Come si capiscono le proprie emozioni? Come si impara ad ascoltarle, distinguerle, gestirle? O biso

19 risposte
Come si capiscono le proprie emozioni? Come si impara ad ascoltarle, distinguerle, gestirle?
O bisogna accettarle in modo passivo?
Salve, le domande che pone sembrano semplici, ma sono alquanto complesse. Sicuramente se si pone queste domande è in una fase riflessiva in cui cerca delle risposte. Le emozioni fanno parte di noi, di quello che siamo e accompagnano la nostra vita tanto da diventarne un filtro con cui leggiamo il mondo. Non a caso, siamo fatti di un'intelligenza cognitiva e di una emotiva.
Quest'ultima è molto forte nei bambini, che anche se non sanno dare una precisa collocazione a eventi e situazioni, sanno provare le emozioni connesse, anche se hanno bisogno di aiuto per interpretarle.
Ci chiede come si capiscono le proprie emozioni, ma questo è un lavoro che inizia da bambini, da quando la mamma ci codifica il mondo, fino a quando prendiamo consapevolezza noi stessi di quello che proviamo. Non sempre si ha consapevolezza delle emozioni, soprattutto quelle dolorose, di cui vogliamo disfarci per non soffrire. Il problema è che non scompaiono e se non le prendiamo in considerazione, ritornano spesso sotto altra forma. Per esempio come sintomo. Quindi è sempre buona cosa mettersi in contatto con le proprie emozioni e accettarle oltrechè elaborarle. Non si tratta di accettarle in maniera passiva, ma di sentirle proprie e utilizzarle.
La meditazione, e in particolare la MINDFULNESS aiuta in questo percorso di consapevolezza delle emozioni, soprattutto nel momento presente.
E' un percorso molto intenso e rigenerante che le consiglio di intraprendere.
Lo utilizzo con i miei pazienti con risultati ottimi.
Spero di aver sciolto qualche dubbio.
Un caro saluto.

