Riconoscere e curare il Disturbo Antisociale della Personalità

Psicologia • 23 marzo 2017 • Commenti:

Il Disturbo Antisociale della Personalità (o DAP) è una malattia psichiatrica che condiziona profondamente la vita di chi ne soffre e delle altre persone. I numeri di questa patologia sono piuttosto importanti: si stima che circa il 4% della popolazione ne soffra, con prevalenza negli uomini (3% della popolazione maschile, contro l’1% delle donne) e nella fascia di età tra i 15 e i 40 anni. Purtroppo, molti studi e statistiche hanno dimostrato come la percentuale di persone affette da DAP aumenti quando si osservano particolari ambienti socioeconomici o soggetti che hanno commesso crimini violenti. Riconoscere e curare questa malattia psichiatrica diventa così estremamente importante per prevenire ulteriori disagi.

Come viene diagnosticato il Disturbo Antisociale

Per molti anni, sia la comunità medica che l’opinione comune hanno penalizzato le persone affette da disturbo antisociale, considerandole come casi difficili da riconoscere e trattare, fondamentalmente irrecuperabili. Per fortuna, le cose sono molto cambiate, grazie a studi psicoanalitici e antropologici che hanno reso più facile la diagnosi di questa patologia. La diagnosi di DAP può essere fatta esclusivamente da uno psichiatra e questa malattia viene normalmente riconosciuta quando un soggetto presenti almeno 3 sintomi tipici. Ecco una lista dei comportamenti più indicativi che portano il medico a fare diagnosi di disturbo antisociale della personalità.

  • Incapacità di rispettare la legge o di seguire le regole morali e di buona condotta riconosciute dalla comunità;

  • Difficoltà a comprendere i sentimenti dell’altro e a rispettarne la volontà, totale mancanza di empatia;

  • Irascibilità ed impulsività, con sfoghi violenti e ingiustificati anche verso gli altri;

  • Totale mancanza di senso di colpa;

  • Comportamenti irresponsabili, sia verso se stessi (autolesionismo, abuso di sostanze, ecc.) che nei confronti degli altri;

  • Abitudine cronica a mentire o ad aggiungere elementi inventati ad altri realmente accaduti;

  • Disturbi della personalità e alterazioni emotive gravi presenti dall’adolescenza (di solito a partire dai 15 anni).

Tutti questi sintomi devono far accendere un campanello d’allarme anche nei familiari ed amici della persona che soffre di DAP, che potranno così aiutarla - nei limiti delle loro possibilità e competenze - e consigliarle di sottoporsi a visite o ad intraprendere una cura.

Come viene trattato il Disturbo Antisociale della Personalità

La maggior parte delle malattie psichiatriche non ha una cura definitiva e le persone affette da queste patologie si trovano spesso a conviverci per tutta la via, alternando periodi in cui i sintomi sono più acuti ad altri più sereni. Nel caso del DAP, gran parte delle persone che ne soffrono vanno incontro ad una riduzione progressiva dei sintomi con l’avanzare dell’età e in generale dopo i 50 anni. Se curare definitivamente questa malattia non è oggi possibile, esistono però varie soluzioni per alleviare i sintomi e fornire al paziente gli strumenti adatti a convivere con questa condizione. Ecco le terapie più impiegate nel trattamento del disturbo antisociale.

  • Psicoterapia

È in assoluto la terapia che porta i risultati migliori: le strategie più utilizzate riguardano la gestione della rabbia e degli istinti violenti, ma anche il trattamento della dipendenza da sostanze e i rapporti interpersonali. La psicoterapia è tuttavia inutile o poco efficace nei casi in cui si abbiano persone con sintomi estremi e molto violenti o quando il paziente non riconosca di voler lavorare sul proprio comportamento, risultando incapace di partecipare attivamente alla psicoterapia.

  • Trattamento farmacologico

Diversamente da molte altre malattie psichiatriche, nel DAP la terapia farmacologica non porta di solito grandi miglioramenti: gli unici farmaci che si sono dimostrati efficaci sono gli stabilizzatori dell’umore, che riducono l’instabilità emotiva e minimizzano l’irascibilità e l’impulsività.

  • Ospedalizzazione

Il ricovero in ospedale o in cliniche specializzate non è una terapia, ma una soluzione temporanea con lo scopo di contenere periodi in cui i sintomi sono molto intensi o quando il medico ritenga che il paziente possa arrecare danno a se stesso o agli altri.

Se notate comportamenti anomali che vi fanno sospettare un disturbo della personalità, parlatene con chi vi sta vicino: riconoscere il problema è un primo passo per migliorare la vostra condizione.

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