Salve sono Fanny, vi scrissi 10 mesi fa, col lutto fraterno di 10 anni e materno ora di 18 mesi, son

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Salve sono Fanny, vi scrissi 10 mesi fa, col lutto fraterno di 10 anni e materno ora di 18 mesi, sono al vero crollo, che non è stato post lutto ma ora, dopo altri pensieri preoccupazioni delusioni, un padre che non sta bene e mille difficoltà.. Mi sono decisa ad intraprendere da 3 sedute una psicoterapia sia emdr che di altro approccio, seppur emdr ancora non si è fatta. Ho così tanta roba che mi schiaccia, da svegliarmi con angoscia ed esercizio del controllo. Che nella mia vita ho esercitato ma che passava se mi dicevo che avevo una forte ansia. Ora questo dirmi non lo spezza più il controllo e sto male, a volte mi sento solo mente e mi pare di impazzire. Ora che vado da un terapeuta, mi sta scattando da un po prima di esserci andato questo sintomo che non va via. Vorrei non pensare e non so star sola coi miei pensieri.. Credevo di averlo imparato negli anni, nonostante lo stress da caregiver di mamma. Da pochi gg realizzo un vuoto, che sono sola davvero e allora mi chiedo perché pure l ipercontrollo a Vs avviso? È orrendo. Il secondo parere è logistico, il mio terapeuta mi ha fatto uno sconto diciamo visto che non lavoro, e fa sedute da 45 non. Il punto che mi da noia è che ha 2 citofoni da aprire e poi la porta, fa accomodare il paziente in altra stanza e poi torna da me. Ora se uno in 45 min è migliore di uno da 60 ok, ma mi innervosisce, perché spezza un filo, alzarsi tornare restar in sospeso fino al 2 campanello e poi appunto la 3 parte, fare accomodare il successivo. Poiché ho avuto dei fallimenti terapeutici mesi fa, per motivi diversi, non giusti per me, io ora credo nella psicoterapia e bisogna avere fortuna si sa, e chiederò se può darmi l ultimo appto, se lo ha libero, sennò che si fa? Ovvio lo faccio presente ma lui mi disse che si trova bene ad averne uno di seguito di paziente. Ora a lui andrà bene e non sindaco ma a me almeno mi da ansia. E già ne ho molta di un ennesimo fallimento, di sprecare tempi e soldi. Posso avere i Vs pareri sul sintomo del ipercontrollo e crisi più brutta della mia vita.. E su questo specifico del modus operandi mio psic? Grazie
Salve Fanny
Ha avuto più eventi traumatici in poco tempo e spero che i problemi con suo padre non siano seri, ha fatto molto bene ad intraprendere un percorso, ma in qualsiasi relazione di aiuto come una psicoterapia è fondamentale la relazione, anche al di là dell’orientamento e della scuola di appartenenza dell’analista, sia esso di derivazione psicoanalitica o cognitivo comportamentale o altro. La relazione è la base ed il fondamento di una psicoterapia e l’instaurarsi del transfer, cioè quei sentimenti di fiducia ed affetto che consentono di fare un percorso non certo facile. Ma dalle sue domande si evince anche in questa relazione un controllo ed una critica che possono portarla ad una altra delusione. Se ha dei problemi il modo più giusto è parlarne con il suo terapeuta se scioglie insieme a lui questi dubbi inizierà ad aprirsi ed affidarsi solo così si creano le basi per una corretta relazione di aiuto.
Cordiali saluti

