Salve. Ho 45 anni e non riesco a costruire nessun sano rapporto di amicizia. Mi lego morbosamente al

97 risposte
Salve. Ho 45 anni e non riesco a costruire nessun sano rapporto di amicizia. Mi lego morbosamente alle persone a cui voglio bene e cerco nei modi più infantili e stupidi di accattivarmi il loro affetto, ottenendo come risultato di non sentirmi ricambiata, anzi, di sentirmi tenuta a debita distanza. Potrebbe trattarsi di dipendenza affettiva? Come affrontarla? Grazie
Buongiorno, sicuramente questa modalità relazionale andrebbe osservata insieme al fine di capire la sua origine e la sua funzione, secondo il mio punto di vista sarebbe fondamentale approfondire.

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Gentilissima, i motivi per i quali Lei assume questa modalità relazionale possono essere diversi e sarebbe improprio formulare un'ipotesi alla luce della mancanza di informazioni riguardo la storia di vita e le modalità di essere affettivamente situata che Le sono proprie. Dal messaggio è possibile unicamente dire che sembra emergere un'importanza particolare data all'altro come fonte di co-percezione (ne va di sé) che La porta a mettere in atto modalità di ricerca di un feedback positivo e di una considerazione (che sfortunatamente, come Lei sottolinea, a volte sortiscono effetto contrario). Potrebbe ritrovare questa modalità con tutte le Sue relazioni O solo con alcune. Di per sé essa non è problematica ma diviene fonte di sofferenza quando rende pressoché impossibile la creazione di legami affettivi maturi; inoltre, La mette sempre nella condizione di dover stare attenta a tutto ciò che dice e fa pena la perdita dell'Alterita significativa. Il consiglio è affrontare la questione tramite un colloquio psicoterapeutico volto a inquadrare i modi di essere nel mondo e significati attribuiti alla relazionalità così declinata. Alla luce dei motivi sottostanti sarà possibile aprire nuovi modi di essere nel mondo (ovvero, nuove possibilità d'azione e di progettazione nel futuro). In bocca al lupo. Cordialità, DMP
Buondì,
Da ciò che scrive mi sembra di capire che le modalità di controllo relazionale (divento accondiscendente, mi accattivo l'affetto altrui) hanno la funzione di tutelarla da uno stato mentale che non le piace e che probabilmente sostengono delle aspettative sugli altri poco funzionali per il suo benessere. Ovviamente il discorso andrebbe approfondito in un percorso di supporto psicologico.
Gentile, sicuramente tale dinamica relazionale è molto utile da portare in terapia, poiché è lì che può essere sciolta e risolta così che lei possa costruire una vita libera all'esterno. Le consiglio una consulenza psicologica. Saluti.
Buongiorno, le nostre relazioni sono sempre influenzate dalla nostra storia personale e dagli schemi appresi.
Le esperienze passate sono lenti con cui osserviamo il nostro vissuto e può essere utile indagarle in un percorso, così che lei abbia una maggiore consapevolezza e nuovi strumenti di interazione.
Le invio un caro saluto.
Giada Bruni
Gentile Signora, è mia premura prima di tutto consigliarle di distaccarsi da determinate etichette diagnostiche, come quella da lei indicata, poiché molto spesso rappresentano un'arma a doppio taglio per cui la persona si identifica con il "disturbo". Certo, le diagnosi esistono per orientarsi nelle psicopatologie, ma è fondamentale considerare anche la sua storia personale, il suo passato, le sue relazioni significative, il suo vissuto emotivo. Bisognerebbe anche approfondire cosa intende lei per "sano" e per "morbosamente" perché quello di cui lei parla è ciò che si può osservare (il comportamento) ma è importante andare a scovare le cause sottostanti (soprattutto se per lei questa situazione è causa di malessere). Un caro saluto
Buongiorno Signora, la consapevolezza del suo atteggiamento è molto buona. Sarebbe importante per il suo benessere parlarne con un terapeuta per poter prendersi cura dei suoi bisogni profondi, elaborarli al fine di poter costruire e mantenere equilibrio nelle relazioni e sentire di poter dare e ricevere autenticamente.
Un caro saluto
Dott.ssa Maria Zulian
Gentilissima, dire che si tratta di dipendenza affettiva sarebbe sicuramente azzardato considerate le poche informazioni sul suo conto e, in ogni caso, se anche potesse ottenere una diagnosi solo attraverso un messaggio a cosa le servirebbe?
Quel che è certo e che traspare dal suo messaggio è che lei esprime una sofferenza di cui sarebbe opportuno che si prendesse cura al più presto attraverso un percorso personale di supporto psicologico che possa aiutarla a prendere consapevolezza dei suoi meccanismi di funzionamento che la portano ad un fallimento nelle relazioni cui fa riferimento. Se è davvero motivata a comprendere le ragioni profonde che sottostanno alle dinamiche relazionali della sua vita e che le provocano dolore, le sarà anche possibile attuare il cambiamento di cui avrà bisogno per poter costruire relazioni che la soddisfino e la rincuorino in maniera genuina. Spero di esserle stata di aiuto. dott.ssa Mara Montella.
Salve
Da quello che descrive sembra evidente che lei imposta relazioni morbose con attaccamento simbiotico e con connotazione infantile, è abbastanza comprensibile che le persone sentendosi oppresse sentano il bisogno di mettere una distanza, con un percorso di tipo analitico può comprendere le cause del suo comportamento, acquisire la consapevolezza delle dinamiche relazionali e con il suo percorso di crescita personale arrivare a rapporti più adulti e maturi.
Cordiali saluti
Salve, quella che descrive sembra una modalità di relazionarsi condizionata da una forte insicurezza nel legame che costruisce con l'altro. La dipendenza affettiva in parte è caratterizzata da tale elemento, ma è difficile valutare senza colloqui approfonditi. Un percorso di consapevolezza come una psicoterapia potrebbe aiutarla nel comprendere meglio questi modelli relazionali. In bocca al lupo
Buongiorno, sicuramente va compresa la motivazione che spinge a mettere in campo certe modalità d'azione. A proposito di dipendenze affettive si sostiene che, a volte e in determinate situazioni, le modalità di rapporto adulte ripropongano la relazione che si è a suo tempo instaurata tra il bambino/a e chi si occupa di lui/lei. L'esito di un rapporto di attaccamento infantile poco funzionale, quindi, si sostiene possa perpetuarsi e portare a sviluppare una strategia di relazione adulta che si può definire "morbosa". Il disagio, una volta riconosciuto (ed è il suo caso), va affrontato con consapevolezza, delicatezza ed elasticità.
