Salve, qualcuno mi può spiegare come si fa a elaborare la fine di un qualcosa che ci fa sentire da

20 risposte
Salve,
qualcuno mi può spiegare come si fa a elaborare la fine di un qualcosa che ci fa sentire davvero vivi? Mi chiedo se stiamo male perché questo ci riporta alla morte e alla paura per questa... Come si fa a vivere le esperienze che facciamo nel mondo lasciandoci completamente andare e allo stesso tempo accettando che c è una data di scadenza? Io personalmente, ogni volta che un qualcosa che amo scompare ,mi sento un po più lontano da me stesso. Forse sono io che sbaglio, che tendo a "fondermi troppo" , non sono in grado di stare lontano e allo stesso tempo vicino...Non comprendo le altre persone, sembra che tutti abbiano già superato queste cose e vadano dritti per la loro strada, io invece sono così impantanato e fermo .
Forse Sono stato un po generico, penso che in futuro sentirò una psicologa, appena ho tempo e denaro, ma intanto gradire un vostro parere su questo mio pensiero. Grazie
Buongiorno e grazie per la domanda. Penso che la sofferenza per il distacco da una persona cara e amata sia sempre molto doloroso, richiede tempo di elaborazione e di introiezione di ciò che è accaduto. In ogni relazione si porta qualcosa di sè e, quando la relazione finisce, il senso di perdita e timore di non poter più essere come prima è assolutamente normale. Allo stesso tempo, pensare che gli altri riescano a farcela meglio di lei non è corretto in quanto, ognuno vive la separazione con propri vissuti e meccanismi.
Le consiglio, comunque, di iniziare un percorso per affrontare questa sua sofferenza, comprenderla e darle un significato.

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Martina Orengo
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Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso.
Al fine di elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi alla situazione da lei citata, Ritengo fondamentale intraprendere un percorso psicologico che possa darle lo spazio ed il tempo necessario per arrivare agli obiettivi suddetti.
Cordialmente, dott FDL
Salve, il dolore della perdita, qualsiasi essa sia, ci dà sempre delle informazioni rispetto al legame di ciò che abbiamo perso. Elaborare un lutto ( che sia la morte di qualcuno o la separazione da qualcuno) è un'esperienza altamente soggettiva, che merita attenzione. Significa spesso attraversare il dolore senza riserva. Facile a dirsi, difficile a farsi, a volte. Non tutti sono disposti a farlo e questo crea dei blocchi. Se mai decidesse di cercare un sostegno in tal senso, mi rendo disponibile.
Un caro saluto,
Rosella Pettinari
Buonasera, come lei scrive, per elaborare la fine di qualcosa bisogna affrontare un distacco ed i tempi e le modalità possono essere del tutto soggettivi, non ci sono tempi giusti o sbagliati, per cui vorrei tranquillizzarla sotto questo punto di vista. Fossi in lei valuterei la possibilità di andare all'origine di questa difficoltà dato che le capita di frequente e che questo non l'aiuta a lasciarsi andare come vorrebbe. Se vorrà, sono qui per supportarla. Simona
Salve, posso chiedere come mai sono così importanti questi argomenti per lei? Comunque, avendo così poche informazioni è difficile poterle dare una risposta chiara.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Buongiorno, domanda profonda e molto complessa! Come persone siamo immersi in un mondo fatto di oggetti ed altri individui, ed ogni volta con una specifica emotività.
La possibilità di incontrare l'altro, di conoscerlo e di potere avere con lui scambi emotivi è ciò che ci aiuta a stare al mondo. Quando perdiamo qualcuno non è possibile, per alcune persone, riempire subito il vuoto, ma è necessario accettare quella perdita ed elaborarla al fine di poter continuare nel proprio progetto di vita. L'elaborazione è un processo lungo e ricco di emozioni che consapevolmente devono essere utilizzate per una crescita ed arricchimento personale. Nel momento in cui la persona non riesce a trovare la giusta strada per l'elaborazione può/deve chiedere aiuto. A disposizione, Dott.ssa delle Fave
Certamente un percorso psicologico la aiuterebbe a fare chiarezza. La psicoterapia è prima di tutto un viaggio, un'esplorazione di noi stessi con la compagnia di qualcuno a cui affidarsi e su cui poter contare che può aiutarci a conoscerci meglio, a sondare parti di noi emozioni, pensieri, prospettive ancora sconosciuti che è arrivato il momento di incontrare. Le suggerisco di valutare l'inizio di un percorso di terapia con la compagnia di qualcuno che si sintonizzi al meglio con le sue necessità e aspettative, in caso mi trova disponibile ad riceverla (attraverso la video-consulenza online) e, se mi permette, la invito con piacere a ritagliarsi qualche minuto per leggere la mia descrizione presente su questa piattaforma e farsi una prima idea di me del mio approccio; se la lettura le piacerà e se la motiverà a mettersi in gioco (scegliere di affrontare il nostro dolore è una scelta molto coraggiosa e una scommessa su noi stessi!), mi troverà felice di accoglierla. Resto a sua disposizione e, se vuole, la aspetto. Un gentile saluto
Buonasera. Il tempo che ci mettiamo per riprenderci dalla perdita di una persona amata varia da persona a persona. Ognuno ha i suoi tempo. Se però ritiene la sofferenza esagerata per lei, allora chieda aiuto ad un professionista per superare questo dolore. Chiara Tomassoni
Buongiorno caro utente grazie per averci posto il suo quesito.
