Buongiorno Dottori e Dottoresse, sono una ragazza di 26 anni e da circa due anni ho intrapreso un pe
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Buongiorno Dottori e Dottoresse,
sono una ragazza di 26 anni e da circa due anni ho intrapreso un percorso di psicoterapia. Da un po’ di tempo, però, porto con me un dubbio che vorrei condividere con voi. So bene che non è possibile fare una diagnosi senza un’adeguata valutazione clinica, ma mi piacerebbe avere un vostro parere su come orientarmi: capire se abbia senso approfondire alcuni aspetti o se, invece, sia meglio lasciar perdere.
Fin da piccola mi sono sempre sentita un po’ “fuori” dal mondo. Le persone mi hanno spesso definita “strana” e ho sempre avuto difficoltà nelle relazioni sociali — motivo per cui oggi ho pochi, pochissimi amici. Ho sofferto d’ansia sin da bambina: mia madre ha un disturbo ossessivo-compulsivo e che ha spesso proiettato su di me, e anche io nel tempo ho sviluppato diverse compulsioni e ossessioni, un forte bisogno di controllo e un’ ansia costante. Il bisogno di controllo lo sento tutt’oggi.
Alcuni anni fa ho attraversato un periodo di forte ansia sociale: avevo smesso di uscire e persino fare la spesa era diventato fonte di ansia, uscivo solo con mia madre. Ricordo che parlare con un estraneo mi procurava dispnea da ansia. Oggi sono una persona completamente diversa ma ci sono certi aspetti della “vecchia me” che rimangono anche se cerco di nascondere. Parlando con il mio ragazzo, abbiamo notato insieme alcune caratteristiche che ci hanno fatto pensare all’ADHD. Tra queste, la tendenza a interrompere gli altri durante le conversazioni (scusandomi subito dopo) oppure a completare le frasi degli altri. Vivo forti sbalzi emotivi e una sensibilità molto accentuata (da bambina, ad esempio, scoppiavo in lacrime vedendo in TV servizi sugli animali maltrattati. Ricordo che andavo proprio in ansia e mi sentivo male). Ancora oggi mi capita di piangere per un commento banale che innesca un vortice di pensieri e di emozioni che fatico a contenere.
Faccio anche molta fatica a gestire il tempo, anche se — paradossalmente — tendo ad arrivare sempre in anticipo, a volte anche di un paio d’ore. Ho difficoltà a capire i giochi da tavolo o a seguire le lezioni (spesso la mia mente divaga e crea storie) o a comprendere alcune regole sociali implicite, e per tutta la vita ho lottato con la sensazione di sembrare “stupida” agli occhi degli altri, nonostante ció ho sempre avuto buoni risultati scolastici.
Vi scrivo per capire se possa avere senso approfondire questi aspetti con un’indagine più mirata oppure no. Vi ringrazio molto per l’ascolto e il tempo che mi avete dedicato.
Fin da piccola mi sono sempre sentita un po’ “fuori” dal mondo. Le persone mi hanno spesso definita “strana” e ho sempre avuto difficoltà nelle relazioni sociali — motivo per cui oggi ho pochi, pochissimi amici. Ho sofferto d’ansia sin da bambina: mia madre ha un disturbo ossessivo-compulsivo e che ha spesso proiettato su di me, e anche io nel tempo ho sviluppato diverse compulsioni e ossessioni, un forte bisogno di controllo e un’ ansia costante. Il bisogno di controllo lo sento tutt’oggi.
Alcuni anni fa ho attraversato un periodo di forte ansia sociale: avevo smesso di uscire e persino fare la spesa era diventato fonte di ansia, uscivo solo con mia madre. Ricordo che parlare con un estraneo mi procurava dispnea da ansia. Oggi sono una persona completamente diversa ma ci sono certi aspetti della “vecchia me” che rimangono anche se cerco di nascondere. Parlando con il mio ragazzo, abbiamo notato insieme alcune caratteristiche che ci hanno fatto pensare all’ADHD. Tra queste, la tendenza a interrompere gli altri durante le conversazioni (scusandomi subito dopo) oppure a completare le frasi degli altri. Vivo forti sbalzi emotivi e una sensibilità molto accentuata (da bambina, ad esempio, scoppiavo in lacrime vedendo in TV servizi sugli animali maltrattati. Ricordo che andavo proprio in ansia e mi sentivo male). Ancora oggi mi capita di piangere per un commento banale che innesca un vortice di pensieri e di emozioni che fatico a contenere.
