Esperienze
Negli anni di studio ho svolto numerosi tirocini: ho seguito la fetta dell'infanzia all'interno di una scuola elementare; ho approfondito gli studi di clinica presso il centro di psicoterapia funzionale di Trieste; mi sono occupata di disabilità, in particolare della riabilitazione dei bambini affetti da autismo e disabilità presso la Cerradi onlus e in questi anni di specializzazione sto lavorando nella realtà di un centro di salute mentale
sempre a Trieste.
Esercito la libera professione sia a Muggia(TS) che online usando soprattutto le tecniche psicoanalitiche quali l'interpretazione, le libere associazioni, l'analisi delle resistenze e delle difese e la costruzione di una forte e sincera alleanza terapeutica al fine di aumentare l'insight del paziente e accogliere e dare significato al sintomo. Quest'ultimo non viene visto come un elemento di disturbo da togliere e basta bensì rappresenta la soluzione migliore che in quel momento viene scelta per far fronte ad un conflitto e come tale va accolto ed interpretato.
Approccio terapeutico
Aree di competenza principali:
- Psicologia clinica
- Psicodiagnostica
Principali patologie trattate
- Difficoltà relazionali ,
- Dolore ,
- Problemi di coppia ,
- Nevrosi ,
- Ansia ,
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Indirizzo
Piazza San Giovanni 6, Trieste 34122
Disponibilità
Questo dottore non offre prenotazioni online a questo indirizzo
Pazienti accettati
- Pazienti senza assicurazione sanitaria
Prestazioni e prezzi
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Colloquio psicologico
Da 70 € -
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Consulenza online
Da 70 € -
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Consulenza psicologica
Da 70 € -
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Colloquio psicologico clinico
70 € -
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Colloquio psicologico individuale
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ha risposto a 2 domande da parte di pazienti di MioDottore
Salve, sono qui per un consiglio da voi, esperti del mestiere.
Mi trovo in una situazione tragica con la mia ragazza.
Breve riassunto.
Entrambi 30enni.
Io sono sempre stato nella mia vita una persona super socievole, sempre sorridente, molto sicuro di sé, di quel che vuole e di quel che dice. Molto razionale su tutto. Aggiungerei menefreghista di tutto e forte, sono tutti i punti di vista. Non sono mai stato timido e da quando sono adolescente cerco di vedere tutte le mie questioni senza l'aiuto di nessuno.
La mia ragazza invece tutto il contrario: triste, insicura, debole mentalmente, chiusa in se stessa, super gelosa nelle relazioni, anaffettiva e distaccata di base. Bipolare cronica. Con problemi personali dall'adolescenza riguardo sia se stessa che chi la circonda, oltre che verso la famiglia. Persona che vive nel passato e vede tutto negativo.
Storia già dall'inizio marcia perché entrambi, nel periodo di conoscenza, io di più lei meno, abbiamo sbagliato non facendo istaurare quella fiducia che dovrebbe crearsi in quella fase (anche se per me questa è una questione superata da tantissimo tempo)
Dopo 3 anni di cui 2 di convivenza, dopo una brutta litigata dovuta alla sua gelosia su un episodio direi insignificante, in me si è attivato come un processo di autodifesa in cui è come se fossi tornato in me, e mi sono reso conto di tante cose che prima non riuscivo a vedere forse a causa del sentimento.
In questa storia mi sono sempre lasciato scivolare addosso tantissime discussioni inutili e situazioni svantaggiose o scomode e ho sempre dato corda all'altra persona, per evitare il litigio. Dal sapere ogni mio spostamento, all'avere tutti i miei social, al mandargli la posizione in diretta quasi ogni volta che uscivo. Addirittura non ho la possibilità più di parlare con nessun mio amico perché reputati da lei cattive persone. Da quella litigata comunque, mi sono reso conto che finora, in realtà, alcuni suoi lati caratteriali hanno completamente surclassato i miei, condizionandomi anche nella vita privata, quindi mi sono reso conto che e venuta a mancare quella forza di cui sono sempre stato sicuro e orgoglioso. Al contrario di prima, in cui ero spontaneo su qualunque discorso e con chiunque, ora rifletto 30secondi sulle cose da fare o da dire per paura che lei mi ascolti (non so in che modo) e dopo si arrabbi. Oppure prima di uscire, mi viene da pensare che devo sbrigarmi a fare quello per cui sto uscendo altrimenti lei può pensare chissà cosa sto facendo o con chi sono e quindi creare una discussione. Questi sono solo due esempi della mia situazione attuale creatasi da episodi successi realmente nel corso degli anni, che mi hanno condizionato a tal punto da diventare così. Inutile dire che, essendomi reso conto di queste cose, che non mi sono mai appartenute ne voglio che facciano parte di me ovviamente, ho espresso a lei questa situazione, sperando in qualche tipo di risposta che potesse soddisfarmi. Io non mi sento più quel che sono sempre stato, e non sentirsi se stessi è la cosa più brutta che possa mai esistere. Ovviamente ho pensato che l'unico modo per stare insieme e tornare ad essere quello che ero è avere tranquillità e felicità nella coppia e per averla lei doveva togliere tutti i paletti che aveva nei miei confronti e appunto darmi anche i miei spazi senza se e senza ma. Lei ha completamente rifiutato questa cosa dicendo che lei è consapevole che i suoi atteggiamenti sono sbagliati ma non può "accontentarmi" perché lei è così. Come ultima spiaggia, le ho detto di continuare a provarci ma con lei che deve darmi un ricambio affettivo, mancato da sempre in pratica, e cercare almeno di lasciarmi i miei spazi senza farmi sentire costantemente sotto controllo.
