Buonasera, mio fratello, 55 anni, da ormai, vent’anni ha evidenti problemi. Manie di persecuzione, f

2 risposte
Buonasera, mio fratello, 55 anni, da ormai, vent’anni ha evidenti problemi. Manie di persecuzione, fissazioni, ossessioni, mancanza di connessione con la realtà, zero amici, problemi nei rapporti sociali e tanto altro… dieci anni fa mia madre l’aveva convinto ad andare in terapia, con quella ed i farmaci sembrava migliorare. La morta prima di mamma ed ora di mio papà , ha sancito la fine di tutto. Continua le medicine ma non va più in terapia ed ai controlli e si rifiuta di farsi aiutare. Volevo prima di tutto sapere se c’è una terapia più adatta (cognitivo comportamentale, psicodinamica, transazionale ecc)? E soprattutto, come si “convince” un uomo di 55 anni ad andare in terapia? La gestione è diventata davvero pesante soprattutto per noi familiari…
Grazie
Buongiorno,
da come lo descrive sembrerebbe essere una problematica di psicosi. Per questo tipo di patologia non esiste un tipo di psicoterapia di scelta, ma è comunque è importante che sia eseguita con regolarità affiancando la terapia psichiatrica. A tal proposito sarebbe opportuno comunque effettuare regolari visite di controllo perchè la terapia prescritta un tempo può aver bisogno di essere cambiata nel tempo e monitorata.
Cordiali saluti

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Dr. Matteo Innocenti
Psichiatra, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
Firenze
Gentile utente,

grazie per aver condiviso con così tanta chiarezza e sensibilità la situazione di suo fratello. Comprendiamo quanto possa essere complesso, sia emotivamente che praticamente, trovarsi a gestire un quadro così articolato, soprattutto in assenza di collaborazione da parte della persona coinvolta.

Per quanto riguarda la tipologia di psicoterapia, in casi come quello che descrive – con aspetti psicotici, ideazione persecutoria, ritiro sociale e una lunga storia clinica – non esiste un'unica forma "più adatta". Tuttavia, in linea generale:

* La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) può essere utile per affrontare sintomi specifici, ristrutturare pensieri disfunzionali e migliorare la gestione dei comportamenti quotidiani. Esistono adattamenti specifici della CBT per i disturbi psicotici.
* La terapia di supporto o psicoeducazionale familiare può risultare particolarmente utile nei contesti in cui la persona è poco consapevole del proprio stato, e il lavoro coinvolge anche i caregiver.
* In alcuni casi, può essere indicato valutare percorsi di intervento assertivo comunitario (quando disponibili sul territorio), in cui équipe specializzate si occupano del paziente anche a domicilio.

Per quanto riguarda invece come coinvolgerlo in un percorso, questa è spesso la parte più delicata. Alcuni suggerimenti utili potrebbero essere:

* Evitare lo scontro diretto sul “problema” e sul concetto di malattia, ma piuttosto fare leva su aspetti pratici o di disagio concreto (es. “ti vedo molto stanco”, “ti farebbe bene parlare con qualcuno che possa alleggerirti un po’…”).
* Chiedere supporto al medico di base o a un centro di salute mentale (CSM) del territorio: in certi casi, è possibile attivare un percorso anche senza che il paziente lo richieda direttamente, soprattutto se il quadro è grave e c’è rischio per sé o per gli altri.
* Evitare il giudizio, mostrando comprensione e disponibilità più che soluzioni precostituite: talvolta l'opposizione è difensiva e si scioglie con relazioni empatiche e continue.

Infine, non trascuri l’importanza di sostenere anche voi familiari: prendersi cura di chi ha una patologia psichica cronica può diventare usurante, ed è legittimo cercare spazi di supporto, come quelli offerti da gruppi per familiari o gruppi psicoeducativi presso i CSM).

Un caro saluto e l’augurio che possiate trovare un nuovo equilibrio, con il giusto sostegno.

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