Dott. Francesco Coppola (riceve on line ed in presenza)
Per prenotazioni potete contattarmi al numero 3356602565
Sito web : https://www.psicologonapoli.org
09/10/2025
Napoli 2 indirizzi
Dott. Francesco Coppola (riceve on line ed in presenza)
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09/10/2025
Francesco Paolo Coppola – Tel. 335 660 2565 Psicologo clinico, Psicoterapeuta
www.psicologonapoli.org Ricevo a Napoli e online – percorsi terapeutici in tutta Italia
Da oltre 20 anni accompagno giovani e adulti in percorsi di trasformazione interiore e consapevolezza, lavorando su ansia, stress, relazioni difficili, crisi esistenziali e ricerca di senso. Integro psicoterapia occidentale, meditazione e yoga, unendo mente, corpo e respiro.
Il mio approccio nasce dalla sintesi tra Gestalt, Analisi Transazionale, Enneagramma e pratiche contemplative orientali, e si è evoluto in una visione personale che chiamo Psicologia del Risveglio.
Non mi limito a ridurre i sintomi: aiuto a ritrovare sé stessi oltre la mente affollata, i pensieri ricorrenti, le paure e i condizionamenti.
Lavoro nel qui e ora, attraverso il corpo, le emozioni e il respiro, per riconnettersi con il proprio centro e vivere una vita più autentica.
Il mio metodo è il risultato di un lungo percorso personale: anni di psicoterapia ed psicoanalisi personale, formazione corporea, studi sullo Dzogchen con maestri tibetani e un cammino interiore vissuto intensamente nel mondo.
Oggi offro:
• Psicoterapia individuale e di coppia
• Incontri di gruppo e ritiri esperienziali
• Percorsi online in tutta Italia
In un ambiente accogliente, riservato e non giudicante, accompagno chi desidera conoscersi davvero e trasformare la propria sofferenza in crescita.
44 recensioni
Il dottore ha un approccio molto diretto con il paziente e questo mi ha permesso di entrarci subito in sintonia.
Dott. Francesco Paolo Coppola
Grazie mille, è sempre interessante ricevere feedback
Buongiorno .
Il dottore e’ un professionista flessibile su orari e modalità dell’incontro , che nel mio caso avviene online .
Trovo molto utile il suo approccio basato sulla coscienza abbinata alla psicologia .
Lo consiglio perché è una persona accogliente , empatica , vicina .
Dott. Francesco Paolo Coppola
Grazie Andrea
Sono arrivato oggi alla quinta seduta con il dottore, e ogni volta sento sempre più di aver fatto la scelta giusta. Riesce a mettere a proprio agio fin da subito, ascolta con attenzione e, soprattutto, sa guidarti nel ragionamento con esempi, citazioni e spunti che aiutano davvero a vedere le cose da nuove prospettive.
La strada da percorrere è ancora lunga, ma sento di non essere solo: con lui al mio fianco, ho la sensazione di essere nel posto giusto, al momento giusto.
La sua presenza è molto più di quella di un terapeuta: è un vero coach di vita. Dopo ogni incontro, sento di aver fatto un passo in avanti – nella mia vita personale e anche in quella professionale.
Dott. Francesco Paolo Coppola
Che dire, ti posso solo essere grato ti quello che sto ricevendo...
Il dottore Francesco Coppola,al primo colloquio,è stato veramente soddisfacente ed empatico.
Molto bravo e provvisto di una notevole cultura yogica e filosofica.
Sono rimasto veramente contento.
Dott. Francesco Paolo Coppola
Grazie, è stato un piacevole incontro
Primo incontro positivo con il dottore ne seguiranno degli altri per un percorso di recupero psicologico grande dottore empatia spiegazione dettagliata e ascolto fiducioso e grato di avervi conosciuto
Dott. Francesco Paolo Coppola
grazie, poter aiutare, sentirsi dire mi sei stato utile, per me è già un grande regalo
Prima visita per il momento mi ha insegnato delle tecniche di respirazione e rilassamento ...sembrano efficaci..persona educata e ti ascolta
Dott. Francesco Paolo Coppola
Grazie, oltre al colloquio anche il rilassamento e la respirazione sono stumenti fondamentali
Ha risposto con competenza ai miei problemi, consentendomi di superarli, passo dopo passo, brillantemente
Dott. Francesco Paolo Coppola
grazie
Sono stata per la prima volta dal dottore ieri .. mi ha messo subito a mio agio.