Il tema che porta è davvero molto interessante e allo stesso tempo profondo, è un tema che merita di essere compreso a fondo e trattato con il rispetto di un tempo e un luogo che solo in seduta terapeutica può trovare.
Il ciclo dalla vita quindi inizio/fine, nascita/morte porta in sé il grande tema dell'evoluzione umana, soprattutto a livello interiore del proprio Sé.
Resto a disposizione se volesse approfondire ulteriormente.
Cordialmente la saluto,
Dottoressa Monica Pesenti
Gentile utente di mio Dottore,
lei quindi “fa come il fobico”..ha talmente paura di cadere giù dal precipizio, che preferisce buttarsi giu prima di cadere..
Questo per rimandarle che il pensiero della fine delle relazioni, dei legami, di tutto ciò che c’è di positivo prende il sopravvento sulla possibilità di stare, di godersi ciò che incontra sul suo cammino.
È chiaro che in questo modo riesce a godersi ben poco della vita.
Paralizzato, fermo.
Sceglie di non esistere...
Resto a sua disposizione per qualsiasi chiarimento.
Saluti,
Diego Ferrara
Caro utente, la ringrazio per la sua domanda che apre un argomento molto vasto. Le dinamiche emotive e relazionali sono molto complesse e non si tratta di essere sbagliati ma di aver determinati vissuti, risorse e strumenti a propria disposizione per gestire ciò che ci accade in un modo piuttosto che in un altro. Sarebbe riduttivo e superficiale darle un indicazione su cosa fare, come giustamente ha detto anche lei sarebbe opportuno per lei fissare un incontro con un professionista. Il tempo si dovrebbe sempre trovare per noi stessi, per quanto riguarda il lato economico può anche richiedere tariffe agevolate ad un professionista privato o riferirsi ad un servizio pubblico. Ha diritto di vivere le sue esperienze in modo più leggero e sereno, se ha bisogno rimango a disposizione.
Dott.ssa Federica Leonardi
La fine delle relazioni è una verità dura da ingoiare. A volte si ci lascia travolgere da fantasie di "fusione" che rendono l'esperienza dell'addio ancora più complessa. Il punto centrale è nel quanto dono di me e in che modo mi sento prosciugato, alla fine, di quelle stesse parti di me.
É un argomento molto delicato e la ringrazio per averlo posto in luce. Le consiglio di leggere un libro di Bernhard Moestil "Kung-Fu per la vita quotidiana". É una lettura leggera ma potrebbe risultare interessante.
Se ha altre esigenze e vuole approfondire privatamente, non esiti a contattarmi. Saluti.
Salve, la domanda che tu poni ha trovato più risposte nella filosofia che non nella psicologia: secondo il Poeta latino Lucrezio fu il filosofo Epicuro che con la sua indagine oltre i confini dell’universo spiegò all’umanità “che cosa può nascere e che cosa non può, e infine per quale motivo mai ci sia per ciascuna cosa dell’universo un potere limitato e un termine fisso”. L’universo è semplicemente fatto di atomi che si aggregano per formare i corpi e si disgregano per allontanarsi e creare altri corpi. Anche la teologia indiana vede una triade composta da Brahman il creatore, Shiva il distruttore e Visnù il ri-creatore. E ancora “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, insegnò il Chimico Lavoisier. La morte è risultato stesso della vita ed è punto di partenza per nuova vita. L’uomo proviene dalla materia inerte e inorganica e tende con opposte pulsioni, di vita o di morte, alla conservazione della vita o al ritorno alla materia inerte e inorganica, ci insegna Freud.
