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Psicologo psicoterapeuta specializzato in psicoterapia ipnotica e ipnosi medica e psicomotricista relazionale
Laureato all'università di Padov...

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  • Terapia del dolore
  • Sessuologia
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ha risposto a 2 domande da parte di pazienti di MioDottore

Domande su psicoterapia di coppia

Buonasera, scrivo perché da diversi mesi a questa parte ho dei seri problemi coniugali: io e mio marito litighiamo continuamente, anche di fronte ai nostri figli (8 e 10 anni), vita sessuale praticamente nulla e, nel tempo libero, ci evitiamo come mai avevamo fatto prima. Premetto che non sono una persona ansiosa e che so che siamo entrambi molto stressati dal punto di vista lavorativo; vi scrivo perché sono convinta che ci farebbe bene una terapia di coppia ma non so come convincere mio marito... sapreste darmi qualche suggerimento?

Buongiorno
grazie per avermi scritto
da quanto mi sta scrivendo posso solo intuire il grande affetto per suo marito e la grande preoccupazione in questo frangente
la possibilità di intraprendere un percorso di coppia è una scelta coraggiosa oltre che essere molto adulta.
io penso che mettere sul tavolo con il proprio compagno, in maniera molto calma, quali sono le difficoltà e la preoccupazione che state vivendo in questo periodo sono una chiave.
spesso nel discutere e nel litigare ci si getta addosso reciprocamente solo frustrazione e rabbia. cogliere un momento di calma in cui potersi sedere al tavolo e esplicitare all'altro la propria paura e la preoccupazione, oltre che ribadire l'amore provato dia la possibilità di aprire anche la proposta di un percorso assieme. L'importante, mi viene da sottolineare, è eveitare di cadere nel circuito delle accuse e della ricerca della motivazione primaria o arrovellarsi sul come sia partito il tutto.
Nel parlarsi per proporre all'altro un percorso insieme è meglio tenere toni bassi e esprimere, come già detto, le proprie preoccupazioni e la propria sofferenza, chiedendo all'altro un supporto e un aiuto che in questo caso si trasformerebbe in un percorso insieme.
non esiti a contattarmi se avesse ancora bisogno
i miei riferimenti li ha
a presto e in bocca al lupo

Dott. Paolo Ghittino

Buongiorno Dott. Ghittino,
ho 30 anni, e sono convinta di aver vissuto buona parte della mia vita con una depressione latente mai riconosciuta.
Mia madre soffre di depressione cronica da sempre e la mia infanzia è stata segnata dal difficile clima familiare che questa malattia porta.
Sono cresciuta in fretta e con il ruolo figlia/genitore ribaltato, dove ero io bambina a sentire il peso di tutta la responsabilità della felicità e dell'accudimento familiare. Dove non bisognava sbagliare, pena qualche evento catastrofico che si sarebbe abbattuto su di noi, dovevo controllare tutto.
Le scrivo perchè da due anni ho una relazione appagante e soddisfacente che però mi sta portando molta sofferenza.
Forse a causa del fatto che è la mia prima relazione "seria" con una visione di futuro chiara (figli e matrimonio) mi sento in preda all'ansia e al terrore di sbagliare e di compiere passi irrimediabili, dai quali non posso poi tornare indietro.
Vivo in perenne giostra emotiva, un giorno sono convinta, quello dopo cado nello sconforto e il cervello mi dice di scappare.
Sono stata in cura da una psicoterapeuta che ha individuato nelle mie crisi di ansia un aspetto narcisistico e catastrofico, ma credo di aver capito che non si tratta solo di quello.
Se penso all'ultima volta in cui ho vissuto nella vita qualcosa con entusiasmo e voglia di vivere non mi viene in mente nulla.
Questo per me è un campanello di allarme, per quanto le mie giornate scorrano senza troppi intoppi, ho una vita sociale e una relazione che non voglio rovinare, sento che questa tristezza e negativismo mi stanno segnalando qualcosa.
Sono una persona molto introspettiva, come posso abbattere questa depressione?
Non posso pensare a 30 anni di essere già "stanca" della vita, voglio cambiare per poter permettere a me stessa e ad un'eventuale famiglia futura un futuro roseo.

La ringrazio!

Ciao,
ti do del tu data l'età, anche se purtroppo non posso vedere come ti chiami.
Quello che posso dedurre dal tuo racconto è una situazione di stallo soprattutto rispetto, come accenni anche tu, ad alcuni aspetti che ti obbligano in qualche modo ad osservare la vita sempre da una stessa angolazione.
Può essere che questa prospettiva sia stata appresa in famiglia (parlavi delle problematiche di tua mamma) e che non ci sia stato un normale fluire delle tue fasi di crescita: essere da subito adulti - o essere costretto a farlo - rompe alcuni flussi naturali del crescere.
Quello che racconti potrebbe essere quella tristezza, quel modo di guardare il mondo sempre con le stesse lenti senza mai riuscire a cambiare qualcosa.
E' comprensibile la tua paura e l'ansia che ne deriva.
Ci sono degli aspetti "costituzionali", di indole che ci guidano sul come affrontare la vita e altri che possiamo cambiare, imparando in modo nuovo, con esperienze e riuscendo a permettere che la nostra mente interna le utilizzi al meglio e nella direzione giusta.
Questo purtroppo non è sempre possibile, soprattutto da soli, perchè realmente non sappiamo come si fa.

Quello che posso dirti è che si possono trovare dei modi per far sì che ciò che conserviamo internamente come capacità, risorse, esperienze, apprendimenti... possa essere sfruttato in modi diversi dai consueti e fare in modo che pian piano possiamo cambiare "lenti degli occhiali" attraverso cui guardare.
L'altra parte che bisogna sempre fare è quella di accogliere e far pace con le parti meno nobili di noi, che ci piacciono meno, potendole trasformare da zavorre e ostacoli a risorse e punti di forza.

Può sembrare assurdo ma portando avanti un certo tipo di lavoro su di sè si può fare.

So che non le ho dato nessuna regola da seguire o formula risolutiva, perchè in realtà non esistono (purtroppo) ricette preconfezionate utili per tutte le persone...
ci sono dei modi di lavorare su di noi e sulle problematiche che però rendono più semplici, poco a poco, le capacità di trovare le risposte che cerchiamo all'esterno nelle parti interne di noi, nel nostro mondo interno, nella nostra mente inconscia.

Sperando di esserle stata comunque, anche se minimamente, utile,
le auguro buona fortuna.
Rimango a disposizione.
Un caro saluto e a presto

Dott. Paolo Ghittino

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