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Sono convinta che interventi psicologici di promozione e prevenzione già durante la gravidanza e nel puerperio siano fondamentali per supportare il benessere psico-fisico dell’intero nucleo familiare. Per questo motivo propongo anche incontri domiciliari per sostenere le risorse dei genitori e quelle della diade madre-bambino.



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Presso il mio studio offro percorsi di sostegno alla genitorialità e prediligo un intervento sulla famiglia capace di coinvolgere tutti i suoi membri basato sulla “consultazione partecipata” introdotta nella psicoanalisi infantile da Dina Vallino. Questo tipo di intervento pone al centro la relazione tra il bambino ed i suoi genitori aiutando questi ultimi a ripristinare le proprie risorse per prendersi cura del disagio manifestato dal bambino.


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Presso il mio studio offro percorsi di sostegno alla genitorialità e prediligo un intervento sulla famiglia capace di coinvolgere tutti i suoi membri basato sulla “consultazione partecipata” introdotta nella psicoanalisi infantile da Dina Vallino. Questo tipo di intervento pone al centro la relazione tra il bambino ed i suoi genitori aiutando questi ultimi a ripristinare le proprie risorse per prendersi cura del disagio manifestato dal bambino.



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Esperienze

Su di me

Ho conseguito la laurea magistrale in Psicologia presso l’Università degli Studi di Genova e, successivamente, mi sono specializzata come Psicoterapeu...

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Specializzazioni

  • Psicoterapia
  • Psicologia dell'età evolutiva
  • Psicologia Perinatale
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T
Presso: studio privato della Dott.ssa Zora psicoterapia familiare

Ho chiesto un consulto psicologico alla dottoressa perché preoccupato di un disagio manifestato da mio figlio. Come genitore mi sono sentito compreso e rassicurato e dopo alcuni incontri abbiamo deciso di intraprendere un percorso di psicoterapia familiare per affrontare meglio il problema. Mi sento di consigliarla.

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Presso: studio privato della Dott.ssa Zora psicoterapia

Da due anni sto seguendo un percorso di psicoterapia che mi ha permesso di fronteggiare un momento di crisi. Il suo modo di fare educato e disponibile mi mette a mio agio e sento di potermi aprire. La ringrazio!

M
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Mi sono rivolta alla dottoressa su consiglio del mio medico di base per un problema legato all'insonnia. Durante i primi colloqui di consulenza psicologica ho trovato la dottoressa preparata e attenta e ho deciso di intraprendere un percorso di psicoterapia per gestire meglio l'ansia. Mi sento di consigliare la professionista.


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Dopo alcuni primi incontri con la dottoressa Zora ho deciso di intraprendere un percorso di analisi personale e sono soddisfatto della mia scelta. Trovo lo dottoressa preparata, disponibile, empatica e lo studio molto accogliente e rassicurante.


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Risposte ai pazienti

ha risposto a 8 domande da parte di pazienti di MioDottore

Salve dottori, vorrei avere delucidazioni in merito al comportamento che nell’ultimo periodo ho iniziato ad avere nei confronti del cibo. Dopo aver perso 15kg (poiché stanca di non prendermi cura del mio corpo, arrivando a pesare 57kg per 175cm di altezza) nel giro di un anno (fino ad agosto 2021) e cominciato a nutrire una forte ossessione per il cibo/conteggio calorie/peso sulla bilancia, con forza di volontà ho cercato di spezzare questo circolo vizioso. Premetto che non ho mai patito la fame, semplicemente mangiavo molto cibo a basso contenuto calorico (yogurt greco, pollo, verdure.. bevevo molto).
Ho iniziato palestra e a mangiare un po’ di più: ogni settimana -più precisamente la domenica- i miei genitori preparano la pizza, la polenta, o le tigelle (da mangiare in compagnia tutti insieme) seguite da un dolce fatto da mia mamma. La domenica, proprio per quest’aura di convivialità, era diventata una giornata “sgarro”. Lo sgarro però ben presto non si limitò più al pasto, ma partiva dalla mattina fino a concludersi alla sera (che spesso proprio per questo motivo saltavo): diventava occasione per poter mangiare TUTTO quello che mi capitava sotto mano. Per mangiare tutti quei cibi che mi avevano sempre fatto gola e che finalmente avrei potuto mangiare, fino allo sfinimento. Fino a non farcela più, fino a finire quei cibi. Così non ci sarebbero stati il giorno dopo e non mi avrebbero più tentata.
Successivamente seguiva un forte senso di colpa, e la settimana successiva la passavo come mio solito in palestra e riducendo un po’ le porzioni per tornare al peso prima dell’abbuffata. Fino alla domenica successiva. Ora sono 62kg e oggi -giovedì 27 febbraio 2022- è il secondo giorno di “sgarro” dove mangio talmente tanto da avere male allo stomaco (e parlo di 2 pacchetti di tortillas, un pacchetto di crostini, 4 strisce di cubetti di cioccolata bianca, 3 gallette di riso al cioccolato, pane, prosciutto, grissini.. oltre al normale pranzo che faccio! In più ora circa ogni giorno mi mangio 500gr di yogurt bianco.. è quasi un’ ossessione dal gran che mi piace) Sono veramente preoccupata perché ci provo in mille modi a smettere di comportarmi così… so benissimo che non va bene. Sono terrorizzata dal riprendere i kg persi, ma allo stesso tempo è come se avessi una forza che mi spinge a mangiare. Ho proprio fame di mangiare. Non riesco a trovare un equilibrio e sono disperata.. non so come fare, più cerco di controllarmi e più sento che non ho controllo. Mi sento veramente in colpa. Mi rendo conto che ogni volta in cui mangio qualcosa che non va bene penso a come ormai abbia buttato la mia giornata, quasi come se fosse una scusa per strafogarmi ci cibo, come se ne avessi bisogno (quando in realtà non è così! Ma sembra che non riesca a farne a meno). Inoltre molti mi dicono “Ari devi imparare a non porre limitazioni o restrizioni”, ma non funziona! Io non riesco a dirmi “mangia solo questa fettina di torta e basta” o “mangia questo biscotto e stop, così ti togli la voglia”… No! Perché alla fine mi mangio tutto il pacchetto uguale! Io per non mangiare il biscotto non dovrei proprio averlo in cucina.. la cosa è che vivo con i miei genitori e con mia sorella, perciò le tentazioni ci sono e continueranno ad esserci. Per me è sempre stato così: o tutto o niente. O bianco o nero. Ma devo trovare il grigio, devo trovare una via di mezzo che sia sostenibile perché se vado avanti così torno al peso di prima, al peso che non accettavo, all’immagine di me che tanto odiavo, al rapporto con il cibo che ho cercato di cambiare… Cosa potrei fare per affrontare la situazione?
Grazie dell’ascolto..

