Salve, sono una ragazza di 24 anni che soffre d'ansia con sintomi dal 2012, sono sempre stata una pe

19 risposte
Salve, sono una ragazza di 24 anni che soffre d'ansia con sintomi dal 2012, sono sempre stata una persona dal carattere molto timido e credo che questo ha influito in qualche modo. Ho subito per quasi tutto il mio percorso scolastico bullismo, più psicologico che fisico, forse la paura del giudizio della gente nasce anche da questo. Sono cresciuta in un ambiente familiare in cui le urla e i litigi erano quasi all'ordine del giorno, i miei genitori sono persone che non hanno veri e propri amici da frequentare, solo persone/conoscenti con cui fermarsi a fare due chiacchiere, sono rari i casi in cui qualcuno viene a farci visita. Tutte quelle "amicizie" o semplici conoscenze che ho avuto le ho rovinate, abbandonate proprio a causa dell'ansia e della paura. Sempre a causa di questa sorta di ansia sociale avevo abbandonato la scuola. Ho avuto vari consulti dal vivo, 2 psicologhe dell'ASL con cui avrò fatto 3 o 4 sedute, uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale privato, ma sin dal primo incontro non stesi per niente a mio agio lì dentro. Passato qualche anno fui "costretta" ad affrontare una sorta di vacanza con un mio parente e altri miei coetanei che non conoscevo, presa dall'ansia contattai una psicoterapeuta privata, da lì in poi iniziai un percorso con lei, mi sono trovata bene sin da subito, sono riuscita ad affrontare alcune situazioni sociali, a diplomarmi e a prendere la patente anche se adesso non guido ancora da sola. Nell'ultimo anno di scuola decisi anche di voler iniziare una terapia farmacologica per i sintomi, sentivo che solo la psicoterapia non mi bastava. Ho fatto quasi 3 anni di psicoterapia (faceva riferimento allo psicodramma), tra tira e molla, arrivo a capire che il mio problema è anche la resistenza al cambiamento, da qui la decisione di entrambe (dopo averne parlato a lungo) di chiudere la terapia. Vivo con questa resistenza da qualche anno, anche se sono convinta di avercela avuta sempre. Inizio ad avere paura anche per il mio futuro, se sono ancora qui è grazie a due genitori che nel bene o nel male non mi lasciano mai sola. Ho paura di non riuscire a sbloccarmi da questa situazione, perchè so che adesso è un problema mio e nessuno in questo può aiutarmi. Ho paura di come sarà la mia vita dopo che i miei genitori non ci saranno più. Spesso ho pensieri suicidi (non ne ho il coraggio), ho iniziato ad avere questi pensieri con la nascita dell'ansia e quindi già dal 2012 ci pensavo, mi immaginavo i modi e i posti in cui farlo, ricordo che guardavo fuori dalla finestra della mia scuola dove vi era una strada in cui le macchine correvano veloci, immaginavo di buttarmici sotto. Da un pò cerco dei modi su internet su come andarsene senza soffrire troppo e mi sorprende ciò che si può leggere, ma ripeto sono solo pensieri, non ne ho il coraggio.
Questi pensieri nascono dall'insopportabile sofferenza che vivo e tendo di nascondere da molti anni ormai. Sono il mio peggior nemico, sono convinta di non essere brava in nulla, mi faccio schifo come persona, sento che la mia esistenza causa sofferenza e problemi non solo a me ma anche a chi mi sta vicino. Ci sono periodi in cui sto davvero giù e passo interi giorni a starmene dentro la mia cameretta (si, vivo ancora con i miei genitori e non ho un lavoro), piango spesso, passo molto tempo su internet (penso di esserne dipendente), mi sfogo lì, spesso lo uso per distrarmi dai miei problemi. A proposito di distrazioni credo di soffrire di qualche disturbo ossessivo compulsivo (non mi sto autodiagnosticando nulla, sono solo ipotesi), sin dall'inizio dell'adolescenza ho iniziato ad avere un brutto vizio, quello di grattare via tutte le imperfezioni sulla mia pelle (es.: brufoli, croste ecc.), cercando su internet ho letto qualcosa sulla dermatillomania e mi ci rivedo molto, non è detto però che ne soffra. Da sempre ho altre brutte abitudini che in un certo senso mi aiutano a trovare un sollievo momentaneo, come ad esempio strapparsi le unghie con i denti o mangiarsi le pellicine delle labbra, negli ultimi anni mi sfogo anche con il cibo spazzatura, anche se non sono delle vere e proprie abbuffate (non ho mai sofferto di alcun disturbo alimentare, sono normopeso).
