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ha risposto a 4 domande da parte di pazienti di MioDottore
Salve.
Ho letto una bruttissima notizia di una ragazza di 11 anni abusata .
Subito aver letto la notizia mi sono rattristata molto e ho avuto tanta preoccupazione e paura .
Subito dopo mi è venuto un pensiero spontaneo "lei si poteva difendere" subito dopo però ho detto Ma è una bimba di 11 anni fisicamente è molto fragile , si sa che anche una donna è meno forte .
Dopo questo pensiero io mi sono sentita molto il colpa perché non dovevo pensare a questo
Adesso io ho paura che avendo pensato questa cosa mi possa accadere qualcosa di brutto anche in futuro.
Cerco di togliere questo pensiero ma ritorna ugualmente.
Però penso che me ne sono pentita subito e che rimango pentita di quello che ho pensato
Salve, quello che le è capitato è un fenomeno normale che tutte le persone sperimentano. Ha letto una notizia e, come le accade anche in altre situazioni, la sua testa ha cominciato a formulare tanti pensieri a riguardo e, tra i tanti, il pensiero che ha scritto sopra ha attirato la sua attenzione, come se si fosse formato nella sua testa scritto in giallo evidenziatore. Come spesso accade quel pensiero ha generato una risposta emotiva, ovvero il senso di colpa; molto probabilmente si è giudicato/a quando si è reso/a conto di quello che avevo pensato. Le consiglio di non combattere contro questo pensiero per scacciarlo, potrebbe essere controproducente, ma provi ad accettarlo e a notare che si tratta solo di un pensiero, così come tuti gli altri pensieri che le vengono in mente nel corso della giornata. Questo pensiero non è necessariamente indicativo del tipo di persone che lei è ma è semplicemente un pensiero e, come tutti gli altri, andrà via da solo.

Salve dottori mi è successo un episodio ed avrei bisogno di confrontarmi con voi. Sono una ragazza di 28 anni e da circa 3 anni soffro di attacchi di panico e depressione, sono in cura sia farmacologica che psicologica. Da circa 2 anni sono seguita da una psicologa, mi sono trovata molto bene, abbiamo instaurato un bel rapporto, lei è stata la prima che ha capito il mio dolore, mi ha ascoltata, capita, supportata. Succede che nella scorsa seduta io ero emotivamente più gioiosa per un viaggio che farò a breve, sarà la mia prima esperienza dopo quello che sto vivendo, sarà una prima volta dopo tanto tempo che sono in casa perché non esco mai, non mi piace la confusione, amo molto la solitudine, iniziamo a parlare e menzioniamo i miei genitori (con la quale ho un rapporto difficile, motivo di quello che mi è accaduto) lei parla di mio padre, e non siamo d'accordo su determinate cose ma succede che mi ferisce molto, il modo in cui mi ha parlato, mi ha delusa, ho pianto dall'inizio alla fine e stavo male che sono andata via senza salutarla. Oggi sono tornata per la seduta e lei mi ha accolto in un modo freddo, diverso, ha detto che si è sentita delusa, che si è rotto qualcosa ed anch'io gli ho detto che lei mi ha ferita e che avevo perso la fiducia in lei, e lei mi ha detto che non può lavorare in questo modo e mi ha liquidato.
Sono rimasta delusa, scioccata, sconvolta, mi ha abbandonato una persona che doveva capirmi mentre sto affrontando uno dei momenti più difficili della mia vita e lei mi ha lasciata perchè non mi sono comportata come voleva lei? non l ho capita, mi aspettavo che mi capisse e no giudicasse.
Salve, la tematica che propone è estremamente delicata ma purtroppo dall'esterno non possiamo sapere come nasce la decisione della collega. Ci tengo a dire che sia legittima, da entrambi le parti, la possibilità di interrompere la terapia, uno psicologo può interrompere il rapporto di terapia per diversi motivi (incompatibilità, inefficacia, scarsa motivazione del cliente, ecc.). Anche noi psicologi nel nostro lavoro possiamo provare impotenza e frustrazione, magari perchè non riusciamo ad aiutare una persona come vorremmo o come avevamo immaginato, potrebbe essere stato questo che ha portato la tua terapeuta e reagire così, non di certo il fatto che non si è comportata come voleva lei. Alcune volte noi terapeuti prestabiliamo degli obiettivi e delle pretese su come dovrebbe andare e rischiamo di perdere di vista la persona ed i suoi bisogni. Delle volte può anche capitare che il terapeuta si renda conto di non avere più la necessaria tolleranza di fronte a certi pazienti e, in questo caso, decidere di interrompere un percorso terapeutico e, in questi casi, si tratta di un gesto di grande onestà e responsabilità. Certo è che il terapeuta ha anche il dovere di comunicare al paziente se e cosa può fare per aiutarlo, ciò dovrebbe avvenire senza ulteriori traumi per il paziente che già soffre un vissuto di abbandono. Spero di esserle stata di aiuto e le ricordo che può comunque provare a rivolgersi ad un altro professionista nella speranza che si possa stabilire una migliore alleanza terapeutica.

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