Ovviamente è una settimana circa che io sono tornato dai miei genitori ed oggi, dopo avergli detto per telefono l'ultima cosa scritta sopra, ho preso il treno da lavoro per tornare a casa dai miei genitori, lei ha dato per l'ennesima volta di matto e mi ha detto (dopo che sembrava essersi calmata per questa mia scelta) che, non può sentirsi trattata come un giocattolo e che lei non può non sapere cosa faccio o non faccio nella giornata, entro domenica devo andare a riprendere tutte le mie cose altrimenti le butta fuori di casa. Subito dopo mi ha bloccato dappertutto senza darmi l'opportunità di ribattere ne dire nulla.
Aggiungo che attualmente lei è in cura da uno psicologo per cercare di risolvere i suoi problemi personali.
Ora volevo sapere da voi, visto che io sono completamente confuso e in una situazione mentale in cui non mi ci ritrovo, senza la mia forza che mi ha sempre contraddistinto da tutto e tutti, cosa ne pensate? Cosa dovrei fare? Tornare a casa da lei, ripeterle quelle parole e cercare di ritrovare me stesso con lei al fianco, oppure abbandonare questa storia oramai marcia e intraprendere un percorso personale che mi faccia tornare ad essere me stesso?
Scusate il messaggio lungo, ma ho cercato di riassumere il tutto inserendo solo il succo della questione.
Grazie
Buongiorno…da quello che ha scritto penso che la risposta se l’abbia già data…I rapporti interpersonali sono molto complicati soprattutto quando restiamo incastrati in storie che non permettono la nostra evoluzione personale e ci creano un abbassamento dei concetti psicoanalitici di benessere e soprattutto sicurezza. Siamo alla ricerca di persone che ci facciano sentire amate, protette, valorizzate e che siano capaci di accettare dei compromessi. Nel momento in cui dall’altra parte troviamo una personalità già formata in un determinato modo che non ammette deviazioni dalle sue aspettative e dai suoi schemi operanti allora sarà tutto molto complicato.
Mi chiederei quante risorse le sono rimaste e quante sono state dissipate nel tempo…e soprattutto se pensa di riuscire a trasformare la situazione oppure correre ai ripari per amore per se stesso e reinvestire su di sè.
Buongiorno,
Sono un ragazzo di 29 anni, la mia vita non era malissimo, la mia passione (palestra) occupava quasi tutti i miei giorni, sapere che ci sarei andato mi faceva vivere bene il resto del giorno e anche mangiare bene.
Il 5 ottobre dal nulla ho iniziato a vomitare e sono stato in ospedale.
Diagnosi gastrite acuta, inutile dire che sono stato male e con nausea per un mese circa, mentalmente a pezzi se avessi potuto preme un bottone e farla finita lo avrei fatto. Mangiavo pochissimo perdevo peso, mi vedevo sporco e pallido.
Ad oggi, vado a camminare ogni giorno anche 2/3 ore, ho mangiato e sto mangiando quello prescritto dal medico quindi niente caffè o cibi fritti o acidi ecc.
mi sento meglio già da due settimane ma non sono ancora tornato in palestra.
La cosa che mi fa paura è il non sapere perché mi è presa, se è stato un virus o altro e ho il terrore che mi torni.
Vorrei andare avanti con la mia vita, tornare in palestra ecc.
quindi ho deciso che il 1 gennaio come nuovo inizio tornerò in palestra ( è aperta sempre)
Cosa ne pensate ? Potrei tornare già oggi ma ho deciso di tornare il primo del nuovo anno.
Come faccio a togliermi questa paura di tornare a stare male ? Secondo voi posso tornare in palestra ? (Questa paura ce l’avevo anche per tornare a mangiare fuori o andare al cinema ) ma due settimane fa sono andato con grande ansia a mangiare una pizza fuori e ora non ho più paura.
Intanto vi ringrazio
Buongiorno, essendo il mio indirizzo psicoanalitico mi servirebbero molte più informazioni riguardo la sua vita, il suo passato ecc..però mi permetto di dirle che il problema della sua ansia andrebbe ricercata in un posto diverso…il sintomo o il disagio che sperimentiamo nella nostra vita altro non è che un simbolo di un malessere più profondo e più radicato. Provi a pensare come mai ha bisogno di andare sempre in palestra…perfezione? Tentativo di controllo di un aspetto della sua vita dove nessuno può interferire? Paura di uscire da una zona di confort? Richieste e pressioni genitoriali eccessive? Forse anche la gastrite è “solo” un segnale di stop che il corpo le ha inviato perché magari è inconsapevolemente entrato in un loop sempre più stretto e escludente fattori e variabili impreviste.
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