Sempre negli ultimi anni mi capita di non riuscire a trattenere le lacrime in pubblico, non mi succede sempre ma a volte, alcuni hanno notato i miei occhi lucidi ma io evito di dare spiegazioni, a maggior ragione se sono perfetti sconosciuti, invento sempre una scusa. Di tutto quello che vi ho scritto ne sono a conoscenza poche persone nella mia vita, la mia psicoterapeuta, la mia famiglia e qualche parente.
Mi sento senza speranza e all'interno di una trappola che ho creato io stessa ma che allo stesso tempo ho paura ad uscirne. Ho paura di rimanere così per sempre. Ho paura di risperimentare il dolore (fisico e non) per affrontare le mie paure/ansie. Volevo provare una nuova psicoterapia, ma anche qui mi frena la paura perchè mi chiedo "E se sbaglio tutto ancora una volta?", "Se non sono abbastanza motivata che ci vado a fare?", "Se ho ancora questa resistenza come mi può aiutare?".... e tante, tante altre..
Non so cosa fare..
Buongiorno, la sua storia è segnata da molti passaggi dolorosi e difficili, ma anche da importanti tentativi che ha messo in atto per cercare di stare meglio. Proprio per quella domanda "ho paura di rimanere così per sempre" sarebbe opportuno farsi coraggio, anche armata di tutte le sue resistenze che sono legittime e valide, e cercare un sostegno a un dolore che sembra essere sempre più tiranno. Un caro saluto Dott.ssa Elisa Galantini

Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Salve,
intanto può cominciare una psicoterapia e parlare al terapeuta proprio di questo suo conflitto che vive e poi si fidi e si affidi per farsi accompagnare in questo percorso, difficile sicuramente, ma non impossibile.
Saluti.
Gentile utente, dalle sue parole emergono diversi nuclei di sofferenza ma anche un desiderio di un cambiamento, che attrae e spaventa al contempo. I suoi dubbi, considerate le numerose e diverse esperienze di cura che ha avuto, sono leciti e possono essere chiariti e compresi all'interno di un percorso terapeutico. Penso possa essere importante per lei decidere di affidarsi nuovamente a una relazione terapeutica positiva, come quella con la sua precedente psicologa.
Buonasera, leggendo ciò che ha scritto mi arriva la sua sofferenza ma anche la sua voglia di andare avanti in un modo diverso. La sua paura nell'idea di riaffrontare una nuova psicoterapia è assolutamente comprensibile, ma è importante che lei tenga a mente che non è oggi la stessa persona che era all'inizio del suo primo percorso. Nonostante si senta ferma su alcuni aspetti, se sceglierà di affidarsi nuovamente, sarà in un modo diverso, in un momento diverso e con una persona diversa. La invito a riflettere su questo e a darsi un'altra possibilità, se ha bisogno non esiti a contattarmi.
Dott.ssa Federica Leonardi
Gentilissima utente nella sua lettera traspare tanta sofferenza, un'autostima quasi inesistente, ma anche una grande capacità di guardarsi dentro e una voglia di cambiare. Sarebbe opportuno ricominciare una psicoterapia con una nuova consapevolezza. In bocca al lupo
Buonasera . Credo che non possa essere lasciata sola in questa fase così tortuosa. Se mai provato forse un percorso di terapia familiare o almeno un aiuto parallelo a lei e alla coppia genitoriale potrebbe darvi chiavi di lettura volte a risolvere lo stallo
Gentile utente, la resistenza al cambiamento appartiene ad ognuno in maniera più o meno determinante: i sintomi rappresentano spesso un sistema di espressione di un disagio che in qualche modo rispondono ad una esigenza ed è difficile rinunciarvi, anche se può sembrare difficile crederlo. Non c'è storia che non possa essere attraversata e riscritta adattandone una versione meno dolorosa, non c'è. Cominci una psicanalisi e non lasci che alcuno Le impedisca di cedere di fronte al suo desiderio di cura.
I miei auguri migliori,
dott.ssa Genitore
In una storia di sofferenze così devastanti è riuscita a trovare delle risorse in se stessa e questo è un aspetto importantissimo per lo start di una psicoterapia. Si affidi a una persona esperta che possa aiutarla a sbloccare i suoi ricordi traumatici per lasciarci in un brutto passato per sempre. Se ha bisogno di consigli mi contatti pure.
