Pensieri fissi. Ansia futuro. Salve a tutti, Sono un ragazzo di 24 anni. Mi sono laureato l anno

21 risposte
Pensieri fissi. Ansia futuro.
Salve a tutti,
Sono un ragazzo di 24 anni. Mi sono laureato l anno scorso in Dams. Dopo aver conseguito la mia laurea triennale con una valutazione di 110 e lode su 110 mi sono trovato completamente incerto sulla vita. Normale, ma non per me.
Sono figlio di un regista, e il cinema fin da quando ero piccolo per me è sempre stato il mezzo per conoscere il mondo. Come ogni figlio unico sono sempre stato messo un po' su un piedistallo, anche se io non lo tolleravo. Sono sempre stato molto autonomo. A 9 anni mi iscrissi volontariamente a teatro e mi ricordo che già da piccolo ero molto portato in questo, feci le mie esperienze anche grazie alla mia prof di recitazione che mi volle con sé nella sua compagnia parrocchiale (compagnia che gestiva, fuori dalle attività scolastiche) A 15 ANNI, sempre per mia VOLONTÀ, seguì mio padre sul set di documentari. Poi, feci altre esperienze per fatti miei. I miei non mi hanno mai obbligato in nulla fortunatamente. Forse, a volte ero io che mi obbligavo a fare delle cose per renderli felici.
A 20 anni scrivo e dirigo il mio primo spettacolo il quale fa sold out a Senigallia. Io sono di Roma. Lo spettacolo oltre ad avere una buona recensione sul giornale Marche, nella rubrica teatro, si aggiudica una targa. A 21 dirigo il mio primo corto, (racconto la trama non per farmi pubblicità ma forse perché può essere utile) di un uomo,padre di famiglia che a causa di una forma pregressa di alzaimer non si accorge dei cambiamenti familiari. A 22 dirigo uno spot che vince il freedomday organizzato dalla CNN. Il vincitore del premio si annoverava il diritto di essere trasmesso sui canali della CNN stessa.
Sempre a 22 mi laureo con il massimo dei voti e bacio accademico. Realizzo a 23 anni un secondo cortometraggio, ho messo così tanto tempo per farne un altro perché l'esperienza del primo, nonostante riconoscimenti, non mi aveva fatto impazzire. Soffro molto di ansia io. E sento molto anche il confronto con mio padre, il quale amo incondizionatamente e detesto allo stesso modo. Più per lui, quanto per il fatto che mi infastidisce di poter essere giudicato come il figlio di... Io ho sempre molto sofferto di questo, forse proprio per questo motivo ho sempre cercato di essere "distante", ma dipendente, dalla mia famiglia. Il mio secondo corto, parla di un regista che girando il film, si chiede del cosa realmente cerca dal suo film, Sé stesso o una bella storia. Da questo corto la svolta. Vinco festival importanti, ma contrariamente a questo mio successo, nasce in me un iperbole verso il fondo. Ho incominciato a passare 6 mesi in completa solitudine. Ho solo la mia ragazza. Ho pochi amici e mi confido poco con loro. Inizio ad essere giù. Molto. D'improvviso non trovo più un senso, mi sforzo a fare tutto e nasce in me un pensiero, che non provo realmente perché io amo la vita, che dice "Voglio Morire". Un pensiero incontrollato che mette ansia e toglie vita ai giorni. Perché questo? Grazie a tutti, anche solo per lo sfogo e scusate
Buongiorno, lei pone qui delle domande importanti; in particolare: "Ho fatto ciò che ho desiderato o ciò che sapevo meglio fare? È stata una scelta dettata dal desiderio oppure è stata una scelta dettata dalla volontà di compiacere l'altro?".
I momenti che segnano il raggiungimento di un traguardo, sono anche i momenti che ci pongono davanti a delle riflessioni come quelle che lei qui illustra. Il senso di solitudine che sperimenta ultimamente potrebbe essere dovuto alla mancanza di uno spazio per riflettere su sé stesso e sulle proprie questioni. Lei dice che si sforza di fare tutto: a volte è più proficuo un lavoro a togliere che un lavoro a mettere. Come si dice: un passo indietro per una migliore rincorsa...
SM

