Buongiorno, ho 33 anni, ho ansia da 22 anni, fatto percorsi di psicoterapia e presi psicofarmaci sen
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Buongiorno, ho 33 anni, ho ansia da 22 anni, fatto percorsi di psicoterapia e presi psicofarmaci senza mai avere risultati duraturi.
Nel 2014 sto male tanto da non mangiare, non dormire, essere fotosensibile, derealizzazione, panico, dimagrimento veloce e abbondante, tachicardia, difficoltà di deglutizione, agorafobia. Vado da un neurologo mi da dei farmaci che però dopo qualche anno vanno in contrasto con la pillola contraccettiva e ho sintomi da sospensione molto forti. Decido di rivolgermi alla psichiatria dell'ospedale, mi danno i farmaci. Sto meglio ma cmq la parte mentale del problema rimane allora decido di fare psicoterapia e va molto bene. Mi viene diagnosticato un DOC, ansia generalizzata con picchi depressivi e agorafobia, disturbi dissociativi.
Dopo 11 mesi di psicoterapia , volendo cercare una gravidanza, chiedo di poter togliere i farmaci tanto stavo molto meglio. Tolgo i farmaci secondo modalità dei medici. Ho forti sintomi da sospensione:
- forte bruciore di stomaco e nausea
- derealizzazione
- dolore e spilli alla pelle
- agorafobia
- problemi di respirazione
-problemi a deglutire
- insonnia ecc
Aspetto che i sintomi passino pensando che fossero solo da sospensione.
Nel frattempo il mio psicoterapeuta dice che NON devo cercare una gravidanza e che devo assaporare il momento di rinascita e che se rimanessi incinta potrei andare incontro ad una depressione post partum e di aspettare qualche anno.
Decido di non cercare nessun bambino.
Mi riprendo e ricomincio a fare certe cose.
Dopo 4 mesi e mezzo però vedo che non sto avendo risultati ma che sto andando indietro, ho più sintomi e sto male anche quando faccio cose che ho sempre amato fare o che facevo. Per esempio mi sento svenire alla guida e lo psicoterapeuta dice che è impossibile che con l'ansia si possa svenire, che i sintomi non sono sintomi, che devo pensare che non c'è nessun problema perché davvero non c'è, che è solo la mia testa che crea cosa ma che in realtà non sto avendo nessun sintomo. Tra l'altro lui è contro gli psicofarmaci, dice che non servono a niente, che è la mia mente che fa tutto, che sono io che magari scambio una cosa di naturale per una cosa innaturale (non credo perché non mi lamento di un mal di testa, un giramento di testa o faccio di un dolore a un un unghia una tragedia ma vabbè). Se vado a piedi perché non me la sento di guidare fino ad un punto lui mi dice di andare con la macchina. Per due volte sono andata fuori strada e lui dice che la paura di andare a sbattere o ammazzare qualcuno è infondata e che a limite paga l'assicurazione.
Espongo le mie preoccupazioni, sintomi e paure ma pare che si spazientisce e si comporta in maniera un pò aggressiva che mi sembra un pò poco professionale. Ora mi sembra di andare in guerra invece che a terapia, dove verrà negato il mio stare male, mi verrà data la colpa dei sintomi che ho e vengo giudicata per non avere risultati.
Se prima, quando andava tutto bene, mi sembrava di avere un porto ora mi sento ancora più sola.
Cmq le cose che non riesco più a fare sono:
- guidare o affrontare viaggi in macchina anche se guidano altri
- andare in facoltà
- lavorare
- sostenere una gravidanza
- a volte uscire
- andare a mangiare fuori
- nei mezzi di trasporto è sempre più difficile
- fare delle cose che amo fare tipo andare in giro per negozi o in altre città
- stare seduta e ferma
- stare al centro dell'attenzione
-stare in mezzo alla gente o folla
- stare in situazioni caotiche o con molto rumore
I sintomi fisici che ho sono:
- tic forti che ti fanno vergognare davanti alle persone
- mancanza di respiro forte quasi come se soffocassi
-dolori e tensione muscolari
- bruciori e spilli a tutta la pelle
- reflusso e bruciori di stomaco
- insonnia a volte forte (giorni con 1 ora e mezzo di sonno a notte)
- tremori
- vampate di calore o di freddo
- difficoltà a rimanere ferma o seduta
- senso di svenimento/malore)
- senso di allarme (avere i nervi a fior di pelle)
- confusione mentale
- panico
- derealizzazione
- depersonalizzazione
-difficoltà di concentrazione
- abbondante salivazione
- giramenti di testa
- divento impacciatissima
- sento come se avessi l'ossigenazione sballata e il respiro cambia
- difficoltà a deglutire
Esami organici hanno rilevato:
- asma bronchiale per allergia, reflusso, ansia
- reflusso da ansia
- ipotensione nel periodo estivo (pressione 55-95 per tutto il periodo)
-2 soffi al cuore
- turbinati nasali ipertrofici che ostacolano la respirazione
Sto cercando di risolvere queste cose ma cmq l'ansia le alimenta.
