“Questa non può essere la persona di cui ero innamorata /innamorato!”

Esperto Marcella DittrichPsicologia • 7 novembre 2016 • Commenti:

“Questa non può essere la persona di cui ero innamorata /innamorato!”

Sì, un brusco risveglio quando ci si accorge che colui/colei che avevamo eletto ad amore eterno della nostra vita, a ‘porto sicuro’ in cui rifugiarsi in mezzo alle intemperie del mondo esterno, a confidente o consigliere per elezione dei nostri moti d’anima e molto altro ancora, si rivela ‘improvvisamente’ tutta un’altra persona…

L’attrazione non basta a mantenere salda la coppia

Ci incolpiamo per essere stati così miopi, così idealisti, per aver creduto che quell’attrazione così forte sarebbe stata ‘carburante’ sufficiente per qualsiasi cambiamento.

Sì, si era diversi su molte cose, sul modo di vedere la vita, sugli hobbies, sull’attenzione che ciascuno dei due dava alle emozioni, al proprio mondo interno, ma non si è dato molto peso a quelle differenze, convinti che fossero dettagli assolutamente secondari rispetto ad un Eros imperante.

Ci siamo spesso detti: “lui/lei è così speciale che insieme riusciremo a superare qualsiasi ostacolo…e poi su molte cose potrà cambiare, io lo/la aiuterò”.Quando si trova un’anima gemella o perlomeno ‘sorella’ è chiaro che tutto il resto passa in secondo piano. L’importante è stare insieme, come fusi in un unico corpo, perché tanto poi tutto il resto si risolverà...

Quando ci si innamora è come se si rinascesse, come se la vita ci concedesse un ‘nuovo’ e roseo inizio! Si fa l’amore spesso e il mondo fuori appare emotivamente lontano anni luce si sente il bisogno di stare per conto proprio, per darsi spazio in modo che   la nuova ‘unità’ si consolidi.

“Ma quando ci sono i sentimenti c’è tutto”, si dicono assolutamente convinti i partner!

Eppure dopo un po’ le cose cambiano… La quotidianità prende il sopravvento. Il lavoro, la casa, magari in seguito anche un figlio, la carriera.

Trovare uno spazio per parlarsi, per dirsi ‘come si sta’ veramente indipendentemente dalle faccende quotidiane diventa sempre più difficile: “hai pagato la bolletta? Lo porti tu a scuola domani? Ha chiamato tua madre….Domani non ci sono..” Il dialogo gradualmente viene meno; viene sostituito da un ordine di servizio che si condivide quasi in automatico.

Ascoltare il partner: un’attività importante, ma difficile

L’attitudine all’ascolto vero, empatico, se non è curata nel tempo si affievolisce sempre di più. Tanto che quando ci si parla si inizia ad avere l’impressione che l’altro pensi ai fatti suoi.

È come se mancasse ad un certo punto l’interesse per i pensieri, le emozioni, le vicende del partner indipendentemente dalle necessità concrete immediate. Lo scambio e la comprensione fine a loro stesse, viene a mancare e quindi anche la reciproca possibilità di crescere all’interno di quel dialogo.

Spesso gli uomini, nel loro modo di fare, tendono ad essere ‘operativi’, ovvero fanno fatica a stare in una dimensione di ascolto e accoglienza mentre provano a dare ‘suggerimenti’ pratici: “ma perché non fai così…te la prendi troppo….io al tuo posto farei…”.

In questo modo l’altro non si sente un individuo che suscita l’interesse del partner per quello che racconta ma, piuttosto (a volte mal interpretando), “un problema da risolvere”, poco autonomo.

Questo naturalmente è solo un esempio di un fatto frequente, che può portare ad una posizione di chiusura: “cosa glielo dico a fare? Si vede che non gli interessa veramente”. Di conseguenza altri mille micro episodi possono poi scaturire dalla frustrazione di non sentirsi veramente ascoltati.

Nel tempo accade che ognuno si chiuda sempre di più all’altro; ci si sente automaticamente trascurati e non si desidera più rendere partecipe il partner ad eventi di vita esterni. Ognuno si tiene per sé il proprio ambito di esperienze.

A volte sotto il silenzio cova la rabbia…per essersi anche un po’ sentiti ingannati dal partner che non si è rivelato quello che aveva fatto credere di essere…quasi come se ci fosse stata una volontà di mascheramento…

Ci sono coppie che in questo modo si rassegnano a vivere per anni; inutile dire che la vita sessuale in un panorama di questo tipo, viene sacrificata anche totalmente. Si salva un’apparenza fatta di vuoto.

Più di frequente le donne soffrono di sindromi psicosomatiche non meglio specificate; gastralgie, reflussi, forme depressive ma si sono così adattate che non attribuiscono il loro malessere alla loro situazione affettiva.

A quel punto è come essersi murati vivi in una situazione e non trovare più le risorse per uscirne. La prospettiva di invecchiare in questo modo è drammatica.

La terapia aiuta a ricostruire un dialogo di coppia

Come fare per uscirne? La via in qualche modo ‘obbligata’, se si esclude una separazione agita, è provare a ricostruire un dialogo. A piccoli passi, ricreando in seduta uno spazio di ascolto vero in cui ascoltarsi senza giudizi e pregiudizi. Imparando a tradurre in parole ciò che si pensa senza sentirsi per questo vulnerabili, accettando anche che l’altro faccia esperienza delle cose in maniera molto diversa da sé.

In questo caso il terapeuta aiuta, perché salvaguarda quello spazio, e traduce  in maniera comprensibile e utile ciò che avviene, le emozioni che si manifestano, ciò che ognuno attribuisce all’altro anche se fa parte di sé.

L’amore, l’innamoramento, l’eros sono importanti certo ma successivamente è la comunicazione e il dialogo che vanno curati, come strumento centrale di conoscenza del partner e motore di cambiamento e crescita.

Non è un processo immediatopuò essere faticoso e richiedere tempo, cercare la strada ‘giusta’. Inoltre se si proviene da una famiglia in cui ‘si è sempre parlato poco’ la capacità di aprirsi non fa parte del bagaglio delle esperienze passate. Ma protegge la relazione e aiuta a mantenere vivo l’interesse per il mondo interno dell’altro.

In certi casi, invece, si arriva ad ammettere a sé stessi e  all’altro che non c’è più l’interesse per il rapporto; a quel punto si realizza che a mancare è il motore del cambiamento: il desiderio. Gli aspetti in gioco, diventano più chiari e così può essere possibile scegliere il ‘da farsi’.

 

 

 

Esperto

Marcella Dittrich psicologo, psicoterapeuta Dott.ssa

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