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Innanzitutto Ottima domanda! Siamo in un era in cui, bombardati da mille informazioni, tutti pensano di sapere di tutto, sopratutto per quanto riguarda la tecnologia e il mondo della razionalità in generale, eppure pochi si chiedono cosa è veramente essenziale: conoscere noi stessi in profondità! La sua domanda è sicuramente uno dei primi passi davvero importanti nella scoperta di noi stessi. Per quanto la media generale del Quoziente Intellettivo è in aumento a livello globale, allo stesso tempo si può dire che a livello di "intelligenza Emotiva" la nostra società iper-tecnologica è come se fosse "analfabeta" (da cui gli approfonditi studi di Daniel Goleman sull'Intelligenza Emotiva - glielo consiglio vivamente, è molto bello e utile, anche se ormai un pò datato resta comunque un classico). Infatti il nostro percorso evolutivo e scolastico all'interno della nostra cultura è fortemente sbilanciato in direzione di una formazione prettamente razionale e tecnica, ma trascura quasi completamente di trasmettere conoscenze e competenze sul "linguaggio delle emozioni", sul come imparare a conoscerle, gestirle e trasformarle: per cui siamo ancora come analfabeti o nei migliori casi siamo solo al livello dell'A B C iniziale. Quindi la sua domanda si configura come una ricerca intelligente e saggia nella direzione di colmare questo "gap" culturale che ci ha segnati tutti nella nostra società: Motivazione sana e profonda ad evolvere verso la scoperta e la conoscenza operativa e applicata del mondo delle emozioni e del suo linguaggio. Certamente le mentirei se le dicessi che ha una domanda apparentemente così semplice si possa rispondere con poche righe di presuntuosa "saccenza": purtroppo, essendo un mondo ricco complesso e profondo (a volte anche dal fascino misterioso), non si presta ad una risposta lapidaria nè ad una rapida sintesi. Sicuramente varie letture come quella sopra citata sono un buon inizio per aprire una risposta, ma sinceramente l'aspetto più educativo rispetto alla comprensione e gestione delle emozioni passa attraverso un percorso di conoscenza di sè mediato da spetti esperienziali profondi e preferibilmente guidati ed accompagnati da un esperto: un percorso psicologico e/o di psicoterapia offrono sicuramente un'ampia possibilità di approfondire questi aspetti in una modalità che va molto oltre la solo conoscenza intellettuale e "libresca" dell'argomento. L'unica parte della sua domanda a cui si potrebbe rispondere in modo semplice (anche se poi comunque andrebbe integrata con esperienze pratiche per capirne bene il senso) è l'ultimo interrogativo: "...o bisogna accettarle in modo passivo ?" (riferito alle emozioni): beh.. risposta facile e sintetica: No! non bisogna.. Ciò che si può fare è imparare la delicata arte di imparare a farle "Fluire" spontaneamente: senza censurarle e reprimerle (come purtroppo ci ha insegnato prevalentemente la cultura educativa "old style") ma bensì potendole Trasformare - da cui l'importanza essenziale di vederle e concepirle come "dinamiche energetiche" interne essenziali al nostro benessere psicofisico: etimologia di emozione = e-movere (da cui l'aspetto dinamico energetico di movimento, flusso) risorse fondamentali del nostro organismo, aspetti di confine tra psiche e cervello, tra anima e animale (infatti si potrebbe poi espandere la trattazione alle sue componenti neurofisiologiche e alle aree del cervello limbico (quello che condividiamo con in mammiferi in generale) coinvolte nella loro attivazione e nel loro funzionamento... In tutto questo la dinamica di interfaccia tra aspetti più primitivi e animali delle emozioni con le componenti più evolute del nostro essere nella corteccia cerebrale e nello specifico nei lobi frontali, che animano il potente e misterioso aspetto della Consapevolezza umana: il tratto distintivo e più evoluto della nostra specie. La psicologia, ma ancor più gli approcci meditativi della psicoterapia del profondo e delle altezze (dagli stati di rilassamento agli stati mistici ed estatici) sono ottime piste di decollaggio per entrare nei reami esperienziali della comprensione e gestione delle emozioni.
...ma il tema è veramente troppo ampio e rischierei di dilungarmi troppo.
Quindi semplicemente concludo ringraziandola per l'opportunità che ci da di riflettere intorno ad una questione così importante ma spesso trascurata dell'essere umano: apparentemente semplice ma fondamentalmente complessa. Spero di averle donato qualche spunto di riflessione e di averle ispirato la volontà di approfondire la sua bella domanda tramite una ricerca approfondita grazie alle esperienze dirette che ne potrà trarre in prima persona. Come sempre ciò si configura come un avventuroso, a volte lungo ma sicuramente affascinante ed evolutivo, percorso di crescita personale interiore, quindi non posso che augurarle: Buon VIAGGIO !!!
Le emozioni si riconoscono attraverso il nostro corpo, senza giudizio senza razionalizzare sul perché o il percome, solo ascoltando e localizzandole (lo stomaco, le gambe, la gola ) e gestendole, lasciando che scorrano in noi senza bloccarle... Possono essere risorse di energia o rinforzo di un esperienza. Per questo non vanno soffocate ma espresse per essere più congruenti con noi stessi e con le persone che ci circondano. Buona vita
Gentile utente, la nostra società fosse è carente nell'insegnare a leggere le proprie emozioni. Ci sono persone che per natura e ambiente in cui sono cresciute riescono a farlo con più scioltezza ed altre a cui devono essere forniti più strumenti per imparare a farlo. È ciò che succede, per esempio, in psicoterapia. Non so a quale aspetto della sua vita si riferisca e perciò spero di esserle stata utile con questo semplice commento. Rimango a sua disposizione.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Gentile utente di mio dottore,
Le emozioni hanno anche fare con le espressioni del cuore e vanno ascoltate con la consapevolezza dell' emotivitá. Ascoltare il cuore vuol dire perseguire l' amore e questo solitamente è ciò che garantisce la salute mentale e l' integritá psichica. L' esercizio che può fare è proprio questo, cercare di mettersi in sintonia col cuore ed ascoltarlo al fine di poter vivere i propri sentimenti e le proprie emozioni in piena consapevolezza. Questo chiaramente dovrebbe esser un esercizio costante.

Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
La sua è una domanda davvero ampia e complessa.
Può avere a che fare con il suo rapporto con le emozioni e alcune domande che lei si sta ponendo su un possibile modo di controllarle?
A queste domande ognuno risponde in modo del tutto personale ed intimo, il rapporto con la propria emotività è uno dei temi principali nello sviluppo di ogni singola ed unica personalità. Dare una risposta universale è impossibile.
Mi sembra possa già essere un ottimo punto di partenza per un lavoro di psicoterapia.
Cordiali Saluti
Le emozioni fanno parte della nostra persona e della nostra esperienza fin dalla nascita e qualsiasi cosa facciamo implica un coinvolgimento emotivo che come un onda si propaga nel nostro corpo (SENTIRE), nel nostro cervello (PENSIERO) e nelle nostre azioni (COMPORTAMENTO) influenzando il modo di vivere il nostro presente e il nostro modo di entrare in relazione con una persona.
Comprendere le proprie emozioni è frutto di un processo di apprendimento. Per capire ciò che si muove nella nostra pancia è necessario stare in una relazione significativa che ci rispecchi nei primi anni di vita, di un adulto capace di dare il nome a quello che il bambino mostra attraverso il suo comportamento e il suo corpo, non avendo ancora sviluppato il pensiero logico, e quindi la capacità di tradurre in parole ciò che sente. E' all'interno di questa relazione amorevole e attenta che impariamo a riconoscere le nostre emozioni, a integrarle nella nostra esperienza di vita, imparando a far dialogare l'emisfero destro (emozionale, non verbale, creativo, -"il poeta") con l'emisfero sinistro (logico e linguistico, lineare -"l'ingegnere").
Quando i due emisferi non sono integrati insorgono problemi rilevanti: affrontiamo le nostre esperienze con una parte sola delle nostre capacità, è come nuotare con un braccio solo. Il benessere psico fisico e l'armonia della persona nascono dall'integrazione.
Buonasera. Nel porre la sua domanda quale emozione ha sentito? Curiosità? Tristezza? Sollievo? Fastidio?Rassegnazione? Personalmente io ho provato alcune vibrazioni, forse date dai numerosi punti di domanda. Forse l'ho sentita un po'incalzante e quindi esigente. Personalmente ritengo che la domanda cardine è Cosa Sento Con Te Ora! Allenandosi nell'esercizio relazionale che ogni terapia trascina e dirige con sé riuscirà a risolvere questo enigma
Buonasera, grazie per la sua domanda. Il mondo delle emozioni è importante quanto inesplorato e sconosciuto, nessuno ci insegna nulla, solo negli ultimi anni si sta cominciando a comprendere la sua importanza. Il primo passo nel nostro campo emotivo è quello di imparare a sentire le emozioni, per fare questo ci vuole una maggiore consapevolezza di noi stessi che possiamo acquisire da soli o con l'aiuto di un corso specifico sulle emozioni o con l'aiuto di uno specialista. Successivamente si arriverà a riconoscerle e poi a gestirle. Io lavoro molto con le emozioni con i miei pazienti e tengo anche corsi specifici, se dovesse avere curiosità o domande mi chieda pure.
Dott.ssa Federica Leonardi
Buongiorno Gentile Utente,
le emozioni, prima di tutto ... si sentono e si riconoscono. A volte ci piacciono e ci fanno sentire bene con noi stessi...a volte è giusto il contrario.
Sono come una bussola per indicarci verso che cosa allontanarci e verso che cosa avvicinarci. Sono anche un ottimo carburante per compiere quelle azioni necessarie a soddisfare le proprie esigenze. Certo, per poterle usare come alleate e non come nemiche, dobbiamo dedicare un po' di tempo a conoscerle e a conoscere noi stessi. Credo che un piccolo percorso di alfabetizzazione emozionale potrebbe essere un buon inizio per cominciare a districarsi nel mondo emotivo .
A disposizione per ogni cosa,
cordialmente
Giorgia Tolio
Psicologa-Psicoterapeuta
Salve. Le emozioni sono la risultante di un processo di valutazione della realtà. In una situazione noi interpretiamo ciò che succede (facciamo dei pensieri) e questa interpretazione fa emergere le emozioni. Solo imperando a gestire e modificare il nostro dialogo interno possiamo ascoltare bene le nostre emozioni.
Gentile utente, la sua domanda è molto ampia e complessa, ma la sensazione che ho è che non le interessi una risposta generica sul funzionamento emotivo, bensì una personale, ossia "come posso fare io per capire le mie emozioni? Come posso imparare ad ascoltarle, distinguerle, gestirle?". Sono tutti quesiti che trovano una risposta all'interno di un percorso psicoterapeutico, tramite il quale, attraverso la relazione ed un lavoro nel qui ed ora col terapeuta, imparerà a suo modo come gestire questa complessità che sono le emozioni. Sottolineo il "suo modo" perchè siamo tutti diversi ed ognuno di noi svilupperà un mondo emotivo ed una modalità di entrarci in contatto propria. Le consiglio di prendere spunto da questa sua domanda per capire cosa l'ha portata a formularla ed, eventualmente, iniziare un percorso verso una riposta personale! Un caro saluto
sarebbe opportuno fare una buona anamnesi per conoscere la storia relazionale con la figura materna
accettarle in modo passivo? Certamente no, sentirle, farci amicizia, goderle. Le emozioni sono la nostra vita, anche se siamo ormai nella società del pensare e del guardare, ciò che ci fa sentire vivi sono proprio le emozioni, il sentire. Immagino che lei abbia in mente le emozioni cosiddette "negative", ma non ci sono emozioni negative, sono tutte indispensabili per vivere, sentendo. Noi nasciamo con delle emozioni base, tra cui ci sono rabbia e tristezza che sono indispensabili, la natura ci crea quasi perfetti, ben equipaggiati, è il contesto in cui viviamo che ci costringe a dimenticare la nostra natura e a reprimerla. Ritrovare, accettare, capire e sentire le emozioni è l'essenza della vita. Un consiglio, se non lo ha già visto, guardi "inside out", cartone molto carino e facile sul mondo delle emozioni, lo guardi con aria curiosa.
un saluto Claudia m.
Cara/o Utente, le emozioni sono espressioni psicofisiche immediate dei nostri stati d'animo correnti; quelle primarie sono innate ed universali; quelle secondarie originano come combinazione delle precedenti e si sviluppano col crescere dell'individuo e con l'interazione sociale; predispongono l'organismo ad agire, ad elaborare piani per realizzare determinare scopi e per soddisfare specifici bisogni; sono come bussole che ci guidano verso ciò che davvero vorremmo o come frecce che ci indicano che direzione è meglio prendere oppure evitare o per suggerirci quando conviene procedere o quand'è bene aspettare; sono inoltre un eccellente carburante che fornisce energia al nostro organismo per avanzare nel proprio piano evolutivo, ciò che può farci sentire vivi e che muove parecchie delle nostre azioni, quelle attraverso cui ricerchiamo emozioni positive o per evitarne di negative; possono esser considerate come cariche avverse che vanno evitate o combattute per non sentirsi evolutivamente bloccati o, al contrario, come forze alleate che vanno fiduciosamente seguite per arrivare al proprio centro vitale dal quale attingere energie e risorse per procedere nuovamente in quello stesso sviluppo.

