Salve, sono un ragazzo di quasi 24 anni. Ho sempre avuto periodi pieni di paranoie e sofferenze, ma

20 risposte
Salve, sono un ragazzo di quasi 24 anni. Ho sempre avuto periodi pieni di paranoie e sofferenze, ma ho il continuo terrore della morte e di quello che avverrà dopo. So che quasi tutti hanno questa paura, ma io mi blocco e mi terrorizzo davvero nel pensarci, e nelle ultime settimane capita sempre più spesso, e quando succede non dormo, inizio a sudare, ho il fiatone anche se sono a letto, ed è come se mi vedessi in terza persona. Continuo a chiedermi il perché della mia esistenza se dopo la morte non ci fosse davvero nulla e tutto finisse, mi chiedo chi sono e mi sento terrorizzato da queste cose e dal fatto di dover lasciare ogni mio caro un giorno e un giorno di dover smettere di essere. Mi sembra assurdo dover smettere di essere, e questo non riesco ad accettarlo, anche se dovrebbe essere l'unica soluzione visto che la vita è così. Sono un ragazzo molto timido ed emotivo, e non ne parlo con nessuno soprattutto perché mi crea molto imbarazzo questa cosa, inoltre mia madre dopo un incidente stradale ha vari problemi e non me la sento più di parlare di queste cose nemmeno in famiglia perché non voglio creare tristezza e preoccupazioni per me, però tutto questo terrore continuo mi spaventa parecchio e mi blocca in tutto.
Gentilissimo, dato che questo problema è di vecchissima data e continua ad essere ad oggi molto invalidante, credo sia opportuno valutare la possibilità di affrontarlo nel contesto di un percorso di psicoterapia. Una psicoterapia è infatti il percorso elettivo per capire le cause del disturbo che lamenta e per darsi la possibilità di vivere una vita finalmente serena. Il fatto che ora la sua angoscia si mostri in maniera così forte da portarla a rivolgersi a questo portale, può indicare che il problema sia arrivato a maggiore consapevolezza, e questo è un bene: colga l’occasione e si dia la possibilità di affrontarlo e risolverlo. A disposizione per eventuali dubbi e chiarimenti, Marta Corradi

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Gentile utente, capisco che queste paure e paranoie portano a delle sofferenze grandi e continue. La consiglio vivamente a intraprendere un percorso psicoterapico per valutare la problematica che la fa soffrire. Ovviamente nel setting psicoterapico può trovare lo spazio utile dove esporre e trovare una soluzione alle problematiche. Rimango a sua disposizione per ulteriori chiarimenti. Cordialmente.
Dott. Emiliano Tavanxhiu
Buongiorno, sarebbe importante comprendere con lei di quali "ansie e paranoie" ha sofferto e di quanto questi pensieri abbiano condizionato e condizionino il suo benessere. Ciò che è accaduto a sua madre può avere amplificato e canalizzato le sue angosce su queste tematiche della perdita, della separazione dai suoi cari e dalla sua vita.
Concordo con la collega nel ritenere la psicoterapia uno strumento fondamentale per affrontare queste questioni. Ne gioverà. Non esiti.
I miei auguri,
Dott.ssa Marianna Genitore
Gentile utente la sofferenza, ansia, paure sono molto presenti nelle sue parole... Meriterebbe di andare a fondo a queste emozioni, sentimenti per conoscerli, capirli fino in fondo, scovandone le origini in modo tale da poter dare loro un nuovo significato, così che non siamo più così disfunzionali per la sua vita. Un percorso psicoterapeutico è ideale. Se ritiene sono a disposizione. Un caro saluto e in bocca al lupo
Gentilissimo utente,
il suo quesito sembrerebbe di natura filosofico/esistenziale, ma il carico di sofferenza mi fa pensare a ben altro. In un fumetto la cui protagonista si chiama Death (simpatica 16nne il cui compito è ben definito dal suo nome) c'è la seguente affermazione:
"C'è una sola malattia che conduce inesorabilmente alla Morte e si chiama VITA!"
Mi chiedo come lei si senta attrezzato verso questa condizione. Ha paura della morte o della vita? La morte è una certezza (che alcuni vorrebbero esorcizzare attraverso il credo religioso), ma la VITA è incerta e comporta sì dei rischi, ma anche dei momenti di gloria. Ritengo che Lei abbia il diritto di esporsi ai primi per sentire che il flusso della vita è un fiume per Lei navigabile (e chissenefrega del dopo). Un percorso psicoterapeutico non le dirà cosa accade dopo la morte, ma potrebbe farle venir voglia di spendersi al meglio per la Sua crescita personale. Con sincera simpatia. Ivano Ancora.
