Spero di non essere inopportuna. Non so a chi rivolgermi. Ci hanno suggerito una terapia familiare

22 risposte
Spero di non essere inopportuna.
Non so a chi rivolgermi. Ci hanno suggerito una terapia familiare perchè mia figlia soffre di disturbi alimentari. Siamo di Roma.
Perchè familiare? Non capisco.
Salve sono la dott.ssa Marotta,
i disturbi alimentari appaiono come disturbi dell'appetito ma in realtà celano un disagio psicologico profondo che ha spesso a che fare con la relazione con l' Altro. Questo non significa che la famiglia abbia delle colpe, bisogna comunque comprendere quali dinamiche caratterizzano il suo modo di funzionare.
Le consiglio di rivolgersi presto ad uno specialista competente in disturbi alimentari, a prescindere dall'orientamento di formazione.
Cordiali saluti
Dott.ssa M. Marotta

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Buongiorno, i disturbi alimentari rappresentano un disturbo che coinvolge il nucleo familiare a diversi livelli e questo può indurre all'indicazione di una terapia che sostenga in qualche modo i rispettivi membri della famiglia nell'affrontare il problema. Tuttavia concordo con la sua perplessità, e credo che nel caso dei disturbi alimentari, ma direi in generale, l'intervento debba sostenersi sulla reale implicazione del portatore del sintomo; pertanto mi sento di rassicurarla sulla possibilità di esplorare altre soluzioni terapeutiche. Rispetto ai disturbi alimentari, in molte città, Roma compresa, ci sono diverse strutture competenti e serie che se ne occupano (per esempio Jonas Roma o l'Unità di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza del Bambin Gesù).