Cara/o Utente, le emozioni andrebbero innanzitutto provate; ciò può voler dire sentire e vivere quelle modificazioni fisiologiche e cognitive che le emozioni comportano, ovvero reazioni ad eventi interni o esterni, piacevoli o meno, con valore adattivo, fondamentali dunque per sopravvivere all'ambiente o per vivere nel sociale; l'etimo del termine emozione, dal latino <emovēre> o <exmovēre> (<ex> = fuori + <movere> = muovere, cioè muovere da o muovere fuori), rinvierebbe invero ad un moto dall'interno dell'organismo al suo esterno; quello del termine provare, come quello di approvare, dal latino <probare>, pure derivato di <probus>, ovvero buono o onesto, significherebbe invece sottoporre un oggetto ad un insieme di prove per saggiarne proprietà e caratteristiche ed infine riconoscerlo per quel che realmente è; per cui provare un'emozione potrebbe pure significare esperire un impulso che diparte dal centro di sé, che diviene un evento psicocorporeo e che, per reazione, chiede di esser consapevolmente espresso secondo ciò che quel segnale suggerirebbe di fare e sentire infine se e quanto quel che è stato espresso fosse congruente con quell'impulso precedentemente sentito; questo può voler dire imparare ad ascoltare le proprie emozioni.