Gentile utente, mi ricorda un mio caro paziente, che si è presentato da me con esattamente le stesse questioni, più o meno quando aveva la sua età ... Attraverso il percorso terapeutico, abbiamo scoperto che la sua non era paura della morte bensì della vita. Con questo non dico che sia anche il suo caso, ma la invito a riflettere sulla questione. C'è anche una vasta letteratura scientifica in merito. Se volesse approfondire la questione, la invito a contattarmi! Un caro saluto
Mi colpisce la profonda verità del suo discorso. Esiste un libro che potrebbe piacerle e si chiama Morte, Vita e Malattia di I.Majore. Troverà intanto un contenitore a queste sue angosce esistenziali e allo stesso tempo un modo per comprendere il senso della morte, senza esserne così ossessionato. Le auguro di trovare la convivenza tra queste due facce della stessa medaglia e soprattutto l'accettazione dell'una e dell'altra!
La ricerca di una risposta alla sua angoscia in questo contesto esprime che sente già che c'è una strada da percorrere per essere aiutato. Gli eventi come un incidente espongono sovente alla domanda rispetto alla nostra finitudine. Al contempo il rovescio della medaglia è la paura di affrontare la vita.
E' molto giovane e deve farsi accompagnare nel cammino verso una maggiore serenità lungo il corso dell'esistenza.
Non esiti a cercare una esperienza psicoterapeutica che sicuramente apprezzerà, anche per non essere da solo schiacciato da questo vissuto.
Rimango a disposizione.
Un cordiale saluto.
Patrizia La Porta
Gentilissimo, l'angoscia di morte e la ricerca di un senso alla propria vita sono questioni su cui tutti ci soffermiamo a pensare prima o poi. Nel suo caso queste tematiche le provocano un'angoscia tale da paralizzarla e impedirle di vivere la sua vita con serenità. Lei si descrive come una persona "timida, emotiva che non parla con nessuno". Le consiglio di rivolgersi ad uno psicoterapeuta con cui aprire uno spazio di ascolto dove lei possa parlare delle sue angosce e preoccupazioni in un clima di accoglienza e ascolto empatico. In questo modo condividerà il peso - che adesso sta portando da solo - con un esperto senza gravare, come lei teme, su sua madre. Lo specialista l'aiuterà a gestire le sue angosce e le darà nuovi strumenti per recuperare il piacere della quotidianità e dei progetti per il futuro.
Gentile utente, dice bene quando scrive che tutti hanno questa paura ma è anche vero che ciò che solitamente prevale su questi pensieri bui è la voglia di vivere la vita. Forse il motivo della sua sofferenza sta proprio qui, la sensazione di perdere il controllo e lasciarsi guidare dalle esperienze che la vita ci offre. Anche il dover affrontare un trauma come un incidente stradale può far nascere tanti pensieri e dubbi sul futuro; il mio consiglio è di cercare uno spazio terapeutico dove portare tutti questi pensieri e sensazioni, il solo potere della condivisione e del confronto porta già un beneficio. Poi potrà cercare le ragioni di queste sue angosce, capire da dove arrivano le permetterà di gestirle. Un caro saluto
Salve, per lei gli argomenti vita, morte o non vita sono molto importanti, tanto da causare paranoie e sofferenze. Spesso la comparsa di paranoie e sofferenza sono i segnali che la nostra mente ci sta dando, e sta a noi indagare. Da soli o con un percorso. Lei sta chiedendo aiuto quindi, in questo momento, il modo di affrontare la cosa non è giusto, ma ha fatto il primo passo...potrebbe provare a fare gli altri.
Salve,
da quello che scrivi la tua paura sta diventando invalidante, quindi sarebbe il caso di parlarne con uno psicoterapeuta, in modo da andare più a fondo e capire cosa si nasconde dietro tale paura.
Saluti.
Salve. L'attuale situazione pandemica e la condizione di isolamento e di inattività (o comunque ipoattività) alla quale siamo costretti sta risvegliando in noi quell'angoscia di morte che è una caratteristica tipica dell'essere umano.
Si tratta di un’angoscia insita nella natura stessa dell’uomo che, come ci ricorda Nietzsche, è l’unico degli animali aperto al senso, e perciò consapevole di dover morire.
Questa condizione viene ben descritta proprio dal filosofo tedesco nelle seguenti parole (Considerazioni inattuali, 1874): “Osserva il gregge che ti pascola innanzi: esso non sa che cosa sia ieri, cosa oggi, salta intorno, mangia, riposa, digerisce, torna a saltare, e così dall’alba al tramonto e di giorno in giorno, legato brevemente con il suo piacere e dolore, attaccato cioè al piuolo dell’istante, e perciò né triste, né tediato. Il veder ciò fa male all’uomo, perché al confronto dell’animale egli si vanta della sua umanità e, tuttavia, guarda con invidia alla felicità di quello: giacché questo soltanto egli vuole, vivere come l’animale, né tediato, né fra i dolori, e lo vuole però invano, perché non lo vuole come l’animale”.
L’invidia nei confronti dell’animale, capace di vivere pienamente il momento presente (capacità invocata nel carpe diem del poeta latino Orazio), rappresenta la proiezione dell’angoscia di morte insita nella condizione dell’essere umano.