È stato un incontro piacevole e allo stesso tempo profondo.
Ci rivedremo la settimana prossima e spero che vada meglio di ieri.
Grazie!
Dott. Francesco Paolo Coppola
Grazie, è bello avere una recensione
Professionista empatico,disponibile che mette a proprio agio ,riesce ad entrare in contatto con il paziente trovando un senso ad ogni problematica ,non potevo desiderare di meglio.
Dott. Francesco Paolo Coppola
Grazie, è stato un piacere lavorare con te.
Il dottor Coppola è davvero un professionista con esperienza e riesce a metterti subito a tuo agio grazie alla sua empatia ed a farti aprire rispettando i tuoi tempi guidandoti passo passo. Inoltre è molto pratico ed utilizza metodi diversi per farti arrivare al punto. Inoltre fornisce fin da subito i mezzi per cominciare a stare meglio ogni giorno, come ad esempio gli esercizi di respirazione. Consigliato assolutamente.
Dott. Francesco Paolo Coppola
Grazie Domenico, è veramente un piacere lavorare con una persona che si è impegnata profondamente
ha risposto a 159 domande da parte di pazienti di MioDottore
Ciao a tutti volevo raccontarvi la mia esperienza riguardo le mie diverse terapie. È un discorso un po’ complesso, cercherò di spiegarlo come meglio posso. Mi sono reso conto che in terapia a volte ci sono delle interferenze filosofiche. Faccio un esempio. Fanno passare per mente ciò che io invece sento nel corpo, oppure faccio un sogno io sento che veniva proprio dalla mia anima e il terapeuta mi dice scopriamo cosa la mente sta cercando di dirci. Questi errori di sintonizzazione mi fanno chiudere anziché aprire. In più mi danno la sensazione che il terapeuta non sia sintonizzato col suo sentire. Mi sembra che a volte é come se non distinguessero la differenza fra ciò che appartiene alla mente e ciò che appartiene all’anima, creando moltissima confusione. Come se parlassimo due lingue diverse. Per anima intendo quella energia, presenza, conoscenza che sentiamo nel corpo, che ci fa sentire presenti, che esistiamo e cosa siamo, senza il bisogno di pensare. Questo è un tema che mi tocca da sempre, da quando sono piccolo e mi ha sempre creato tantissima confusione. Io una mente neanche la sentivo, sentivo solo il mio corpo, la mia energia interna e il campo emozionale (io lo chiamo così) intorno a me. La mente poi l’ho iniziata a costruire negli anni, ma non mi è stato per niente d’aiuto, perché mi allontana da me stesso e poi ci sono principalmente i miei genitori lì dentro, almeno in origine, poi si è aggiunta più roba. Infatti é la mente a condizionarsi e non l’anima. Non mi è mai piaciuta la filosofia perché io sento che si allontana dalla reale esperienza umana, portando le persone a vivere nella mente. Quello che ho riscontrato con tristezza però é quanti di questi presupposti filosofici si ritrovino in terapia, ma anche nel mondo in generale e secondo me ostacolano le persone a comprendere, sentire se stesse e il mondo, per lo meno ostacolano me perché non sento il contatto col terapeuta, o se lo sento é vacillante. Ma non perché c’è una reale incompatibilità tra me e lui/lei ma perché sento che c’è una mente di mezzo. Vedo anche terapeuti che ripetono cose che hanno studiato e boh io provo pure ad ascoltarli e a convincermi ma poi mi chiedo, ma perché? non sento neanche che le dicano in modo sentito. Poi a me sinceramente non risuonano per niente dentro e mi sembrano appunto dei soli concetti mentali. E mi chiedo anche ma che senso ha portarli in terapia? Vi scrivo perché volevo sapere un po’ delle vostre esperienze. Non penso di essere l’unico ad avere avuto questa sensazione, e in passato magari avrei anche accettato di adattarmi a ciò che il terapeuta mi diceva pur di avere qualcuno, come ho fatto, però adesso sinceramente non mi sento più di voler tradire me stesso (anche perché mi sono reso conto di aver sbagliato in passato), ma allo stesso tempo ho bisogno di un contatto sentito con qualcuno per continuare il mio percorso di cura. In più non sento neanche di fare terapia perché è come se fosse spostata su un piano mentale e intellettuale.