Le consiglio di approfondire la tematica con un/una professionista.
Dott.ssa Isabella Vecchi
Salve! Ho letto con attenzione quello che scrive e capisco i motivi che la spingono a chiedersi se effettivamente il suo comportamento possa ascriversi alle dipendenze affettive. Evidentemente non si può fare una diagnosi di questo genere da poche righe scritte ma le voglio comunque dire che poter riflettere sulla propria libertà relazionale, poter osservare, capire ed integrare i nostri comportamenti ( specie quelli che ci mettono a disagio) e far emergere- un po' alla volta- le nostre migliori risorse interiori è decisamente la risposta più efficace che le consiglio. Cordialmente
L'indipendenza affettiva non esiste. Tutti abbiamo bisogno di relazioni. Non sempre il nostro modo di costruirle e nutrirle è però efficace, anzi, di fatto può rivelarsi ripetutamente controproducente . Non basta rendersene conto a posteriori, benché sia il primo indispensabile passo, occorre riconoscere in tempo reale il momento in cui stiamo per entrare nel seducente copione che prelude al fallimento e al dolore , avere la forza di fermare l'automatismo , sostenere la creatività e la fiducia per trovare, scegliere e percorrere un'altra strada.
Il recupero della libertà di scelta non è quasi mai semplice, anche qui abbiamo bisogno di relazioni autentiche , di un aiuto concreto nel trovare e mantenere la nuova strada .
Gentile utente,
al di là di quello che lei potrebbe essere sarebbe utile focalizzarsi su quello che lei crede di essere così da conoscere tutte quelle credenze che sono alla base dei suoi comportamenti reiterati che le procurano malessere.
I rapporti di amicizia, così come quelli sentimentali o familiari, sono dei legami in cui mettiamo in campo non solo l'idea che abbiamo di noi stessi (e di conseguenza come gli altri ci percepiscono e come ci aspettiamo di essere considerati) ma anche tutte quelle dinamiche inter-relazionali che abbiamo vissuto e conosciuto fino ad oggi.
Le consiglio di rivolgersi ad uno psicologo che possa aiutarla a tirar fuori le sue risorse e diventare la versione migliore di se stessa!
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento,
Dott.ssa Silvia Lancia.
Buongiorno, si sì è già data un po’ la risposta, la sua richiesta di affetto all’altro diviene soffocante, per prima cosa ha bisogno di investire nella propria vita per raggiungere una sua autonomia affettiva per poi poter stare in un rapporto in cui si rispettino spazi e bisogni. Ma non è automatico riuscirci, mi farei aiutare. Grazie S.Nuti
Buongiorno! Sarebbe difficile e controproducente ipotizzare una diagnosi senza aver approfondito la sua situazione. La sua modalità di relazione con gli altri si è sviluppata e si esprime all'interno di una storia individuale e familiare, di un insieme di significati, di particolari contesti emotivi in cui svolge una funzione. All'interno di una relazione terapeutica potrà indagare tutti questi aspetti, imparare ad ascoltarsi e a ricostruire le sue capacità relazionali. Un caro saluto, Dott.ssa Berta
Buongiorno, sembra proprio che la dinamica relazionale si ripeta sempre. Pertanto ritengo possa esserle utile indagare, attraverso un percorso psicoterapeutico, sull’origine di tale modalità relazionale ; al fine di permetterle di fare chiarezza e attribuire il giusto significato a ciò che le accada dentro. Tale consapevolezza le permetterà, con il tempo , di porre fine a tale dinamica disfunzionale .
La saluto cordialmente. Barbara da Torino e Legnano
Buongiorno, potrebbe approfondire meglio queste sue dinamiche richiedendo una consulenza psicologica.
Ottime cose, Dottor Andrea De Simone
Buongiorno. Da quello che lei riporta emerge un grande malessere che sembra ripresentarsi, in modo quasi automatico, nei contesti relazionali. Le consiglio sicuramente di rivolgersi ad uno psicoterapeuta che possa aiutarla ad indagare tali meccanismi in relazione alla sua storia per potersene poi svincolare. Questo è fondamentale per comprendere le sue insicurezze e riscoprire il suo valore. A presto.
Ciao, capisco la tua sofferenza. La tua modalità di richiedere affetto forse é dovuta a una modalità che da piccola hai scoperto essere efficace per guadagnare l'amore dei tuoi genitori, o magari da un vuoto affettivo che cerchi di colmare. Ovviamente ora mi é difficile riuscire a risponderti in maniera esaustiva. Sicuramente esiste un modo per migliorare le tue capacità relazionali e renderle più funzionali a quello di cui hai bisogno, e questo é possibile tramite un percorso psicologico che possa aiutarti non solo a comprendere le radici del tuo comportamento ma anche a sviluppare nuove tecniche relazionali.
Ti auguro il meglio
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Salve.. Mi piacerebbe molto darle dei "suggerimenti". Dovrei conoscerla meglio e sapere qualcosa in più su di lei. Il fatto che lei definisca "morboso" il suo modo di legarsi emotivamente è uno spunto interessante. Dovrebbe intraprendere un percorso psicologico. Avrebbe strumenti per capire e cambiare. Cordiali saluti Dottor Emanuele Grilli.
Buongiorno. Sicuramente la sua modalità di relazionarsi con gli altri va approfondita perché sicuramente è dovuta a qualche situazione che l’ha segnalata. Suggerisco di capire le cause cmdi questi atteggiamenti con un colloquio terapeutico. Chiara Tomassoni
Buongiorno,si potrebbe ipotizzare che la modalità che lei usa è una modalità che sicuramente lei ha usato in passato, per poter essere accolta e amata. Tutto questo potrebbe essere del materiale molto utile in un colloquio psicologico. Le consiglio un percorso psicoterapeutico che le sarà sicuramente utile per imparare a gestire meglio le situazioni e vivere in modo migliore le amicizie. Cordiali saluti
Buonasera, ipotizzare una diagnosi in base a un solo “sintomo” Può essere un pochino riduttivo. Potrebbe fare un colloquio di consultazione con uno psicoterapeuta che possa inquadrare quanto racconta nella cornice della sua vita, per poterne definire meglio finalità e bisogni. Non sempre alla base dei nostri comportamenti ci sono delle dipendenze, a volte può trattarsi di altre fragilità che avrebbero diritto di trovare voce. Un cordiale saluto Dott.ssa Elisa Galantini