Le emozioni si possono inoltre riconoscere ad esempio attraverso noti indicatori verbali e non (uso del linguaggio, tono di voce espressioni del viso, cambiamenti nelle posture corporee, atteggiamenti reciproci tra individui, etc.) o per certi effetti comunemente riconosciuti e descritti; l'amore si può invero riconoscere per l'impulso di protendersi verso qualcuno, la rabbia per quello di colpire, la tristezza per quello di sfogarsi col pianto per non poter riavere un oggetto irrimediabilmente perduto e la paura perché spinge ad attaccare, immobilizzarsi o fuggire dinnanzi ad un particolare pericolo, reale o immaginato.

Le emozioni possono altrimenti esser gestite, un po' come per dire che se ne può fare un loro uso intelligente, innanzitutto accogliendole per quel che sono davvero e considerandole, oltre per gli eventuali disagi che esse possono arrecare, pure per le informazioni che possono darci su quel che possiamo fare per migliorare il nostro modo di vivere e per le energie che contengono e che possono esser utilizzate come spinte per sbloccarci dall'impasse cui delle volte ci sentiamo per muoverci in direzioni che ci corrispondono maggiormente ed avanzare nel nostro corso evolutivo: la paura, che può arrivare per farci superare un qualche blocco come un mostro che si deve combattere o evitare, potrebbe esser pure sentita come un'energia che scaturisce dalla nostra parte istintiva e che davanti ad un pericolo, reale o meno, è proprio l'emozione che paradossalmente ci fornisce il maggior coraggio che serve per affrontarlo; la tristezza che invece arriverebbe dopo delusioni, frustrazioni o abbandoni per dirci che i nostri desideri non sono stati soddisfatti, creerebbe un stop evolutivo togliendoci momentaneamente le forze, però pure come per sgretolare la facciata con cui ci identifichiamo, che non corrisponde alla vita che davvero vorremmo, e riportarci in seguito al nostro mondo interno per riprendere contatto con le nostre più profonde risorse ed attingervi, per ottenere ulteriori forze capaci di farci cambiare il nostro modo di vedere e sentire le cose, come se quest'emozione desiderasse un nostro rimetterci in moto per cercare nuove forme di soddisfazione; oppure la rabbia, che può emergere per suggerirci che potrebbe succedere un fatto che non ci piace e che ci spinge per difendere le nostre posizioni, anziché come un turbamento che dev'esser condannato, si può considerare come un'importante comunicazione per non accumulare insoddisfazione e vedere ciò che non si è capaci di sopportare, come se quel che viene detestato negli altri fosse invece ciò che può albergare dentro noi stessi.

