniziare terapia ormonale e poi eventuale terapia del dolore. Vorrei capire cosa fare nel frattempo? Capisco sia anziano ma attendere e basta mi sembra poco. Non ci sono altri step/terapie intermedi alternativi da poter seguire? Come possiamo vigilarlo nel decorso e fare il meglio per lui? Grazie di cuore a chi vorrà darmi qualche indicazione.
Premetto che il mio quesito è frutto di molta confusione, preoccupazione e grande senso di impotenza. A mio padre 87enne è stato diagnosticato un tumore alla prostata a seguito di una Rmn multiparametrica ed esplorazione rettale. Il psa è intorno a 6 nonostante l'assunzione di un farmaco a base di Dutasteride. È presente anche una forte infezione urinaria da E. Coli. L'urologo che ritiene che il tumore sia maligno all'85%, non consiglia alcuna biopsia, a forte rischio infezione e peggioramento della sua qualità di vita, vista l'età e problemi di aritmia e vasculopatia cronica, e l'attesa... Poi al momento opportuno (quale??) iniziare terapia ormonale e poi eventuale terapia del dolore. Vorrei capire cosa fare nel frattempo? Capisco sia anziano ma attendere e basta mi sembra poco. Non ci sono altri step/terapie intermedi alternativi da poter seguire? Come possiamo vigilarlo nel decorso e fare il meglio per lui? Grazie di cuore a chi vorrà darmi qualche indicazione.
Senza pensare ad un intervento, ci sono certamente soluzioni quantomeno di contenimento del problema (radioterapia, HIFU e poi ormonotrrapia o chemioterapia, terapia con Lu177-PSMA). Per deciderle occorre conoscere l'esatto dato della mpRMI e si può eseguire la PET/CT con 68 Gallio PSMA sia per valutare lo stato di pssibili metastasi, sia per valutare l'attività tumorale in sede prostatica con la deferminazione del SUV differenziale.
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Salve. Capisco la sua preoccupazione. Ha elencato molteplici problematiche, a cui tuttavia nella maggior parte dei casi, ci sono comunque diverse soluzioni proponibili. Innanzitutto, premesso che all’età di 87 anni non andrebbe eseguito il dosaggio del PSA (soprattutto in una situazione di infezione delle vie urinarie non bonificata!), la diagnosi di Carcinoma prostatico/CaP (tumore maligno della prostata), salvo dati eclatanti (macroematuria/sangue visibile a occhio nudo nelle urine da infiltrazione locale da parte del CaP, PSA esorbitante almeno >20 ng/ml, stadiazione ex adjuvantibus-che andrebbe fatta preferibilmente come da indicazioni delle linee guida con TAC ADDOME E TORACE senza e con contrasto e SOTB:Scintigrafia Ossea Total Body; in alternativa o di completamento può essere utile l’esecuzione altresì della già citata PET-PSMA, stadiazione dalla cui effettuazione risultino già delle metastasi), VA STABILITA TRAMITE BIOPSIA PROSTATICA (a maggior ragione in casi con “basso” PSA alla diagnosi in cui ci sia il sospetto di una sdifferenziazione istotipica). L’infezione delle vie urinarie è una controindicazione relativa all’esecuzione della procedura (ambulatoriale, in anestesia locale), che se non è stato possibile eradicare, impone una premedicazione antibiotica mirata per 3-5gg prima e dopo la biopsia stessa. Senza dilungarsi ulteriormente, tutto ciò è finalizzato alla possibilità di attuare una terapia medica (sostanzialmente una terapia di deprivazione ormonale che blocca momentaneamente-finanche per diversi anni, il CaP impedendo che faccia danni ad altri organi, attuabile con punture trimestrali di farmaci ormonali) o eventualmente radioterapica, CHE MIGLIORI IN MANIERA SOSTANZIALE LA PROGNOSI E/O LA QUALITÀ DI VITA della persona: qui entra in gioco la valutazione anamnestica e fisica del paziente, poiché è fondamentale capire il livello di autonomia funzionale e l’aspettativa di vita specifica della persona, prima di proporre una qualsiasi terapia. L’importanza della diagnosi bioptica è altresì enfatizzata da alcune particolari situazioni in cui il grado di aggressività del CaP permette di attuare una strategia terapeutica osservazionale (sebbene intensiva): la sorveglianza attiva, che vista l’età e le citate patologie del signore, POTREBBE, in caso di una diagnosi istologica non sfavorevole, prefigurarsi come Watchful Waiting (concetto diverso dalla S.A., proponibile per pazienti che non abbiano indicazione ad una terapia attiva, per concomitanti patologie e/o condizioni generali non favorevoli), ovvero non intervenire (e comunque farlo in modo quasi palliativo qualora si renda necessario) a meno che il CaP non interferisca in qualche modo con la qualità di vita del paziente. In sintesi, il raggiungimento della corretta diagnosi (ammesso e non concesso che il paziente sia in condizioni generali permissive e sia disposto a svolgere procedure ed esami necessari), ci consente di mettere in pratica la terapia più adatta. Mi auguro di aver chiarito quantomeno alcuni dei suoi dubbi, cordiali saluti.
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