Faccio anche molta fatica a gestire il tempo, anche se — paradossalmente — tendo ad arrivare sempre in anticipo, a volte anche di un paio d’ore. Ho difficoltà a capire i giochi da tavolo o a seguire le lezioni (spesso la mia mente divaga e crea storie) o a comprendere alcune regole sociali implicite, e per tutta la vita ho lottato con la sensazione di sembrare “stupida” agli occhi degli altri, nonostante ció ho sempre avuto buoni risultati scolastici.
Vi scrivo per capire se possa avere senso approfondire questi aspetti con un’indagine più mirata oppure no. Vi ringrazio molto per l’ascolto e il tempo che mi avete dedicato.
Salve, quello che racconta restituisce un quadro complesso, attraversato da tratti ansiosi, da un’evidente ipersensibilità emotiva, da difficoltà nella regolazione dell’attenzione e nel rapporto con l’altro, ma anche da un’importante capacità di riflessione su di sé.
Ha perfettamente ragione: nessuna risposta online può sostituire una valutazione clinica. Ma rispetto al dubbio che pone, se abbia senso o meno approfondire, la mia risposta è sì. Senza cercare etichette a tutti i costi, un approfondimento può offrire strumenti per conoscersi meglio, leggere in modo più chiaro certi vissuti, e se necessario integrare il lavoro già in corso in psicoterapia.
Un buon percorso diagnostico non chiude, ma apre: le permette di farsi domande nuove, con più strumenti e meno solitudine.
Un caro saluto,
rimango a disposizione se vorrà proseguire il confronto.
Dr. Elicio
Ha perfettamente ragione: nessuna risposta online può sostituire una valutazione clinica. Ma rispetto al dubbio che pone, se abbia senso o meno approfondire, la mia risposta è sì. Senza cercare etichette a tutti i costi, un approfondimento può offrire strumenti per conoscersi meglio, leggere in modo più chiaro certi vissuti, e se necessario integrare il lavoro già in corso in psicoterapia.
Un buon percorso diagnostico non chiude, ma apre: le permette di farsi domande nuove, con più strumenti e meno solitudine.
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La tua descrizione presenta elementi molto interessanti che meritano sicuramente un approfondimento diagnostico. I sintomi che descrivi potrebbero configurare diverse possibilità: un disturbo del neurosviluppo come l'ADHD che hai ipotizzato, caratteristiche dello spettro autistico (sensibilità sensoriale, difficoltà sociali, bisogno di routine), o una combinazione di fattori legati all'ansia e al contesto familiare.
Il fatto che tu abbia sempre sentito di essere "fuori dal mondo", le difficoltà nelle relazioni sociali, l'ipersensibilità emotiva e sensoriale, insieme alle difficoltà nell'autoregolazione emotiva e attentiva che descrivi, sono elementi che possono essere presenti in diversi quadri clinici. È significativo anche il miglioramento che hai ottenuto con la psicoterapia, che dimostra le tue risorse e capacità di crescita.
Ti consiglio di richiedere una valutazione specialistica per i disturbi del neurosviluppo nell'adulto. Molti centri hanno équipe specifiche per la diagnosi di ADHD e disturbi dello spettro autistico in età adulta. Una diagnosi accurata, se confermata, potrebbe aprirti nuove prospettive terapeutiche e soprattutto aiutarti a comprendere meglio te stessa.
Nel frattempo, continuare il percorso psicoterapeutico ti aiuterà a lavorare sull'accettazione di te stessa e sulle strategie per gestire le difficoltà quotidiane. Ricorda che molte persone neurodivergenti hanno caratteristiche uniche che, una volta comprese e valorizzate, possono diventare veri punti di forza.
Il fatto che tu abbia sempre sentito di essere "fuori dal mondo", le difficoltà nelle relazioni sociali, l'ipersensibilità emotiva e sensoriale, insieme alle difficoltà nell'autoregolazione emotiva e attentiva che descrivi, sono elementi che possono essere presenti in diversi quadri clinici. È significativo anche il miglioramento che hai ottenuto con la psicoterapia, che dimostra le tue risorse e capacità di crescita.
Ti consiglio di richiedere una valutazione specialistica per i disturbi del neurosviluppo nell'adulto. Molti centri hanno équipe specifiche per la diagnosi di ADHD e disturbi dello spettro autistico in età adulta. Una diagnosi accurata, se confermata, potrebbe aprirti nuove prospettive terapeutiche e soprattutto aiutarti a comprendere meglio te stessa.
Nel frattempo, continuare il percorso psicoterapeutico ti aiuterà a lavorare sull'accettazione di te stessa e sulle strategie per gestire le difficoltà quotidiane. Ricorda che molte persone neurodivergenti hanno caratteristiche uniche che, una volta comprese e valorizzate, possono diventare veri punti di forza.
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