Ho chiamato la mia psichiatra che però dice:
- necessario ricominciare farmaci
- si dice stupita per la posizione radicale dello psicoterapeuta verso la psichiatria a discapito del mio benessere
- lo stress fa male al corpo e aumenta la probabilità di ammalarsi ( per esempio mia madre ha diabete di tipo 2 e ho famigliarità)
- bisogna vedere il rischio/beneficio
- i medicinali fanno male quanto altri medicinali ma se necessari vanno presi
- abbiamo provato ma non ci siamo riusciti
- che non posso stare in queste condizioni
In casa mi viene detto:
- che non reagisco
-che dipende solo da me
- di pensare positivo
- di essere più forte
- che è una questione di volontà
- che io medicinali non servono
- "allora non la finiamo mai questa storia"
- che allora sarò schiava delle medicine per sempre
- che le medicine mi faranno ammalare perché intossicano
Tanto che per tanto tempo hanno sempre premuto molto sul fatto di togliere i farmaci.
Ora non so cosa fare perché:
- ho paura di tornare ai farmaci perché sarebbe come una sconfitta
- di avere bisogno per forza dei farmaci per vivere
- di intossicarmi con i farmaci veramente e di ammalarmi in futuro
- di essere di nuovo oggetto di stigma
- di essere davvero una che molla e che non si vuole impegnare
- della reazione del mio psicoterapeuta se gli dico che riprendo i farmaci
Le domande che vi voglio porre:
- Cosa dovrei fare?
- L'approccio dello psicoterapeuta è giusto e professionale?
- Gli psicofarmaci in questo caso servono o no?
- E' vero che esiste una componente organica dell'ansia (neutrotrasmettitori ecc) che è sbilanciata oppure è solo esclusivamente causata dalla mia mente?
- Ce la posso fare solo con le mie forze anche se mi sembra insostenibile la parte sintomatica?
- Sarei davvero una che non vuole guarire se accettassi i farmaci?
- Sarei una sorta di tossicodipendente se riprendessi i farmaci?
- Secondo voi quale sarebbe la differenza tra prenderli e non prenderli?
- Se li prendo e non lo dico allo psicoterapeuta è un fatto grave? (anche se non so mentire e non riuscirei mai a farlo)
Grazie mille
Nel 2014 sto male tanto da non mangiare, non dormire, essere fotosensibile, derealizzazione, panico, dimagrimento veloce e abbondante, tachicardia, difficoltà di deglutizione, agorafobia. Vado da un neurologo mi da dei farmaci che però dopo qualche anno vanno in contrasto con la pillola contraccettiva e ho sintomi da sospensione molto forti. Decido di rivolgermi alla psichiatria dell'ospedale, mi danno i farmaci. Sto meglio ma cmq la parte mentale del problema rimane allora decido di fare psicoterapia e va molto bene. Mi viene diagnosticato un DOC, ansia generalizzata con picchi depressivi e agorafobia, disturbi dissociativi.
Dopo 11 mesi di psicoterapia , volendo cercare una gravidanza, chiedo di poter togliere i farmaci tanto stavo molto meglio. Tolgo i farmaci secondo modalità dei medici. Ho forti sintomi da sospensione:
- forte bruciore di stomaco e nausea
- derealizzazione
- dolore e spilli alla pelle
- agorafobia
- problemi di respirazione
-problemi a deglutire
- insonnia ecc
Aspetto che i sintomi passino pensando che fossero solo da sospensione.
Nel frattempo il mio psicoterapeuta dice che NON devo cercare una gravidanza e che devo assaporare il momento di rinascita e che se rimanessi incinta potrei andare incontro ad una depressione post partum e di aspettare qualche anno.
Decido di non cercare nessun bambino.
Mi riprendo e ricomincio a fare certe cose.
Dopo 4 mesi e mezzo però vedo che non sto avendo risultati ma che sto andando indietro, ho più sintomi e sto male anche quando faccio cose che ho sempre amato fare o che facevo. Per esempio mi sento svenire alla guida e lo psicoterapeuta dice che è impossibile che con l'ansia si possa svenire, che i sintomi non sono sintomi, che devo pensare che non c'è nessun problema perché davvero non c'è, che è solo la mia testa che crea cosa ma che in realtà non sto avendo nessun sintomo. Tra l'altro lui è contro gli psicofarmaci, dice che non servono a niente, che è la mia mente che fa tutto, che sono io che magari scambio una cosa di naturale per una cosa innaturale (non credo perché non mi lamento di un mal di testa, un giramento di testa o faccio di un dolore a un un unghia una tragedia ma vabbè). Se vado a piedi perché non me la sento di guidare fino ad un punto lui mi dice di andare con la macchina. Per due volte sono andata fuori strada e lui dice che la paura di andare a sbattere o ammazzare qualcuno è infondata e che a limite paga l'assicurazione.