Buongiorno, interessante la narrazione che fa di questi aspetti della sua vita. Sarebbe comunque opportuno approfondire quanto la modalità di raccontarsi e di autodefinirsi le impedisca di cambiare quello che, a suo dire, è un modo di essere che vorrebbe affontare. Sicuramente l'aiuto di uno psicologo potrebbe agevolare questo percorso di cui ha già preso coscienza. Cordialmente S
Buongiorno,
ritengo possa essere precoce e avventato parlare di dipendenza affettiva. Trovo invece molto importante il suo livello di consapevolezza e la sua capacità di accorgersi delle dinamiche che mette in atto nella costruzione di nuovi rapporti; questo è sicuramente un ottimo punto di partenza che le consiglio di approfondire all'interno di un percorso psicologico. Rimango a disposizione, un caro saluto. Dott.ssa Andrea Carta
Gent un percorso psicoterapeutico potrebbe aiutarla a trovare una risposta ai suoi quesiti. Acquisendo nuovi strumenti in termini di sicurezza di sé, maggiore autostima
e consapevolezza delle dinamiche profonde sarà più facile per lei utilizzare un modello relazionale più costruttivo.. Saluti
I colleghi le hanno già dato preziose indicazioni.
Dalle sue parole si può ipotizzare che l'altro sia percepito più come una sorta di protesi interiore che nella sua alterità probabilmente al fine di cercare di riparare aree deficitarie del proprio Sé.
Esplorare le sue prime relazioni di attaccamento potrebbe esserle di grande aiuto per comprendere come gli irrisolti del passato interferiscono e contamino a suo sfavore, le relazioni nel presente. Dott. Bruno Ramondetti
Buongiorno. Il punto a mio avviso non è tanto sapere se si tratti o meno di un disturbo della dipendenza, ma di trovare una modalità relazionale che la faccia stare bene. Ognuno di noi ha delle proprie modalità che sono funzionali a soddisfare dei bisogni che non sempre ci sono chiari,magari perché inconsci o perché magari li leggiamo con la stessa chiave . Potrebbe essere interessante avere appunto più letture , magari approfondendo la sua storia personale e familiare. In questo senso le potrebbe essere d' aiuto un percorso di psicoterapia ad orientamento sistemico relazionale.
Cordiali saluti
Gentile utente. Sono d'accordo con le risposte dei colleghi.
Penso che debba iniziare un percorso psicoterapeutico per capire in modo più approfondito la modalità di relazionarsi e i legami con le modalità di attaccamento. Questo tipo di analisi approfondita della relazione le può permettere di capire e correggere la modalità che mette in atto.
Cordialmente.
Dott. Emiliano Tavanxhiu
Buongiorno, lei si rimprovera di essere morbosa e infantile e di non saper costruire dei legami affettivi stabili. Come si è formata questa convinzione? Chi lo dice? Infatti è un rimprovero che ha valore solo se quello di cui si lamenta le procura disagio e le crea una situazione di sofferenza con se stessa. La domanda non è se lei è malata di dipendenza affettiva, la domanda è: "Cosa vuole lei? Vuole un legame stabile, un legame sentimentale forse?". E' una questione su cui pensare, magari in un colloquio psicologico dove potrebbe considerare a chi e come ha indirizzato fino ad oggi la sua domanda d'amore. Cordiali saluti PG
Gentile, le sue parole raccontano di uno sbilanciamento verso gli altri, dove l'attenzione sembra essere verso il bisogno della sua parte bambina di essere accettata dagli altri; potrebbe esserle utile lavorare sul prendersi cura di sé e delle proprie parti ferite e sul darsi valore, in modo che, avendo un miglior rapporto con sé e possibile migliorare i rapporti con gli altri.
Cordialmente
dr.a Angela Chiavassa
Gentile utente e' utile lasciare da parte le auto diagnosi e con gentilezza imparare a conoscersi. Il proprio mondo affettivo e' alimentato e al tempo stesso minato da molteplici fattori. Solo un chiaro ascolto di sé, dei propri bisogni profondi apre le porte ad una maggiore armonia con sé stessi e di conseguenza con gli altri e lo spazio psicoterapico può essere uno strumento per facilitare questo ascolto. Con gentilezza, Dott.ssa Amalia Petrone
Buonasera, per poter rispondere alla sua domanda andrebbero compresi i pensieri e le aspettative che portano alla messa in atto di tali modalità relazionali ed analizzare anche come si possano migliorare le modalità di relazione con la ricerca strategie più funzionali sia relative alla comunicazione che all'approccio con l'altro e gestione della relazione.
Il modo migliore per poter realizzare tali obiettivi è sicuramente optare per l'inizio di un percorso con un professionista della salute mentale.
Le auguro il meglio, Dottoressa Ciacci Maria Noemi
Buonasera, non è semplice rispondere alla sua domanda poiché le dinamiche relazionali sono complesse per loro natura. Tuttavia si possono riscontrare dei “copioni” relazionali che tendono a ripetersi, come ad esempio un forte investimento iniziale e rotture improvvise ed inaspettate. Potrebbe aiutarla un percorso psicoterapeutico al fine di riconoscere tali schemi e comprendere quali sono le aspettative e le paure che le alimentano. Cordiali saluti.
Dottoressa Daniela Germano
Buonasera gentile utente, grazie per aver posto il suo quesito.
Le informazioni che ha scritto non sono sufficienti per poterla aiutare attraverso un tipo di riposta come questa, via messaggio. Ma si può intuire un suo bisogno di essere ascoltata e compresa in modo profondo e serio. Nel giusto luogo e con il giusto tempo.
Le consiglio di prendere in considerazione l'idea di iniziare un percorso di consapevolezza con un professionista che la possa accompagnare dentro il suo mondo interiore.
Rimango a disposizione.
Un grande saluto.
Dottoressa Monica Pesenti
Buonasera, quella che descrive non necessariamente è dipendenza affettiva, ma una modalità relazionale che andrebbe approfondita attraverso un percorso che la accompagni alla scoperta della consapevolezza delle origini di questa sua modalità che non la fa stare bene.
Si prenda cura di sé se lo merita!
Un caro saluto.