Un caro saluto,

dott.ssa Genitore
Buongiorno. Sicuramente é necessario che vostra figlia venga seguita da un terapeuta con esperienza nei disturbi del comportamento alimentare e che tale terapeuta prenda in carico anche voi genitori costruendo così una rete di sostegno efficace e funzionale alla terapia. Detto ciò non é necessario che la terapia sia familiare in senso stretto. Probabilmente tale indicazione é stata data più per la vicinanza a tale approccio da parte della persona che vi ha consigliato che per motivi clinici. Cordiali saluti, dott. Gualazzi.
Buongiorno, le indicazioni sulla terapia familiare prendono in considerazione il coinvolgimento degli altri membri del nucleo familiare nella situazione sintomatica, ma la presa in carico della persona che sta manifestando un disagio può essere anche individuale e coinvolgere in un secondo momento, e certamente variando da persona a persona secondo tipologia del disturbo alimentare e quadro clinico-organico preciso, anche la famiglia. Un cordiale saluto Dott.ssa Elisa Galantini
Buongiorno signora, non si deve stupire. A differenza della medicina che si concentra si sull'anamnesi (storia) ma soprattutto ed esclusivamente sul sintomo con la meta di eliminarlo in modo veloce e rapido, la psicologia si sofferma spesso sul significato del sintomo. Il vissuto della persona e i suoi conflitti diventano centrali per il raggiungimento di una migliore qualità di vita e la promozione del benessere. Vi è un po' la concezione che l'approccio ad alcune patologie sia di pertinenza di una scuola di pensiero specifica. Mi spiego, per i disturbi del comportamento alimentare, per ora potrebbe essere solo un'ipotesi, l'approccio più indicato è la psicoterapia sistemica familiare. Per altri studiosi l'approccio psicodinamico è altrettanto efficace. Semplificando ai minimi termini, la terapia familiare sposta la sua attenzione dal membro "malato" della famiglia a tutti i suoi componenti, rilevando come questi ultimi influenzino il comportamento del membro "malato". Non deve spaventare!! Ognuno di noi è la somma e qualcosa di più dei nostri vissuti e i codici che si formano in infanzia e in adolescenza saranno gli algoritmi attraverso i quali funzioniamo e ci rapportiamo agli altri. Anche l'approccio psicodinamico non elude che in terapia si portino i propri genitori e i famigliari, anche solo in forma evocativa e simbolica. In ogni caso la psicoterapia non è un luogo giudicante o colpevolizzante del ruolo genitoriale ma un luogo dove conoscere e strutturare significati utili alla comprensione del disagio del singolo così come dell'ambiente in cui il singolo è immerso.
Tanti auguri, Dott. Omar Vitali.
Buongiorno. La motivazione della terapia familiare è dovuta proprio al ruolo che il cibo svolge quale elemento di comunicazione in seno alla famiglia.il suggerimento è in linea con le linee guida internazionali sui DCA perciò non esitate a seguirlo
Certo, signora, la terapia familiare è appropriata per i disturbi alimentari, perché il disagio espresso dalla figlia va contestualizzato nella dinamica familiare e il supporto viene attuato coinvolgendo i membri familiari. Non significa che i genitori siano responsabili del disturbo della figlia, tutt'altro e neppure che tutte le sedute si svolgano necessariamente alla presenza dei genitori ecc. Segua il consiglio e le auguro di vedere i risultati. Dr.ssa Daniela Benvenuti
Gentile utente,
Capisco la sua incomprensione nel suggerimento che le hanno dato. Sarebbe opportuno, per darle una risposta maggiormente esaustiva, conoscere l’età di sua figlia e di quale disturbo del comportamento alimentare soffre.
Quello che mi preme dirle è che l’indicazione che le hanno dato è sensata dal momento in cui i DCA rappresentano un modo di manifestare una difficoltà relazionale che spesso nasce ed è vissuta all’Interno del contesto familiare. Inoltre il percorso di cura previsto per i disturbi, qualunque esso sia, prevede un approccio multidisciplinare che coinvolga diversi professionisti della salute (es. medico, dietologo, psicologo) e che, in particolare nell’ambito della psicoterapia, anche se l’intervento può focalizzarsi principalmente su una psicoterapia individuale, questa dovrebbe comunque essere periodicamente integrata con degli incontri familiari.
Mi rendo disponibile a darle ulteriori chiarimenti e/o informazioni, e se preferite a ricevervi per un primo colloquio, lavorando a Roma.
Le mando i miei saluti. MF
La famiglia rappresenta un sistema nel quale si sviluppano dinamiche relazionali e può essere utile comprendere il sintomo alla luce di queste dinamiche. Vorrei tranquillizzarla nel senso che un percorso di psicoterapia, familiare o individuale che sia, non ricerca colpe e responsabilità ma aiuta a riconoscere delle modalità relazionali e a modificarle in vista del raggiungimento di un equilibrio più funzionale. Detto questo, esistono diversi approcci di psicoterapia che sono ugualmente efficaci. Non so quanti anni abbia sua figlia e se sia minorenne ma in genere, anche in caso di terapia individuale, può essere necessario fare alcune sedute con i genitori. Si rivolga ad uno psicoterapeuta che si occupa di disturbi alimentari e segua le sue indicazioni. Cordiali saluti.