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E' difficile fare il paziente, come è difficile fare lo psicoterapeuta.
E'un gioco delicato di equilibri, di detto e non detto, di aspettative.
Naturalmente il punto centrale, in ogni tipo di approccio, è la qualità affettiva dell'incontro, il sentirsi a proprio agio in un luogo sicuro e protetto.
Il miglior modo per il paziente di affrontare la psicoterapia è quello di essere sincero ed esplicito anche e soprattutto, su quegli aspetti che lo innervosiscono oche fanno sorgere domande, le asperità del rapporto forniscono molti spunti di lavoro e di evoluzione.
Del resto, il paziente ha diritto di scegliere il suo psicoterapeuta e di interrompere il rapporto se lo desidera, seguendo sempre le regole del rispetto reciproco.
Ovvero essere esplicito con il terapeuta e concordare insieme la modalità di chiusura della psicoterapia.
Salve Fanny, può sembrarle strano ma la terapia può in prima battuta far emergere alcune angosce che rimanevano latenti, dandole la sensazione di non trarre beneficio o addirittura di stare "peggio". Nelle situazioni come quella da lei descritta, quando ci si sente crollare, la frequenza del setting è molto importante. Avere più di un incontro a settimana per esempio potrebbe aiutarla a sentirsi più contenuta nei pensieri e nelle emozioni. Questo spiegherebbe anche perché (al di là delle scelte del suo terapeuta che probabilmente hanno a che fare con il suo approccio) non sia possibile per lei tollerare questa interruzione proprio sul finire della seduta. Difficoltà oltretutto comprensibile. Può provare a parlarne con il collega e condividere con lui il significato di quanto accade. D'altro canto deve anche potersi sentire libera di cambiare se questo tipo di approccio non le sembra quello che più si adegua alle sue esigenze. Resto a disposizione per eventuali chiarimenti. Saluti. Dott.ssa Aloisi
Buongiorno, anche io utilizzo l'EMDR e lo trovo molto efficace. Inoltre, nel suo caso ci sono molti eventi spiacevoli da elaborare. Il lavoro con l'EMDR prevede degli incontri introduttivi che hanno l'obiettivo di avere chiaro il quadro clinico della persona e stabilire insieme gli obiettivi terapeutici. Questo per rispondere al fatto che ancora non avete cominciato con la tecnica vera propria.
Dal momento che racconta di aver incontrato altri terapeuti con i quali non si è trovata bene, occorre che lei insieme all'attuale terapeuta faccia una valutazione di questo aspetto che potrebbe essere legato ad una sua paura di affrontare le emozioni spiacevoli (anche comprensibilmente, vista l'importanza degli eventi che racconta). Ovviamente non so se questo può essere il suo caso, ma è opportuno chiedersi quali sono i fattori personali che le rendono difficile trovare il terapeuta che fa al caso suo. Rispetto alla seconda domanda relativa all'Ipercontrollo, le dico che in generale questa è una soluzione messa in atto per non sentire emozioni che riteniamo troppo forti. Dice anche di non voler pensare, quindi tutti questi elementi potrebbero essere spiegati con la paura (comprensibile) di affrontare il mare di emozioni negative che accompagnano gli ultimi eventi della sua vita. D'altra parte c'è anche in lei il bisogno di risolvere e affrontare queste emozioni. In ciascuno di noi convivono diverse parti, in questo momento in lei ce ne sono due che lottano l'una contro l'altra: una che vuole affrontare e risolvere il suo malessere e che la porta a rivolgersi ad uno psicoterapeuta e una che vorrebbe fare finta di niente e andare avanti. Con l'aiuto del suo terapeuta bisogna trovare un compromesso tra le due parti che le consenta di portare a termine un lavoro psicoterapeutico e sciogliere i nodi del suo malessere.
Le auguro di stare bene presto,
cordiali saluti
Salve Fanny.
Non è facile instaurare una buona relazione col paziente, ma di sicuro è la base per iniziare un percorso terapeutico. Tranquillità, essere a proprio agio, sentirsi sicuri, accolti ed ascoltati, tutti presupposti che si spera prendano forma durante una seduta di psicoterapia. Se tutto ciò non avviene in lei, le consiglio caldamente di parlarne col suo terapeuta, magari insieme potreste trovare una soluzione. Un saluto