Espongo le mie preoccupazioni, sintomi e paure ma pare che si spazientisce e si comporta in maniera un pò aggressiva che mi sembra un pò poco professionale. Ora mi sembra di andare in guerra invece che a terapia, dove verrà negato il mio stare male, mi verrà data la colpa dei sintomi che ho e vengo giudicata per non avere risultati.
Se prima, quando andava tutto bene, mi sembrava di avere un porto ora mi sento ancora più sola.
Cmq le cose che non riesco più a fare sono:
- guidare o affrontare viaggi in macchina anche se guidano altri
- andare in facoltà
- lavorare
- sostenere una gravidanza
- a volte uscire
- andare a mangiare fuori
- nei mezzi di trasporto è sempre più difficile
- fare delle cose che amo fare tipo andare in giro per negozi o in altre città
- stare seduta e ferma
- stare al centro dell'attenzione
-stare in mezzo alla gente o folla
- stare in situazioni caotiche o con molto rumore
I sintomi fisici che ho sono:
- tic forti che ti fanno vergognare davanti alle persone
- mancanza di respiro forte quasi come se soffocassi
-dolori e tensione muscolari
- bruciori e spilli a tutta la pelle
- reflusso e bruciori di stomaco
- insonnia a volte forte (giorni con 1 ora e mezzo di sonno a notte)
- tremori
- vampate di calore o di freddo
- difficoltà a rimanere ferma o seduta
- senso di svenimento/malore)
- senso di allarme (avere i nervi a fior di pelle)
- confusione mentale
- panico
- derealizzazione
- depersonalizzazione
-difficoltà di concentrazione
- abbondante salivazione
- giramenti di testa
- divento impacciatissima
- sento come se avessi l'ossigenazione sballata e il respiro cambia
- difficoltà a deglutire
Esami organici hanno rilevato:
- asma bronchiale per allergia, reflusso, ansia
- reflusso da ansia
- ipotensione nel periodo estivo (pressione 55-95 per tutto il periodo)
-2 soffi al cuore
- turbinati nasali ipertrofici che ostacolano la respirazione
Sto cercando di risolvere queste cose ma cmq l'ansia le alimenta.
Ho chiamato la mia psichiatra che però dice:
- necessario ricominciare farmaci
- si dice stupita per la posizione radicale dello psicoterapeuta verso la psichiatria a discapito del mio benessere
- lo stress fa male al corpo e aumenta la probabilità di ammalarsi ( per esempio mia madre ha diabete di tipo 2 e ho famigliarità)
- bisogna vedere il rischio/beneficio
- i medicinali fanno male quanto altri medicinali ma se necessari vanno presi
- abbiamo provato ma non ci siamo riusciti
- che non posso stare in queste condizioni
In casa mi viene detto:
- che non reagisco
-che dipende solo da me
- di pensare positivo
- di essere più forte
- che è una questione di volontà
- che io medicinali non servono
- "allora non la finiamo mai questa storia"
- che allora sarò schiava delle medicine per sempre
- che le medicine mi faranno ammalare perché intossicano
Tanto che per tanto tempo hanno sempre premuto molto sul fatto di togliere i farmaci.
Ora non so cosa fare perché:
- ho paura di tornare ai farmaci perché sarebbe come una sconfitta
- di avere bisogno per forza dei farmaci per vivere
- di intossicarmi con i farmaci veramente e di ammalarmi in futuro
- di essere di nuovo oggetto di stigma
- di essere davvero una che molla e che non si vuole impegnare
- della reazione del mio psicoterapeuta se gli dico che riprendo i farmaci
Le domande che vi voglio porre:
- Cosa dovrei fare?
- L'approccio dello psicoterapeuta è giusto e professionale?
- Gli psicofarmaci in questo caso servono o no?
- E' vero che esiste una componente organica dell'ansia (neutrotrasmettitori ecc) che è sbilanciata oppure è solo esclusivamente causata dalla mia mente?
- Ce la posso fare solo con le mie forze anche se mi sembra insostenibile la parte sintomatica?
- Sarei davvero una che non vuole guarire se accettassi i farmaci?
- Sarei una sorta di tossicodipendente se riprendessi i farmaci?
- Secondo voi quale sarebbe la differenza tra prenderli e non prenderli?
- Se li prendo e non lo dico allo psicoterapeuta è un fatto grave? (anche se non so mentire e non riuscirei mai a farlo)
Grazie mille
Salve, concordo nel dirle che la posizione del suo psicoterapeuta è estremamente radicale e le sta mettendo in testa ancora più confusione di quella che giustamente ha già. A mio parere nel suo caso sarebbe meglio procedere ad un approccio integrato farmaci-psicoterapia e quindi credo che sia molto importante che lei si senta appoggiata sia da psichiatra che psicoterapeuta. Ritengo i farmaci un aiuto sostanziale per affrontare in psicoterapia gli ostacoli che sta trovando sulla sua strada
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