Gentile signora, l'indicazione terapeutica dipende non soltanto dalla tipologia di difficoltà, ma anche dall'orientamento teorico e professionale di coloro che la suggeriscono. Nel caso specifico, evidentemente, il/la collega segue un approccio che teorizza la necessità di una presa in carico di tutto il contesto familiare per la felice risoluzione della problematica alimentare. Non è l'unica opzione, né tantomeno implica una causalità tra il contesto e la sofferenza: sia perché non è possibile dirlo a prescindere, senza almeno un colloquio, sia perché, anche fosse, i fattori sono sempre molteplici, sia infine perché il/la collega potrebbe semplicemente aver pensato ai familiari come risorsa importante per accompagnare la risoluzione della difficoltà. Tenga presente che non è l'unica strada né tantomeno risulta dalla letteratura l'unica efficace. Potete benissimo scegliere di rivolgervi a un terapeuta cognitivo-comportamentale, per esempio, che è un approccio documentato per i risultati con i disturbi alimentari. Tenga presente che se Sua figlia è minorenne sarà comunque necessario il consenso di entrambi i genitori a prescindere dalla strada che sceglierete di percorrere. In ogni caso, potreste pensare di coinvolgerla nella scelta (sarà lei a dover fare il percorso, potrebbe sentirsi più motivata se si sente a suo agio in famiglia/da sola). Resta valida la considerazione che a prescindere da tutto i familiari saranno risorsa importante nel percorso. In bocca al lupo! DMP
Buongiorno signora, come detto dai colleghi, nei casi di Disturbo del comportamento alimentare oltre alla terapia con il singolo, in genere si richiedono incontri familiari. Il motivo sta nell'allargare la presa in carico anche alle persone intorno al soggetto per condividere relazioni e abitudini. Non sarà per forza continuativa la vostra terapia, dipende da caso a caso. Cmq non si preoccupi del motivo per il quale l'hanno richiesta: è definibile come "prassi" la richiesta che vi hanno fatto. Non pensi a possibili colpe addossate o a responsabilità specifiche. Segua l'indicazione perché vedrà che potrà aiutarvi anche a comprendere meglio le dinamiche dietro a questi disturbi e a migliorare anche le dinamiche relazionali.
un caro saluto, dott.ssa Paola De Martino
Gentile Utente,
i disturbi del comportamento alimentare presentano una sintomatologia particolare e complessa, che può prevedere diverse dimensioni di intervento. Più generalmente, i sintomi che ciascuno può sviluppare hanno sempre una matrice relazionale, ovvero si sviluppano nella relazione con l'Altro, e i diversi approcci terapeutici li trattano secondo le pratiche che gli sono più tipiche. Nello specifico del caso di Sua figlia, riuscire a coinvolgere voi tutti in un percorso terapeutico sarebbe una conquista importante e un intenso segnale di disponibilità e supporto verso la ragazza, che sentirebbe che ciascuno è pronto a riconoscere e riprendersi il proprio contributo all'insorgere del problema, che però si sta manifestando solo attraverso la giovane. Ciò non toglie che Sua figlia potrebbe anche, in caso di indisponibilità da parte di qualcuno della famiglia a partecipare, affrontare con successo una psicoterapia individuale, ma se riuscite a lasciarvi coinvolgere tutti in una terapia familiare si potrebbe evitare una patologizzazione indiretta della ragazza, elemento importante in rapporto all'età. Un caro augurio di buona fortuna
Gentile Signora, non è affatto inopportuna e fa bene a chiedere chiarimenti. Una diagnosi di disturbo alimentare in una figlia fa nascere mille dubbi, preoccupazioni e sensi di colpa: cosa abbiamo sbagliato? è colpa nostra? riuscirà a guarire? cosa dobbiamo fare?

non conosco nel dettaglio la situazione di sua figlia, né quella sua e della sua famiglia, ma la invito comunque a rimanere positiva: i disturbi alimentari sono curabili. Non si faccia condizionare da quello che legge su giornali o su fonti poco affidabili.

La Terapia Familiare può essere una strada valida per prendersi cura della situazione di sua figlia, perché permette di prendere coscienza di quali dinamiche hanno favorito il suo disagio, coinvolgendo tutti i membri del suo nucleo familiare.
E' una grande opportunità di chiarire e rinsaldare i legami di affetto, permettendo ad ogni componente di crescere e svilupparsi.

