Salve,papà, 77 anni, operato al cuore giugno 2018 (sostituzione valvola aortica), due settimane do

4 risposte
Salve,
papà, 77 anni, operato al cuore giugno 2018 (sostituzione valvola aortica), due settimane dopo si rende necessario l'innesto di pace maker "temporaneo esterno" per 36 ore circa dalla vena femorale della gamba destra (successivamente implementato definitivamente quello sottopelle).
Dopo qualche giorno dall'espianto del pace maker esterno la gamba destra nella parte del sotto gluteo presenta un evidente ematoma (rosso scurissimo) che viene trattato con calciparina (scusate se è scritto erroneamente).
Durante i quattro mesi che seguono la coscia cresce in modo spropositato, diventa dura in alcuni punti e in altri quasi spugnosa. Si vede ad occhio una specie escrescenza cilindrica di circa 20 centimetri di lunghezza dietro la coscia. E i dolori per papà sono lancinanti. Impossibilità totale di deambulazione a causa del fortissimo dolore arrecato.
Un angiologo lo sottopone a ciclo di ciproxin per circa 15 giorni. La gamba è come se esplode: da 4 fori sotto la coscia esce del liquido giallognolo/rossastro.... (Gliene vendono tolte 18 siringhe da 5 ml in una sola occasione). Il dolore si attenua di molto e papà "ricomincia" a deambulare per casa.
Soltanto a fine novembre nel corso di una visita (domiciliare) un cardiologo "lega" l'innesto del pace maker temporaneo, avvenuto a luglio nella vena femorale, a questo fenomeno che ha denominato "Linforrea" (è probabile che nell'intrusione degli aghi) sia stato toccato un linfonodo. Di fatto la fuoriuscita di liquido si arresta ma non definitivamente.
La coscia non è più "ingrossata" ma sembra sempre spugnosa e dura in alcuni tratti.
(Durante questa settimana papà dovrà fare punture di cortisone).
La domanda che porgo cortesemente è come porre fine a questo strazio? Come si esce da questa patologia?
Vi ringrazio per la vostra sensibilità.
Cordiali saluti.
Alessandro Rolo Fazzini
Gentile signore,a mio giudizio,dovrebbe far eseguire a sua padre una visita angiologica con eco-color-doppler per vedere la pervietà dei vasi venosi profondi( perche' dato l'enorme volume che ha raggiunto l'arto bisogna escludere una trombosi venosa profonda ed una eventuale sindrome post-trombotica.)Dopodiche' l'angiologo valuterà la terapia del caso ed un eventuale bendaggio dell'arto per ridurne il volume.Cordiali saluti

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Difficile dare risposte per casi cosi' particolari senza visione diretta clinica e strumentale con ECDoppler del paziente.
E' comunque verosimile che una lesione accidentale (e certamente non voluta) delle stazioni linfonodali locali abbia creato la formazione del linfocele . Una compressione dovrebbe risolvere la questione in tempi ragionevoli.
Occorre valutare strumentalmente (eco) clinicamente lo stato del circolo venoso profondo e lo stato dei tessuti locali, per poter esprimere orientamenti terapeutici ulteriori.
Buongiorno,
Sarebbe necessario esame Ecocolordoppler per valutare un'eventuale trombosi da trattare parallelamente al linfedema.

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