Dott.ssa
Caterina Falcone
Psicologo
Psicoterapeuta
Psicologo clinico
Altro
Pavia 1 indirizzo
Esperienze
La mia esperienza di base, maturata sia grazie alla collaborazione con i servizi pubblici che attraverso l'attività clinica privata, mi ha consentito di lavorare soprattutto con adulti e giovani adulti con difficoltà relazionali, emotive e sociali associate a stati ansia e depressione.
Negli ultimi anni ho approfondito l'ambito clinico nel quale mi sono specializzata, ovvero focalizzando il mio lavoro anche sull'infanzia e l'adolescenza, non dimenticando mai l'importanza di sostenere contemporaneamente i genitori e le famiglie nella comprensione del disagio dei figli e aiutando il sistema familiare a riequilibrarsi in funzione del benessere di tutto il nucleo.
Oltre a quella clinica, ho anche un’anima da ricercatrice ed esperta nei temi della formazione e della pedagogia. Sono Dottore di Ricerca in Scienze della Formazione e della Comunicazione e collaboro dal 2014 con l’Università Milano-Bicocca, dove ho accumulato stimolanti esperienze di docenza a contratto, tutoraggio e di ricerca sul campo all’incrocio tra psicologia e pedagogia, sia in ambito nazionale che internazionale (Isotis; CARE).
Nutro una sincera passione per il mio lavoro e lo affronto con grande serietà: mi sento onorata ad essere depositaria delle profondità dei miei pazienti, con i quali creo un legame speciale sostenendoli nei loro processi di esplorazione e creazione personale e dai quali non smetto mai di imparare.
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P.M.
La dottoressa è molto professionale, mi sono sentito subito a mio agio con lei. Nonostante fossi stato sempre titubante sull'andare dallo psicologo, mi sono ricreduto. Grazie
Risposte ai pazienti
ha risposto a 1 domande da parte di pazienti di MioDottore
Gentili Dottori,
mi rivolgo a voi professionisti per alcune delucidazioni.
Circa 3 settimane fa, ho avuto un fortissimo attacco di panico a seguito di alcune giornate di lavoro molto stressanti che stavo attraversando che mi avevano immerso completamente in un clima di negatività. Erano già giorni che non riposavo bene ed ero molto agitato finchè il tutto non è sfociando in questo enorme evento che ha generato in me un forte trauma.
Il mio dottore di base, il giorno successivo, vedendomi fortemente provato e conoscendo già una mia piccola storia con l'ansia che ciclicamente mi creava periodi personali di tensione, tristezza e minima depressione, che però passavano senza però mai arrivare ad un aiuto farmacologico (per fortuna), mi ha prescritto lexotan 3mg da prendere al bisogno. L'ho preso per i primi due giorni, ricevendo si un effetto calmante, ma niente di veramente utile.
Per timore del farmaco, pensandolo anche come una sconfitta personale, non l'ho più preso per una settimana finchè non è tornata nuovamente una forte agitazione immotivata ed un forte senso di ansia accompagnato da un nuovo attacco alla quale spesso associavo la cosidetta ansia anticipatoria. Non riuscivo a mangiare, non riuscivo a dormire, avevo forti crisi di pianto etc.
Naturalmente ho preso la cosa di petto volendo cercare di combattere questo mio demone una volta per tutte, ed alleggerendo un po il carico di lavoro mi sono rivolto ad uno psicoterapeuta (con il quale però ho solo tenuto due sedute in cui per il momento ho spiegato un po la mia situazione e stop). Circa una settimana fa, ho avuto di nuovo una fortissima crisi di pianto associata ad una forte agitazione e di comune accordo tra, me la mia famiglia e la mia dottoressa mi hanno portato ad eseguire una "curetta" di 7/8 giorni, sempre con il lexotan: Una compressa da 3mg la sera prima di andare a dormire.
Ammetto che, anche in virtù di un lavoro che sto facendo su me stesso, lettura, dialogo con persone fidate, forte motivazione dal voler uscire, migliore inquadramento degli obiettivi e della dimensione delle tasks lavorative, insieme a questa pilloletta di sera, sono ritornato ad essere sereno è tranquillo. Ho dei piccoli momenti in cui i miei pensieri si "inscuriscono" ma sto riuscendo, alla mano dei risultati degli ultimi giorni a combattere velocemente i sintomi di agitazione. Tra l'altro, motivato anche dal percorso appena intrapreso con lo psicoterapeuta e con la voglia di uscirne il prima possibile.
A fronte di questa introduzione (che vi chiesto scusa sia stata lunga e sicuramente potrebbe avervi annoiato) vi faccio due domande:
- Prendendo il lexotan alle 21 delle ultime 4 sere, è possibile che già dal giorno dopo, il mio benessere fosse totalmente associato per 24 alla compressa? Mi spiego meglio, è possibile che anche io abbia contribuito al sentirmi più tranquillo o è tutto merito della compressa? (per cultura generale ho letto diverse informazioni sull'emivita, per cui non riesco, non essendo del mestiere a darmi una risposta).
- Vorrei, dopo 4 sere, visto che comincio a sentire una ENORME differenza rispetto alle brutte 3 settimane scorse che ho passato, avendo anche inquadrato una minima tranquillità ed un principio di crescita in quello che mi è successo, fermarmi qualche giorno prima con la cura (anche da domani). Secondo voi, potrei a seguito di questi 4/5 giorni, poter già subire gli effetti di uno stop del farmaco, e quindi ritornare ad avere ansia/insonnia/agitazione e crisi di pianto?
Mi hanno detto che, la strada che sto perseguendo tra, forte motivazione , propensione allo stare più tranquillo, una visione migliore del mio carico di lavoro e l'inizio di un percorso con lo psicoteurapeuta, sia la migliore che potevo intraprendere. Posso sapere la vostra opinione?
Grazie per chiunque avrà solo modo di leggermi e grazie a chi vorrà darmi una risposta.
Buonasera, posso immaginare il turbamento per questo forte attacco di panico che descrive e la difficoltà di questo periodo.
Può capitare che il farmaco venga sentito come una sconfitta, tuttavia al pari di un paio di stampelle per una slogatura alla caviglia o di una cura antinfiammatoria a seguito di un malessere fisico, talvolta è utile un supporto farmacologico che possa consentire alla mente di tornare ad un equilibrio funzionale, anche al lavoro psicoterapeutico.
Mi pare di capire che il suo medico conosce la sua storia: é importante monitorare con lui i cambiamenti e discutere con lui di una eventuale regolazione/interruzione del farmaco.
Concordo nel ritenere, come anche confermano le ricerche scientifiche, che l'inizio di una psicoterapia, parallelamente ad una eventuale terapia farmacologica, e la motivazione al cambiamento siano la chiave di volta per il suo benessere. Continui così e si affidi a specialisti.
Dott.ssa Caterina Falcone
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