Buonasera, le sue parole lasciano una scia di sofferenza e immagino che questo inquini la qualità della sua vita. Un percorso psicologico potrebbe renderla consapevole di come lei funziona nelle relazioni e quali cambiamenti vuole fare per avere relazioni più soddisfacenti per lei è per chi le sta vicino.
Cordialità Dott.ssa Valeria Borghi
Gentile signora,
lei ipotizza una dipendenza affettiva disfunzionale. Non si è mai totalmente indipendenti, ma le suggerisco di valutare, in un percorso psicoterapico, le sue “ dipendenze sane”. Da lì potrà partire per affrontare quelle “ malate”.
Un caro saluto,
Rita Reggimenti
Buongiorno, in letteratura si legge che la dipendenza affettiva, o love addiction, è caratterizzata da comportamenti di dipendenza all’interno di una relazione romantica (affettiva) in cui un partner ha bisogno dell’altro per mantenere il proprio equilibrio emotivo.
“Si tratta di una dipendenza POSITIVA quando la relazione si fonda su un amore reciproco, non patologico e appropriato; è invece una dipendenza NEGATIVA e pericolosa quando si fonda su un amore non corrisposto, patologico, inappropriato e/o, di fatto, respinto.” (Rosember e Curtiss Feder – 2014)
A mio avviso, un modo per affrontare il suo disagio è una consulenza con un/a professionista che si occupi delle problematiche da lei espresse, insieme riuscirete a capire il nucleo della sofferenza e come intervenire per arginare le conseguenze. Saluti.
Buongiorno, può essere utile, per cominciare, porre a sé stessa una domanda: cosa significa voler bene? Le risposte possono essere varie. Però, certamente, voler bene non coincide con il voler possedere / controllare egoisticamente una persona. Ognuno di noi esprime a suo modo il voler bene... ma se le persone la tengono a distanza, forse il suo voler bene ha i modi dell'invadenza. Probabilmente la tengono a distanza perché sentono il bisogno di disegnare un confine che sia una protezione. Che sia un limite da non superare. In questa situazione, lei sta facendo la cosa giusta: si mette in discussione, con la necessaria attitudine introspettiva. E' un primo, importantissimo passo per cambiare... per potenziare l'autostima e l'autonomia psicologica. Anche con l'aiuto di un professionista. I migliori saluti.
Rosella Latella
Gentile Signora, il modo in cui vive le sue relazioni ora è sicuramente legato al modo in cui ha vissuto le sue prime relazioni importanti. La relazione che stabiliscono con noi i nostri genitori e gli adulti significativi della nostra vita, oltre alle prime esperienze di relazione con i pari, creano un modello che tende a ripetersi nel tempo, anche in età adulta . Per rompere il cerchio, se come nel suo caso la ripetizione porta all'instaurarsi di relazioni non soddisfacenti, le suggerisco di avviare un percorso di psicoterapia. Con l’aiuto di uno psicoterapeuta potrà diventare più consapevole del suo modo di porsi nell'interazione con le persone che le stanno intorno e potrà individuare e sperimentare nuove modalità relazionali più soddisfacenti per lei e più rispondenti ai suoi bisogni profondi. Cordialmente.MC Boria
Buon giorno, parlare di dipendenza affettiva così senza bene conoscere la situazione mi sembra fuori luogo e si rischia di darle un'etichetta. Sarebbe maggiormente consigliabile intraprendere accurato percorso di psicodiagnosi al fine di conoscerla meglio e poter capire sue risorse ed eventuali aree su cui impostare trattamento terapeutico. Cordialmente Gian Piero dott. Grandi
Gentile Signora,
è molto positivo il suo grado di consapevolezza rispetto alle sue dinamiche relazionali e, di certo, le sarà utile per intraprendere un percorso che le consenta di trasformale in modo più funzionale a vivere, finalmente, rapporti più sereni e maturi.
Nel frattempo le suggerisco di evitare di cercare etichette diagnostiche, come quella da lei indicata. Se, da un lato, poter "dare un nome" al proprio disagio, può essere di sollievo, dall'altro, il rischio di identificarsi con il "disturbo" ed alimentarlo ulteriormente è concreto.
Noi siamo persone, con la nostra storia ed il nostro vissuto emotivo, ed è da lì che dobbiamo partire.
Il modo in cui viviamo le nostre relazioni nel presente è legato al modo in cui abbiamo vissuto le prime relazioni importanti della nostra vita: con i nostri genitori, con altri adulti significativi, oltre alle prime esperienze di relazione con i pari. Le prime esperienze creano un modello che tende a ripetersi nel tempo, anche in età adulta, e che quando è disfunzionale è importante poter cambiare, possibilità che un percorso di psicoterapia offre.
Un caro saluto, Stefania Macchieraldo
Buonasera,
Difficile rispondere alla sua precisa domanda, nel suo "fare di tutto" per assicurarsi la vicinanza delle persone a cui vuole bene vede poi delusa l'aspettativa del contatto desiderato. Nella sua storia, nelle sue esperienze relazionali passate, potrà cogliere il filo che la conduce alla sua sofferenza. Non sempre da soli si riesce a ri-trovare questo contatto, non sarebbe una fragilità chiedere un supporto che la accompagni in questo "viaggio", ma un punto di forza.
La saluto con l'augurio di sentire in lei la spinta ad un nuovo inizio.
Buonasera, immagino quanto per Lei debba essere frustrante e doloroso tutto ciò. Sarebbe importante per Lei capire le ragioni per cui mette in atto determinate dinamiche relazionali: solo comprendendone la/e causa/e potrà lavorarci su e dar vita a relazioni differenti e che possano essere per Lei appaganti (e anche per chi ha di fronte). Le consiglio di rivolgersi ad uno psicoterapeuta ad indirizzo psicanalitico di modo da poter indagare abbastanza a fondo, comprendere e dare avvio al cambiamento da Lei desiderato.
Un grande in bocca al lupo!
Buona sera, da quello che scrive mi sembra di capire che questa situazione spiacevole, in cui si lega in un certo modo alle persone a cui vuole bene ottenendo di non sentirsi ricambiata, si ripete da qualche tempo.
Freud aveva ipotizzato nella ripetizione di situazioni spiacevoli in cui abbiamo una certa responsabilità, l'implicazione di fattori inconsci. Come le è già stato suggerito la questione che lei pone, al di là delle categorie diagnostiche, potrebbe essere un buon punto di partenza per incontrare uno psicologo.
In bocca al lupo!
Risponderle brevemente sarebbe riduttivo e irrispettoso. Il nostro modo di costruire le relazioni con l’altro è la sintesi di numerosi fattori, che vanno spesso scoperti attraverso la ricostruzione della storia di vita e riletti insieme ad un professionista.