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Gentile utente, i momenti di transizione, anche quelli che si reputano "fallimentari", devono far riflettere molto più che i successi. E' molto maturo e coraggioso da parte sua, vista la giovane età, aver riconosciuto il bisogno di fare chiarezza in merito e un supporto psicologico in questi casi può fornire chiavi di lettura importanti. Rimango a disposizione.
Dott.ssa Giulia Bernardinello
Buonasera, mi ha incuriosito molto la sua storia. Tra le tante cose che ha scritto, una in particolare mi ha colpito. Dice di aver sempre cercato di essere distante ma dipendente dalla sua famiglia e sembrerebbe come se nel momento in cui ha vinto il festival, con il quale simbolicamente si allontana di più dalla sua famiglia, poi ci si riavvicina attraverso la sofferenza e la solitudine, cioè allontanandosi dal lavoro e quindi dalla sua strada. Il mio è solo un film, che andrebbe verificato. Comunque le consiglio di prendere in considerazione l'idea di confrontarsi con uno psicologo. Qualora volesse, mi contatti. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini
Buongiorno, indubbiamente il suo rapporto con la sua famiglia, ed in particolare con suo padre è per lei molto importante, lo vive allo stesso tempo come nutriente ma anche ingombrante. Avverte come un peso l'eventuale paragone con suo padre ma di fatto ha seguito la sua stessa carriera ed indipendentemente da lui sta, a quanto descrive riscuotendo un buon successo su cui però, se non ho capito male, aleggia comunque questa presenza e le impedisce di vivere a pieno la sua carriera al punto da sfociare in una sorta di anedonia. Potrebbe essere utile parlare con uno psicologo per approfondire meglio il suo vissuto. Un saluto Dott.ssa Michela Campioli
Salve, sembra sia in competizione con suo padre. Nessuno glielo ha chiesto nè glielo sta chiedendo. E' lei che si confronta con lui e non si sente mai all'altezza. Neppure i riconoscimenti che le vengono dati le bastano. E' come se pensasse continuamente che ha tutto ciò perchè è "Figlio di ...". Le suggerisco di iniziare un percorso di psicoterapia che la supporterà a separarsi emotivamente da suo padre e a sentire nel suo profondo che i lavori sono i suoi e quindi merita i premi ottenuti. Potrà finalmente godersi il successo.
Un saluto
Mi ha colpito e direi commosso quanto ha scritto. Un ragazzo alla ricerca di sé stesso di una identità precisa. Una necessità di svincolo dalla famiglia e la paura di farlo fino in fondo. Lei ha tutta la profondità di pensiero e di sentire per uscire da questo momento doloroso ma cruciale per la sua individuazione. Se è troppo faticoso farlo da solo, trovi qualcuno che sappia sostenerla ed accoglierla e la possa accompagnare nel difficile compito di realizzare noi stessi. Un caro saluto
Buongiorno.
Tolto il Figlio, va trovato l'Uomo!
Lei ha 24 anni, perciò è in una fase del.ciclo di vita fondamentale che la.porterà ad individuarsi, non senza difficoltà, ma con buoni presupposti.
Se scrivere l"aiuta a fare ordine, accompagni questo suo momento a delle buone letture (potrebbe essere utile " Il segreto del.figlio" di M. Recalcati ).
Immagino che il mal di vivere di cui ci parla sia faticoso e se mai fatto probabimente un consulto psicologico, anche solo per capire meglio questa sua crisi, potrebbe essere un'occasione e.una scoperta