Quando la mente del terapeuta diventa un ostacolo al sentire
Condivido molto di quello che scrivi.
I pensieri, come entità coscienti, compaiono gradualmente nel corso della crescita: prima c’è coscienza, spontaneità e intuizione.
Quando il terapeuta lavora solo con la mente “pensata” — senza passare per la propria esperienza vissuta — la psicologia rischia di diventare un esercizio intellettuale, più culturale che umano.
Invece di liberare, appesantisce: produce pensieri che servono da stampelle per spiegare una realtà troppo ampia per essere contenuta nei nostri schemi razionali.
Molti pazienti lamentano un difetto di sintonizzazione empatica: il terapeuta interpreta, mentre loro desiderano essere sentiti.
Non chiedono teorie, ma presenza.
Dietro questo bisogno c’è una ricerca di contatto incarnato, reale, e insieme la paura di essere manipolati o “letti” da un linguaggio che sembra più accademico che autentico.
E a volte — come giustamente intuisci — anche il terapeuta ha paura: paura di assumersi la responsabilità di un’esperienza creativa, intuitiva, di uscire dal sicuro conforto dei libri per entrare nella vulnerabilità del sentire.
Ma l’essere umano non è solo razionalità: è anche intuizione, sensibilità, corpo e creatività.
Un terapeuta che dimentica questa dimensione riduce la vita a un sistema di categorie rassicuranti ma sterili.
Molti pazienti lo percepiscono subito: si sentono “studiati”, non incontrati.
Una vecchia favola lo esprime bene.
Aristotele, passeggiando sulla spiaggia, vede un uomo che tenta di riempire una buca con l’acqua del mare.
«Non riuscirai mai a contenere il mare in quella buca», gli dice.
L’uomo si volta: è Eraclito, e risponde: «E tu non fai lo stesso, cercando di racchiudere l’universo dentro la tua ragione?».
È ciò che accade quando la mente vuole spiegare la vita invece di viverla.
E in terapia, questo può diventare un ostacolo enorme.
Il rapporto col terapeuta, allora, diventa anche un rapporto con la conoscenza.
Il paziente teme di perdere la propria autenticità, di “tradire se stesso” affidandosi a parole che suonano derivate dai manuali più che da un’esperienza viva.
Quello che desidera davvero è un terapeuta capace di condividere lo spazio del sentire, non solo quello del pensiero.
Rifiutare del tutto la mente sarebbe un estremo.
Ma occorre evitare che i pensieri diventino proprietari di tutto lo spazio della coscienza.
In terapia questo significa imparare a sentire prima di capire: tornare al corpo, al respiro, alla presenza concreta dell’incontro umano.
Perché solo lì — nel contatto reale e non concettuale — nasce la possibilità di cura autentica.
Dott. Francesco Paolo Coppola – Napoli – Psicologo e Psicoterapeuta
Buonasera, purtroppo ho perso una persona con cui volevo creare un'amicizia nel peggiroe dei modi, abbiamo avuto un incomprensione, le ho mandato dei messaggi dove le mostravo quanto mi sentivo ignorata ed esclusa, non mi ha risposto e dunque ho iniziato a chiamarla allo sfinimento finchè mi ha risposto molto arrabbiata e dicendomi che non vorrà più niente a che fare con me... purtroppo questa cosa che insisto non è la prima volta, è un mio grande difetto o anzi problema che mi sono decisa di prendere appuntamento dallo psicologo... solo che dopo aver chiuso con me ho continuato a chiamare e mandate tantissimi messaggi sui social facendomi così bloccare ovunque... ora sto davvero male, sia per aver perso lei, sia per come mi sono comportata perchè mi rendo conto sono stata eccessiva... ho provato a ricontattarla, perchè l'unica possibilità che al momento mi è rimasta sono le chiamate, ma non risponde e dopo numerevoli squilli chiude la chiamata, ho provato con altri messaggi e non risponde... mi sento molto ansiosa e con tachicardia, vorrei a tutti costi rimediare, ma temo che ormai lei non voglia più niente a che fare con me... dunque ora sto molto male sia per la perdita, sia per il mio bruttissimo comportamento... non so come venirne fuori, ho tachicardia e ci penso in continuazione ed ho sempre la tentazione di contattarla per voler rimediare... non so come fare...volevo la sua amicizia e mi sono fatta odiare e mi fa stare molto male... purtroppo non è la prima volta che mi capita di comportarmi così e volevo chiedervi, si può smettere di comprotarsi così? Io lei l'avrò per per sempre vero? Non so se aspettare un po' e riprovare a contattarla... mi fa molto male sia andata così
Buonasera,
parto da una cosa semplice e essenziale: senza una storia personale, un comportamento non si può davvero comprendere.