Spesso si sente l’esigenza di attribuirai un etichetta, ma io mi sento di dirle che non è assolutamente importante dare un nome e un cognome a ciò che sente, quello che trovo fondamentale è che lei avverta un disagio e che abbia la necessità di chiedere un aiuto. Questo è sicuramente il primo passo per vivere meglio. Continui perciò in questa direzione
Gentile signora, il fatto che faccia a mio e a sè stessa questa domanda credo significhi che prova un certo disagio e malessere rispetto ad una rete amicale povera e ad un riscontro di sue modalità che non la aiutano ma anzi sembrano allontanare le persone da lei. È difficile cambiare il proprio stile relazionale se si conosce solo quello e se è stato appreso nei contesti più significativi (infanzia e famiglia d'origine). Rendersi conto di strategie inefficaci è utile, ma un lavoro sulla lettura dei segnali di contesto, relazione e di sè e delle proprie emozioni potrà dare una svolta rispetto a questa storia di tentativi di relazioni poco appaganti.
Una psicoterapia potrà esserle d'aiuto.
Saluti.
Anna Mallocci
Gentilissima, capisco il suo desiderio di capire perchè si boicotta nel tentativo di soddisfare il suo bisogno di vicinanza e di affetto, tuttavia per poter fare una diagnosi è necessario avere molte più informazioni, conoscere la sua storia, risalire a quando e da chi ha imparato questa modalità relazionale, l'utilità che questa ha avuto in passato e che utilità ha oggi. La invito a rivolgersi a un professionista che possa accompagnarla in questo percorso. Le auguro un buon lavoro
Gentilissima,
dal suo breve racconto non si può parlare di dipendenza affettiva, sarebbe prematuro, però emerge una difficoltà a costruirsi delle relazioni funzionali e nutrienti per lei, con tendenza a mettere in atto quelle modalità per garantirsi la vicinanza della persona che allo stesso tempo la lasciano delusa. Il modo con cui costruiamo le relazioni affondano le radici nella nostra infanzia, soprattutto nella relazione con le figure di accudimento. Credo che sarebbe utile portare in terapia questo tema e scavare sui suoi vissuti per capire come si è costruita questo tipo i pattern relazionale.
In bocca al lupo.
Dott.ssa Alessandra Contiero
Buon giorno carissima. Colgo il suo profondo disagio che è riferito in particolare alle sue relazioni con gli altri. Per capire meglio le sue modalità relazionali occorre un approfondimento in un colloquio psicologico. Tramite la comprensione della sua storia e dei significati che lei attribuisce alle situazioni e ai suoi vissuti si possono identificare gli schemi disfunzionali da correggere. Un assessment psicologico viene effettuato non per intrappolare una persona in una diagnosi come la mosca nella ragnatela. Serve soprattutto per identificare gli schemi poco adattivi e fare il bilancio delle risorse da utilizzare per correggerli. Per un eventuale percorso psicoterapeutico con lo scopo di accrescere le sue abilità relazionali si potrebbe affidare ad uno specialista della sua zona.
Ricordi comunque che per avere amici bisogna essere amici.
Cordialmente. Dott.ssa Jarmila Chylova
Buonasera, lavoro da diversi anni con le dipendenze, in particolare quella di tipo affettivo, le rispondo dunque in base alle mie impressioni in merito alle dinamiche che descrive. lei descrive un ambito relazionale molto specifico : l'amicizia, termine che deriva dal greco φιλία, e si incontra nella filosofia greca dapprima come concetto fisico in Empedocle con il significato di forza cosmica che spinge in armonica unità gli elementi . Vede, dalla sua descrizione la sensazione percepita è quella che lei in qualche modo senta di doversi "guadagnare" questo tipo di affetto, non rispettando spontaneità che contraddistingue l'essenza del legame amicale. Sarebbe interessante per lei iniziare ad andare a fondo rispetto alle cause di ciò che le succede, ovvero perchè reputa di non poter meritare di ricevere un affetto spontaneo. Le suggerisco pertanto una terapia con approccio di tipo psicodinamico e
le faccio miei migliori auguri.
Buonasera, potrebbe anche trattarsi di paura di essere abbandonata, paura della solitudine. Sente di desiderare un legame simbiotico con le altre persone? Bisognerebbe lavorare in terapia sul suo modo di impostare le relazioni con le altre persone cordiali saluti
Gentile signora dalle sue poche parole traspare un certo disagio e, per fortuna, una buona dose di consapevolezza.
Lei conclude le sue poche righe domandandoci se il suo disagio è la conseguenza di una dipendenza affettiva. Non posso risponderle perché non conosco la sua storia ma ritengo di poterle dire che il suo modo di relazionarsi riguarda sicuramente "il suo modo soggettivo di domandare amore". Ognuno di noi si relazione agli altri in modo diverso perché siamo tutti spinti da una domanda insanabile di essere amate, riconosciute, apprezzate. Il "come" cara signora, dipende dalla nostra storia, dalle risposte che abbiamo posto agli altri e che in qualche modo sono state disattese, e da tanto altro ancora. Tutto ciò va ricercato all'interno di un percorso di psicoterapia.
Le auguro una buona vita. Dott.ssa Di Mauro Grazia Maria
Gentile utente,
io credo che il bisogno che sente di capire cosa stia succedendo nelle sue relazioni amicali sia molto importante e meriti uno spazio adeguato di ascolto, in modo che possa aumentare anche la consapevolezza delle risorse che può mettere in gioco per avere relazioni amicali di un certo valore.
Una strada possibile per fare ciò è affidarsi ad un professionista con cui sente di trovarsi a proprio agio!
Un caro saluto,
Marcella
Gentile utente di Miodottore, ha fatto una buona osservazione sulla sua modalità di legarsi agli altri ed è lodevole la sua volontà di capire il perchè di questo comportamento, cercando di dargli un nome ("Potrebbe trattarsi di dipendenza affettiva?") Inoltre, da quanto scrive mi sembra di capire che per lei i legami affettivi sono importanti e ha un desiderio di cambiare questa sua modalità.
Sono tutti fattori che pongono le basi per un efficace lavoro su di sè! Il suo problema può diventare la sua risorsa, colga l'attimo ! Cordiali saluti, D.ssa Elisabetta Fazzari
Gentile utente,

