Buongiorno, sono una ragazza di 24 anni e scrivo per un confronto su un problema post-operatorio ch

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Buongiorno,
sono una ragazza di 24 anni e scrivo per un confronto su un problema post-operatorio che mi sta creando non pochi dubbi.

Un anno e mezzo fa ho subito un intervento al ginocchio sinistro, che inizialmente mi era stato descritto come un’artroscopia. Tuttavia, mi sono ritrovata con due cicatrici longitudinali di circa 5 cm ciascuna, compatibili (presumo) con un riallineamento rotuleo. Circa 8 mesi dopo ho subito un secondo intervento per la rimozione di due viti fissate alla tibia.

Ad oggi, a distanza di 18 mesi, non ho ancora recuperato piena funzionalità. Né io né i fisioterapisti hanno la certezza che io abbia fatto un riallineamento, ma piuttosto secondo alcuni, una trasposizione. Ho i legamenti lassi,da una settimana sto imparando a correre con scarsi risultati, e ho difficoltà ad avere stabilità a ginocchio leggermente flesso.
Il sintomo che più mi preoccupa è uno scatto meccanico:
• Avviene quando distendo la gamba da seduta (es. leg extension)
• Oppure durante la camminata, nei cambi di direzione
• Anche muovendo manualmente la patella da sdraiata, avverto un click netto
* Gx operato, in monopodalica, i primi 5 gradi di flessione tutto ok. Appena provo a scendere di più, scatto e dolore (ma solo in questo caso).
Lo scatto è comparso poco dopo aver abbandonato le stampelle, circa 7 mesi dopo il primo intervento.

Finora ho svolto oltre 60 sedute di fisioterapia + nuoto e palestra. La riabilitazione mi ha aiutato, ma questo blocco meccanico rallenta i progressi. A livello diagnostico ho ricevuto pareri discordanti:
• Il chirurgo che mi ha operata ha attribuito lo scatto a un “fattore psicologico”
• Un fisiatra ha parlato di aderenze cicatriziali interne
• Un altro medico ha ipotizzato una tendinosi, suggerendomi uno stop di 50 giorni
• Un ultimo specialista mi ha proposto infiltrazioni, parlando di “borse” tra patella e menisco che ostacolerebbero la mobilità (diagnosi mai emersa in precedenza)

Chiedo un parere su come orientarmi:
• È corretto procedere con le infiltrazioni in questa fase, alla mia età?
• Ha senso proseguire la riabilitazione senza una diagnosi chiara?
• Potrebbe trattarsi davvero di un conflitto meccanico (aderenze, disallineamento, altro)?

Questa situazione mi sta veramente abbattendo sia fisicamente che mentalmente (al punto da andare in terapia). Perché mi son sentita un po’ presa in giro con alcuni medici. Chi si lamentava che ancora non mi fossi ancora ripresa o chi mi diceva che fosse tutto nella mia testa. Al punto che aiutare il paziente non fosse più la priorità principale, ma piuttosto non avermi come paziente.
Vi ringrazio per l’attenzione e per qualsiasi consiglio possiate darmi
 Roberto Ferrante
Ortopedico
Taglio di Po
Buongiorno
da quanto descritto sembrerebbe che e' stata sottoposta ad intervento di trasposizione della Tuberosita' Tibiale Anteriore (dato che ha descritto la rimozione di viti tibiali con secondo intervento); i tempi di recupero sono lunghi e deve lavorare soprattutto sul recupero del tono del quadricipite femorale, il muscolo piu' grande del corpo umano e, pertanto,con tempi di recupero piu' lunghi; prediliga attivita' fisica in acqua ed esercizi a catena cinetica chiusae, in progressione,a quelli a catena cinetica aperta (si affidi ad un riabilitatore competente in materia); per eliminare qualsiasi dubbio su quale tipo di intervento e' stato eseguito si rivolga al chirurgo che ha operato (anche se dovrebbe essere scritto sulla lettera di dimissione
in bocca al lupo

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