In ultimo, le emozioni andrebbero certamente accettate, non però passivamente come per dire essendo immobile, inerte, sottomesso, arrendevole, indifferente oppure remissivo; l'accettazione è libertà, è saper scegliere e decidere delle precedenze; è tutt'altro che un atteggiamento per cui si diviene vittime delle circostanze o delle emozioni; accettare le emozioni vuol dire piuttosto saperle sperimentare senza giudicarle e, perciò, senza sentirsi in colpa o vergognarsi di esse; vuol dire prendere atto dei fenomeni che le emozioni comportano, per lasciarli fluire, minimizzando in caso eventuali influenze negative, e permettendo pure che ciò crei nuovi spazi che possano esser colmati con significati ed esperienze completamente nuove che mai avremmo pensato fossero possibili.

Le emozioni andrebbero dunque riconosciute per quel che sono, non temute; eppoi andrebbero espresse perché diversamente, cioè se censurate e represse, l'attivazione fisiologica non si concluderebbe; l'energia inespressa prenderebbe altre vie causando perfino disturbi organici o psichici.

In breve, le emozioni possono rappresentare un mondo per molti sconosciuto; se mancano parole per descriverle vi è alessitimia (<a> = mancanza + <lexis> + <thymos> = emozione, cioè mancanza di parole per esprimere emozioni); l'alfabetizzazione emotiva può aiutare per sentire, riconoscere, accogliere, dare parole ed esprimere le proprie emozioni per come comprese quando sentite.

Cara/o Utente, spero di averLe, per quanto sommariamente, risposto; il discorso sulle emozioni è invero tanto più vasto di quanto suddetto; seppoi volesse, come suggeritoLe, può vedere o rivedere Inside Out, un film d'animazione per approcciarsi ad un mondo complesso ed intrigante, oltre che spesso ignoto, qual è quello delle nostre preziose emozioni.

A disposizione per eventuali dubbi e chiarimenti, GB
Buongiorno,
Il modo migliore è fare una psicoterapia in modo tale da capire quale sia la strada migliore per lei: non sempre è una cosa facile da fare e alcune persone non sono mai state abituate a farlo

Cordialmente
Dott.ssa Stefania Romanelli
Buon giorno, sarebbe opportuno fare un'anamnesi per valutare la storia relazionale con la sua figura materna. Cordiali saluti,
Dott.ssa Beatrice Planas
Salve.
Le emozioni ci rendono vivi, sono ciò che rendono la vita bella.
Non si subiscono, si vivono.
Ciò che ci differenzia dalle macchine è proprio la capacità di avere sensazioni, emozioni, sentimenti.
Perché vorrebbe gestirle? Perché parla di subirle?
Altra cosa è essere sopraffatti dalle emozioni. Può avvenire quando sono state represse, vissute come negative perché l'educazione ricevuta non permetteva di esprimerle: non si piange, non si strilla, non ci si arrabbia ecc. In questi casi vengono compresse fino a che non esplodono in maniera incontrollata e allora sì, si subiscono. Dia spazio alla modalità sana di vivere le emozioni e si senta vivo. Se non ci riesce da solo, sarebbe utile che si facesse aiutare da uno psicoterapeuta che la possa sostenere in un percorso che le faccia recuperare la possibilità di vivere la emozioni in modo naturale e positivo. Sono disponibile per approfondimenti, anche on line. Distinti saluti
Gentile utente,
Le direi che ci sono tante risposte quante sono le “scuole di pensiero” sul tema.
Semplificando, la mia idea è che le emozioni si comprendono imparando a farne esperienza in una relazione affettiva significativa.
La capacità di conoscere le proprie emozioni si sviluppa a partire dalle proprie sensazioni corporee (dai primi mesi di vita in avanti) a cui viene dato un significato sulla base dei feedback affettivi e cognitivi genitoriali (o di persone di riferimento).
Questo implica un’attenzione congiunta che permette di rappresentarle anche verbalmente, aiuta a differenziarle e progressivamente regolarle.
In un’ottica psicoterapeutica, tale competenza si migliora all’interno della relazione, quando il paziente può parlare di sé (e delle stesse emozioni) ad un interlocutore interessato, che si sintonizza (in parte) sulla stessa frequenza emotiva, che la accoglie nella propria mente e la “restituisce” verbalmente come più pensabile.
Cordialmente,
Dr.ssa Sara Larice

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