Le sue domande in merito alle problematiche di tipo relazione potrebbero esser approfondite all’ interno di un percorso di psicoterapia di natura sistemico relazionale. Potrebbe nel processo terapeutico analizzare a fondo le sue dinamiche interattive con il mondo esterno e cercare di produrre quel cambiamento di cui avrebbe bisogno al fine di poter costruire nel prossimo futuro delle relazioni più sane e maggiormente stabili. Adulte in pratica.
Prenda seriamente in considerazione tale possibilitá e vedrá che nel tempo le cose potranno solo andare meglio.
Nella speranza di aver orientato al meglio la sua domanda.

Un caro saluto

Dott. Diego Ferrara
Salve. Da quanto scrive emerge una ferita legata alla perdita, al timore di essere abbandonati e non ricambiati..Paradossalmente, più cerchiamo di legare qualcuno a noi e più spesso si allontana
Credo possa giovarle un percorso di sostegno psicologico, per approfondire le dinamiche che non le permettono di costruire relazioni soddisfacenti e gratificanti
Personalmente eviterei etichette diagnostiche..Non si veda come una patologia da risolvere; ha semplicemente un aspetto su cui lavorare, per poter vivere più serenamente
Resto a disposizione e le porgo cordiali saluti
Dott.ssa Erika Benvenuti
Salve, non parlarei di dipendenza affettiva, bensì di una modalità relazionale infantile appresa per avere amore. Quasi compiacente, un adattarsi all'altro. Poco funzionale a quanto pare, visto che non le permette di ottenere quanto desiderato e di cui sente il bisogno.
Cosa ne pensa, a 45 anni, di cambiare atteggiamento usando modalità più adulte che, probabilmente possono darle quanto vuole?
Degli incontri con un terapeuta possono essere utili.
Un carissimo saluto
Salve, la modalità da lei descritta potrebbe avere origine da diverse cause scatenanti, le consiglio l'assistenza di un professionista che, con la giusta fiducia, potrà indicarle l'esatta origine.
MMM
salve,sicuramente queste dinamiche relazionali che la fanno soffrire vanno approfondite alla luce della sua storia personale e dei suoi modelli di attaccamento ,percorso che può essere fatto con uno psicoterapeuta per sciogliere quei nodi dolorosi e ripetitivi
Buonasera cara utente quello che posso dirle, viste le poche informazioni, è che le modalità relazionali che abbiamo appreso nella famiglia prima, nella scuola poi e nel nostro ambiente sociale in genere si ripresentano (in maniera e in quantità variabile) in tutte le nostre relazioni future.
Andrebbe, quindi posta attenzione inizialmente su questo aspetto per poi capire in che modo il suo passato relazionale si ripete (ad esempio riproponendolo totalmente o agendo per reazione) e in che misura.
Un’altra cosa che mi colpisce è il giudizio severo e totalmente negativo sul suo agire.
Finché non ci si lavora sopra, le sue esperienze passate determineranno fortemente il suo comportamento e se lei ha una storia passata di legami difficili è normale che saranno difficili anche le relazioni. Non è il suo un “modo sbagliato” e solo l’effetto di cause che dovranno essere rivisitate.
Un caro saluto.
Daniela Benvenuti
Buongiorno, un percorso di psicoterapia potrebbe essere indicato per comprendere cosa inneschi questa dinamica e poter creare legami più equilibrati e soddisfacenti. Cordialmente, dott.ssa Giancarli
Buonasera, penso che chiedere aiuto sia il primo passo verso la guarigione. Le auguro di trovare un professionista col quale costruire un rapporto di fiducia che possa permetterle di esplorare e sciogliere i suoi nodi più importanti. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini
Dalle sue parole sembra attraversare un momento davvero particolare e pesante da sopportare, che meriterebbe di essere condiviso per alleviarne il dolore. I suoi vissuti, così importanti e delicati, necessiterebbero di essere ascoltati e approfonditi in un contesto terapeutico, certamente un percorso psicologico la aiuterebbe a fare chiarezza e ad affrontare questo momento, così difficile per lei. La psicoterapia è prima di tutto un viaggio, un'esplorazione di noi stessi con la compagnia di qualcuno a cui affidarsi e su cui poter contare che può aiutarci a conoscerci meglio, a sondare parti di noi emozioni, pensieri, prospettive ancora sconosciuti che è arrivato il momento di incontrare. Le suggerisco di valutare l'inizio di un percorso di terapia con la compagnia di qualcuno che si sintonizzi al meglio con le sue necessità e aspettative, in caso mi trova disponibile ad riceverla (attraverso la video-consulenza online) e, se mi permette, la invito con piacere a ritagliarsi qualche minuto per leggere la mia descrizione presente su questa piattaforma e farsi una prima idea di me del mio approccio; se la lettura le piacerà e se la motiverà a mettersi in gioco (scegliere di affrontare il nostro dolore è una scelta molto coraggiosa e una scommessa su noi stessi!), mi troverà felice di accoglierla. Resto a sua disposizione e, se vuole, la aspetto. Un gentile saluto
Buongiorno.
Traspare tanta frustrazione ma anche tanta autoconsapevolezza da quello che scrive. Direi poco importa l'etichetta della 'dipendenza affettiva', è più importante il disagio di fondo, ma soprattutto il punto di rottura a cui sembra essere arrivata: tutto questo non le sta più bene. Forse non le sta più bene essere 'scelta' (o non scelta), anziché scegliere lei liberamente con chi legarsi. Si lasci aiutare con un percorso terapeutico che le dia maggiori strumenti per affrontare le relazioni e il modo in cui lei stessa si percepisce al loro interno. La sua lucidità nel descriversi è indice del fatto che ha già fatto un buon pezzo di strada, ancora una spinta con un professionista e potrà accelerare il passo verso una maggiore libertà.
In bocca al lupo
buongiorno
ogni modalità relazionale che mettiamo in atto è il risultato della nostra storia relazionale, delle figure che ci hanno accudito ed educato. diviene prezioso a fronte della sua difficoltà che riconosce in maniera cosi lucida e consapevole, ripercorrere le tappe fondamentali della sua storia relazionale per comprendere quale paura o quale episodio ha creato una resistenza all'apertura all'altro o una grande paura di perdita. a disposizione
dottoressa alessandra stella
Gentile Utente,
credo che la dinamica relazionale che descrive non conduca necessariamente e inequivocabilmente alla diagnosi che propone! Le etichette diagnostiche sono facili da mettere ma più spesso sono da riporre nel cassetto.
Ognuno di noi propone le più disparate dinamiche relazionali, frutto del contesto e della nostra storia relazionale e personale.
Riflettere ed essere consapevoli sulle propria storia personale, dinamiche e comportamenti, può essere d'aiuto in questi casi.
Salve,
In questo contesto e con gli elementi a disposizione non è possibile ne assolutamente opportuno formulare alcun tipo di diagnosi. Sarebbe più proficuo per lei cogliere questa spinta vitale di aiuto rivolgendosi ad uno psicologo che possa aiutarla ad elaborare e approfondire il bisogno e il significato che sottendono queste dinamiche in relazione al Sè e alla propria storia personale così da risalire a ciò che all’origine ha favorito e, nel tempo, supportato l’innescarsi di questa dinamica.
Un saluto
Francesca Filardi
Buongiorno,
il suo modo di relazionarsi con gli altri è frutto della sua storia personale e indice delle relazioni con le figure di attaccamento avute in età infantile.
Sarebbe interessante andare a vedere come si è relazionata con i suoi genitori o le persone che si siano occupate di lei.
Mi sembra molto consapevole delle sue difficoltà, le consiglio di rivolgersi ad uno psicoterapeuta per approfondire le tematiche che ha esposto. Augurandole una serena prosecuzione, saluti.
Dott.ssa Cristina Costanzi
Buongiorno, da quello che dice sembra consapevole del meccanismo che mette in atto nelle relazioni affettive e dell'effetto disfunzionae che sortisce. Questa consapevolezza la può utilizzare per andare più a fondo e comprendere quando e come ha imparato questa modalità nel passato e a cosa le è servita. Spesso alcune modalità di comportamento apprese nel passato servono per affrontare alcune situazioni difficili, ma nel presente diventano delle coazioni a ripetere disfunzionali. Sarebbe utile per lei con l'aiuto di uno specialista comprendere più a fondo l'utilità che ha avuto nel passato questa sua modalità e iniziare a distinguere il passato dal presente per vedere le alternative che ha nel presente come adulta nel relazionarsi in modo più funzionale. Spero di esserle stata d'aiuto.
Un saluto
Dott.ssa Daniela Galati
Salve,
sembra che ci siano aspetti di dipendenza affettiva nelle sue dinamiche relazionali, è utile però approfondire se queste modalità sono una cornice, piuttosto che il nucleo centrale del suo disagio. E' possibile lavorarci in un percorso di psicoterapia e all'interno di una relazione protetta e professionale.
Le auguro buone cose,
Dott.ssa Di Nardo
Gentile utente, può comprendere meglio questo suo dubbio richiedendo una consulenza psicologica ed eventualmente iniziare un percorso.