Buonasera, dalle sue parole sembra che lei stia riconoscendo un disagio nel suo rapporto col cibo che non le permette di vivere serenamente. È importante non sottovalutare questi segnali e chiedere un approfondimento a uno specialista psicoterapeuta e/o a un equipe multidisciplinare specializzata in disturbi del comportamento alimentare, affinché possa essere aiutata, non solo a gestire questi attacchi di fame, ma anche, a trovare quella tonalità di grigio e comprendere quell'insoddisfazione verso sé stessa che la spinge ad aggrapparsi tenacemente al peso attuale. Le consiglierei di parlarne con i suoi familiari cosicché anche loro possano rendersi conto del disagio che sta vivendo e la possano supportare nell'affrontare un percorso per stare meglio. I migliori saluti

Dott.ssa Sabrina Zora

Salve, sono una ragazza di 24 anni. Vorrei avere una risposta in merito a un problema già conclamato: soffro da anni di DCA, di bulimia nervosa. Cosa di cui si è a conoscenza in casa.
Tutto è iniziato da una dieta di un nutrizionista, che non ha dato alcun tipo di risultato. Ma non solo, perché ho fatto chiarezza su determinati punti. Al di là di un rapporto fortemente conflittuale con mia madre in età adolescenziale, da tanti punti di vista, mi preme illustrare una dinamica specifica: mia madre da sempre ha un rapporto disfunzionale con il cibo: mangia veramente pochissimo ma dicendo che ha mangiato troppo, se mangia pasti normali dice di aver mangiato come un maiale, se noi mangiamo qualcosina in più non perde occasione per dire che ci abbuffiamo, facendo pesare quel qualcosa in più che è normale concedersi. In casa obbiettivamente si mangia di più praticamente solo in occasione delle feste, non teniamo snack salati o dolci di vario genere, tranne qualcosa per la colazione, raramente mangiamo primo e secondo in un pasto, da sempre. Al contempo però, ad esempio, capita che è lei stessa a cucinare cose obbiettivamente grasse, eccedendo con l'olio o a comprare dolci e simili al bar da portare a casa.
Sottolineo che tutti si sono sempre preoccupati per me, ma nonostante ciò non sono mai mancati gli insulti, le frecciatine, il tentativo di ferirmi dicendomi "certo ora sta andando in bagno a vomitare" nonostante fossero passate più di 4 ore dal mio pasto, il continuo osservarmi mentre mangio che mi mette enormemente a disagio e mi fa avere paura di fare un bis di qualcosa che mi piace, per timore di essere giudicata.
Mi è capitato di mangiare una classica pizza, arrivare a metà e sentirmi dire 'il resto lascialo per domani', 'di fame qui dentro non si muore mi pare', quasi a farmi sentire come se già avessi mangiato parecchio. Poi ovviamente mi innervosisco e sento un bisbiglio, una lamentela sul fatto che sono piena di problemi. È una tortura.
Mi fa male che si sappia del mio disturbo e sentire dire, dopo un pranzo normalissimo, "sempre che si abbuffa qui dentro". Questa mancanza di tatto, di umanità, mi uccide.
Tempo fa ero stanca di star male e decisi di impegnarmi, conoscendo i miei limiti: dieta bilanciata e varia senza privarmi di alcun alimento, pesando i quantitativi per non sentirmi eccessivamente piena. Stavo veramente meglio ed ero felice perché con disciplina mangiavo senza sensi di colpa e senza eccedere, con kcal assolutamente nella media per una persona sedentaria, mantenendo un fisico magro ma in salute. Mi sono sentita criticata, mi sono sentita dire che ero patologica e ero sono una fissata, che ero malata. Neanche a dirlo, ho mollato tutto. Penso davvero che, finché non andrò via, tutto questo mi tormenterà per tanto tempo. Purtroppo devo ancora laurearmi, non sono indipendente.
Questa influenza così negativa intorno a me è distruttiva. Ma è davvero così o è una scusa per autoconvincermi che in fondo la mia è solo mancanza di volontà nel guarire?
Come dovrei affrontare la situazione?

Buonasera, credo che l'interrogativo che lei pone sia importante e pone l'accento sul bisogno di differenziarsi da un contesto familiare dove il cibo gioca in ruolo in primo piano. Un percorso di psicoterapia presso un centro specializzato nei disturbi dell'alimentazione o presso un collega potrebbe essere un primo passo per iniziare un percorso in cui trovare un maggior equilibrio sia nel rapporto col cibo sia verso sé stessa e la relazione con i suoi familiari. Non si scoraggi, i tentativi passati testimoniano la sua forza e coraggio di cambiare e stare meglio! Le faccio un caro augurio!

Dott.ssa Sabrina Zora

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