• Dott.ssa Chiara Barzotti
    Dott.ssa Chiara Barzotti
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    Su di me

    Sono la Dottoressa Chiara Barzotti, psicologa e psicoterapeuta in formazione. Lavoro come psicologa clinica, sono una istruttrice mindfulness e sono m...

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    Formazione

    • Scuola di Psicoterapia Gestalt Therapy Kairos (Venezia, in corso)
    • Modello della Gestalt Play Therapy - Istituto Gestalt Romagna (Ravenna, in corso)
    • Istituto Rorschach Forense (2020)
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    Specializzazioni

    • Psicologia Clinica

    Tirocini

    • UMEE (Unità Multidisciplinare Età Evolutiva) (2022)
    • Cooperativa Alpha - Comunità di Gadana (2021)
    • STDP (dipartimento dipendenze patologiche) (Fano, 2020)
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    Pubblicazioni e articoli

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    Presso: Altro Altro

    La dottoressa Barzotti è una professionista che consiglio: è mossa da una grande passione, curiosità verso l'altro e molta umanità. Si prende cura dei suoi pazienti con grande rispetto ed empatia. Il suo approccio terapeutico tiene conto dell'essere umano nella sua interezza, pertanto è consigliata a coloro che vogliono lavorare sulla propria consapevolezza e sull'ascolto di sé.

    Dott.ssa Chiara Barzotti

    Grazie per ciò che scrivi! Mi fa piacere che si arrivato questo e che sia stata raccolta l'importanza dell'ascoltarsi per poter dare una direzione al sentire!

    M
    Presso: Altro Altro

    Dottoressa cortese e preparata, mi ha fatto sentire a mio agio fin da subito! La consiglio vivamente, mi ha aiutata in un momento di difficoltà

    Dott.ssa Chiara Barzotti

    Grazie M.P., per le parole! Un buon lavoro lo si fa sempre in due e con lei è stato veramente un piacere lavorare e scoprire quante risorse nascoste si possono avere.

    M
    Presso: Studio Privato colloquio psicologico

    Persona veramente positiva con cui è un piacere lavorare; ti da un sacco di energie e ti fa riflettere sui diversi modi per usarle. Consigliata!

    Dott.ssa Chiara Barzotti

    Ti ringrazio! Le energie erano già tue, abbiamo solo lavorato per farle uscire.


    R
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    Brava e competente.
    Dopo tanto girovagare finalmente la persona giusta.

    Dott.ssa Chiara Barzotti

    Grazie per le tue parole! Sono felice tu sia riuscito a sentirti a tuo agio nel lavoro con me


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    Risposte ai pazienti

    ha risposto a 5 domande da parte di pazienti di MioDottore

    Gentili dottori, sono una ragazza di 25 anni, ho sempre avuto pochi amici e negli ultimi anni ho mandato all'aria i pochi rapporti che avevo.
    Ho vissuto un lungo periodo di profondo smarrimento interiore, durante il quale ho avuto ripercussioni anche fisiche, mi sono sentita davvero tanto sola, e, ho sbagliato, lo so, ma al posto di chiedere aiuto sono "scappata", ho iniziato a chiudermi sempre di più in me stessa. All'inizio mi limitavo a non "cercare" io l'altra persona, semplicemente quando ricevevo un messaggio, rispondevo. Le conversazioni però erano sempre più fredde, per colpa mia di certo, ma anche per un crescente disinteresse da parte dei miei interlocutori. Io sono una persona estremamente negativa, lo riconosco, per cui non li biasimo se hanno deciso di ampliare il distacco che io stessa avevo creato, anche perché in quel periodo così buio ero estremamente pessimista e polemica.
    Questo senso di "abbandono" che ho provato mi ha spinta a non rispondere più quelle rare volte in cui venivo contattata. Mi sono sentita, e mi sento tutt'ora incompresa.
    Non era la prima volta che mi capitava di avere questi periodi bui, ma quando era capitato avevo sentito tanta empatia, c'era l'equilibrio giusto tra darmi il tempo di "riprendermi" senza starmi troppo addosso e, nel contempo, esserci.
    Ormai mi sono fatta terra bruciata attorno, e mi pesa moltissimo il fatto di passare per la cattiva della situazione, quella che è sparita "così, da un momento all'altro, senza un'apparente motivazione", quando in realtà la motivazione ce l'ho, ma non riesco a darle una forma per poterla esprimere concretamente a parole, cosa che ho cercato di spiegare loro.
    Questa sensazione di solitudine mi è rimasta incollata addosso, ho respirato per qualche mese, quando una nuova conoscenza mi ha portato un po' d'ossigeno, e di compagnia. Ma quando anche questo rapporto si è rivelato fallimentare mi sono chiusa ancora di più, se possibile.
    Capisco che allontanarmi da una persona e poi lamentarmi della solitudine possa essere una contraddizione, ma ho fatto ciò che sentivo, con i mezzi che avevo.
    Sono stata accusata di aver fatto ghosting, di aver provocato traumi, ed essermi comportata male, ed è vero. Ma non l'ho mai fatto con cattive intenzioni, "ghostare" non mi ha portato a nulla, anzi, era motivo di sofferenza anche per me, ma in quel momento mi sembrava la cosa più giusta, l'unica strada che avevo, volevo solo trovare una via d'uscita, e ho pensato che se fossi stata io l'artefice della mia solitudine, forse sarebbe stata meno pesante, perché dipendeva da me, non dagli altri.
    So di aver sbagliato, di essermi comportata male. Ma non penso di essere una persona così orribile, ci sono sempre stata per gli altri, a ogni ora del giorno e della notte, letteralmente. Ma come avrei potuto esserci per loro se non c'ero neanche per me stessa? Se non sapevo come rimettere insieme tutti i miei tasselli per non sentirmi sopraffatta da questa vita?
    Sto di nuovo attraversando uno di questi periodi, non sono mai stata una dal pianto facile, ma negli ultimi tempi mi capita spesso di piangere prima di dormire, o scoppiare in lacrime per la più insignificante piccolezza, mi sento tanto fragile emotivamente, e ne sto risentendo fisicamente in maniera molto forte.
    Vorrei solo un po' di pace.

