Esperienze

Sono uno psicologo iscritto all'ordine della regione Campania, specializzando in psicoterapia cognitivo-comportamentale presso l'Istituto Skinner di Napoli. Sono anche iscritto nell'elenco ABAIT come Tecnico Comportamentale ABA.
Attualmente lavoro in studio sia a Frattamaggiore (NA) che a Caserta, ma sono disponibile anche online.
Mi occupo prevalentemente di ansia o problematiche legate ai quei vissuti emotivi che tante volte ci impediscono, consapevolmente o meno, di avere una buona qualità della vita.
Vedo la psicoterapia come un'opportunità di crescita, un continuo scambio fra terapeuta e paziente; nello specifico il mio approccio è basato sulla terapia cognitivo-comportamentale la quale mi permette, lavorando insieme al paziente, di individuare cosa davvero muove i nostri pensieri e come essi sono collegati alle nostre emozioni e ai nostri comportamenti, ed è possibile farlo in un ambiente protetto, senza sentirsi in alcun modo giudicati.
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Esperto in:
  • Psicologia cognitiva
  • Psicoterapia cognitivo comportamentale

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Ho intrapreso questa mattina il mio nuovo con il dottore e nonostante la mia solita diffidenza iniziale l’incontro non poteva essere più positivo di così. Sono sicura sarà un ottimo percorso

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Risposte ai pazienti

ha risposto a 9 domande da parte di pazienti di MioDottore

È possibile che alla base delle ossessioni di un doc da relazione non ci sia veramente più sentimento?

Buonasera! L'insidia del DOC spesso sta proprio nel dare per certa la veridicità del contenuto delle ossessioni, ed è proprio l'incertezza su questa veridicità a renderlo così "insopportabile" per chi ne soffre, oltre a un'eccessivo senso di responsabilità rispetto ai propri pensieri (come se il solo pensarlo, renda reale un evento). Detto questo, è possibile che effettivamente non si provi più nella per l'altra persona, ma questo potrebbe accadere a prescindere dalla presenza del disturbo (che questo sia presente o meno).
Tra l'altro, ipotizzando di non provare davvero più nulla per il nostro partner, forse non staremmo così male e non proveremmo sensi di colpa così invalidanti. Spero di aver, almeno in parte, chiarito i tuoi dubbi.

Dott. Carmine Saviano

Buongiorno ho difficoltà a comprendere l’amicizia con una persona che vive all’estero e non vedo da un paio di anni. Quando ci siamo conosciuti sul lavoro, siamo coetanei anche se lui ha un ruolo di responsabile, inizialmente mi diede segnali massimi di apertura all’amicizia che solo a distanza di anni e lontananza torno ad intravedere. Mi classificò subito come insistente perché tentavo di conoscerlo forse esercitando pressioni come una uscita in amicizia fuori dal lavoro, non la abbiamo mai fatta se non in gruppo, spiegandomi che non desiderava avere legami sul lavoro né li voleva, di non scriversi perché non lo rappresentava e preferiva parlare. Alla fine del lavoro dopo tre mesi ho sempre cercato di restarci in contatto e con un po’ di difficoltà, nel tempo, si è instaurata una amicizia ma a distanza. Non è una persona che ama parlare di sé eppure con mia grande sorpresa mi confidò che andò dallo psicoanalista per venti anni trasformando il dolore e la sofferenza in coscienza, senza approfondire - cosa significa questo? - aggiungendo che è il motivo per cui non sente il bisogno di condividere le cose né il desiderio di farlo. Da quel poco che ho potuto capire preferisce non essere molto raggiungibile - questo può essere dovuto al ruolo lavorativo di responsabile? - e che non ama essere raggiunto in continuazione tramite messaggi. Perciò nell’ultimo anno ho smesso di pressarlo con richieste di chiamate, ridotto il contatto, e a volte in risposta ai miei messaggi si è aperto con dei vocali in cui mi diceva a malapena che vive vicino una grande città senza specificare dove e facendo emergere delle difficoltà lavorative che stava riscontrando. Insomma in un lasso considerevole di tempo da “non voglio avere alcun contatto con te non scriviamoci più” si è passati ad avere una “amicizia” che però fa fatica a svilupparsi al meglio con eventuali incontri o chiamate o una conversazione dove si percepisca l’importanza che per lui ha la nostra amicizia. Ci vogliamo molto bene ma non ho più avuto grandi confidenze come quando mi ha raccontato quel pezzo di sé e fa molta fatica a raccontarsi. Inoltre non comprendo i motivi per cui non debba sapere il nome della città in cui si trova, quali potrebbero essere? So solo che al momento non ha un ruolo di responsabile a pieno perché non sa molto bene la lingua ancora ma sento dei limiti fortissimi, nonostante all’inizio della conoscenza era ben disposto a potermi conoscere, sono riuscita a sentirlo in chiamata solo per il suo compleanno dopo due anni che non lo sentivo in chiamata. Come posso favorire i segnali di riapertura all’amicizia che prima erano massimi e oggi sono minimi? Ho sempre trovato normale poter sapere in che città si trovino i miei amici, anche ala videochiamata è riluttante dicendo lo mette a disagio. Tuttavia non sembra voler mettere fine alla amicizia con me anzi dichiarando più volte di volermi bene con molti ma. Cerco un aiuto per capire come poter tornare ad avere segnali massimi di apertura e anche poter agevolare dei timori infondati. Se non ricevo risposta per un giorno a volte riscrivo, quando non lo faccio è lui a rispondere ma non sempre. Come può esistere una amicizia così forte da resistere al tempo e alla distanza, avrebbe smesso di rispondermi anni fa se non gli fosse importato di me, e allo stesso tempo con cosi tanti limiti?

Buonasera, quello che mi sento di dirti è che purtroppo nessuno di noi potrà mai sapere cosa passa nella testa dell'altra persona. Il mio consiglio è di comunicare onestamente con lui, rendere noto quello che provi, ma sempre rispettando gli spazi dell'altro, senza essere invadente.
Ricordiamo che ognuno di noi può liberamente scegliere se rivelare o tacere qualcosa di sé e noi non possiamo controllare ciò che è fuori dalla nostra portata.

Dott. Carmine Saviano
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