Buongiorno, recentemente mia mamma (di 80 anni NB) ha avuto un malore caratterizzato da vertigini e
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Buongiorno, recentemente mia mamma (di 80 anni NB) ha avuto un malore caratterizzato da vertigini e senso di vomito.
Al pronto soccorso le hanno riscontrato una crisi ipertensiva e l'hanno tenuta una notte in osservazione abbassandole la pressione con diuretici e farmaci. La mattina seguente è stata dimessa con la raccomandazione di eseguire una visita cardiologica (e prescrivendole farmaci per la pressione da prendere a vita, combisartan e lobivol).
La visita cardiologica è andata bene, il dottore ha però prescritto altri accertamenti e in particolare esami del sangue e una visita neurologica per scongiurare o eventualmente curare una sospetta vasculopatia cerebrale.
Gli esami del sangue hanno rivelato un colesterolo LDL pari a 155, a questo punto abbiamo informato tramite contatti mail il cardiologo che senza particolari esitazioni o richieste di approfondimenti ci ha indicato che andava iniziata una terapia con ATORVASTATINA.
Abbiamo fatto poi anche una visita neurologica e informato il neurologo del pregresso e gli abbiamo chiesto se poteva prescriverci l'ATORVASTATINA, il neurologo nel farlo si è sentito in dovere di precisare che tale farmaco abbassa la transaminasi e che forse sarebbe stato utile prima di prenderlo fare un controllo dei valori, ho chiesto quindi conferma al cardiologo su questa precisazione del neurologo, che un po' mi ha messo in allarme (aggiungendo che nel bugiardino c'è scritto che le persone oltre i 70 anni non dovrebbero assumerlo), ma lui ha detto di prendere il medicinale senza problemi. Vorrei a questo punto, prima di far prendere un'ulteriore farmaco a mia madre (che già dovrà prendere a vita farmaci per abbassare la pressione) conoscere pareri medici aggiuntivi. Posso far prendere serenamente l'ATORVASTATINA a mia mamma di 80 anni?
Grazie.
Al pronto soccorso le hanno riscontrato una crisi ipertensiva e l'hanno tenuta una notte in osservazione abbassandole la pressione con diuretici e farmaci. La mattina seguente è stata dimessa con la raccomandazione di eseguire una visita cardiologica (e prescrivendole farmaci per la pressione da prendere a vita, combisartan e lobivol).
La visita cardiologica è andata bene, il dottore ha però prescritto altri accertamenti e in particolare esami del sangue e una visita neurologica per scongiurare o eventualmente curare una sospetta vasculopatia cerebrale.
Gli esami del sangue hanno rivelato un colesterolo LDL pari a 155, a questo punto abbiamo informato tramite contatti mail il cardiologo che senza particolari esitazioni o richieste di approfondimenti ci ha indicato che andava iniziata una terapia con ATORVASTATINA.
Abbiamo fatto poi anche una visita neurologica e informato il neurologo del pregresso e gli abbiamo chiesto se poteva prescriverci l'ATORVASTATINA, il neurologo nel farlo si è sentito in dovere di precisare che tale farmaco abbassa la transaminasi e che forse sarebbe stato utile prima di prenderlo fare un controllo dei valori, ho chiesto quindi conferma al cardiologo su questa precisazione del neurologo, che un po' mi ha messo in allarme (aggiungendo che nel bugiardino c'è scritto che le persone oltre i 70 anni non dovrebbero assumerlo), ma lui ha detto di prendere il medicinale senza problemi. Vorrei a questo punto, prima di far prendere un'ulteriore farmaco a mia madre (che già dovrà prendere a vita farmaci per abbassare la pressione) conoscere pareri medici aggiuntivi. Posso far prendere serenamente l'ATORVASTATINA a mia mamma di 80 anni?
Grazie.
Buonasera. In relazione al suo quesito è opportuno fare chiarezza sull’argomento. La prescrizione di statine, inibitori enzimatici dell’HMG-CoA reduttasi, è inquadrabile fondamentalmente in due diverse condizioni cliniche ovvero per prevenzione primaria o secondaria. Nel primo caso, qualora il contenimento della colesterolemia LDL attraverso rimodulazioni alimentari o l’approccio ad uno stile di vita attivo, non garantisca tangibili risultati, soprattutto in presenza di ulteriori fattori di rischio per malattie cerebro/cardiovascolari quali familiarità, obesità, ipertensione arteriosa, diabete, tabagismo, è razionale l’utilizzo delle statine sino al raggiungimento a target di valori LDL inferiori ai 100 mg/dl. Il ricorso alle statine in prevenzione primaria deve inoltre tener conto della potenziale epatotossicità iatrogena che si evidenzia tra lo 0.5 % ed il 2% dei pazienti trattati, della miotossicità di espressione variabile dalle mialgie sino a forme piu’ significative rappresentate da miositi e/o rabdomiolisi, del depauperamento delle riserve mitocondriali di Ubichinone da reintegrare molto spesso attraverso la coassunzione di Coenzima Q10. Relativamente alla prescrivibilità delle statine in soggetti anziani di età superiore ai 75 anni la questione è controversa. Una metanalisi del 2019, pubblicata su Lancet, sottolineava significative riduzioni di eventi vascolari maggiori indipendentemente dall’età ma minori benefici negli over 75 non affetti da una malattia occlusiva vascolare. Ed è proprio in relazione a questo aspetto che molti medici suggeriscono di non intraprendere un trattamento con statine in prevenzione primaria nei grandi anziani. Diversamente, un altro lavoro, pubblicato su “ Annals of Internal Medicine “ ( Benefits and Risks Associated With Statin Therapy for Primary Prevention in Old and Very Old Adults ) ha sottolineato come anche in soggetti in età compresa tra 75 e 84 anni sia stata osservata una riduzione di morte cardiovascolare dell’1,20% e del 4.44 % nei soggetti di età pari o superiore a 85 anni. Personalmente, assumendo una posizione decisionale quale specialista in malattie cardiovascolari, ritengo che le statine, anche nei grandi anziani, apportino benefici superiori al rischio degli eventi avversi.
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