Dott.ssa
EMANUELA CHIODI
Psicoterapeuta,
Psicologo
Psicologo clinico
Altro
Sant'Egidio alla Vibrata 7 indirizzi
Esperienze


Cambiamenti di vita, crisi, separazioni, traumi spesso richiedono una riorganizzazione, un nuovo equilibrio psichico.
Accade tuttavia che ciò risulti faticoso, doloroso, di difficile elaborazione e superamento.
La comprensione della natura del disagio nell’ambito delle attività dello studio, si inserisce in un percorso di aiuto che va dal sostegno psicologico alla cura e al trattamento psicoterapeutico.
Aree di competenza principali:
- Psicoterapia
Indirizzi (8)
Via Giuseppe Verdi 62, Sant'Egidio alla Vibrata
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- Pazienti senza assicurazione sanitaria
- Pazienti con assicurazione sanitaria
Via Osvaldo Licini 5, Grottammare
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- Pazienti senza assicurazione sanitaria
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Viale Vellei Sinibaldo 16, Ascoli Piceno
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Via Olimpica 54, Alba Adriatica
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Piazza Rishon Le Zion, Teramo
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Via San Giuseppe 31, Corropoli
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Via Palmiro Togliatti 19, San Benedetto del Tronto
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34 recensioni
Punteggio generale
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C.
Dottoressa molto empatica, capace di mettermi subito a mio agio. Fin dalle prime sedute ho iniziato a notare dei miglioramenti concreti.
Consiglio assolutamente
Stefania
La Dortoressa Chiodi mi ha messa a mio agio sin dal primo giorno,ed oggi ,dopo la terza seduta già si notano miglioramenti!Sono molto fiduciosa…riprenderò la mia vita in mano…riprenderò a volare..
FJ
Dottoressa eccellente,mette il paziente a proprio agio.Tutto perfetto, consiglio assolutamente.
M.A.
La prima impressione è stata ottima la dottoressa e’ molto empatica e mi sono sentita subito a mio agio
A. S.
Dottoressa che sa ascoltare, con un buon ascolto attivo e che riesce ad entrare in empatia con l'utente fin da subito. È inoltre molto disponibile.
L. D.
Da un anno è la mia psicoterapeuta..che dire della dottoressa Emanuela Chiodi..che oltre ad essere una persona con una grandissima capacità di ascolto, è una professionista preparata e competente, disponibile, precisa e puntuale. Sono veramente soddisfatta di averla conosciuta ed aver intrapreso un percorso con lei.
Risposte ai pazienti
ha risposto a 12 domande da parte di pazienti di MioDottore
Buonasera, chiedo una cortesia. Convivo da 10 anni con la mia compagna, stiamo assieme da 19 anni. All'epoca pur avendo difficoltà oggettive, mi spinse a seguirla fuori regione per iniziare a vivere assieme. Lavorando con mio padre, tra l'incudine e il martello ho dato priorità a lei perché effettivamente avevo voglia di condividere con lei la vita. La sua formula però era, o sali o ci lasciamo. Ci siamo aiutati a vicenda fino a che non ci siamo stabilizzati entrambi. Da quando ci siamo stabilizzati sono iniziati i problemi e anziché approfittarne per goderci la vita, puntualmente scoppiano crisi (sue).
La domanda riguarda le modalità con cui avvengono, ovvero non mi sembrano proprio con un filo logico.
Ovvero, tre anni fa fece una cavolata grave ma dal mio pt di vista non da compromettere il rapporto (qualcun altro lo avrebbe fatto) lei quando si accorse che me ne fossi accorto sgranò gli occhi e andò subito nel panico nonostante non le avessi detto assolutamente nulla. Bene, di li a qualche giorno iniziò a crollare letteralmente (a livello da fare cose strane che non aveva mai fatto prima, stavo per chiamare l'ambulanza a un certo punto per le crisi isteriche che aveva senza motivo) lamentarsi che tra noi era finita che dovevo sloggiare e più cercavo di farla ragionare più lei si imbestialiva, manco fossi stato io a fare quella cavolata, manco l'avessi aggredita per quello che aveva fatto. Non so come, le ho fatto capire quanto fosse importante per me, lei si è allontanata io l'ho lasciata stare poi è tornata a chiedermi io come stessi e da li un po' alla volta ci siamo riavvicinati. C'è da dire che prima che accadesse la cavolata lei stava vivendo un periodo buio per via di un problema serio di salute, poi risoltosi.
Tre anni tranquilli, certo il rapporto non è tornato totalmente quello di prima ma abbiamo viaggiato, lei iniziava a riabbracciarmi, ci organizzavamo le.nostre cenette in casa, farci foto sorridenti, le chiedevo se sentiva qualcosa per me e mi rispondeva positivamente e via dicendo.
Importante, dutante questa fase lei continuava a sostenere che, pur non essendoci mai separati con le case, lei in quel periodo mi avesse lasciato, come per lei fosse di vitale importanza questo aspetto.. poco importa se siamo stati sotto allo stesso tetto nel frattempo e ci continuavamo a parlare e trattate.
Poi a gennaio è finita una sua collega e amica, persona squisita, gia sapevo che sarebbe ricrollata e ho cercato di starle molto vicino e di assecondare anche cose che faceva e mi sembravano un po' fuori luogo... Fino a che dopo alcuni mesi durante un viaggio di piacere, mentre ci organizzavamo sul da darsi il giorno dopo lei continuava intenta a chattare (mi era accanto e potevo scrutare), dopo due tre volte che le chiedo di darmi retta le chiedo con chi stesse chattando di così importante da non rispondermi e alla sua risposta senza manco guardarmi "fatti i c.. tuoi non sono cose che ti riguardano!" , mi spazientisco le dico che il viaggio l'avevo organizzato per noi due non per stare da solo, me ne torno in albergo innervosito, lei mi segue, una volta dentro lei inizia a dirmi che IO AVEVO RAGIONE ad esserci rimasto male, inizia a piangere sebbene non l'avessi crocifissa, sicuramente ero disgustato dalla situazione e facevo valere le mie ragioni sul fatto che non sono risposte da dare e che poi era un viaggio organizzato per far distrarre lei...
Bene, terminiamo alcuni giorni la vacanza, torniamo a casa, durante tale periodo lei non emanava gioia e felicità ma parlavamo tranquillamente come se avessimo messo alle spalle l'accaduto. Appena mette piede a casa dei genitori si trasforma e si distacca totalmente.. mi liquida per farmi tornare a casa mia.. e inizia a vavillare nuovamente ripetendo.frasi sentite tre anni prima, dicendomi che tra noi era finita e che dovevo fare la valigie e trovarmi altra sistemazione! Dopo 20 minuti di confronto i genitori mortificati, io lascio la stanza dopo che mi rinadisce tante volte che tra noi era finita, poi lei mi rincorre per non farmi andar via e mi riporta nella stanza col motivo "dobbiamo parlare"... e di cosa???
Fatto sta che ho deciso di lasciare veramente l'abitazione perché nemmeno io sto più bene con tutto il bene che posso volerle e la comprensione dei suoi momenti di difficoltà che peraltro.sono.anche i miei visto che è la mia compagna, anzi proprio perché le voglio bene preferisco lasciarla tranquilla con se stessa.
Io questa volta mi sento molto più lucido, non sto soffrendo come anni fa pur ovviamente dispiaciuto per come sono trattato e per quanto.credessi al nostro "noi".. sono consapevole.. e capisco che il problema fino a un certo punto è mio, ovvero che finché non corregge lei questa modalità comportamentale (con l'aiuto di uno specialista) io poco ci posso fare. Lei ha detto di voler fare terapia e spero per il suo bene che lo farà.
Ma quale meccanismo scatta in queste occasioni in cui chi commette una cavolata, lo riconosce ma poi a distanza di qualche giorno tenta di ribaltare la frittata come se la cavolata l'avesse fatta il partner, fino al punto da liquidarlo senza pietà?
Ps. Dopo avermi lasciato io non l'ho più cercata anche per farla tranquillizzare, lei però ogni tot di giorni mi scrive per rinnovarmi l'abbandono in pratica, e per trovare un appiglio per scrivermi e discutere per poi dirmi che non vuole discussioni come fossi io il portatore di discussioni. Ovviamente mi scrive in modo telegrammatico per farmi avvertire il distacco (e già questo dice tanto di come sta) come se stesse parlando con un nemico, come se le avessi ucciso il cane o messo le corna e fatta soffrire.. quando persino la madre dinanzi a lei ha ammesso che in questi anni la figlia le raccontava che io ero molto migliorato, ero molto affettuoso ed empatico nei suoi confronti. E meno male...
Gentile utente, dal suo racconto si evince una relazione sentimentale immatura, dove c'è poca riflessione sulle dinamiche di coppia. Nel post crisi, la sua compagna non le ha mai spiegato cosa le accade, quali sono i suoi pensieri, emozioni, bisogni che la spingono ad attuare certi comportamenti, e credo che neanche lei si è posto tali domande, se non a fine relazione. Purtroppo i viaggi non sono una terapia di coppia e neanche una psicoterapia individuale, i problemi vi seguono ovunque voi andiate. Sicuramente le farà bene il distacco da questa donna, in modo da poter ritrovare la sua lucidità mettendo se stesso al primo posto. Le auguro buone cose. Cordiali saluti, dott.ssa Emanuela Chiodi.