Dott.ssa Tiziana Vecchiarini
Gentilissima,
La sua narrazione è particolarmente densa, tutto apparentemente categorizzato (sintomi, eventuali cause...), ma come dice lei poi la via d'uscita manca. Assolutamente in linea con i colleghi ritengo possa essere utile riaprire una cornice terapeutica, mi sento di darle qualche chiave di lettura rispetto a quello che la tiene in un vicolo cieco. Ad un certo punto della vita tutti abbiamo provato ansia, ma normalmente possiamo affrontare quella sensazione di apprensione e tensione. Tuttavia, quando non riusciamo a gestire queste reazioni e cominciamo a temerle, corriamo il rischio di sviluppare un disturbo d’ansia che si autoalimenta, creando un circolo vizioso in cui l’ansia è sia causa che conseguenza. La categorizzazione inoltre non aiuta...quando un tassello rimane scoperto l'ansia sopraggiunge facendoci mettere in discussione tutto quanto fatto fino al allora. Le paure sono tante, ma ha già sperimentato in passato che provare tutt'al più espone ad un tentativo non riuscito completamente, ma c'è stato un movimento che ci fa sentire vivi e non un atteggiamento da spettatore...quello che oggi credo le pesi di più.
La motivazione alla psicoterapia? La sua richiesta di aiuto è già un buon punto di partenza. Le faccio i miei più sentiti auguri.
Salve, leggendo la sua accurata e profonda descrizione ho sentito un altrettanto profondo senso di dispiacere rispetto a ciò che da lungo tempo sta vivendo ed attraversando. Immagino non sia stato facile vivere in un contesto caratterizzato da continua aggressività e violenza. Che provenisse dai compagni di scuola o dalle liti dei suoi genitori, lei ne ha comunque sempre vissuto le conseguenze dentro di sé, sviluppando paura, ansia, e tutto ciò che ci ha riportato. Non è quindi facile affidarsi a qualcuno avendo interiorizzato queste esperienze relazionali, forse troppo dolorose, talmente tanto da rendere necessario interrompere ogni percorso intrapreso. Immagino che il suo guardare fuori la finestra esprima il forte desiderio di uscire da questi schemi, farla finita non con la sua vita in generale ma con la sua vita così come l'ha vissuta fino ad ora. Forse un modo per cominciare tutto questo è non rompere la relazione Terapeutica con la dottoressa con cui si è trovata finalmente bene, potrebbe essere questa la base solida da cui partire per non interrompere ciò che è doloroso ma cercare di restare ed elaborarlo, potendolo poi cambiare piano piano, prima internamente e poi fuori di sé.
Non sarà di certo semplice ma le auguro di riuscirci, e data la tenacia che trapela dal suo racconto sento che ce la può fare...
Resto a disposizione, dr.ssa Silvia Findanno
Gentilissima,
Si avverte nella sua narrazione, una sofferenza protratta da un tempo lungo, benché lei sia molto giovane.
Mi dispiace molto, che abbia timore nell' affrontare le situazioni le che le si pongono davanti.
Il fatto che lei si sia rivolta a questo sito, mi fa pensare che sente l'urgenza di cambiare e di evolvere malgrado le difficoltà che si descrive, e questo per me è un buon segno.
Intraprendere un'altra psicoterapia, potrebbe essere d'aiuto, ma non per questo le si può dare l'accezione che possa essere per forza risolutiva. A volte non lo è, e accade.
Con questo vorrei suggerirle di non aver paura di sbagliare la scelta del suo o della sua terapeuta, perché molto dipende da quanto lei sente accolta, compresa e affidata, ed una cosa che si avverte; se non si sente a suo agio può cambiare, senza viverlo come una fallimento, ma come una scelta.
Cordiali Saluti
Giorgio Paltrinieri
Salve, colpiscono tanti aspetti del suo report, ma ciò che resta, al di là del disagio, è una rara tenacia. Molti colleghi condivideranno che la necessaria prerogativa affinché possano esserci più possibilità ad energere da un disagio è proprio la volontà, cosa di cui lei è ampiamente fornita. Le risorse di cui naturalmente disponiamo, assomigliano ad una cassetta degli attrezzi colma di comparti e, al fine di trovare lo strumento giusto, bisogna volte sperimentare anche per tentativi ed errori.