Più che chiedersi quanto sia strano che l’uomo possa vivere accettando questo, bisogna chiedersi come l’uomo possa vivere non accettandolo. La consapevolezza che tutto finisce comporta il piacere di vivere la giornata fuggente, di raccoglierne il frutto, come la bella giovinezza che “si fugge tutta via” di Lorenzo dei Medici e il Carpe Diem, “Cogli l’attimo” di Orazio.
Sì: in una terapia sarebbe bello comprendere perché hai questa paura della morte e perché vivi imbalsamando il presente e il passato e vedi nel futuro il luogo della paura. Le risposte a questa domanda potrebbero essere infinite: solo un’attenta diagnosi può darci una risposta più delimitata e limpida. I miei più cari auguri. Resto a tua disposizione. Dott. Vincenzo Crupi
Gentile utente,
elaborare il lutto di una persona cara è una delle esperienze più devastanti che la vita possa riservarci. Chi subisce una perdita è come se avvertisse la trama della sua vita squarciata. La perdita segna un prima ed un dopo.
Consiglio di intraprendere un percorso psicologico per iniziare una sana elaborazione del lutto in modo da continuare il proprio cammino senza paralizzarsi e congelare la propria vita. Del resto il dolore del lutto, non guarisce mai del tutto, ma deve decantare poco a poco.
Tra le tante capacità degli esseri viventi, la resilienza non è solo una delle più affascinanti, ma quella che distingue le persone che, oltre a sopravvivere alle disgrazie, da queste traggono ulteriore forza. Come i fiori nati nel deserto, o il fico d’India dell’Etna, che non solo cresce nella terra bruciata dal vulcano, ma la rende di nuovo fertile.
Saluti,
dr. Germi Sabrina
Gentile Utente, il quesito che pone è molto ampio e di grande importanza, merita un adeguato approfondimento. Solo nella prima riga, sarebbe utile a mio avviso esplorare la sua personale attribuzione di significato alla parola "fine", quale sia il "qualcosa" finito e a cosa si riferisce quando dice di "sentirsi vivo". Ogni storia ha il suo valore e ogni esperienza è unica, così come unico è il modo di elaborarla. Piuttosto che colpevolizzarsi stando nel confronto con altri, può servire soffermarsi su sé stessi e sui propri vissuti, conoscere il proprio funzionamento così da cogliere e ridefinire quali parti si desidera cambiare. Non esistono modi giusti o sbagliati di elaborare una perdita, esistono le sue speciali risorse e il modo in cui Lei sceglie di investirle. Le auguro pertanto un buon lavoro e resto a sua disposizione. Dott.ssa Valentina Cecchi
Salve.
Ogni perdita causa un dolore. Attraverso il vissuto del dolore si può crescere e introiettare ciò che è stato bello e vitale, riuscendo a sentirlo come qualcosa che è stato arricchente nella vita e non solo come una perdita.
Se non si riesce a vivere il dolore si rischia di rimanere ancorati al rimpianto di ciò che non è più.
Un buon percorso psicoterapeutico che possa accompagnarla nel vissuto del dolore della perdita, è consigliabile.
Sono disponibile per approfondimenti, anche on line. Distinti saluti
Buona sera, in situazioni di forte disagio nonchè durature nel tempo sarebbe importante rivolgersi ad uno specialista per poter meglio comprendere ed elaborare questa sua problemtica. Preferibilmente le consiglierei di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta così che possa intraprendere un percorso di terapia anche in videochiamata WhatsApp. Cordiali saluti, Dott.ssa Beatrice Planas. Psicologa psicoterapeuta per consulenze online
Buongiorno. L'elaborazione di una perdita è un processo che, parlando di tempistiche, è difficile da quantificare. Dipende da molti fattori, non ultimo, la personalità della persona. Qualora volesse chiarire meglio condizione, provi a sentire il parere di uno specialista. Un caro saluto. MT
Buongiorno, la tematica da lei riportata è tanto afffascinante quanto complessa.
In poche righe è impossibile darle una risposta coerente con i suoi vissuti.
Pertanto, mi limito a suggerirle di prendere in considerazione l'idea di iniziare un percorso con uno psicologo.
Se si è davvero motivati, il tempo si trova. Per quanto riguarda il denaro, le suggerisco di informarsi a livello territoriale.
Potrebbe accedere al servizio pubblico oppure contattare delle associazioni.
Abbia cura di sè.
Un caro saluto Dott.ssa Martina R. Malizia
Buonasera, penso che al momento attuale, rivolgersi ad uno psicologo potrebbe esserle di aiuto per fare chiarezza e avere maggiore comprensione del periodo e della difficoltà che sta vivendo. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini

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