Cordialmente

Dottor Mauro Vargiu
Gentile Utente,
Per comprendere bene la dinamica che lei riferisce c'è bisogno di ulteriori approfondimenti.
La modalità di entrare in relazione con l'altro si sviluppa all'interno di una propria storia individuale e familiare. All'interno di una relazione psicologiaca potrebbe comprendere quali sono le motivazioni che sottendono il suo comportamento e come eventualmente affrontarle.
Resto a disposizione
Dott.ssa Fabiana Schillirò
Gentilissima buongiorno, grazie per la condivisione. Credo che parlare con un terapeuta potrebbe aiutarla a comprendere ed elaborare le motivazioni sottostanti il suo disagio e difficoltà relazionale che sembra riportare.
Resto a disposizione
AV
Buongiorno, è difficile fare una diagnosi con poche informazione. Se la fanno soffrire le relazioni potrebbe essere utile vedere insieme a qualcuno come si sono evolute nel tempo, per capire meglio quale potrebbe essere la problematica che l'affligge oggi.
Un caro saluto
Buongiorno cara utente, sicuramente questa modalità andrebbe approfondita. Le consiglio una consulenza psicologico. Un caro saluto. Dott.ssa Maria Giovanna Melella
Buongiorno, ciò che ha rilevanza non è tanto dare un nome al suo atteggiamento, quanto osservarlo all'interno di tutte le sue relazioni, osservare da dove proviene, perché le è servito fin'ora. È così che potrà trovare un suo nuovo modo di stare nelle relazioni
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Gentilissima utente , dalle sue parole si percepisce che c'è un grado di consapevolezza nell'accettare questa sua modalità di interazione con l'altro.
Può nascondere delle ferite che hanno origini lontane e che hanno scaturito in lei delle profonde insicurezze nell'instaurare dei legami sociali e affettivi.
Può rivolgersi ad un terapeuta che le sarà di supporto e aiuto in questa ricerca interiore.
Resto a disposizione qualora le servisse un incontro o semplici chiarimenti o domande che vorrà rivolgermi.
Un abbraccio forte.
Dr. Luca Russo
Sì, potrebbe trattarsi di dipendenza affettiva. La dipendenza affettiva è un problema che riguarda la difficoltà a stabilire relazioni interpersonali sane ed equilibrate. Si tratta di un modello di comportamento caratterizzato da una forte necessità di affetto e conferma, che spesso porta a relazioni di dipendenza emotiva, squilibrate e insoddisfacenti.

Per affrontare la dipendenza affettiva è importante rivolgersi a uno psicologo specializzato. In terapia, uno psicologo può aiutare a identificare le radici del problema e a comprendere le dinamiche relazionali disfunzionali che ne derivano. Con il supporto terapeutico si possono individuare e modificare i comportamenti che ostacolano la costruzione di relazioni sane ed equilibrate.

Inoltre, uno psicologo può aiutare a sviluppare le abilità necessarie per creare legami affettivi sani e gratificanti, e insegnare tecniche per gestire le emozioni, l'ansia e l'insicurezza che spesso accompagnano la dipendenza affettiva.

Se si ritiene di avere un problema di dipendenza affettiva, è importante non trascurare la propria salute mentale e cercare aiuto professionale. La terapia può essere un percorso di crescita personale e di miglioramento delle relazioni interpersonali, aiutando a raggiungere una maggiore autonomia emotiva e una maggiore soddisfazione nella vita. Se volesse approfondire resto a disposizione in chat privata
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Salve, comprendo la sua preoccupazione riguardo alla difficoltà nel costruire relazioni di amicizia sane. Sulla base di ciò che ha descritto, potrebbe essere possibile considerare la presenza di una dipendenza affettiva. La dipendenza affettiva può manifestarsi attraverso comportamenti di attaccamento insicuro, la ricerca costante di conferme affettive e una paura costante di essere abbandonati o respinti.

Per affrontare questa situazione, potrebbe essere utile cercare l'aiuto di uno psicologo clinico o di un terapeuta specializzato nel trattamento della dipendenza affettiva. Un professionista esperto può aiutarla ad esplorare le origini e le dinamiche di questo schema di attaccamento insicuro, nonché a sviluppare strategie per costruire relazioni più sane e soddisfacenti.

Durante il percorso terapeutico, potrebbe essere importante comprendere le proprie aspettative irrealistiche riguardo alle relazioni e lavorare sulla costruzione di un'autostima solida e di una sana autodependenza. L'obiettivo sarà quello di sviluppare una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e bisogni, imparando a stabilire confini sani, a gestire l'ansia da abbandono e a sviluppare un senso di identità indipendente dalla relazione con gli altri.