Buonasera! Credo che abbia condensato una via importante di possibile percorso già sulle prime righe del suo scritto: "mi sono trovato completamente incerto sulla vita", la stessa che ora lei dice di rifiutare. Penso che sia per lei indispensabile poter trovare uno psicoterapeuta con il quale elaborare tutto ciò che prova e trovare in sé le risposte che cerca, insieme ad un rinnovato amore per la vita e per i suoi progetti futuri. Il motivo? Difficile dirlo solo da uno scritto, ma penso che il suo processo di individuazione non sia concluso e ciò le crei ansia. Per individuazione intendo chi è, cosa vuole per sé e come può differenziarsi da suo padre. In bocca al lupo e rimango a sua disposizione per eventuali chiarimenti in merito.
Dott.ssa Valeria Randisi
Buonasera, lei per i suoi 24 anni ha realizzato molto ed ha avuto tanti successi. Forse tutta questa corsa il voler fare tanto, gli ha abbassato il tono dell'umore, come lei scrive verso la fine della sua lunga lettera. Quindi sarebbe veramente ottimale per lei, iniziare una psicoterapia per elaborare cosa nascondono i suoi sintomi di chiusura nel voler stare in solitudine e poco in sintonia con i suoi amici, cordiali saluti, dott.Eugenia Cardilli.
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Salve, il suo racconto mi tocca, mi arrivano l’angoscia profonda e lo smarrimento che immagino lei stia provando. Naturalmente per entrare nel mondo di una persona e averne anche una minima comprensione serve molto di più ma pur non conoscendola mi permetto di proporle un modo di vedere invitandola a sentire se le può appartenerle o no. Sembra che una parte di lei, nonostante gli apparenti motivi di felicità e sicurezza, stia sperimentando un disagio profondo e autentico e sembra stia chiedendo aiuto. Immagino che mettendosi in ascolto e permettendo a questa parte sofferente di emergere ed essere accolta, potrebbe scoprire che quello che le sembra un messaggio carico di angoscia è poi la strada per una felicità che sia autenticamente sua. Penso sia fondamentale chiedere aiuto e supporto in questo importante viaggio. In bocca al lupo
Lei è sicuramente geniale, mi viene però in mente di chiederle se ha preso tutta questa rincorsa per affermare se stesso in competizione con la figura paterna o per esprimere qualcosa di sé. A volte fermarsi è molto più utile che correre verso non si sa dove. Guardarsi dentro e venire a contatto con le proprie aspirazioni più profonde, questo è il momento giusto per farlo. Può farsi aiutare a trovare la strada per farlo, se crede. Resto a disposizione, se vuole. Dr.ssa Daniela Benvenuti
Gentile Utente,
Ha scritto molto su di sé, in particolare del suo percorso professionale. È intrigante il fatto che, dall’ultimo suo successo, sia emerso in lei un senso diverso di vivere.
Non è possibile dirle il perché questo le stia succedendo, in quanto bisognerebbe approfondire i suoi vissuti all’interno di una relazione terapeutica. Se sente di volerlo fare, provi a contattare uno psicoterapeuta per potersi dare un’opportunità diversa e nuova in questo periodo della sua vita. Se vuole, io sono su Roma. Cordiali saluti. Dr.ssa Marta Fuscà
Salve. Come le hanno suggerito tutti i colleghi la esorto a iniziare un percorso psicoterapeutico per analizzare e risolvere in modo positivo il legame intenso con suo padre, o perlomeno quella parte del legame che le crea tanta(troppe) interferenze emotive.
Cordiali saluti Dottor Emanuele Grilli
Buongiorno. Sono d'accordo con i colleghi nel considerare un percorso di terapia per raggiungere quell'individuazione della propria identità che ha iniziato a vedere da lontano. Personalmente le consiglio anche qualche buona lettura, se le piace leggere, di grandi classici, per iniziare ad assaporare il gusto della vita dalla propria unica prospettiva.

