Il disturbo da stress post traumatico

Psicologia • 14 dicembre 2016 • Commenti:

Il PTSD (disturbo da stress post traumatico) è una malattia psichiatrica che si manifesta con un livello d’ansia patologico dopo aver vissuto esperienze particolarmente drammatiche o situazioni in cui era a rischio la propria vita o quella altrui.

Cause


Il disturbo può essere scatenato da situazioni tragiche che hanno segnato fortemente la vita di una persona, tra queste spesso si hanno disastri naturali, episodi di violenza, incidenti d’auto, situazioni di guerra o la scoperta di una malattia che pone in pericolo di vita.
Nei bambini ed adolescenti anche una violenza sessuale, sia vissuta come vittime che come semplici testimoni, può portare all’insorgenza di questa malattia.
Alla base del meccanismo che porta a questa sindrome vi è l’amigdala, un’area del nostro cervello in grado di associare emozioni ai ricordi, che è normalmente inibita dalla corteccia prefrontale, localizzata nella parte più anteriore dell’encefalo.
I ricercatori hanno dimostrato come, negli individui colpiti da PTSD, la corteccia prefrontale non inibisca adeguatamente l’attività dell’amigdala.

Fattori di rischio


Non tutte le persone che si trovano coinvolte in una situazione tragica o particolarmente drammatica sviluppano questo disturbo, quindi i ricercatori hanno provato a capire cosa renda più sensibili i soggetti malati.
Le donne sono più suscettibili rispetto agli uomini, inoltre le persone affette dal disturbo spesso hanno avuto altre esperienze traumatiche durante l’infanzia e hanno parenti con patologie psichiatriche.

Anche le caratteristiche dell’evento sono importanti nel determinare la sindrome: più a lungo si è stati esposti ad una situazione emotivamente insopportabile, più è probabile sviluppare la malattia.

Un’associazione importante: il servizio militare
Fino al 30% dei militari che hanno prestato servizio in Afghanistan e Iraq ha sviluppato la sindrome, con una netta prevalenza tra coloro che hanno trascorso un periodo più lungo in zona di guerra. Alcuni studi collegano questa alta percentuale ai lievi traumi cranici riportati in combattimento.

Quali sono i sintomi?


La persona affetta da PTSD ha ricordi vividi continui dell’episodio in forma di pensieri ricorrenti, allucinazioni, flashback con dissociazioni dalla realtà e sogni.
A scatenare questi eventi sono normalmente parole e aspetti che riguardano l’esperienza sgradevole: per questo motivo si evitano le situazioni e le persone che portano alla luce il ricordo, fino a rimuovere anche parti della propria memoria, fingendo di non aver vissuto momenti così tragici.

Oltre agli aspetti relativi al proprio vissuto, la persona non riesce a vivere la propria vita con la stessa emotività di prima: prova inspiegabili ed ossessive sensazioni negative riguardanti sé, gli altri e il mondo che lo circonda, si trova in un persistente stato di insoddisfazione e tristezza e tende ad estraniarsi dalla realtà, respingendo le persone vicine ed evitando di costruire legami duraturi.

Le alterazioni della veglia e dell’attenzione si aggiungono ai sintomi appena descritti, inoltre spesso la persona affetta da PTSD ha un umore facilmente irritabile, è soggetto ad attacchi di rabbia e può assumere comportamenti autodistruttivi.

Implicazioni


Gli individui affetti da PTSD hanno un maggior rischio di assumere comportamenti impulsivi quali compiere un omicidio o tentare il suicidio, specialmente le vittime di violenza sessuale.
Possono inoltre svilupparsi altre patologie quali agorafobia, disordine ossessivo compulsivo, fobia sociale e depressione maggiore.
In età avanzata è altamente probabile sviluppare una demenza e, sorprendentemente, cresce anche il rischio di avere scompenso cardiaco, arteriopatia periferica, infarto del miocardio e malattia cerebrovascolare.

Le donne affette che hanno figli in seguito alla diagnosi di PTSD sono più aggressive nei confronti del bambino ed è alta la probabilità di eventi traumatici, che possono scatenare la malattia anche nel figlio.

PTSD e Sistema giuridico


Spesso chi è colpito dalla malattia ha subito oppure ha assistito ad esperienze traumatiche che si configurano come un reato ed è suo dovere testimoniare in tribunale per aiutare la giustizia a fare il suo corso.
Questo pone in seria difficoltà tutte le parti: richiamando alla mente l’esperienza negativa si rischia di scatenare attacchi e aggravare la situazione psichiatrica del malato.
I processi che trattano episodi di violenza sessuale rappresentano quelli con maggiori difficoltà per la vittima, in quanto spesso la strategia della difesa è quella di gettare discredito e colpa su quest’ultima, amplificando i sintomi del disturbo.

Come si tratta?


Occorre effettuare una prevenzione sin dall’evento traumatico, ben prima della diagnosi di PTSD, con misure farmacologiche e non.
Sono di particolare aiuto:

  • terapia di gruppo,

  • terapia cognitivo comportamentale,

  • art therapy,

  • educazione alla gestione dell’ansia,

  • ipnosi,

  • tecniche di rilassamento.

Spesso tuttavia è necessario ricorrere ai medicinali, dei quali i maggiormente impiegati sono:

  • inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (sertralina, paroxetina, fluoxetina): possono essere efficaci contro tutta la sintomatologia;

  • benzodiazepine e beta-bloccanti: contro i sintomi di ansia e irritabilità e gli attacchi di rabbia;

  • anticonvulsivi (carbamazepina, lamotrigine): contro l’impulsività e la fragilità emotiva ;

  • antipsicotici (risperidone, olanzapina): per pazienti che non rispondono agli antidepressivi, contro gli incubi e disturbi del sonno.

La terapia da seguire dal momento della diagnosi è sostanzialmente la stessa che viene proposta per prevenirla.

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