Salve, la mia domanda è: come sarebbe normale che si comportasse un medico, nel caso in cui il suo p

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Salve, la mia domanda è: come sarebbe normale che si comportasse un medico, nel caso in cui il suo paziente manifestasse effetti indesiderati presumibilmente causati dal farmaco prescrittogli?

Vi racconto cosa mi accadde alcuni anni fa, senza entrare nei dettagli per non dilungarmi inutilmente...

Causa un taglio di fondi regionali, l'ospedale mi "obbligò" a firmare il nuovo piano terapeutico con la sostituzione del costosissimo farmaco ospedaliero che mi faceva BENE con un similare molto più economico di un'altra azienda: stesso principio attivo, stesso dosaggio, ma eccipienti diversi. Solo gli eccipienti.

Quest'ultimo mi ha fatto malissimo. E mi sono stato male per moltissimo tempo. Effetto immediato fin dalla prima dose.

I medici che mi seguono mi hanno lasciato solo con me stesso, non lo reputavano un caso di loro competenza: nessun aiuto a recuperare dagli effetti collaterali (ho dovuto aspettare quasi un anno che sparissero da soli, e il trauma psicologico non è ancora sparito del tutto nemmeno dopo tre anni), non fecero nessuno sforzo nemmeno per accertare se i sintomi che manifestavo fossero effettivamente causato dal farmaco oppure da altro... quindi non avevo nessuna possibilità di farmi cambiare il piano terapeutico... Il tempo passava, intanto che andavo a fare tutte le analisi e accertamenti vari, e soffrivo sia gli effetti collaterali che le ricadute della patologia perché mi rifiutavo di continuare a usare quel farmaco... Analisi poi inutili: perché dimostrano solo che stavo male, ma non dimostravano per quale causa...

Alla fine, per obbligarli a farmi dare un farmaco diverso non ho avuto alternative che prenderli in giro: dire loro semplicemente che quel farmaco mi faceva male non bastava per convincerli, quindi ho dovuto stare molti mesi senza curarmi per poi tornare all'ospedale in pessimo stato e dire ai medici "ho preso il farmaco fino a oggi e ho ciononostante avuto una ricaduta" ... allora solo così li ho convinti ... e finalmente mi hanno dato un farmaco nuovo ... ora mi domando, ma lavorate tutti così??

E poi, se non prendete nota degli effetti collaterali dei vostri pazienti e non li comunicate alle aziende farmaceutiche, come fanno poi i bugiardini dei farmaci ad essere aggiornati e attendibili?? Credo sia umanamente impossibile fare statistiche accurate su larga scala se si lavora così... Grazie, saluti
Dr. Enrico Colombo
Reumatologo, Immunologo
Mantova
Il problema è serio. Lo switch non medico (=imposto dalla regione/struttura) a farmaco biosimilare (immagino sia adalimumab o etanercept) ha causato un'enorme discussione in tutte le regioni. I comportamenti dei legislatori inizialmente sono stati differenti, ma alla fine la politica dei payers ha prevalso sulla imposizione allo switch a farmaco biosimilare.
Dalla mia esperienza le posso dire che:
- alcuni pazienti hanno avuto delle oggettive ricadute di malattia, che hanno richiesto una procedura particolare per ottenere nuovamente il farmaco originator (quello "firmato").
- alcuni pazienti hanno lamentato sintomatologia non riconducibile al farmaco, molto sospetta per essere diciamo di natura "psicologica" legata alla paura nel cambiare la terapia
- pochissimi pazienti hanno manifestato oggettive reazioni allergiche.
Il cuore del problema è: che tipo di effetti collaterali aveva? Gravi? Una esacerbazione di malattia? La sospensione del farmaco mi sembra strano non le sia stata proposta dai curanti in caso di reazioni avverse significative.
In ogni caso: mentire al clinico non è mai una buona idea, perché inficia sicuramente il suo percorso di cura.
Credo che nel suo caso sia mancata una spiegazione a riguardo dell'interpretazione che il suo reumatologo ha fatto di ciò che lei descriveva come effetto avverso. Una migliore comunicazione da parte di entrambi forse avrebbe reso più fluida la vicenda.
Ma sono idee che mi sono fatto un po' dall'esperienza e un po' dal suo racconto.

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