Salve. Il 9 febbraio ho riportato una frattura delle spine tibiali (praticamente il mio crociato an

2 risposte
Salve.
Il 9 febbraio ho riportato una frattura delle spine tibiali (praticamente il mio crociato anteriore del ginocchio dx ha "strappato" l'osso a cui era aggrappato) e il 19 febbraio ho eseguito un intervento in artroscopia di reinserzione delle spine tibiali. Il LCA appare quasi completamente integro. Il frammento è stato stabilizzato provvisoriamente con un filo di Kirschner e definitivamente con un filo di sutura ad alta resistenza passato attraverso due tunnel transossei e annodato su ponte osseo. Mi è stata applicata ginocchiera articolata bloccata a 10° di flessione.
Veniamo al dunque, il 20 marzo a un mese circa dall'intervento eseguo un RX, la frattura è in via di consolidazione , sta guarendo bene. Appare però un quadro di distrofia simpatico riflessa.
Il mio ginocchio appare completamente bloccato, non riesco ne ad estenderlo ne a piegarlo se non per pochi gradi.
Dopo una settimana inizio fisioterapia tramite Mutua (la mia unica possibilità dato che è tutto chiuso) e arrivo ad oggi quindi dopo un mese di riabilitazione a flettere il ginocchio a 90gradi circa (e da lì non va oltre da più settimane) e l estensione rimane sempre sui 10 15 gradi. Arrivo a 0 solo se la fisioterapista mi spinge la gamba giù sentendo un gran dolore.
Il fisiatra mi comunica che il blocco non è di tipo meccanico ma ho una rigidità intra ed extra articolare. Lo noto benissimo dal fatto che la rotula è praticamente cementata.
Mi è stato parlato di sblocco in narcosi per sciogliere le aderenze. Qualcuno mi può dare una seconda opinione su questo tipo di manovra? Come avviene? Come è il dopo? Che percentuali di successo ci sono?
Buongiono. Il suo è un caso abbastanza complicato, a partire dal motivo per cui è stato sottoposto ad intervento. L'intervento che è stato eseguito con i tunnel è quello riconosciuto come migliore nel suo caso, purtroppo poi per proteggere l'intervento eseguito si va a creare una certa rigidità, inoltre dipende anche molto dai fattori personali. Il fatto che nonostante le terapie non riesca a recuperare una piena estensione e flessione è sicuramente indice che si è creata una certa rigidità. Come terapie sicuramente lo sblocco in narcosi associato ad una precoce e intensa fisioterapia è utile, probabilemente può essere associata anche una artroscopia per rimuovere le aderenze (se vi sono) intraarticolari. E' necessario che esegua una visita specialistica e anche esami diagnostici di approfondimento. Le consiglio di recarsi dallo specialista che ha eseguito l'intervento per parlargliene oppure da altro specialista di sua fiducia. Le cose che le ho detto sono solo un'opinione, nel suo caso una visita è necessaria. A disposizione per eventuali chiarimenti, Cordiali Saluti

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Lo sblocco in narcosi, eventualmente associato ad un intervento di artroscopia per liberare le aderenze, va fatto dopo valutazione specialistica ortopedica. Le percentuali di successo sono variabili da caso a caso, ma a volte questo tipo di intervento non ha altre alternative e va comunque provato. Le consiglio di eseguire una visita in modo sollecito per poter valutare il da farsi.
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