Follow up del carcinoma della tiroide

Oncologia, Endocrinologia • 12 febbraio 2017 • Commenti:

La patologia neoplastica è purtroppo un argomento all’ordine del giorno in tutte le parti del mondo. Questo tipo di patologia ha rapidamente preso posizione tra le patologie più frequenti e le principali cause di morte quanto meno nel mondo occidentale. Il cancro è un problema di salute su scala mondiale che è ancora alla ricerca di un trattamento efficace.
Quasi la totalità degli organi e dei tessuti possono essere interessati da questa patologia, anche se alcuni organi sono più frequentemente soggetti a sviluppare un tumore.

Tra gli organi più frequentemente interessati abbiamo

  • mammella

  • prostata

  • polmone

  • colon retto

  • rene

  • vescica

Il motivo per il quale alcuni organi siano più frequentemente colpiti da questa patologia rispetto ad altri non è del tutto chiaro, ma si chiamano in causa i cosiddetti fattori di rischio: elementi di varia tipologia – abitudini alimentari, voluttuarie, familiarità – per cercare di spiegare il perchè di un tale aumento di incidenza di tumori.

In questo articolo cerchermo di rispondere a qualche domanda riguardante il carcinoma della tiroide – neoplasia, per fortuna, non molto frequente – che costituisce circa l’1-2% di tutti i tumori (AIRC).

La tiroide

La tiroide è una ghiadola che fa parte del sistema endocrino, deputato alla produzione degli ormoni endocrini che svolgono tantissime funzioni nel nostro corpo. La tiroide, in particolare, produce un ormone chiamato T3 (triiodotironina) che svolge un’azione stimolante a livello di gran parte degli apparati del nostro corpo.

La ghiadola tiroidea è posta alla base del collo, subito inferiormente a quello che negli uomini è conosciuto come “pomo d’Adamo”. In condizioni di normalità la tiroide si definisce “non apprezzabile”: cioè palpando a livello della sua sede anatomica (la base del collo, appunto) non è possibile avvertire sotto le proprie dita alcuna sensazione.

La tiroide diviene apprezzabile nel momento in cui si istaura un processo patologico. All’esame clinico della tiroide, rilevare una sorta di “nodulo” è il primo indice di sospetto di patologia tumorale. Tuttavia, i noduli possono anche essere un segno della cosiddetta “iperplasia tiroidea” – condizione assolutamente benigna.

In altri casi la tiroide può presentarsi molto prominente e rigonfia, in questo caso parliamo di gozzo tiroideo – condizione potenzialmente a rischio di progressione verso il cancro.

Oltre a queste condizioni, normalmente le neoplasie alla tiroide non provocano altri particolari sintomi – come, ad esempio, il dolore – e quindi, per arrivare alla diagnosi, è necessario l’aiuto di alcuni esami, tra i quali il più efficace è l’ecografia tiroidea. Attraverso questa tecnica diagnostica strumentale è possibile caratterizzare più precisamente il nodulo sospetto ed eseguire una biopsia ecoguidata per verificare la presenza e la tipologia del tumore.

Il trattamento del cancro della tiroide

Il trattamento del cancro della tiroide si basa su tre diversi tipi di approcci, a volte usati anche in combinazione:

  • chirurgico

  • farmacologico

  • radiometabolico

L’approccio chirurgico si basa sull’effettuazione di una tiroidectomia (totalità della tiroide) o su una asportazione di un solo lobo della ghiandola. In seguito all’asportazione della tiroide, deve essere iniziata una terapia sostituva ormonale a base di ormoni tiroidei.

L’utilizzo dello iodio radiattivo rappresenta invece l’approccio radiometabolico. Lo iodio carico di radiazioni va a posizionari a livello della tiroide ed effettua una specie di radioterapia molto mirata.

Il trattamento farmacologico, invece, viene particolarmente usato per la terapia di tumori particolarmente aggressivi e/o metastatici e si basa su l’utilizzo di farmaci chemioterapici.

Il follow-up si basa su analisi di routine che comprendono:

  • esami fisici

  • scansioni del corpo intero

  • ricerca della tireoglobulina nel sangue

Il follow-up serve a verificare che non avvengano recidive. L’esame fisico della zona della tiroide e la scansione dell’intero corpo ci aiutano scoprire se nuove cellule tumorali di provenienza tiroidea si trovino nel corpo.  La tireoglobulina, invece, è una proteina prodotta dalla tiroide che, in caso di tiroidectomia radicale, non dovrebbe esserci: la sua presenza è indice di recidiva del tumore.

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