Concordo con i colleghi, sarà senz'altro fonte di crescita emotiva rivelare queste perplessità al suo terapeuta. In bocca al lupo
L'unica strada percorribile è esternare al suo terapeuta tutti i dubbi e le perplessità, questo atteggiamento consolida sempre più l'alleanza terapeutica, necessaria per il successo della terapia. Altra cosa vorrei dirle: abbia pazienza, i risultati arriveranno ma deve avere pazienza e affidarsi con fiducia, non pretendere di risolvere con poche sedute. Questo almeno nel suo caso. Saluti. Dr.ssa Benvenuti
Buonasera, parli di questi dubbi con il suo terapeuta.
Cordialità
Salve Fanny, da quanto ha scritto si evince che porta con sé dei vissuti molto importanti da elaborare.
Per quanto riguarda la sua domanda relativa all'ipercontrollo che sta mettendo in atto, penso che sia importante parlarne in seduta con il suo terapeuta che avrà sicuramente maggiori informazioni relative alla sua storia e potrete lavorarci insieme contestualizzando tale sintomo nella sua situazione di vita. Parlarne in maniera decontestualizzata forse servirebbe a poco.
Generalmente le prime sedute servono per raccogliere l'anamnesi del paziente e per avere più chiara la problematica presentata per poi fissare degli obiettivi, per questo è importante avere un po' di pazienza prima di iniziare a vedere dei miglioramenti, considerando anche il suo importante vissuto pregresso.
Per quanto riguarda l'organizzazione delle sedute del suo terapeuta, considerando che ciascun professionista stabilisce una sua modalità di svolgimento delle sedute, ai fini di una buona relazione con lui è bene che gli parli anche delle sue perplessità e soprattutto di come si sente in tali circostanze. Una riflessione su questo potrebbe essere utile per una svolta positiva nella relazione terapeutica.
Le auguro che il suo percorso proceda per il meglio. Cordiali saluti, dr.ssa Paola Candia
Salve, parli di tutti questi dubbi, anche sul fatto che la seduta viene “spezzata” dal campanello, con il suo terapeuta. In effetti, se lei parla di controllo stiamo parlando anche di fiducia, ed è vitale per la vostra terapia che lei si senta libera di affidarsi anche rivolgendo al terapeuta stesso le sue perplessità, sicuramente saprà scioglierle.
In bocca al lupo
Marta calderaro
Salve Fanny, la sua richiesta di aiuto è chiara e forte. Prosegua con la terapia cercando di esprimere la difficoltà che incontra nella relazione con il terapeuta. Il rapporto di fiducia è alla base di una buona riuscita del percorso. Parli con il professionista delle sue perplessità e difficoltà... vedrà che questo le servirà anche per ragionare sugli eventi e capire meglio la strada che sente di voler percorrere. Buone esperienze di vita!
Dottssa Daniela Guzzino
Buongiorno Fanny, il protocollo EMDR prevede degli incontri che hanno l'obiettivo di stabilire un'alleanza terapeutica oltre che ricercare, attraverso un'anamnesi accurata, gli eventi che hanno concorso al manifestarsi dei suoi sintomi. Una volta stabiliti degli obiettivi probabilmente il lavoro che lei si aspetta di fare potrà iniziare, le suggerisco di portare pazienza e affidarsi al suo terapeuta. Un aspetto che le suggerisco di affrontare con lui è valutare quali paure si nascondano dietro la sua difficoltà ad affidarsi o a trovare qualcuno che rispecchi le sue aspettative e allo stesso tempo possa davvero aiutarla.
Un caro saluto
Dal suo scritto si evince che sicuramente necessita di un aiuto. Al fine del successo della psicoterapia è fondamentale che ciò che interferisce con una serena relazione con il terapeuta venga esternato al più presto. Non rimandi. Già la prossima seduta parli del suo fastidio al terapeuta che valuterà se modificare il proprio comportamento o chiedersi con lei il senso della disturbo che le crea. Affronti sempre questi disagi direttamente con il terapeuta. Ciò che accade nella relazione con lo psicologo se compreso può esserle di aiuto anche a comprendere e modificare le sue relazioni nei diversi ambiti di vita.
Cordialità Bruno Ramondetti
Gentile Fanny,