Ricordi che il percorso terapeutico richiede tempo e impegno personale, ma può offrire un supporto prezioso per affrontare e superare la dipendenza affettiva. Non esiti a cercare l'aiuto di un professionista che possa guidarla attraverso questo processo di cambiamento e crescita personale.

Si ricordi anche che ogni persona è unica e che le risposte fornite qui sono solo di natura generale. Un professionista in grado di valutare direttamente la sua situazione sarà in grado di fornire una consulenza più specifica e personalizzata.
Gentile utente, capisco che la situazione non sia facile per lei. La consapevolezza che ha preso circa il suo stile relazionale è un fattore molto positivo. Sono sicura che all'interno di un setting psicologico troverà modo di analizzarlo, lavorando sui suoi vissuti emotivi. Le auguro di stare meglio quanto prima. Buona giornata
Gentile utente, grazie per aver condiviso la sua esperienza.
Credo che un percorso con uno specialista possa aiutarla ad approfondire la sua situazione e quindi chiarire tutti i suoi dubbi.
Cordiali saluti
Dott.ssa Federica Belluccio
Sì, potrebbe essere una forma di dipendenza affettiva, anche se una piena comprensione sarà fatta solo all'interno di un setting specialistico, con uno psicoterapeuta. Ma le dico anche che lì per lì, potrebbe non essere così fondamentale per lei dare un nome al proprio modo di essere, cercare diagnosi ... quanto piuttosto capire perchè lei abbia così bisogno di continue dimostrazioni di affetto e vicinanza, perchè si senta così insicura da vivere come molto minacciose anche brevi separazioni (ordinarie, in ogni relazione di amicizia, sentimentale, parentale ecc). Un caro saluto
Buongiorno, è una dinamica di comportamento possibile. In un ventaglio abbastanza infinito di possibilità. L'ha vista, e una volta vista la potrebbe portare a scoprire nuove cose di sé. Al di là dei termini, delle diagnosi; questo sua modalità di essere in relazione potrebbe avere un nome tutto suo. Un abbraccio
Buongiorno, porsi certe domande è già il primo passo per poter superare le situazioni, si può cercare di superare attraverso una psicoterapia.
Gentile utente, quello che porta è già una grande consapevolezza circa il suo modo di relazionarsi con l'altro.
Prima di considerarla una dipendenza affettiva andrebbe maggiormente indagata la sua modalità relazionale in un percorso di sostegno psicologico che la possa far meglio comprendere il suo funzionamento anche rispetto a relazione attuali e passate.
Rimango a disposizione anche online.
Cordialmente.
Dott.ssa Manuela Mignani
Buongiorno, sicuramente manifesta una modalità disfunzionale di stringere relazioni che le provoca disagio. Sarebbe quindi opportuno intraprendere un percorso psicoterapico.
A disposizone
Buonasera, mi dispiace per le difficoltà che riferisce di avere. Tuttavia, averne consapevolezza e chiedersi come poter migliorare la propria condizione è già un ottimo punto di partenza per poter stare meglio.
Per comprendere come superare queste problematicità legate ai rapporti di amicizia sarebbe importante indagare cosa ha dato origine a queste difficoltà. È utile, in questo senso, un percorso di sostegno psicologico.
Resto a disposizione, un caro saluto!
Dott.ssa Eleonora M. Colella
Buongiorno,
è evidente che andrebbero analizzate in via preliminare le motivazioni che la inducono a mettere in atto certe modalità comportamentali.
Da come la descrive, sembrerebbero modalità relazionali caratterizzate da una forte insicurezza nei legami che instaura con gli altri. La dipendenza affettiva è sicuramente caratterizzata anche da tale aspetto, ma è difficile valutare il tutto senza un colloquio approfondito. E' pertanto consigliabile un percorso di consapevolezza emotiva da intraprendere magari con un supporto psicoterapeutico.
In bocca al lupo!
Buongiorno,
comprendo la necessità di avere subito una risposta rispetto alle tue modalità relazioni ma credo che non ti servirebbe a molto essere etichettata in un tipo di disturbo/difficoltà/dipendenza ecc... ti consiglio di rivolgerti ad uno psicologo/psicoterapeuta per iniziare un percorso che possa aiutarti a comprendere meglio le tue modalità relazionali e a migliorare. In bocca al lupo!
Buonasera, porsi le domande che lei ha descritto è il primo passo per la presa in carico di sè stessa. Nel momento in cui sentiamo che così come stiamo "funzionando" non và nella direzione dei nostri bisogni più intimi, probabilmente siamo arrivati al punto di voler cambiare. Le suggerisco di avviare un percorso psicologico con un bravo professionista per esplorare le dinamiche che riguardano il suo funzionamento e portare maggiore consapevolezza al proprio Sè.
Saluti,
Gentile utente, sicuramente la sua modalità relazionale va approfondita con uno specialista.
Le consiglio di rivolgersi ad uno psicoterapeuta che possa aiutarla a capire le cause della sua modalità relazionale, per riuscire a superare le sue insicurezze e riscoprire il suo valore.
Resto a disposizione.
Un caro saluto
Dott.ssa Alessandra Rosa
Gentilissima, intanto il fatto che lei si interroghi sul suo pezzo nelle relazioni, è già un gran primo passo. Immagino la sua paura di perdere l'altro, soprattutto quando la relazione diventa sempre più forte. E' importante che lei lavori su questi aspetti di sé (desiderio/bisogno di essere amata, paura di perdere l'altro, bisogno di conferme ecc) in modo tale da prenderli in mano e non lasciare che compromettano la relazione. Sicuramente è molto faticoso imparare ad accogliere le proprie paure e fragilità ma è l' unico modo per avere relazioni solide e autentiche. Un caro augurio, Laura Mandelli
Salve Da quello che descrive sembra evidente che lei imposta relazioni morbose con attaccamento simbiotico e con connotazione infantile, è abbastanza comprensibile che le persone sentendosi oppresse sentano il bisogno di mettere una distanza, con un percorso di tipo analitico può comprendere le cause del suo comportamento, acquisire la consapevolezza delle dinamiche relazionali e con il suo percorso di crescita personale arrivare a rapporti più adulti e maturi. Cordiali saluti
Buongiorno Gentile Utente,

La situazione che descrive suggerisce una possibile dipendenza affettiva. Un percorso terapeutico con un professionista esperto può aiutarla a esplorare le cause del suo comportamento e a sviluppare strategie per costruire relazioni più sane. Parallelamente, lavorare sull'autostima e imparare a stabilire confini appropriati nelle relazioni può essere molto benefico.

Rimango a sua disposizione

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