    Gentile utente, grazie per ciò che ha voluto condividere con noi. Per quanto sommario ciò che ha raccontato, trasmette tutto il dolore che sta affrontando. Leggendo mi è sorta l'immagine di una ragazza in una stanza al buio, un buio cercato si, ma non per piacere, ma perchè noto e familiare. Ho letto anche molti rimproveri e senso di colpa per queste scelte, ma farei un passo indietro prima di definire o rimproverarsi e le chiederei: dove ha imparato o che le ha fatto conoscere che allontanarsi dagli altri è il modo per affrontare il proprio dolore? Che possibilità ha, stando sola, che non ha quando condivide con altri ciò che la fa stare male? Le è mai stato concesso di condividere il proprio dolore con altre persone? Se sì, con chi se lo è concessa e in che modo si è sentita?
    Penso che cercare di comprendere questi aspetti e molti altri, sia la strada per poter scoprire nuovi modi per affrontare il dolore, che non mirino a eliminarlo ma a viverlo in modo diverso e più pieno.
    Le consiglio perciò, se ha possibilità, di iniziare un percorso con qualcuno che possa aiutarla a trovare l'interruttore e la porta di questa stanza. Così che possa scegliere da sé se rimanere lì, se accendere la luce o se uscire e usare altre modalità.

    Le auguro di trovare ciò che le serve per tornare a respirare.
    Cordialmente
    Dott.ssa Chiara Barzotti

    Dott.ssa Chiara Barzotti

    Salve. Ho 35 anni.
    Vi scrivo per un "problema" di nostalgia. Vorrei capire se, a vostro parere, potrebbe essere un problema patologico o, semplicemente, una mia "caratteristica".
    Io ho costantemente nostalgia del passato, di quando ero bambino, di quando andavo alle scuole elementari e alle scuole medie, di quando andavo in vacanza con i miei genitori, i mie zii e mio cugino. Ho tanta nostalgia dei miei nonni che non ci sono più e dei momenti che passavo con loro.
    Inoltre mi piace passare nei luoghi della mia infanzia, se e quando posso, anche se non è una cosa che faccio in maniera spasmodica (ad esempio avrei molta voglia di tornare nel paese di montagna in cui andavo quando ero bambino, ma sarà più di 10 anni che non ci vado).

    Mi piace inoltre tenere oggetti che mi ricordano i suddetti periodi, ci tengo molto a queste cose e mi dà fastidio veder buttare qualcosa che mi ricorda la mia infanzia.

    La cosa curiosa è che sono sempre stato così, anche da bambino! Paradossalmente, anche quando avevo 10 anni avevo nostalgia del passato e mi piaceva tenere qualche oggetto per ricordo, rivedere luoghi dove ero stato, ecc.

    Altra cosa curiosa è che ho addirittura una sorta di nostalgia per un passato che non ho vissuto! Io sono un grande appassionato di storia, e mi emoziona tantissimo vedere o toccare oggetti che sono stati parte di un momento storico e del nostro passato. Ad esempio, ho fatto parecchie escursioni nei luoghi della Gtande Guerra, e mi sono sempre parecchio emozionato nel toccare o vedere cose di quell'epoca, seppure tragica per tutti i morti che ci sono stati.

    Mi chiedo se tutto ciò rientra nella sfera della normalità (ho letto che esiste una nostalgia patologica) e, soprattutto, mi chiedo come sarò a 60 anni se già ora ho nostalgia del mio passato.

    Sono papà, ho una bimba di un anno, sono felicissimo di averla e le voglio un bene indescrivibile... ma ho sempre questo tarlo, questa sorta di adorazione del passato, che a volte mi fa stare male, ma comunque conduco una vita normalissima.

    Ringrazio chi vorrà rispondere a queste strane domande e questioni che vi ho posto.

    Cordiali saluti.

    Salve, intanto la ringrazio per la sua condivisione. Mi ha molto colpito quello che ha scritto e mi è arrivato come un camminare in avanti, ma guardando indietro. Lei stesso riferisce di una preoccupazione, di uno stare male rispetto al proprio futuro dove sente già che guarderà al passato. I parametri di valutazione scritti in un manuale possono aiutare a distinguere ciò che è patologico da ciò che non lo è, ma è molto più frequente partire da ciò che è clinicamente significativo per la persona. In questo caso, per lei, sembra essere significativo questo rivolgersi costantemente al passato. Non si soffermi sul patologico o non patologico, guardi piuttosto a come questo le fa vivere il suo presente e se ne sente la necessità valuti la possibilità di intraprendere un percorso che le possa permettere di poter spostare il suo sguardo da un passato, che potrà sempre essere ricontattato, ad un presente che può essere vissuto solo nel qui e ora e nel quale è racchiuso il passo che farà domani.

    Dott.ssa Chiara Barzotti

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