Buongiorno, ho 50 anni, dopo vari tentativi ho trovato uno psicanalista che mi ha diagnosticato il disturbo narcisistico, fra l’altro con svariate sfaccettature. Da sempre ho sentito infatti l’esigenza di modificare degli atteggiamenti e dei comportamenti che non mi piacevano, nonostante il riconoscimento sociale, di relazioni lavorative, amicizie e relazioni sentimentali. Da buon narcisista (sigh!) infatti ho sempre avuto successo, ho buona cultura, etc etc etc. Ma il vuoto interiore era incolmabile e in parte lo è ancora e ho ricercato per tutta la vita di porvi argine, se nn un rimedio.
Il vostro collega ha trovato la chiave per rendermi consapevole e dopo un rifiuto iniziale me ne sono fatto una ragiona.
Ma certi meccanismi sono difficili da scardinare e sinceramente erano e sono in parte ancora per me detestabili ( e di sicuro anche per le persone a cui voglio bene). Perché anche se mi sono ora chiarissime le strategie adattive che ho messo in scena per almeno quaranta dei miei cinquanta, provo dolore nel pensare di poter far soffrire le persone a cui tengo. Perché anche un narcisista ama figli, partner e amici stretti modo sincero, ve lo assicuro.
Avrò mai pace secondo voi? (Sicuramente proseguirò il percorso intrapreso ormai da un anno, ma ogni consiglio professionale e’ assolutamente gradito)
Gentile utente, il suo terapeuta sta facendo un ottimo lavoro. Non lo metta in dubbio (sintomo del suo disturbo) ma si affidi a lui.
Cordiali saluti.

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