La funzione autoregolativa e relazionale delle emozioni

Esperto Mariagrazia CapilloPsicologia • 24 febbraio 2017 • Commenti:

Quello che maggiormente contraddistingue la specie umana è l’incredibile naturalezza nelle modalità d’interazione sociale. Le emozioni ne rappresentano un aspetto basilare, permettendo la comunicazione degli stati d’animo, la classificazione e la valutazione  delle  situazioni.

Le emozioni, motore di interazione sociale

La parola emozione derivante dal latino e-movere ovvero smuovere, portare da dentro a fuori, descrive un’esperienza soggettiva di una certa intensità, a cui susseguono trasformazioni a livello vegetativo (fisiologico e viscerale), psichico e somatico che guidano il soggetto verso un certo comportamento.

Sono alla base dei processi adattivi funzionali alla sopravvivenza dell’individuo, favoriscono l’esplorazione dell’ambiente e delle risposte adeguate alle situazioni di emergenza, guidano e sostengono i processi decisionali.

La competenza emotiva si origina nei primi anni di vita, intorno ai tre anni i bambini sono già in grado di identificare le emozioni elementari (felicità, paura, rabbia, tristezza) ed hanno a disposizione un vocabolario psicologico efficace per comunicare con gli altri.

Tuttavia, identificare un’emozione non è sufficiente per dire di possedere una buona competenza emotiva, è per questo necessario saper esprimere, saper riconoscere e saper regolare ciò che ci attraversa momento dopo momento.

Possedere una buona competenza emotiva permette di costruire relazioni sociali migliori ed accrescere le competenze pro-sociali (Siegel, 1999).

Siamo biologicamente predisposti a metterci nei panni degli altri, più precisamente, provare un’emozione o riprodurne l’espressione facciale induce l’attività di alcune aree cerebrali parzialmente sovrapponibili a quelle attive nell’ osservare le stesse espressioni emotive altrui. Accade quindi che, osservare il dolore fisico del prossimo, attivi la corteccia motoria del cervello come se si fosse in prima persona ad esperire quella sofferenza (Blakemore et al., 2005).

Di conseguenza, nella nostra condizione umana abbiamo la possibilità sia di provare dolore (conseguenza del danno tessutale), sia di provare sofferenza su se stessi (conseguenza del dolore fisico, psicologico e morale), sia di condividere la sofferenza dell’altro. Ed è proprio tale sincronizzazione emotiva a facilitare l’interazione sociale, condividere uno stato emotivo comune permette di elaborare le informazioni provenienti dall’ambiente in un modo simile. Il pieno sviluppo della persona umana è reso possibile dall’ accrescimento della sfera affettiva, cognitiva e dalle interazioni con l’ambiente esterno (Nummenmaa, 2012).

Le emozioni lasciano segni indelebili nel cervello, tanto da persistere anche quando i ricordi svaniscono. Basti pensare a come le persone con gravi difficoltà mnesiche, anziani o persone colpite dal morbo di Alzheimer, riescano a ricordare con maggiore facilità una determinato evento se ad esso vi sono associate delle emozioni (Feinstein et al, 2010).

Sappiamo che, l’intestino ha un ruolo cruciale nella regolazione degli stati d’animo tanto da essere definito il “Secondo Cervello”. Analisi condotte su un gruppo di topi documentano la correlazione fra la microflora intestinale adeguatamente sviluppata e la stimolazione di serotonina, fondamentale per la regolazione dell’umore e delle emozioni.

Le variazioni della flora batterica, dovute ad esempio ad antibiotici, diete o infezioni possano, dunque, avere effetti anche su alcune funzioni cerebrali, soprattutto durante l’infanzia (Gerard Clarke, 2012).
 

Bibliografia

Blakemore S.J, Bristow D., Bird G. (2005). Somatosensory activations during the observation of touch and a case of vision-touch synaesthesia, Brain, 128, 7.

Clarke G., Grenham S., Scully P., Fitzgerald P., Moloney R. D., Shanahan F., Dinan T. G., Cryan J. F., (2012). The microbiome-gut-brain axis during early life regulates the hippocampal serotonergic system in a sex-dependent manner. Mol Psychiatry.

Feinstein J., Duff M.C., Tranel D. (2010). Sustained experience of emotion after loss of memory in patients with amnesia, Pnas.

Nummenmaa L., Glerean E., Viinikainen M., Jääskeläinen I.P., Haria R., Sams M., (2012). Emotions promote social interaction by synchronizing brain activity across individuals. PNAS, 109 (21).

Siegel D. J. (1999). La mente relazionale. Neurobiologia dell’esperienza interpersonale. Milano: Raffaele Cortina. 

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