Buone cose!
Buongiorno penso in questo caso sia importante attivare una rete di specialisti che trattano il disturbo alimentare in strutture adeguate, ci sono servizi specifici anche attraverso le asl. Chiaramente la famiglia è sempre coinvolta ed è necessario che tutti divengano consapevoli di quali dinamiche possano aver partecipato a tale sintomo. Nessuno è colpevole. Grazie Dott. Nuti Susanna
Salve,
la psicoterapia familiare prevede la presenza del nucleo familiare al completo. Questo perchè un qualsiasi disagio di uno qualsiasi dei membri della famiglia coinvolge anche gli altri membri ed esprime un qualcosa per ognuno. La comprensione della problematica che si presenta e si porta va ricercata nella complessità delle dinamiche relazionali che tutti i membri della famiglia condividono, quindi la presenza dell’intera famiglia garantisce una maggiore ricchezza di informazioni con cui lavorare insieme, per ritrovare un benessere comune. Nel caso del disturbo del comportamento alimentare, la comunicazione sintomatica che viene fatta da sua figlia esprime un disagio attraverso il quale è importante potere “dare voce” alle emozioni e ai significati che comporta, ma non solo ed esclusivamente per lei quanto per ognuno di voi. Le problematiche presentate dai bambini e dagli adolescenti assumono un significato particolare nel contesto familiare di psicoterapia in quanto attraverso i sintomi mostrano e comunicano parti della storia della famiglia che hanno bisogno di essere riconsiderate e rilette, magari in una nuova luce, tutti quanti insieme. Cordialmente, Alessandro Zanoni
Gentile Utente, alcuni studi considerano la terapia familiare particolarmente efficace nel trattare i disturbi alimentari, ma bisogna considerare che non è l’unico approccio adatto per intervenire su questa problematica. Sicuramente è importante che affrontiate il disturbo alimentare di vostra figlia con l’aiuto di un professionista, come tutela della sua salute e del benessere generale della famiglia. Il mio consiglio è quindi di rivolgervi comunque ad uno psicoterapeuta e se non ve la sentite di svolgere una terapia familiare, potete scegliere anche altri tipi di approcci e fare svolgere a vostra figlia una psicoterapia individuale. Non rimanete soli nel gestire questa sofferenza!
Cordiali saluti, dott.ssa Irene Capello
Buona sera
la rispondo sinteticamente che per quanto sua figlia stia mostrando dei sintomi riconducibili alla sfera dei disturbi alimentari, è tutta la famiglia che soffre e che è compromessa.
Un percorso di psicoterapia permetterà ai membri del sistema di ridefinire un proprio ruolo e una posizione.
Morena Spinello
Gentile utente, in accordo con quanto detto dai colleghi i disturbi del comportamento alimentare esprimono un disagio le cui radici sono da ricercare nel rapporto con l'altro/altri significativo per la persona che ne soffre. Nel consigliarvi una terapia familiare vogliono aiutarvi sia a capire le dinamiche che sottostanno al disturbo in questione sia a gestire meglio la patologia stessa. Immagino che a suggerirvi una terapia familiare sia stato lo specialista da cui è in cura sua figlia (non ci ha detto quanti anni ha e dove è seguita al momento) il quale ha bisogno di una rete per lavorare al meglio e assolutamente non vuole colpevolizzarvi. Immagino quanto sia dura per voi affrontare una problematica così importante ma è altrettanto importante per tutta la famiglia cominciare un percorso in cui tutti i membri possano confrontarsi su questa tematica.
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento o informazione.
D.ssa Gemma Bosco
Buonasera! I disturbi alimentari possono avere tanti approcci di cura e non c'è necessariamente uno migliore di altri perché dipende molto dalla storia della persona e dai fattori che sostengono il disturbo. La terapia che le hanno consigliato vede il sintomo come una comunicazione distorta che può trovare soluzione con l'aiuto del sistema famiglia. Non conosco la situazione nello specifico ma credo che sia importante , soprattutto in questi casi, avere molto supporto e aiuto da parte dei propri affetti. Non è sicuramente un modo per imputare colpe a nessuno ma per trovare sinergia in una situazione di sofferenza che può essere più facilmente affrontata con il vostro supporto.
Dott.ssa Valeria Randisi
Gentile, il disturbo dell'alimentazione è sintomo di un disagio che ha trovato il corpo per esprimersi. È vero che un individuo vive all'interno di un contesto familiare in cui vi sono dinamiche e che queste sono importanti allo strutturare del sintomo, ma è fondamentale anche guardare l'individuo in sé e le sue valutazioni personali su tali dinamiche e vissuti. Non ci sono discorsi di colpe ma solo di approcci, l'approccio sistemico coinvolge il nucleo familiare nella risoluzione del sintomo. Credo che ogni persona può trovare il proprio modello e la terapia che più gli si confà. Decida con sua figlia il percorso se deve essere individuale o meno, dal canto mio, credo che un percorso individuale sia fondamentale per consentire a sua figlia spazio e un luogo protetto di individuazione dove poter crescere e parlare di sé. Saluti.
Salve, concordo con i colleghi. Non esiti a seguire il consiglio che le è stato dato.
Un saluto,
MMM
Buonasera, penso che al momento attuale, rivolgersi ad uno psicologo potrebbe esserle di aiuto per fare chiarezza e avere maggiore comprensione del periodo e della difficoltà che sta vivendo. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini

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