Le manifestazioni da lei descritte non sono altro che l'espressione personale di tale angoscia e costituiscono un segnale di allarme che va ascoltato e al quale è necessario dare un significato personale attraverso un dialogo psicoterapico.
Concedersi incondizionatamente al desiderio o rassegnarsi perdutamente al limite significa infatti disabilitare la condizione umana, e quindi soffrire quell’eccesso o quel difetto di misura che, con vari nomi, la psicologia descrive attraverso le sue categorie diagnostiche. Ma prima di queste c’è da capire l’essenza dell’uomo e la sua condizione mortale, e solo attraverso questo passaggio si rende possibile la conciliazione con il dolore.
Per rendere questo possibile la psicoterapia deve andare alla ricerca di quelle parole che non capita di udire ogni giorno, quelle insolite, inabituali, non corrotte dal logorio dell’abitudine, che escono dagli schemi emotivi e cognitivi dell’individuo per metterli in discussione, permettendo in tal modo una ristrutturazione delle sue mappe di riferimento.
Colga l'occasione per andare alla ricerca dei suoi significati, per trovare nuove strade per affrontare le sue paure più profonde, e ritroverà un equilibrio capace di aiutarla ad affrontare le difficoltà che le si pongono innanzi nel suo percorso di vita. Cordiali saluti, dott. Gualazzi.
Gentile utente,
capisco la sua preoccupazione. Cerchi di valicare la barriera dell'imbarazzo e ne parli con un collega. In alcune fasi della vita può capitare l'insorgenza di tali interrogativi, i quali, rendono complicato vivere in piena serenità. Consideri che un percorso psicologico l'aiuterà a comprendere l'accesso di tali pensieri e contestualmente ad eliminarli. Le auguro il meglio. Saluti
Buon giorno,
le domande che si pone sono destano certamente angoscia e preoccupazione. Tanto più se si devono gestire in solitudine, avendo alle spalle ricordi dolorosi o proccupazioni per familiari (la mamma) e in una situazione, come quella che stiamo vivendo in questo momento, che ci mette cotantemente a confronto con questi temi. Provi a parlarne con un collega, per comprendere l'origine di tali pensieri e affrontarli al meglio, senza farsi bloccare nel suo percorso di vita
Saluti
Buonasera. Da quello che scrive, comprendo che il problema presentato dura da tempo ed è invalidante rispetto ai vari aspetti della sua vita. Potrebbe essere importante prendersene cura in un percorso di psicoterapia.
Nello specifico potrebbe essere utile il metodo E.M.D.R., un trattamento per diverse psicopatologie e problemi legati sia ad eventi traumatici che a esperienze più comuni ma emotivamente stressanti.
A disposizione per qualsiasi informazione.
Buonasera, mi associo a quanto detto dai miei colleghi, la paura della morte è molto diffusa e spesso cela il timore di non vivere la propria vita come si desidera realmente. Aggiungo anche che tenere dentro sé questa sofferenza amplifica il dolore e rischia anche di innestare un circuito ossessivo su questa tematica. Ritengo anche io sia importante e risolutivo poterne parlare con un professionista.
dott.ssa Virginia Salemi
Dott.ssa Virginia Salemi
Ti sembra assurdo dover smettere di essere e questo non lo riesci ad accettare, ma mi domando quanto sia assurdo non vivere da vivi perché angosciati dalla morte.
Tentare di combattere l’angoscia della morte affidandosi al ragionamento o alla speranza o anche alla fuga, sono tentativi di superare i limiti umani che danno solo la prova dell’impossibilità di controllare il caso. La maggior parte delle persone intelligenti è artefice e allo stesso vittima di questa battaglia perduta in partenza. Pertanto ti consiglio di intraprendere un percorso terapeutico che possa in tempi brevi aiutarti ad uscire da questa trappola in cui sei rimasto imprigionato.
In bocca al lupo per il tuo futuro!
Dott.ssa Denise Raccis
Salve, le paure che lei ci riporta riguardano un tema ricorrente in ognuno di noi, ma essendo cosi invalidanti fanno sicuramente riferimento ad una complessità interiore che va meglio indagata. questo è possibile con l'aiuto di uno psicoterapeuta che potrebbe aiutarla anche ad indagare la sua timidezza ed emotività.
un caro saluto
Gentile utente! Il suo passato è costellato già in partenza da delle tematiche di paranoia e di sofferenza, così come da lei scritto. Non pensa che anche l'incidente di sua madre abbia potuto acuire questi aspetti? Non conosco la sua storia e perciò rimane solo una domanda che non trova riscontro, ma volevo sottolineare che con il tempo, eventi spiacevoli possono acuire le tematiche che lei ha descritto. Il mio consiglio è di rivolgersi ad uno psicoterapeuta. Troverebbe un luogo "altro" al di fuori della sua famiglia in cui poter parlare, valutare la sua situazione e delineare delle vie di uscita.
Saluti
Dott.ssa Valeria Randisi

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