Cordialità

MT
Buongiorno. Come i colleghi le suggerisco anche io di intraprendere un percorso di psicoterapia per fare chiarezza su ciò che prova. Ha avuto una vita ricca di successi, ha fatto tantissime cose interessanti e con ottimo risultati, ma non riesce a godersi appieno questi successi. Probabilmente lavorarci sopra potrebbe aiutarla a stare meglio e a “fare ordine” nella confusione. Lavorerei anche sul rapporto con il papà. Buona giornata Chiara Tomassoni
Gentile utente di mio dottore,

ho letto con molta attenzione tutta la sua storia. A soli 24 anni noto ha fatto già un bagaglio di esperienze di vita molto rilevanti. Si intravede un senso di responsabilità ed una definizione degli obiettivi non comune per n ragazzo della sua etá. Questo periodo di crisi che sta attraversando potrebbe dirci molto, soprattutto se lo si vede come un modo per potersi staccare da tutto e da tutti gli impegni. Ritengo inoltre andrebbe approfondito il rapporto con i suoi genitori ed in particolare con suo padre. Una analisi approfondita della relazione coi suoi genitori potrebbe rappresentare la chiave di volta. Visto il momento, la vita le sta presentando una grande occasione, quella di rivedere alcune cose che non vanno e che potrebbero essere proprio quelle che in questo momento la fanno star male. Prenda in considerazione di iniziare un percorso di psicoterapia dove aver lo spazio per poter comprendere la funzione del sintomo all' interno delle sue relazioni attuali ed il suo stesso significato simbolico. Col tempo potrebbe acquisire gli strumenti giusti per poter stare meglio.
Ci pensi.

Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Salve, ha mai pensato di intraprendere un percorso di psicoterapia per trovare le risposte che cerca? Vedrà che in questo modo le cose andranno meglio.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Buongiorno,
fra le tante cose importanti e profonde che scrive - che è difficile in questo contesto riprendere e approfondire - mi soffermo su un aspetto: quando dice "sento molto il confronto con mio padre" esprime emozioni che la portano da una parte ad "amarlo incondizionatamente" ma allo stesso modo a "detestarlo". E' importante in questo momento della sua vita ri-pensare al rapporto con un suo padre (da lei vissuto come forte e irraggiungibile), a questa oscillazione fra dipendenza e indipendenza nei suoi confronti. E' importante per esempio anche chiedersi quali motivazioni l'hanno spinta a raggiungere i successi ottenuti finora. A 24 anni ha fatto tante cose, forse ora sente la fatica di questa corsa ed esprime una necessità, dice che ora ha bisogno, giustamente, di trovare un senso.
Infine sentire di "essere giudicato come il figlio di" non può che portarle ansia perché ha sempre davanti a lei un modello irraggiungibile e perde di vista le sue risorse e i suoi obiettivi.
I vissuti che riporta sono importanti punti di partenza per ri-pensare ai suoi progetti e alla sua vita. Ne approfitti, forse è arrivato il momento della vera svolta della sua vita. Un cordiale saluto
Gentile utente, ciò che sta vivendo oggi potrebbe essere l'emersione di un vissuto che forse faceva già da sfondo alla sua vita in precedenza, ma di cui non si è reso conto, poiché in figura lei era 'altro'. Impegnato nel fare, a raccogliere i primi successi, forse dentro se si faceva più grande la paura del fallimento e il senso di inferiorità, che faceva da contraltare invece alla sua attitudine propositiva. Più un polo del suo essere si sviluppava in senso creativo ed indipendente più un altro si sviluppava in senso insicuro, favorito anche dal confronto con suo padre. Quello che posso consigliarle è una terapia gestaltica, troverà qui professionisti adatti. Un saluto.
Carissimo,
nel tuo racconto emergono una serie di successi e traguardi raggiunti nonostante la giovane età, e, giustamente, ora non comprendi come mai questi risultati non ti stiano dando la sicurezza e la soddisfazione che forse ti aspettavi. I tuoi vissuti appaiono profondamente intrecciati con la tua storia familiare. Infatti, ti descrivi come una persona che ha sempre vissuto di ansia (il ruolo di figlio unico messo sul piedistallo può mettere molto sotto pressione anche senza alcuna richiesta genitoriale esplicita) e ha sempre sofferto il confronto con il padre. E "essere distante ma dipendente dalla famiglia" mi sembra un tuo tentativo di trovare una tua individualità e una tua strada nel mondo. Tuttavia, ciò che non emerge è proprio chi sei tu: quali desideri e paure hai, quali obiettivi e aspettative disilluse, la tua vita relazionale al di là della carriera e così via. Credo che potresti trovare molte delle risposte che cerchi all'interno di un percorso terapeutico in cui comprendere meglio quale sia la tua posizione nel mondo e dove vuoi andare, magari costruendo la strada della tua autorealizzazione anche attraverso una "nuova" vicinanza e indipendenza dalla tua famiglia.
Cordialmente,
Eleonora Pinna
Salve,
l'ansia è solo di chi vive nel futuro.
Ha raccolto già alcuni risultati notevoli. Adesso metta la sua salute al primo posto.
Un affettuoso saluto,
MMM

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