Lei mi descrive le “fiamme” – telefonate ripetute, messaggi compulsivi, tachicardia, ansia – ma finché non sappiamo che cosa alimenta quel fuoco, non potremo capire cosa davvero la sta bruciando.
Lei scrive: «Volevo creare un’amicizia».
Ma un’amicizia non si crea a tavolino.
Amici si diventa, non si progettano.
Così come posso decidere di organizzare una festa, ma non posso decidere che tra gli invitati nasca affetto.
E questo è ancora più vero quando chi desidera “creare un’amicizia” si sente già ignorata.
Il desiderio allora non nasce dalla relazione, ma dalla mancanza.
E qui c’è il nodo:
quando lei sente di essere ignorata, non percepisce l’altra persona per come è.
Percepisce solo la sua ansia, la sua solitudine, il suo bisogno antico di essere vista.
E l’altro diventa una risposta emotiva, quasi un farmaco contro la solitudine, invece che una persona reale.
Questo non è “amore” né “amicizia”: è sovrainvestimento emotivo.
Un bisogno profondo di essere considerata, che probabilmente ha radici molto più lontane di questa situazione.
Nella sua domanda c’è un’unica frase non detta, ma gridata:
«Mi vuoi bene?»
Il problema è che questa domanda viene rivolta all’altro come se l’altro avesse il potere di riempire un vuoto che non si è formato oggi.
E questo rende il legame impossibile, perché la relazione non regge quando è chiamata a colmare una ferita che non conosce.
L’altra persona, infatti, non si è sentita accolta: si è sentita assediata.
E più lei cercava, più l’altra fuggiva.
Non perché non valesse, ma perché veniva percepita non come persona, ma come un miraggio: l’acqua che dovrebbe spegnere la sete emotiva.
Ma il miraggio non disseta.
Più ci si avvicina, più l’acqua arretra.
E allora nasce la domanda che molte persone con il suo stesso schema si pongono:
«Riuscirò mai a dissetarmi?»
La risposta è sì, ma solo lavorando su di sé.
Non rincorrendo l’altro.
Lei infatti ha portato sulle spalle, per anni, un compito che non era suo:
fare tutto da sola, sempre, comunque.
È normale che sia stanca.
È normale che la mente, sotto stress, diventi feroce e giudicante.
La mente ferita non consola: punisce.
Ma qui si apre una soglia:
adesso può alleggerirsi.
Può rendersi conto che non deve salvare un legame per esistere.
Può accettare che la sua dimensione è umana, non perfetta, non invulnerabile.
Ed è da qui che si ricomincia:
dal conoscere se stessa, non dall’inseguire l’altra persona.
Perché solo da questo movimento – dall’interno verso l’esterno – si può finalmente calmare la sete antica e riconoscere ciò che già si ha a portata di mano, e che finora non si era mai potuto vedere.
Lei non ha perso “per sempre” nessuno.
Ha perso un miraggio.
E un miraggio, quando svanisce, non porta via nulla:
ci restituisce la possibilità di vedere la strada.
In terapia questo lavoro si può fare molto bene:
si può riconoscere lo schema, regolare l’emozione, comprendere la radice profonda, e imparare a non confondere il bisogno antico con una persona presente.
È un percorso possibile.
E può davvero essere l’inizio di qualcosa di nuovo e più vero.
Se vuole, posso aiutarla a chiarire meglio questo meccanismo e a ritrovare un equilibrio più stabile.
Si comincia sempre così: da un atto di sincerità verso se stessi.
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