sul modus operandi di un collega non sarebbe corretto interferire - ma diciamo che quello che conta è la Sua percezione personale e soggettiva, ovvero del Suo livello di empatia e fiducia che sente nei confronti del terapeuta, che è la base per ogni terapia e che, se intaccato, non permette di svolgere un percorso positivo ed efficace.

In generale, è chiaro che l’ansia, lo stress, le difficoltà relazionali, le problematiche sessuali, i diversi problemi psicologici sono propriamente non un disturbo, ma i sintomi di un disturbo, che riguarda chiaramente tutta la personalità, nel presente come nella Sua storia personale.

È possibile che, con un approccio specifico alla problematica, che potremmo presumibilmente chiamare psico-educativo, si potrebbe ottenere in tempi non lunghi sia una risoluzione della problematica in questione, sia un miglioramento, di riflesso, del più complessivo stato generale d’ansia e di insicurezza.

In tal senso, una focalizzazione strategica sul sintomo e una rieducazione psicologica appaiono senz’altro adeguati.

In alternativa, una soluzione più radicale sarebbe – su tempi più lunghi - affrontare una terapia del ‘profondo’, che risolva le radici dell’ansia e della depressione e, di conseguenza, anche i suoi sintomi.

Tale approccio potrebbe in tal caso essere valido per ristrutturare le parti immature e ancora infantili della Sua personalità ed eliminare dai suoi ‘meccanismi’ quei granelli che – per così dire – ne ostacolano il corretto e felice funzionamento in direzione della crescita personale e dello sviluppo adulto della Sua identità, oltre ogni psicopatologica insicurezza e disistima.

Le invio cordiali saluti.

prof. Roberto Pasanisi
(psicologo clinico e psicoterapeuta, Ordine degli Psicologi della Campania; direttore dei Dipartimenti e docente, Polo Universitario "Principe di Napoli"; Direttore, CISAT)
Gent la sua ansia la porta ad essere ipercontrollante anche nei confronti del suo psicoterapeuta. I traumi subiti richiedono tempo per essere elaborati e superati, lasci andare le sue emozioni creandosi nuovi i interessi,attività fisiche e sociali. Il terapeuta vive con lei questo percorso e la fiducia è un punto fondamentale. Se ha dubbi ne parli direttamente e cerchi di investire le sue energie in questa esperienza dandosi il giusto tempo. Gia questo rappresenta un passo terapeutico importante. Saluti
Gentile utente. Riguardo la prima domanda penso che l'aumento del comportamento controllante è collegato alle emozioni negative che prova come l'ansia e il senso di vuoto. Si potrebbe dire che il controllo sia un comportamento compensatorio alle emozioni provate.
La seconda questione riguarda la relazione con il suo terapeuta. Mi sembra di capire che è all'inizio di questo percorso e quindi si può dire che si trova nella fase più delicata riguardo la relazione terapeutica. Sicuramente è meglio parlarne con il suo terapeuta per qualsiasi comportamento che la mette in difficoltà, questo per conservare una buona relazione terapeutica che permette di lavorare meglio in un setting terapeutico.
Cordialmente.
Dotto. Emiliano Tavanxhiu
buon pomeriggio
inizio a ringraziarla per averci aggiornato sul suo stato di salute. sono contenta che lei abbia iniziato un percorso con un terapeuta. da quello che scrive non si trova "affine" a lui soprattutto a livello di modalità di accoglienza. è bene che ne parli con lui per avere chiari tutti i meccanismi sottesi.
continui la sua terapia con lui o altro, è importante! se ha bisogno di un consulto anche online mi contatti
cordiali saluti
Dott.ssa Pecora
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Cara Fanny, la sua prima domanda verte sull'aspetto ipercontrollante che sente di avere e che sicuramente è faticoso, questo è collegato alle emozioni negative che evidentemente in questa fase si sono accumulate. Per quanto riguarda il disagio che vive nell'attuale terapia, deve sentirsi libera di parlarne con il collega, spiegandogli esattamente come si sente. La relazione è alla base di ogni percorso di psicoterapia. Le auguro il meglio e rimango a disposizione se ha bisogno.
Dott.ssa Federica Leonardi

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