Nonostante il disagio apparentemente abbia caratteristiche soggettive, in realtà ha una matrice sociale, influenzato quindi anche dal contesto socio-familiare. A tal proposito credo sia opportuno pensare e sperimentare un percorso di cui sia coinvolta anche la famiglia .
Credo che questa tipologia d'intervento possa essere efficace rispetto alla soluzione del suo disagio. Cordialità
Carissima, la sua storia è densa di sofferenza e di tentativi di cambiamento. Voler cambiare non significa cambiare subito, ma è il primo passo. Lo colga e cerchi di intraprendere un'altra terapia: potrà poi confidare tutto quanto ha scritto al professionista al quale si affiderà, in una cornice sicura che la accompagnerà in un cammino verso una soluzione, che c'è sempre. Un caro saluto, si faccia forza!
Buona sera,
Tutta questa sofferenza deve trovare, o meglio, ri-trovare uno spazio di espressione ed elaborazione. Alla sua età ha tutte le carte in regola per poter dare una direzione diversa alla sua vita e ritrovare un po' di serenità, gradualmente e consapevole delle possibili resistenze che interverranno. Le suggerirei di intraprendere nuovamente una psicoterapia e darsi una possibilità.
Un grosso in bocca al lupo
Sento una forte voglia di cambiamento nelle sue parole.
Non si definisca solo in base alle difficoltà che ha attraversato o ai sintomi che, purtroppo, ha sviluppato.
Lei è anche molto altro e ha valore.

Si legge che sta vivendo un conflitto importante tra due parti di sé: una che urla "voglio vivere, sentirmi viva, voglio farcela" e l'altra che tra i denti dice "ho paura di cambiare, sto ferma così mi sento al sicuro o addirittura la faccio finita".
In ognuno di noi vivono queste parti differenti e, spesso, non vanno d’accordo.
Penso che sia questa una chiave importante.
Lei non è protagonista di un’unica voce.
La chiave è lasciare che queste parti di lei si incontrino e trovino degli accordi. Facciano la pace. Per fare questo però è necessario che vengano ascoltate.
Lei ha tutto il diritto di chiedere aiuto e, sì, è possibile che non si trovi bene con un collega, ma questo non vuol dire che non può essere aiutata. Vuol dire soltanto che gli incontri fanno la differenza e la fa anche il momento in cui questi incontri avvengono.
Non perda mai la speranza perché la sicurezza di cui lei ha bisogno può essere raggiunta, nonostante la paura.
Le auguro tutto il bene di cui ha bisogno.
Cari saluti.
Salve. Tanto le è stato scritto e credo che ci sono cose dentro di lei che hanno bisogno di tempo ed ascolto per essere elaborate. Lei ha già fatto un percorso importante e può fare un altro "pezzetto di strada", trovare il sollievo giusto da questa grande fatica che sente tra cambiamento e resistenza. Non si chiuda. C'è la può di certo fare ad uscire da queste sabbie mobili.
Cordiali saluti Dottor Emanuele Grilli. Psicologo e Psicoterapeuta.
Si percepisce dalla mail il suo desiderio di potersi fidare di un percorso terapeutico che la sostenga e l'accompagni in questa fase complessa e difficile della sua vita. Segua questa strada con pazienza e tenacia. Auguri
Salve , leggendo la sua mail ,ho sentito il suo grande disagio ,dovuto al fatto che la sua vita non è stata per niente semplice Parallelamente al suo disagio ,dal racconto della sua storia ,emerge tanta tenacia e tanta voglia di stare meglio.che l 'ha portata a fare dei percorsi terapeutici .Il fatto che lei si sia rivolta a questo sito rivela la sua grande e rinnovata voglia di stare meglio ,,nonostante tutto … Non si chiuda e segua invece questa parte di se che vibra e che. in questa nuova fase della sua vita la può portare ad uscire dal suo malessere .,affidandosi pienamente ad uno psicoterapeuta .
Cordiali saluti ed in bocca al lupo
Dott.ssa Paola Aparo
Salve, sia la storia di sviluppo sia la sintomatologia che presenta sembrerebbero molto complesse e caratterizzate da un gran sofferenza personale, che a volte viene affrontata adottando strategie di autoregolazione non sempre funzionali. Penso sia importante che lei si confronti al più presto con uno psicoterapeuta cognitivista esperto nel trattamento del trauma relazionale (complesso) per poter lavorare sul disagio che sperimenta, sull'ideazione suicidaria e sulla costruzione di alcuni aspetti della sua personalità. Saluti.

Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda

  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati o richieste di una seconda opinione.
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.